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KISS “The Kissworld 2017 tour” – Live @ Pala Alpitour, Torino 15-5-2017

KISS “The Kissworld 2017 tour” – Live @ Pala Alpitour, Torino 15-5-2017

Icone, iniziatori, leggende. “The hottest band in the world”.
Questo ed altro si potrebbe dire dei KISS, stelle imperiture del firmamento del rock, membri della Rock and Roll Hall of Fame, 24 dischi d’oro e più di 100 milioni di dischi venduti in carriera, vincitori del premio ASCAP Founders Award. Stasera le stelle scendono sulla terra e si fermano al Pala Alpitour di Torino, per la prima data italiana del loro tour. Una moltitudine di fans truccati ad hoc attende il risveglio del palco al suono rombante delle loro chitarre, ma l’attesa è in questo caso colma di una piacevole aspettativa, e l’atmosfera è caldissima e piena di energia.
 
A catalizzare questa energia ci pensano ovviamente i RavenEye, rock band inglese capitanata dall’avvenente e grintoso frontman Oli Brown; l’inizio di serata è subito potente, grazie al sound massiccio della chitarra, del basso e della batteria (che altro serve, in fondo?), esaltato dalla voce profonda di Oli. I 3 ragazzi inglesi non sono qui per reggere la candela ai mostri sacri che seguiranno, ma sono ben decisi a far cominciare la festa con un’ora di anticipo. Riff grintosi e batteria dirompente per una formazione compatta, munita di reminiscenze punk, garage rock ma anche vagamente blues (alcuni pezzi ricordano una versione potenziata dei più blasonati Audioslave). Carattere ce n’è da vendere per questo terzetto, e risalta in particolare in Nobody’s soul, in Breaking out e nella carichissima Inside. Fra un assolo in cima a una grancassa di Adam e le acrobazie in giro per il palco di Oli in groppa ad Aaron, i RaveEye sono una piacevole sorpresa ed un ottimo antipasto prima della portata principale. Un plauso anche per la loro grande disponibilità, per le decine di autografi e fotografie coi fan scattate a fine serata davanti alle porte dell’arena.
 
Formazione – RavenEye
Oli Brown – lead vocals, guitar
Aaron Spiers – backing vocals, bass guitar
Adam Breeze – drums
 
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Scende il sipario. Un sipario nero, su cui campeggia una semplice scritta: KISS.
Basta questa vista a scatenare l’entusiasmo generale, ma presto sono le stelle del rock in persona a calarsi dall’alto, su una piattaforma mobile, fra una pioggia di fuochi d’artificio.
Salite sulle vostre zeppe e agganciate i bracciali borchiati, perché Starchild, Demon, Spaceman e Catman, al secolo Paul Stanley, Gene Simmons, Tommy Thayer, e Eric Singer scendono fra di noi al suono di Deuce, e subito Paul si esibisce con la sua chitarra abbellita stasera dal tricolore e mostra il plettro deposto sulla sua lingua a favore dei fotografi. Siamo approdati al 1974, ed è fantastico come i brani dell’album omonimo della band siano dei sempreverdi musicali, sempre efficacissimi in sede live, anche grazie alle spettacolari acrobazie dell’allestimento e alle coreografie dei 4 uomini mascherati sul palco.
Passiamo a Shout it out loud (Da Destroyer, 1976) e dopo sole due canzoni la folla si esalta e già volano reggiseni all’indirizzo della band, che li raccoglie e ne fa una decorazione per le aste dei microfoni. Mattatore della serata sarà inizialmente Paul, che fa sfidare i due lati dell’arena a chi grida più forte e ci incita a scatenare tutta la nostra follia. Lick it up, uno dei brani più espliciti e più amati della storia viene eseguito fra vampate enormi di lanciafiamme e culmina (per caso?) in un sollevamento dei KISS in cima ad una piattaforma, fra spaziali luci verdi. I livelli di epicità che la serata sta raggiungendo sono inimmaginabili, ed è un continuo crescendo, per uno show senza un solo punto morto. La KISS Army radunata stasera non è forse la più ampia mai vista dai rockers statunitensi, ma come dice Paul, stasera non è questione di dimensioni, ma di quanto casino e quanta follia individuale si riesce a scatenare! Per l’appunto, Firehouse è ovvia occasione per Gene di iniziare a dare spettacolo anche alla sua maniera, sputando fuoco da una gigantesca fiaccola, mentre Paul (in un italiano non del tutto da bocciare) fa l’elenco delle belle cose appartenenti al Bel Paese, citando in una stessa frase Zucchero, Pavarotti, Puccini, Verdi e…le linguine alle vongole!
 
