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ARTU’ – CANTA “ASTRONAVE” E “MEZZANOTTE MENO UN QUARTO” …

ARTU’ – CANTA “ASTRONAVE” E “MEZZANOTTE MENO UN QUARTO” …

Parliamo di Artù, alias Alessio Dari, e dei suoi nuovi singoli lanciati in occasione del concerto a Piazza San Giovanni a Roma del 20 marzo scorso, nel corso della kermesse #insiemeperlapace.
Artù sarà ospite di chi vi scrive, domenica 10 aprile in diretta su Radio Roma radio e tv.
Dopo “Astronave”, di cui parliamo anche nell’intervista, Artù presenta il secondo singolo del suo nuovo percorso artistico. Un brano pregiato, intenso, scritto “di pancia” come lui stesso ci ha raccontato: “Mezzanotte meno un quarto” è davvero un brano liberatorio, un brano-manifesto con un tratteggio emozionale e profondo, un incrocio tra musica d’autore, il cantautorato colto, il  rock e il pop-rock.  E non solo: è una canzone da cantare pienamente, alzando il volume, urlandola se serve. Le parole sono importanti, forse le più importanti in una narrazione, questo brano lo ha scritto in un giorno qualsiasi, in cui l’artista romano, arrabbiato con gli altri, si lascia andare a uno sfogo profondo, vero e verace, sincero, prendendosela con se stesso. La rabbia e il tratteggio  emozionale diventano una ballata rock, una sorta di catarsi liberatoria, una presa di coscienza importante. “Astronave” è anch’esso un brano molto intenso, una canzone indie-pop dal sapore puro e sincera dedicata agli incontri in grado di “distruggere la nostra percezione” di cosa siamo realmente difronte all’universo.  Spesso anche il dolore rovescia la vita ma può determinare il preludio di una rinascita, Artù ha il pregio di aprirci a molte riflessioni, questo è il pregio di chi sa trasmettere emozioni, di chi coltiva la ricerca nella canzone.

“Le canzoni sono per me sempre la fine di un processo di cambiamento”

Cosa siamo, dove andiamo, quale passaggio esattamente facciamo.  Astronave è un grande amore, un nuovo inizio, un nuovo percorso, è un figlio, è la vita che ti cambia.  Come ci racconta lo stesso artista “Ci sono momenti che ti cambiano la vita e niente sarà più come prima”. Astronave è un brano di rinascita, in cui l’artista romano traccia un percorso di partenza, la comprensione di dove si trovi, l’arrivo e la percezione di essere cambiato.

Artù è attivo dal 2013 nella scena indie pop italiana. Una voce graffiante e graffiata, traduce i suoi versi in una poetica schietta e raffinata, sempre originalissima. Tre i dischi all’attivo: “Artù”, “Tutto passa” e “Vola Ale!”. Nella sua intensa e preziosa carriera live, ha calcato grandi palchi: Coca Cola Summer Festival, Concertone del Primo Maggio a Roma, il palco del Rino Gaetano Day a Piazza Sempione, Roma; ha inoltre affiancato artisti come Mannarino, Brunori Sas, Niccolò Fabi e Max Gazzè.  Una menzione speciale, specialissima: nel 2018 gli viene affidato da Anna Gaetano, sorella del grande Rino, la canzone “Ti Voglio”, pezzo incompiuto di Rino Gaetano che Artù porta a termine completando il testo; il videoclip viene girato e disegnato da Maurizio Nichetti. Nella traccia, suonata dalla Rino Gaetano Band c’è anche la voce dell’indimenticato e geniale cantautore calabrese, morto a Roma il 2 giugno 1981 (Il pezzo ha anticipato l’uscita del terzo album “Vola Ale!”).
Lo abbiamo incontrato e intervistato per Tuttorock:

Parliamo del singolo “Astronave” e del videoclip che lo accompagna. Come è nata l’idea narrativa e creativa del video? Fortemente simbolico il tutto. 
“Astronave è un simbolo. Qualcosa che ti accade e la tua vita non sarà più quella di prima. Vedere un’astronave credo faccia questo effetto. Nel videoclip ci sono cartoline varie: l’idea è quella di tornare a toccare con mano le emozioni”

Cosa hai voluto raccontare?
“Ho voluto raccontare il cambiamento che fa sempre paura ma che in realtà è fondamentale per non essere schiacciati dalla vita”

Quando hai scritto il testo, cosa volevi comunicare? Si parla di cambiamento: si cambia da soli, per le circostanze o per gli stimoli esterni?
“Credo che si cambi solo se costretti a farlo o con un lungo e faticoso lavoro interiore. Il più delle volte, quando le cose non vanno bene, cerchiamo di cambiare il mondo che c’è fuori, invece di cambiare noi stessi. Perchè è più facile”

Nel Gattopardo, celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa,  narrando le trasformazioni della società c’è una frase storica in cui l’autore scrive “Cambiare tutto per non cambiare niente”, un po’ come la nostra politica attuale e il momento storico che stiamo vivendo?
“In verità il potere nel corso della Storia ha solo cambiato colore e parole ma è sempre lo stesso. Cambiare un potere con un altro non significa nulla”

In che stato di salute è la musica, dopo due anni di pandemia?
I tuoi progetti prossimi, per l’estate?
“In generale mi da fastidio come negli ultimi anni la musica sia oppressa dalla conta dei followers. Questi due anni hanno accelerato soltanto un processo che sarà sempre più opprimente.
Nell’estate che sta per arrivare, cercherò di fare più concerti possibile perchè è la cosa che più mi fa stare bene”

Quanto è importante tornare a suonare live? L’abbraccio con il pubblico è fondamentale per un artista:
“È fondamentale, certamente. L’abbraccio delle persone dà un senso a tutto quello che scrivo. In un concerto c’è uno scambio di energie di una tale profondità da rimanere dentro. Quelle sono la scintilla per le nuove canzoni che verranno”

Raccontaci anche dell’altro nuovo singolo “Mezzanotte meno un quarto”: come nasce l’idea creativa e qual è il filo conduttore? Ti chiedo anche quanto sia importante per te la narrazione:
“L’ho scritta una sera nella quale ero incazzatissimo con tutti quanti. E mentre scrivevo ho capito che ce l’avevo con me stesso. È stato molto liberatorio avere almeno qualcuno con cui prendersela. Molte volte la rabbia viene proprio perchè non riesci a vedere il nemico.
Per me le parole sono più importanti della narrazione. Le parole cambiano il mondo”

Alessandra Paparelli