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WILLIE PEYOTE – Sindrome di Tôret

WILLIE PEYOTE – Sindrome di Tôret

Senza alcun dubbio il titolo dell’ultimo album del rapper Willie Peyote, desta curiosità che non può non andare chiarita. Oltre al riferimento all’incapacità di gestire coscientemente (che spesso preferiamo definire con il termine tic) il parlare e l’agire, un ulteriore richiamo è alle fontanelle (le tôrette appunto) della sua Torino, potremmo inglobare il tutto in quell’univocità concettuale – che come a detta dello stesso Willie, – porta ad essere racchiusa in una libertà di parola che non trova alcun freno. Per l’autore torinese l’avvicinamento al rap avviene a neanche vent’anni fondando il gruppo Sos Clique dalla breve vita e giungendo alla pubblicazione dell’ep L’ERBAVOGLIO per la B.M. Records nel 2008. L’avvio alla carriera solista è dietro la porta e nel 2011 esce IL MANUALE DEL GIOVANE NICHILISTA (ventata di novità per gli amanti del linguaggio sincopato) seguito due anni dopo da NON È IL MIO GENERE (maggiormente eterogeneo) che riesce nell’intento di raccogliere una più ampia e sicuramente meritata visibilità. All’ingresso nei Funk Shui Project (che porta alla realizzazione ed all’uscita di un omonimo lavoro nel 2014), segue la svolta di EDUCAZIONE SABAUDA (2016) che per via anche di una riconosciuta crescita professionale (ribadita per lo più dai seguaci del settore!), raccoglie un seguito di pubblico non indifferente.

Con quest’ultimo lavoro che fa come sempre da riassunto all’esperienza vissuta del giovane musicista, il linguaggio è sempre diretto affrontando argomenti seri che seppur con la dovuta leggerezza, si propongono di indurre a riflessioni profonde e meditate, riuscendo talvolta a raggiungere l’obiettivo.  Canzoni che attraverso un vocabolario diretto che può apparire anche cinico ma che si nutre obbligatoriamente alla sorgente del libero pensiero, demandano alla musica un ruolo non sempre da comprimaria. Basi ritmiche cadenzate uniformi e non solo, visto l’accompagnamento di una band vera e propria, che dá modo di propendere coraggiosamente verso la forma canzone in grado però di far storcere il naso ai puristi dei discorsi musicati. Quasi a voler far sottindendere un (tentativo di…?) tradimento da parte di chi si identifica in una forma culturale di espressione che affonda le proprie radici nella New York di fine anni ’70,  quando ancora non si era diffuso come fenomeno sociale prima e come commerciale poi.  Il bagaglio conoscitivo di Guglielmo (eh sì Peyote più che al simpaticissimo personaggio creato  da Chuck Jones, all’anagrafe risulta più semplicemente come Guglielmo Bruno), viene spiattellato a dovere, dall’osservazione critica verso la società che si parli di web o si accenni di politica o di difficili rapporti a due o di semplice amicizia,   dove l’insofferenza e la sfacciataggine vengono fuori in maniera corrosiva e ficcante, pur se una maggiore ironia forse avrebbe fatto maggiormente bene alla passione e all’impeto che traspaiono dai brani.   L’inizio è lasciato ad “Avanvera” diretta e critica nei confronti della libertà di pensiero ma anche verso le difficoltà del lavoro, mentre il ritmo accelerato di “Le chiavi in Borsa” può richiamare il Fibra più collaborativo (ed estivo?), per poi far sì che Willie con “C’hai Ragione tu”, faccia la gioia dei più giovani fedeli al genere, con una gradevole e ricorrente alternanza parlato/cantata in cui nel finale la seconda finisce (però) per prevalere sulla prima.  La rudezza di fondo de “I Cani” e l’assennato e piacevole andamento di “Ottima Scusa” (non a caso entrambi i brani scelti per trainare l’intero disco) riescono ad essere una fresca espressione di un pensiero anti e magari condivisibile. Con “Donna Bisestile” ballabile e gioviale quanto basta, si lascia il passo a “Vilipendio” che fa convivere a suo modo Queen e Modena City Ramblers, mentre a “Portapalazzo” (che pur evocando neanche tanto lontanamente i primi 883) oserei definire senza tanti giri di parole, il brano dal ritornello più banalmente bello.

Un insieme di canzoni in equilibrio tra loro ed a cui avvicinarsi con tatto e rispetto pur se a giovarsi dell’ascolto, saranno non solo per lo più estimatori di hip-hop e derivati, ma anche coloro che per distinguersi da una massa imperante affermeranno di aver scoperto e scelto di ascoltare un cosiddetto rap d’autore.

CLAUDIO CARPENTIERI
Voto: 6,5/10


Tracklist:

  • Avanvera
  • I Cani
  • Ottima Scusa
  • C’hai Ragione Tu
  • Metti che Domani
  • Le Chiavi in Borsa
  • Giusto la Metà di Me
  • Portapalazzo
  • Il Gioco delle Parti
  • 7 Miliardi
  • Donna Bisestile
  • Vilipendio
  • Vendesi

Release date: 6 ottobre 2017.
Pubblicato da: etichetta 451 e distribuito da Artist First.

Credits:
La produzione esecutiva è di 451 (etichetta di Frank Sativa)
Il disco è prodotto musicalmente da Frank Sativa e Kavah .
Tutte le tracce sono state registrate e missate da Peppe Petrelli 
presso i Posada Negro Studios di Lecce, 
ad eccezione de “I CANI” registrato e missato da Maurizio Borgna presso 
Andromeda Studio di Torino
Additional Production di Jolly Mare. 
Master di Simone Squillario per Hybrid Master Torino

Musicisti:
Dario Panza: batteria
Luca Romeo: basso
Marco Rosito: chitarra
Matteo De Benedittis: piano, rhodes & wurli
Vito Scavo: basso tuba
EraSfera e Dutch Nazari: back vocals
Paolo De Angelo Arpaglione: sax e flauto traverso
Roy Paci: Filicorno
Luigi Giotto Napolitano e Stefano Piri Colosimo: tromba
Enrico Allavena e Vito Scavo: trombone
Jolly Mare: synth
Tom Newton: armonica
Sick & Simpliciter: xilofono
FEAT. DISCO
ROY PACI (Vendesi)
DUTCH NAZARI (Chai ragione Tu)
JOLLY MARE (Donna Bisestile)
GIORGIO MONTANINI (7 miliardi)

Contatti:
http://www.williepeyote.com/
https://www.facebook.com/williepeyote/
https://twitter.com/willie_peyote