Now Reading
ENZO GUAITAMACCHI – Intervista sul nuovo libro “She’s a woman”

ENZO GUAITAMACCHI – Intervista sul nuovo libro “She’s a woman”

EZIO GUAITAMACCHI, “SHE’S A WOMAN – Storie di coraggio, orgoglio, amore e (dis)onore di 33 regine della musica”, in uscita l’8 marzo per Rizzoli Lizard.Guaitamacchi racconta le storie di 33 donne iconiche della musica (33 come i giri di un vinile), rivelando dettagli inediti, frutto di ricerca e conversazioni private. Per ogni storia sono state selezionate due canzoni ad hoc che, grazie a un QR code, possono essere ascoltate diventando così la colonna sonora ideale per ciascun racconto.

Buongiorno Enzo, innanzitutto è un piacere riaverti sulle nostre pagine, uno dei più grandi giornalisti musicali del paese. Ma toglimi una curiosità, come si finisce da una laurea in economia aziendale alla Bocconi a scrivere di musica?
(risate) Potrei dirti come si finisce da camionista a re del rock’n’roll 😊 Sono i casi della vita, nel mio è dato dal fatto che la musica è sempre stata la mia passione, ben prima di iscrivermi all’università che ho frequentato negli anni di piombo. Poi per 10 anni ho fatto un altro lavoro, e infine, grazie anche ad Enzo Arbore, già facevo delle riviste specializzate, mi ha fatto scattare il click e per un certo periodo ho unito le due attività. Anche l’altro lavoro era super-innovativo, parliamo degli anni ’80 e io facevo marketing per le organizzazioni no-profit, cose che in Italia quasi non esistevano. Poi la musica ha preso il sopravvento, sarebbe ancora più pertinente chiedermi: “Come fai a suonare degli strumenti e poi scrivere di musica?”. Io suonavo e suono, questo per dire che la musica è sempre stata la mia passione a 360°, infatti tutte le mie idee sono state coniugate in libri, riviste, programmi televisivi, web-tv come sto facendo adesso, spettacoli, insegnamento. Dietro c’è sempre stato un’idea ben precisa da portare avanti, e devo dice che ci sono riuscito.

La passione per la musica ti è nata da giovanissimo, molto prima dello studio.
Assolutamente sì! Io avevo 10-11 anni e un fratello più grande rockettaro, avevo amici che suonavano. A 14 anni approfittai del fatto che mio fratello aveva già la patente per andare a vedere i grandi concerti degli anni ’70, Genesis, Yes, Jethro Tull.

Veniamo a questa tua nuova fatica editoriale, “She’s a woman”, molto interessante l’idea di dividerlo in cinque tematiche ben precise.
Negli ultimi 10-15 cerco di andare alla ricerca di storie, oltre avere scritto “La storia del rock”, che definii una grande storia fatta di piccole storie. In questo caso, parlando di ‘Storia’ con la S maiuscola, storia dell’arte, ho voluto declinare tutto al femminile, un poco perché ho fatto per una decina di anni la direzione artistica di un festival internazionale che avevo chiamato “Just like a woman” che durò dal 2001 al 2011 in varie zone della Liguria, tra Genova e Savona. Ho fatto anche un’opera per la Rizzoli di 60 fascicoli con allegati i cd, che si chiamava “Le regine della musica”. In questo libro ho voluto raccogliere 33 storie, 33 come i giri dei vecchi vinili, di questi grandi personaggi del mondo della musica, a prescindere dalla loro età anagrafica, dal loro genere musicale. Ho inteso andare a cogliere lo spirito di queste donne, che hanno espresso in musica i mille risvolti della femminilità; il loro coraggio, la loro volontà di essere donne emancipate. Hanno raccontato i loro amori, le avventure erotiche, a volte, purtroppo, violenze e abusi che hanno subito. In altri casi sono state ambasciatrici della loro cultura, del proprio popolo, assegnando a ogni classificazione il titolo di una canzone emblematica del contesto. “Respect”, grande classico di Otis Redding reso famoso da Aretha Franklin racconta di rispetto ed emancipazione; “Piece of my heart” la parte sentimentale ed anche erotica; “People have the power” l’impegno politico; “I will survive” riguardo violenze e abusi subiti; “Gracias a la vida” sono queste cinque donne grandi ambasciatrici culturali e artistiche. Altra caratteristica è che, le donne inserite all’interno del libro le ho quasi tutte conosciute e intervistate, ci ho avuto lunghe conversazioni, anche cene, frequentazioni che sono un privilegio per chi come noi è appassionato di musica. Molte di queste storie me le hanno raccontate direttamente e le ricordo con grande emozione, perché in questi frangenti ti trasmettono il loro vissuto.

