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Matteo Setti canta le canzoni di Vito Taburno Vol. 2 con i testi di Pasquale Panella

Matteo Setti canta le canzoni di Vito Taburno Vol. 2 con i testi di Pasquale Panella

Alla realizzazione del disco (a cura di Massimiliano Frignani) hanno collaborato i seguenti musicisti: Bruno Bonarrigo – contrabbasso, Lele Borghi – batteria, Ignazio di Fresco – batteria, Massimiliano Frignani – chitarre e tastiere, Stefano Nanni – Pianoforte, Enrico Pasini – Fisarmonica.  Così Pasquale Panella descrive il disco: I brani ritrovati di Vito. Vito è esistito? Certo che è esistito, anzi di più. Se non basta la testimonianza delle sue canzoni, basterà citare gli altri testimoni della sua esistenza: la voce, la musica, i testi. Voce, musica e testi hanno nomi e cognomi che si aggiungono a quelli di Vito Taburno, quindi Vito è talmente Vito da essere più di Vito. Vito è artista ossia è altro da sé. Insomma, è canzone. Oltre le canzoni, testimoniano l’esistenza di Vito: la voce di Matteo Setti, la musica di Gianni Bisori, i testi di Pasquale Panella, il sodale direttore artistico Roberto Gasparini.

Ogni sera per decenni ha cantato: “Devo ripetermi: sono stato un cantante serale e notturno, al chiuso e all’aperto, in night e balere, su altane, terrazze e rotonde, nei giardini, nelle aranciere, nelle limonaie, nei noccioleti, sui belvedere a picco, al limite di baratri turistici nei quali ogni slancio sentimentale si suicida, davanti ai soliti ampi orizzonti pieni di cielo nel quale si aggirano i corvi in smoking e i gabbiani in lino chiaro, feroci e famelici in cerca dei resti di ogni spazzatura amorosa. Sono stato cantante in case del popolo in mezzo a vorticose politiche danzanti, in saloni colmi di debuttanti montate da panne di chiffon, in bersò, sotto pergolati infrascati e infiorati, in chioschi arabescati e merlettati, scricchiolanti e cadenti, in tutt’Italia, insomma.”

Ha cantato, per svariati decenni del novecento, celebri brani ogni sera, classici da intrattenimento, concedendosi il piacere di inserire tra questi uno o due brani suoi. Queste canzoni sono e saranno pubblicate per la prima volta in gruppi di numero variabile, secondo scelta più arbitraria che ragionata. Nessun brano è un singolo, tutti i brani sono singolari. L’insieme dei brani non è una raccolta, è piuttosto una dissipazione. Cosa sono, cosa furono? Furono e sono teatro cantato e ballabile, scena musicale perduta nel ventesimo secolo, ritrovata nel ventunesimo. Dei brani abbiamo gli spartiti, i testi, e qualche registrazione con la voce di Vito, su nastro e su vinile. Un nuovo Vito, una nuova voce oggi interpreta quelle canzoni.
Queste canzoni, che solo una limitata clientela notturna ha ascoltato, sono le canzoni perdute a decine e decine in decenni. I brani saranno pubblicati a gruppi di quattro, di cinque, di sei, o di tre, secondo una scelta e una sistemazione arbitraria, senza alcuna pedanteria cronologica né filologica. L’esecutore delle volontà di Vito è Pasquale Panella, al quale Vito Taburno ha affidato tutti i suoi materiali, compreso il racconto della sua vita, anch’essa materiale. “ In queste scatole ci sono le mie canzoni. Un centinaio? Di più, cerca e le trovi. Sono le canzoni italiane che l’Italia non conosce. Le lascio a te, Pasquali’, ne farai quello che vorrai, quando vorrai. Decidi tu.”. “Io rendo ballabile la vita”

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