Now Reading
La vita e gli altri. Paolo Rossi a Splendida cornice con gli ultimi pensieri di Jannacci

La vita e gli altri. Paolo Rossi a Splendida cornice con gli ultimi pensieri di Jannacci

Confesso di essere rimasto folgorato da Jannacci solo in questi ultimi anni. Mi hanno conquistato la sua musica, i testi delle sue canzoni (sempre così elevati perché molto spesso dedicati ai meno fortunati e ai diseredati), i suoi talenti di musicista e di performer teatrale, la sua gestualità stralunata, il suo genio visionario, la gentilezza ed empatia che traspaiono anche in molti dei materiali video che lo riguardano. Mi intenerisce la fragilità dei suoi ultimi anni e ammiro la sua profonda umanità, caratteristica che sta alla base del modo di essere dello Jannacci uomo, medico e artista. Essendo nato nel 1935 (muore a Milano il 29 Marzo del 2013), Enzo appartiene alla stessa generazione di mio padre, una generazione segnata in qualche modo dalla guerra e dalla pochezza dei mezzi ma proprio per questo abituata al lavoro e al sacrificio quotidiano, alla solidarietà nei confronti del prossimo (dei più giovani, in una delle sue ultime dichiarazioni rilasciate alla stampa, Jannacci dice: “io spererei che fossero così, come mio padre, come me, che pensassero agli altri, alla povera gente”), all’altruismo, proprio per questo così dotata di quel sentimento particolare di attaccamento alla vita e allo stesso tempo di vicinanza e comprensione nei confronti degli ultimi, dei barboni, di chi vive ai margini di una società opulenta che esclude chi non riesce a sbarcare il lunario. Sono moltissime le testimonianze che aiutano a capire perché Jannacci fosse così amato dai suoi amici e colleghi. Racconta suo figlio Paolo che suo padre aveva Cristo come riferimento e che dopo i concerti ci rimaneva male se non aveva salutato anche i facchini. Per Roberto Vecchioni, quando Jannacci si esibiva nessuno sapeva come sarebbe andata a finire, ma trovava sempre il modo di rimanere nel cuore. Per il regista Giorgio Verdelli, che al mitico Enzo ha dedicato il documentario Vengo anch’io (fuori concorso a Venezia 80, uscito nelle sale nel mese di Settembre), il film nasce dall’affetto per lui. Ancora per Paolo Jannacci “con questo film (quello di Verdelli, n.d.r.) ora è visibile a tutti la stima e l’affetto dei colleghi verso mio padre”. L’attore Paolo Rossi in molte occasioni ha condiviso frammenti della sua amicizia con il cantautore milanese e si rammarica che Jannacci sia diventato un genio solo post mortem. Proprio Paolo Rossi in una veste jannacciana abbiamo visto di recente ospite nella puntata del 19 di Ottobre u.s. di Splendida Cornice, programma televisivo condotto da Geppi Cucciari. Nella sua performance anche canora, l’attore triestino nel rendere omaggio al Maestro mescola gli ultimi pensieri di Enzo Jannacci con le parole di uno dei cavalli di battaglia di quest’ultimo, E la vita, la vita. Quelle interpretate da Rossi sono parole che denotano una particolare filosofia, quella del loro autore sulla vita appunto, e, in fondo, sugli altri. Vengono scritte da Jannacci poche ore prima che ci lasci e consegnate all’attore da Paolo Jannacci .

Eccole:

“La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. La vita non è solo esistenza pura e semplice perché la semplicità porterebbe a un avvicinamento sobrio e poco elegante verso lo spazio, lo spirito, il tempo, che forse neanche esistono. La vita è una reale, continua ricerca di desiderio, di fatti, esplosioni che riguardano soprattutto gli altri, che noi non sappiamo neanche se vivono o semplicemente esistono, no, è una linea sottile che divide l’egoismo dall’altruismo. La vita è incomprensibilmente una sola. La vita è un avvicendarsi di fatti crudi, nudi, curiosi, gioiosi, musicali, che ci girano tutti intorno mentre noi invece pensiamo ad altro. Per quello che mi riguarda non esistono né vita né morte ma solo varietà e monotonia, praticamente un musical.”