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GANOONA – Intervista al rapper italo-messicano

GANOONA – Intervista al rapper italo-messicano

ganoona

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Cent’anni” ho intervistato il rapper Ganoona.

Ganoona è un cantante, rapper e songwriter italo messicano e vive a Milano. La sua musica è una combinazione di sonorità black, latin e hip-hop accompagnata da liriche intense ed originali. Si esibisce sia in Italia che in Messico distinguendosi per i suoi live energici e coinvolgenti. Ganoona collabora a tutti gli aspetti del progetto artistico, spesso è anche compositore dei suoi brani. A dicembre 2018 il brano in collaborazione con Kayla, prodotto da Polezski (già produttore di Gemitaiz e altri), viene selezionato da Youtube Music come “Artists to watch – il suono del 2019”. L’ultimo inedito “Cent’Anni” (Noize Hills Records) è uscito lo scorso 31 gennaio.

Buongiorno Gabriel, il tuo è un rap particolare, con molte contaminazioni, mi ricorda un poco quello di Mahmood, anche nel tuo caso deriva dall’incontro di due culture diverse, nel tuo caso italiana e messicana?
Esatto, mia madre è italiana e mio padre è del Nord del Messico. In realtà non definirei né me né Mahmood come rapper… Io vengo dal Rap, e sicuramente si sente ancora questa influenza nella mia musica, ma c’è molta melodia nel mio cantato, molte influenze anche soul e blues che mi distanziano dalla definizione di “rapper”. Sicuramente la mia è una musica meticcia, che fonde anche influenze distanti da loro, come il cantautorato e i ritmi latini.

Anche i suoni sono permeati da un tono particolare, il suono del sud-america mi pare pienamente percettibile, è un risultato voluto o spontaneo? Nel senso se hai volutamente cercato di avere questa commistione per staccarti dalla massa di rapper che oggigiorno sono un poco ovunque.
E’ un risultato voluto. In passato tendevo a tenere separate queste mie due “parti”, ma mi rendevo conto che la mia musica non mi rispecchiava mai al cento per cento, anche se mi piaceva ovviamente. Quindi, a partire dall’ultimo singolo “Cent’anni”, sto cercando di creare una “Musica ponte” tra culture, in cui possano convivere tutte le mie sfaccettature. Quindi si, è una cosa voluta, ma non tanto per distinguermi dagli altri, quanto per assomigliare sempre di più a me stesso.

Il testo è particolarmente intenso, con questo traditore che è il protagonista, come vedi il mondo oggi?
Vedo un mondo dove è facile stringere relazioni superficiali, amicizie di comodo che appena gira il vento spariscono nel nulla. I social non aiutano, e in generale tutta questa importanza che diamo all’immagine. Ovviamente ci sono problematiche ben più gravi, come i diritti umani o il cambiamento climatico, ma credo che anche mettere un po’ più di attenzione nelle nostre relazioni non sarebbe male. Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che si trova nella situazione in cui mi sono trovato io, e che mi ha portato a scrivere il pezzo, gli direi di non avere paura della realtà. Che il nostro cuore sa benissimo quando una persona ci sta vicino perché tiene a noi o per approfittarsene. Purtroppo la testa ci gioca brutti scherzi, è più facile da ingannare, e spesso ci fa ignorare dei segnali molto chiari, dei campanelli di allarme.

L’ispirazione per le tue canzoni come ti viene?
L’ispirazione nasce dalla frase di un film, da un’altra canzone, da uno sguardo in una foto… La scintilla è data dal caso, poi io scrivo per raccontarmi, quindi alla base di ogni cosa che scrivo c’è un’esperienza vissuta, una relazione, una disavventura…

Il richiamo a Marquez da cosa è nato?
“Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez è un romanzo appartenente al cosiddetto realismo magico. Ho sempre avuto un debole per questa corrente artistica, di cui fanno parte altri artisti che sono stati per me di grande influenza, come Frida Khalo nella pittura, Isabel Allende, Kafka e il nostro Gianni Rodari nella letteratura. Sicuramente quindi sento una vicinanza stilistica, in quanto anche nella mia scrittura spesso il razionale si mischia con l’irrazionale in maniera fluida, e il lato mistico della vita acquista un ruolo centrale. Inoltre nel romanzo di Marquez la linea di confine tra vivi e morti è indefinita, creando una sensazione di spaesamento simile a quella che ho provato in quel rapporto di amicizia tossica che mi ha spinto a scrivere il brano. Come se quella persona appartenesse già a un altro mondo, come se fosse già “morta”, mentre io credevo di ridere e scherzare con qualcuno di “vivo”, reale e sincero nella mia vita.

Progetti futuri?
Stiamo chiudendo un poc di brani in studio. A marzo se tutto va bene, sentirete già il nuovo singolo, che anticiperà poi un EP. Ho appena fatto un paio di date “prova” con dei nuovi musicisti incredibili qui a Milano, che sono andate molto bene. Stiamo fissando le prossime esibizioni. Posso già anticipare che il 7 agosto suoneremo all’Indiependenza Festival in Piemonte.

MAURIZIO DONINI