Now Reading
VASCO – IL BIS AL CIRCO MASSIMO, LO STADIO PIU’ ANTICO DEL MONDO

VASCO – IL BIS AL CIRCO MASSIMO, LO STADIO PIU’ ANTICO DEL MONDO

Vasco Rossi, domenica 12 giugno il bis.  Per tutti “Vasco”, solo Vasco.  Capitava di vederlo seduto in un bar di Riccione o in gelateria a Cattolica e tutti a dirgli “Oh, Vasco! Come stai?”
Vasco live 2022: al Circo Massimo echi di voci e suoni dal passato:
Dopo il boato dei 70mila presenti, sabato 11 al Circo Massimo, altrettanti spettatori domenica 12 giugno nell’arena dove Vasco, novello gladiatore o Imperatore, scuote le corde e le emozioni di generazioni intere.  Il  Komandante è sempre lui.   Vasco e l’Impero.  Le sue note, le emozioni rock, le sue ballate, riecheggiano fra le rovine dei Fori Imperiali, le propaggini di Caracalla, i tramonti del colle Aventino, passando per Bocca della Verità e San Giorgio al Velabro. In ogni luogo sacro e in ogni dove profano, si estende il verbo del Blasco.
Un luogo caro ai romani, di oggi e di ieri, adagiato mollemente tra Palatino e Aventino.
Il Circo Massimo è un luogo caro e sacro, antico stadio dedicato alle corse dei cavalli e spettacoli pubblici legati alle feste religiose romane, i “Ludi Romani”.  Era la sede dei giochi fin dagli inizi della città e gli antichi romani amavano moltissimo i giochi. I circhi romani, con i teatri e gli anfiteatri, erano i luoghi d’intrattenimento e svago più importanti dell’Antica Roma: erano dei recinti allargati dove si realizzavano delle attività ludiche e giochi, come le corse dei carri e le corse di bighe.  La corsa rappresentava per gli antichi romani anche il ciclo delle stagioni: le porte dei carceres, le postazioni alla partenza, erano dodici come i segni zodiacali.
Insomma, una dirompente contemporaneità.

Una vita incredibile la sua, rocambolesca, unica:
“Il lavoro, lavoro, lavoro, l’impegno”, questo il segreto del successo e di una straordinaria longeva carriera.
Classe 1952, una vita vissuta tutta d’un fiato fino agli eccessi, passando per il talento e l’empatia. Una personalità unica. Asciutto, emozionale, generoso, vitale. Pensiamo che il videoclip de Gli Angeli, del 1996, diretto da Roman Polanski è stato il più costoso video musicale italiano. Un altro record del rocker amatissimo è quello di Modena Park 2017, con 225.173 biglietti staccati: il concerto al mondo con il maggior numero di spettatori paganti nella storia della musica.
Vasco negli anni ’70 è stato anche DJ.  E’ stato uno dei DJ più influenti ma anche il creatore di Punto Radio, una delle più importanti radio “pirata” libere del modenese.

Un vento fresco e caldo, a seconda degli orari, ha trascinato la “combriccola del Blasco” (che tempi, quelli di Fronte del Palco) e le note lontano, fino al Colosseo dove in tantissimi – un’altra marea – si sono messi pazientemente in ascolto. Anche in questo c’è magia. Al Circo Massimo una platea enorme, trasversale, di ogni età, variopinta, giovani e anziani, padri e figli, anche i Maneskin tra gli ospiti, tra i fans.
Il centro della Capitale, blindatissimo: Roma risponde sempre benissimo agli appuntamenti importanti, come la contemporanea manifestazione del Pride di sabato.

Due ore e mezzo di live: dai suoi successi storici fino ai brani più recenti. “Noi vogliamo la pace, l’amore e la musica”:
“Faremo esplodere il Circo Massimo di gioia” aveva promesso l’artista di Zocca, arrivando ieri a Roma e così è stato proprio nel nome della musica, in odore di santità, tra sacro e profano, vestigia di ieri ed emozioni di oggi  “Gioia, musica, che è il contrario della guerra perché non c’è guerra dove c’è la musica” – ha detto il cantante, amatissimo da un pubblico versatile ed eterogeneo, di tutte le età.  Roma è un’esplosione di colori in questi giorni. È un polmone che torna a respirare dopo due anni di pandemia e restrizioni determinate dall’emergenza sanitaria. La musica è ripartita, Vasco l’ha rimessa al centro di tutto.  La Capitale urla, grida di passione e gioia, è una città che grida all’unisono dentro il sacro altare del Circo Massimo che vive dopo due anni di rinvii e di attese,  finalmente – si può davvero dire – il concerto di Vasco Rossi. E lui, il gladiatore, scende nell’arena nel nome di Russell Crowe accolto da un boato rock che fa venire i brividi, tra i profumi, i colori, le rovine ed i reperti archeologici che circondano uno dei posti più belli e suggestivi al mondo. “Siete uno spettacolo straordinario e il Circo Massimo è un posto bellissimo” grida soddisfatto e felice Vasco, ripetendo la parola d’ordine di questo tour che è “finalmente”.  Finalmente, la musica è stata rimessa al centro di tutto.

La prima delle due serate sold out per un totale di 140 mila spettatori – nessuno mai aveva fatto prima un doppio appuntamento, pensate, nemmeno i Rolling Stones – lascia davvero senza fiato.  I fans accorrono impazziti di gioia.  Tanti i volti noti ed i personaggi dello spettacolo, sport e della musica presenti, dai  Maneskin a Bebe Vio, Bugo, da gli attori Claudia Gerini, Claudio Santamaria fino a Marco Damilano, già direttore de L’Espresso, giornalista fisso a Propaganda Live, La7.  Il pubblico, stipato ovunque.  Nell’arena, un gigantesco palco – una roba che si vede poche volte – che campeggia al centro di un tripudio di luci (1500 i corpi illuminanti) e di musica con una potenza audio da 750.000 watt.  Una magia, una roba pazzesca.  C’è l’emozione anche di chi non è riuscito a prendere il biglietto: gente stipata ovunque, arrampicata in ogni dove, tra i colori ed i profumi del tramonto romano, nelle due serate di anticipo d’estate.
Sono qui per lui. La sua carriera è iniziata nel 1977 ed è tutt’ora in auge, le persone gli restituiscono amore, affetto, empatia, Vasco ha ben 37 album pubblicati. Le sue canzoni, i suoi acuti rock e le sue ballate, i suoi tratteggi emozionali quando descrive o ha descritto le donne, sono state e sono ancora oggi, lo saranno per sempre, la colonna sonora di intere generazioni.

Vasco non si risparmia e non dimentica l’inno alla pace:
L’artista di Zocca non si risparmia, dicevamo. Vasco come Cesare che varca il Rubicone. Apprezzato, seguito anche all’estero. Due ore e mezza di brani ed emozioni, si concede soltanto una piccola pausa, ripartendo con il suo ultimo singolo “XI comandamento” e terminando, da sempre, da anni, con un inno generazionale come la splendida “Alba chiara” del 1979 – l’album era “Non siamo mica gli americani” (ha scritto più di un inno generazionale, Ndr), la sua musica è un inno collettivo transgenerazionale, le sue canzoni hanno un tratteggio profondo ed emozionale che hanno marchiato e reso colonna sonora la nostra vita, i nostri momenti, belli e brutti che siano stati.   Ancora oggi.
Quante volte ci siamo sentite “Alba chiara” ? Siamo tutte le emozionate e insicure, le forti e fragili Alba Chiara, l’Italia in una canzone.

PH: Damiano Giangaspero per Tuttorock

Alessandra Paparelli