Shock me è accompagnata dalle scariche elettriche che attraversano i maxischermi, sovrapposte alla scritta “high voltage”; per questo brano Starchild cede il microfono a Spaceman, ed il tifo del pubblico passa tutto a Tommy Thayer, autore di un epico guitar solo sottolineato dal lancio di fuochi d’artificio dal manico della chitarra. Flaming Youth, brano poco suonato recentemente live, è invece impreziosito da alcuni video d’archivio che inquadrano 4 ragazzi capelloni, in pieno periodo hair metal, ancora struccati ma già pronti a rockeggiare. 

E’ poi la volta di Gene Simmons di prendersi un buon quarto d’ora di gloria, per uno dei suoi storici spettacoli da palco: al suono assurdamente potente del suo basso, che ricorda quasi le pale di un elicottero, mostra la sua proverbiale e lunghissima lingua insanguinata, e avvolto dal fumo e dalle luci spettrali inizia a roteare gli occhi ed ecco che viene innalzato come un teatrale “diabolus ex machina” fino alla piattaforma aerea da cui esegue la sua parte di God of thunder, con una maestosità e una cattiveria da vera star. Dopo il tuono divino, il figlio delle stelle ci invita a una celebrazione dell’amore decisamente più terrena, con una entusiasmante Crazy Crazy NightsWar machine, scoppiettante di fuoco, e Say Yeah, dal molto più recente Sonic Boom, fanno crescere il coinvolgimento del pubblico d’Italia, paese che i Kiss dichiarano di amare non solo per le sue tante bellezze (e stavolta non parliamo di linguine), ma anche per il cuore della sua gente. Starchild si fa quindi invitare dal pubblico a venire fra di noi, e prontamente aggancia una zeppa in una sorta di liana metallica e si slancia così aggrappato sopra il pubblico del parterre, per poi restare a suonare Psycho Circus sull’ennesima piattaforma rotante, nel bel mezzo del pubblico, scatenando orde di smartphones. Black Diamond ci fa tornare ai tonanti albori della band, e Rock and Roll All Nite ci porta subito dopo al grande successo di pubblico, e i nostri 4 ragazzi “dressed to kill” fanno scatenare e saltare le torme di fan di tutte le età raccolte nell’arena, culminando fra girandole di fuochi d’artificio e chitarre frantumate a terra.

Sappiamo che non può essere davvero la fine, perché i nostri hanno riservato il meglio per ultimo: la universale I Was Made for Lovin’ You fa alzare in piedi e cantare tutto il palazzetto, e Detroit Rock City chiude la serata in un delirio di rock and roll e rullate della batteria di Eric Singer.
 
Uno spettacolo imperdibile, quasi due ore di intrattenimento a tutto tondo, fra musica intramontabile, effetti speciali da kolossal, scenografie e luci curate al millimetro. Almeno una volta nella vita, questo spettacolo deve essere visto: prova ne è che le generazioni si avvicendano nel pubblico, ragazzini entusiasti nelle loro magliette nere su cui campeggiano 4 volti mascherati, adulti più o meno cresciuti commossi dal vedere forse per la prima volta i loro idoli.

In effetti, per citare Paul Stanley…
“Quanti di voi non hanno mai visto i KISS? Bene…il 15 maggio è un giorno che non dimenticherete mai!”
 
“You wanted the best? You’ve got the best! The hottest band in the world… KISS!
 
IRENE DOGLIOTTI
Photoset by MARCO COMETTO
 
Credits: si ringraziano Barley Arts e il Pala Alpitour per la perfetta organizzazione e la gentilissima disponibilità.
Setlist:
Deuce
Shout It Out Loud
Lick It Up
I Love It Loud
Firehouse
Shock Me
Guitar Solo
Flaming Youth
Bass Solo
God of Thunder
Crazy Crazy Nights
War Machine
Say Yeah
Psycho Circus
Black Diamond
Rock and Roll All Nite
Encore:
I Was Made for Lovin’ You
Detroit Rock City
 
Formazione – KISS
Paul Stanley – voce, chitarra
Gene Simmons – voce, basso
Tommy Thayer – chitarra solista, cori
Eric Singer – batteria
 
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