Sofia Härdig – Lighthouse of Glass


Con “Lighthouse of Glass”, Sofia Härdig conferma la sua posizione di artista di confine, capace di fondere elettronica abrasiva, rock post-industriale e intimità poetica in un album che vibra di luci fredde e riflessi taglienti, come il titolo lascia presagire.
Fin dalle prime tracce, Härdig costruisce atmosfere sospese tra Björk e PJ Harvey, ma con un tocco personale che si manifesta in un minimalismo disturbato: synth dronici, chitarre riverberate e una voce che sembra emergere da un’eco lontana, quasi fosse filtrata attraverso vetri crepati. La produzione, curata e volutamente ruvida, restituisce un senso di isolamento emotivo e di forza interiore al tempo stesso, con testi che parlano di vulnerabilità, frattura e rinascita. I momenti più intensi dell’album sono quelli in cui Härdig abbandona la struttura tradizionale della canzone per lasciarsi andare a digressioni noise e glitch, creando spazi sonori ipnotici che evocano immagini notturne, luci tremolanti sul mare, silenzi urbani interrotti da ronzii e interferenze elettriche. Passaggi dolcemente malinconici come nella titletrack o in Collision, brani abrasivi come la splendida “Pale fire”, ma “Lighthouse of Glass” non è solo sperimentazione: in alcuni brani emergono melodie oscure che rendono l’ascolto emotivamente diretto, anche quando il suono si fa più abrasivo. Momenti splendenti e toccanti si trovano in pezzo intenso come è “Thursday morning in bloom”, con il contrabbasso ad aggiungere un tocco di colore. Verso la fine del disco troviamo una rabbiosa e aggressiva “In silence”, brano pieno di carattere che mette, vieppiù, in luce la splendida voce e capacità interpretativa della Härdig.
Il faro di vetro del titolo sembra un’immagine perfetta per questo disco: uno strumento di orientamento fragile, che riflette e si frantuma, illuminando un percorso ma al tempo stesso mostrando la precarietà di chi osserva e di chi canta. In un panorama musicale spesso omologato, Sofia Härdig offre qui un lavoro personale, imperfetto nella sua bellezza scheggiata, ideale per chi cerca musica che sia riflessione, sfida e rivelazione. Una cantante dotata di eccellenti doti vocali che usa per fornire una interpretazione di assoluto rilievo e che stramerita un ascolto ripetuto del disco.
MAURIZIO DONINI
Tracklist:
April – 4:50
Collision – 5:08
Lighthouse of Glass – 6:40
Pale Fire – 3:56
Kingdom Come – 4:44
Thursday Morning in Bloom – 5:26
Kind of Light – 4:30
Crown – 3:46
In Silence – 4:24
Strange Race – 4:38
Credits:
Pubblicazione: 11 aprile 2025
Label: Bark At Your Owner
Mix: Nille Perned (tutte le tracce tranne la 7), Joakim Lindberg (traccia 7)
Mastering: Andy Lundgren
Artwork: Anna Brånhede
Fotografia: Jessica Nettelbladt
Registrazioni: Sofia Härdig & Bebe Risenfors
A&R: John Cloud
Band:
Sofia Härdig – voce, chitarra, tastiere, tromba, drum programming, arrangiamenti, ingegneria
Bebe Risenfors – tastiere, chitarra, basso, cümbüz, cornetti, sax baritono, fisarmonica, bass marimba, “suitcase drums”
John Essing – chitarra
Robert Johnson – chitarra aggiuntiva (tracce 1, 5, 6, 8, 10)
Viktor Brobacke – trombone
Sara Edin – violino
Daniel Ruiz – batteria (tracce 2, 3, 5, 9)
Conny Städe – batteria (tracce 6, 10)
Ottilia Säll – batteria (traccia 7)
Jenny Gabrielsson Mare – cori aggiuntivi (traccia 3)
Anne Marte Eggen – contrabbasso (traccia 6)
Conny Wall Moog – Moog & chitarra aggiuntiva (traccia 3)
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.