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Great Western Valkyrie: la cattedrale Blues-Rock eretta dai Rival Sons

Great Western Valkyrie: la cattedrale Blues-Rock eretta dai Rival Sons

Il 2014 è stato un anno qualitativamente molto fruttuoso per quegli artisti che traggono ispirazione dal “vintage”, e in particolare per quelli che trovano nuova linfa scavando tra le radici del blues.
Fra i più noti possiamo citare i
Black Keys e Jack White che rispettivamente con Turn Blue e Lazaretto hanno dato alla luce lavori estremamente validi ed entusiasmanti.

In questa corrente di “appassionati di sonorità del passato” però hanno spiccato i Rival Sons con quel concentrato di dinamite che è Great Western Valkyrie.

A due anni dal precedente Head Down, che li aveva mostrati come una solida realtà del panorama internazionale, la band californiana tira fuori dal cilindro il disco della definitiva maturazione.

Il loro rock è possente, la loro anima blues divampa come un incendio in piena estate.

Si parte alla carica con Electric Man, pezzo coinvolgente  e graffiante, nel quale le spiccate fragranze zeppeliniane sono ben assaporabili, soprattutto in un Jay Buchanan decisamente in stile Robert Plant. Si continua con Good Luck e Secret dove i riff martellanti ed incalzanti di Scott Holiday ci accompagnano in una discesa adrenalinica all’interno del disco.

Veloci come un roller coaster, attraverso un sound “old style” più che mai ringalluzzito.

Opera tambureggiante che però non disdegna un finale dall’alta carica emotiva, simbolica foce di un fiume assolutamente in piena.

“Great Western Valkyrie” per i Rival Sons rappresenta la consacrazione.

 Le loro influenze ispiratrici non sembrano più delle catene che li legano, ma sono delle basi più che mai granitiche sulle quali hanno costruito la loro personale cattedrale, dove il rock è l’unica fede.

di Francesco Vaccaro