Ci sono generi musicali estremamente diversi tra loro, nella scelta delle protagoniste del tuo libro ti sei slegato dal genere musicale concentrandoti su quello che queste artiste vogliono comunicare con le loro canzoni, giusto?
Esatto, e mi sono slegato anche dall’aspetto cronologico, ci sono donne dell’inizio ‘900 e altre che sono tutt’oggi delle superstar, come Beyoncé e Lady Gaga. Ho inserito anche il pop, che non è un genere che mi appartiene normalmente, nel senso che la musica leggera non mi è mai interessata in maniera particolare. Un fattore che mi ha permesso di non dovere scendere a compromessi, posso dirti che non sono mai stato al Festival di Sanremo 😊 Ma queste artiste pop hanno dato qualcosa di particolare, innanzitutto sono al di sopra di ogni sospetto, e vale la pena togliersi una sorta di integralismo musicale andando a scoprire queste cantanti, senza però doversi svendere. 

Credo che fondamentalmente per chi come noi è nato prima di internet, ci sia una speciale curiosità che ci portava a cercare novità negli scaffali dei negozi di dischi.
Scopri sempre qualcosa che non sapevi, per ogni storia ho voluto mettere due canzoni che con le nuove tecnologie permettono a tutti di costruirsi una propria colonna sonora. Non necessariamente sono le canzoni più famose, ma facendo questa ricerca ho scoperto brani che non conoscevo. Devo dire che il fatto che la musica è diventata la mia professione mi ha permesso di scoprire cose che non conoscevo, ma altresì di potere scegliere di quale campo musicale occuparmi e. Ritengo che il rock sia musica fatta per uno scopo prevalentemente artistico e il pop per uno scopo prevalentemente commerciale. La differenza è che se la musica pop non ha poi un riscontro commerciale ha sostanzialmente fallito, viceversa, se la musica rock vende poche copie, ma ottiene il plauso della critica, ha comunque raggiunto il suo scopo. Mi è piaciuto anche mescolare nel libro artiste che sono famose, con altre che magari sono conosciute nel loro paese di origine, ma in Italia molto meno, pur avendo storie fantastiche da raccontare. 

