AFTERHOURS “Tuttomoltobello 2016” – Live @ Estragon Club, Bologna 17-9-2 …
Il caldo umido non tarda ad arrivare e alle 22 passate tutti cominciano ad avvertire i morsi che l’hangar ha offrire. Ma Manuel non si lascia desiderar troppo e poco dopo fa il suo ingresso da solo con la chitarra intonando: “Grande”, mentre i suoi cinque compagni affluiscono sistemandosi ai posti di combattimento. Inizio ricco di essenze con la già citata “Grande”, seguita da “Ti cambia il sapore”, “Il mio popolo si fa” e “Non voglio ritrovare il tuo nome”; per poi passare al citazionismo premeditato di “Ballata per la mia piccola iena”. Il tempo passa tra vibrazioni eteree o violente oppure tra una miscela di entrambe, fino a placarsi con “Padania” , scaglionante segnatempo astratto della band. Sussegue una ripresa vorticosa con “Né pani né pesci”, “Male di miele” e “Cetuximab” e si sprofonda nell’intensità più dolce con l’arrivo di “L’odore della giacca di mio padre”. Nel corso della scaletta emergono le sfaccettature inerenti al rock più duro che la band riesce modellare e consacrare a dovere, senza lasciare nulla al caso, alternando perfettamente momenti di grande ego emotivo a momenti grondanti di una sana distorsione strumentale e vocale (infatti fioriscono “Il sangue di Giuda”, “Bungee Jumping”e “La sottile linea Bianca”). C’è d’attribuire una particolare rilevanza scenica a tutti i membri della band : ai riempimenti melodici scintillanti del violino di Rodrigo D’Erasmo, alle movenze stazionarie di Xabier Iriondo e quelle molto meno stazionarie di Roberto Dell’Era e Fabio Rondanini. Durante la serata si riesce anche a palpare una punta di novità, innestata dalle piccole contaminazioni sperimentali che sciamano ogni tanto in alcuni brani. Le ultime tre tracce : “Costruire per distruggere”, “Fra i non viventi vivremo noi”e “Se io fossi il giudice” costituiscono un “finto” finale (prima dell’encore) degno di nota caratterizzato da un serbatoio pieno di energia solforica e spirituale. Stacco. Tutti abbandonano il palco, attendendo che il pubblico li richiami a gran voce. Senza sorpresa si riprende, con un Manuel Agnelli a torso nudo.[Sento una donna urlare:”Manuel sposami!”]. Quattro brani che rievocano l’anima degli Afterhours; “La verità che ricordavo”, “Strategie”, “Pop (Una canzone pop)”, (suonata unicamente dal frontman del gruppo) e che ha preceduto la seconda pausa prima del gran finale.
Questo tour omonimo dell’album che prende il nome dai due trattamenti chemioterapici a cui il padre di Manuel si era sottoposto prima di morire scagiona una voglia di ricominciare piena di fervore e motivazione. Gli Afterhours sorprendono ed esaltano grazie ad un plot di ben 24 tracce e ben due encores. Salutano con due brani fiammeggianti: “Quello che non c’è” e “Bye Bye Bombay”. “E’ stata una Riscoperta” dice Manuel Agnelli chinando il capo verso il pubblico, alla fine di uno spettacolo che merita davvero.
GIOELE AMMIRABILE
Pics by NINO SAETTI (Modenarock 2015)
Credits: si ringrazia Sfera Cubica e Tuttomoltobello per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
Membri:
Manuel Agnellli – vocals, guitars;
Roberto Dell’Era – bass;
Rodrigo D’Erasmo – violin;
Xabier Iriondo – guitars;
Stefano Pilia – guitars;
Fabio Rondanini – drums.
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