C’è una storia in particolare cui ti senti legato?
Mi è più facile sceglierne una per categoria, che è quello che porterò poi in giro per l’Italia a partire dall’8 marzo presentando questo libro. Sul piano personale vorrei citare Miriam Makeba che ho intervistato 4-5 volte, che si emozionava essendo ancora in esilio, mi aveva colpito moltissimo sul piano personale. E aggiungo uno dei miei grandi idoli è stata Joni Mitchell, con cui ho avuto pochi, e sempre sfortunati, contatti.
Tornando a noi, la prima storia che voglio citare è quella di Melissa Etheridge, da cui ho raccolto questa storia di emancipazione del movimento LGBTQ, lei fu una delle prime donne a fare outing all’epoca. E con l’allora sua moglie decisero di avere un figlio e doveva scegliere il seme del donatore. Loro erano molto amiche di Brad Pitt, che non si rese disponibile perché voleva farsi una sua famiglia, ma una loro amica suggerì il nome di suo marito, che era David Crosby.
Riguardo l’impegno politico c’è un gruppo, un trio femminile, poco conosciuto in Italia, ma molto negli Stati Uniti, The Dixie Chicks, oggi solo The Chicks, nel 2003-2004 dopo un disco che ebbe un successo clamoroso, in un concerto a Londra, prima di una canzone a tematica pacifistica, riferendosi alla guerra in Iraq, dichiararono di vergognarsi di provenire dallo stesso stato del Presidente degli Stati Uniti, George Bush junior. L’eco fu enorme negli Stati Uniti, provocando molteplici conseguenze. Nella loro canzone “Goodbye Earl”, è presente questa figura maschile violenta e abusante, che quando sa che la moglie vuole divorziare la picchia talmente forte da mandarla in ospedale. Lì viene raggiunta dall’amica e decidono di fare fuori questo Earl, da qui il titolo del brano. Suscitò scandalo la frase inserita nel libretto: “The Dixie Chicks non incitano alla violenza, chiedono semplicemente giustizia”. Si trovarono con i loro pezzi non più trasmessi nelle radio e date dei concerti cancellate.
Poi racconto di Grace Slick, voce dei Jefferson Airplane, che mi raccontò di questa unica data che fecero assieme ai Doors, e dopo essersi esibiti alla Round House di Camden a Londra, lei rimase affascinata da Jim Morrison. Lei passò e ripassò davanti alla camera di Morrison, decidendo alla fine di entrare, il resto è nel libro (risate)
Per gli abusi racconto la storia di Donna Summer, partendo dal fatto che io sono diventato amico di suo marito che è stato il suo autore e produttore per 30 anni. Dopo la morte della Summer lui si è innamorato di una gallerista milanese e quindi passa un mese a Milano ogni anno. Proprio lui mi ha raccontato di un abuso che lei subì da piccola, oltre le violenze subite dall’uomo con cui stava prima di lui.
Altra artista presente che conosco molto bene è l’israeliana Noa, molti non se lo ricordano, ma 10 anni fa partecipò all’Eurovision, manifestazione pop per eccellenza. Ma lei cantò assieme alla cantante araba Mira Awad, “There Must Be Another Way”, canzone quanto mai di attualità, perché ci deve essere un altro modo che ammazzarsi a vicenda. 

Aggiungiamo che la prefazione del tuo libro è affidata a Gianna Nannini, icone della musica italiana che probabilmente racchiude in sé tutti i temi che hai trattato.
Assolutamente sì! Aggiungi che io non ho volutamente messo nessuna cantante italiana, un poco per la mia conclamata esterofilia; e anche perché ogni volta che hai a che fare con una cantante italiana ci si muove su un terreno minato. Ma Gianna, come dicevi tu, racchiude i temi del libro, poi io e lei abbiamo dei vissuti assieme nel passato. Quando facevo l’altro lavoro nel campo no profit, fra i clienti c’era Greenpeace Italia, e convinsi Gianna a fare delle cose. E nel festival di cui ho parlato, “Just like woman”, feci cantare Gianna Nannini con la band che accompagnava Janis Joplin, sapendo che per lei Janis era un mito assoluto. Pensa che quando venne a trovarmi a Milano, mi portò la locandina di quella serata. Per quanto riguarda la prefazione è tutta farina del suo sacco, contrariamente al solito non ci ho messo niente io 😊 

Per chiudere, ti vedremo in giro per l’Italia con le presentazioni del tuo libro.
Non solo la presentazione, ma anche due spettacoli, “Parole racconti e visioni” e “Un uomo chiamato Bob Dylan” con Davide Van De Sfroos, e avrò sul palco Andrea Mirò e Brunella Boschetti Venturi, oltre uno special guest che annuncerò più avanti. 

MAURIZIO DONINI

https://www.facebook.com/ezio.guaitamacchi
twitter.com/ezguaitamacchi
www.instagram.com/ezio.guaitamacchijamonline.it
https://myspace.com/eguaitamacchi
https://jamtv.it