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VIOLA NOCENZI – intervista alla cantante e musicista

VIOLA NOCENZI – intervista alla cantante e musicista

Viola Nocenzi orizz piano mr

Viola Nocenzi, Viola, un nome che è un bellissimo colore, Nocenzi, un cognome importante e che ha fatto storia non solo nella musica italiana, ma anche in quella internazionale e mondiale, Vittorio Nocenzi, suo padre e Gianni Nocenzi, suo zio, hanno creato il Banco Del Mutuo Soccorso. Dopo molti anni immersa nella musica, decide di debuttare con il suo nome e cognome e “Viola Nocenzi” è il suo primo album che mette in risalto le sue qualità canore ma anche di compositrice e musicista. Ciò che segue è il resoconto di un’intervista telefonica. A me ha portato ad esplorare il suo cielo Viola e sicuramente trasporterà anche voi dopo aver letto questa intervista ed ascoltato il suo album.

Ciao Viola, come stai? Benvenuta su Tuttorock.
Ciao Fabio, sto bene grazie! Sono in un momento molto concitato ed emozionante per l’uscita del mio primo album!

Ed è proprio questa la mia prima domanda. Tu sei nel mondo della musica da tantissimi anni, sei figlia di Vittorio Nocenzi del Banco Del Mutuo Soccorso, perché hai pensato di aspettare tanto prima di debuttare tu come musicista?
Non c’è un motivo specifico, era pronta, era quello che volevo e quindi non vedevo il motivo per non farlo ora, prima non era ancora il momenti per me.

Come sono nati i vari brani e le ispirazioni che ti hanno portato alla scrittura dei brani?
Questi brani sono la carta assorbente di me, sono sette brani, tra l’altro il numero non è casuale, come sette vite, sette reincarnazioni, sette pozioni magiche, sette schegge della mia personalità e sono stati scelti su tanti brani che ho composto, quindi sono un concentrato ‘Urgentissimo’ per fare una citazione (titolo di un album del Banco Del Mutuo Soccorso del 1980, nda), di cui non potevo non comunicare e sono io, non ho cercato aspirazioni particolari, tranne che è la mia persona, ho tirato fuori la mia essenza e tutta la mia anima.

Raccontaci i brani, sono sette, spiegali musicalmente e testi.
Sei testi su sette sono stati scritti da Alessio Pracanica che è uno scrittore con cui collaboro da tantissimi anni, mentre le musiche sono state scritte da me. Partiamo da “Viola”, anzi l’album porta il mio nome perché non credo molto nelle parafrasi in genere, quindi penso che la vera essenza, il mio nome e il mio cognome rappresenta quello che volevo comunicare con questo album, la mia storia personale e tutto quello che sono, sia come identità che come appartenenza ad un contesto familiare. “Viola” è una canzone speciale perché si riallaccia a contesti che sono molto legati anche ai colori, al cielo che è viola, a degli odori come quello del caffè, a delle immersioni immaginarie, come un piccolo racconto, un romanzo, uno scorcio che magari non ha spazio tempo in cui due persone possono incontrarsi e possono pensarsi, ma che poi si incontrano, si pensano e si amano all’interno di uno scenario ben preciso ed è un brano che amo molto e ha un arrangiamento importante, non posso non parlare degli arrangiamenti con molto amore perchè sono stati curati da mi zio Gianni Nocenzi così come la produzione artistica, in collaborazione con Lo Zoo Di Berlino, quindi con orchestrazioni importanti un po’ in tutti i brani che hanno avuto questa magia di essere stati tradotti tramite gli arrangiamenti e a tutta la confezione sonora, alla cura delle frequenze acustiche, con un’esaltazione di quello che io avevo scritto e questa è una cosa molto magica perchè non succede spesso, magari io sono una cantautrice, scrivo al pianoforte e mi è successo spesso di aver consegnato lavori a degli arrangiatori che hanno però snaturato il brano o semplicemente interpretato parzialmente, mentre in questo caso specifico posso veramente dire che tutto il lavoro della produzione artistica ha veramente esaltato tutto quello che era a livello embrionale e questo è un filo presente in tutti o brani. Continuo non con l’esatta scaletta ma con il cuore. C’è “Lettera Da Marte” che è il singolo che ha lanciato l’album e che ha una genesi molto particolare, ha visto la scrittura del testo fatta in un momento precedente ma nel giro di un po’ di anni da parte di Alessio e dopo anni che vede me come protagonista seduta al pianoforte con l’urgenza di voler scrivere una canzone per poter comunicare e il voler tirare fuori quello che provavo e poi come per magia nella costruzione del brano, quindi della strofa, dell’inciso e del bridge e sia a livello di metrica, le parole sono entrate sinuosamente e la canzone è nata così, è un brano che dal mio punto di vista ha un impatto forte proprio per questa genesi così magica. C’è poi “Entanglement” che è anche tra i miei preferiti…

Ed è l’unico con il titolo in inglese…
Si, il titolo si ispira alla ricerca, una scoperta incredibile alla quale si nota che due particelle uguali ma mandate in due parti completamente opposte nella galassia continuano a restare interdipendenti l’una dall’altra ed è una cosa che sia ad Alessio che a me ha molto colpito, quindi è un brano che prende come spunto la storia di due persone che si amano profondamente ma che si comportano, all’interno di un contesto che non possono realmente amarsi, ,a parla di questo legame fortissimo che si ha tra le anime e che magari non si possono realmente incontrare come quelle particelle della ricerca della fisica quantistica e che rimangono comunque collegate e se una sta male o se una ha un determinato movimento, l’altro lo sente dall’altra parte della galassia e si comporta in modo speculare di conseguenza e questa è una cosa in cui io credo tantissimo, infatti il tema delle affinità elettive è presente anche in “Lettera Da Marte”, perché credo moltissimo che le possibilità telepatiche dell’incontro di anime anche senza il bisogno di contestualizzarle all’interno di una realtà concreta

Molto interessante!!
Grazie!! Ci sono persone che frequenti da sempre e che magari non senti un vero legame stretto, mentre ci sono persone che frequenti da pochissimi minuti ma con le quali hai una confidenza che non riesci neanche tu a spiegare, essendo io una persona molto istintiva e molto vicino alla componente empatica, questa cosa la sento da sempre. Poi c’è “Colui Che Ami”, che vede il pianoforte suonato da me, è l’unico brano dove suono il pianoforte e per il resto ci sono delle partecipazioni eccezionali di mio zio Gianni e anche di tutti i musicisti che prima ti ho accennato, è un brano molto laico, senza pretese religiose ma è ispirato da un passo del Vangelo in cui Lazzaro, o meglio Gesù parla con il padre di Lazzaro e gli dice “Non vedi che colui che ami è malato” ed è quindi un brano molto emozionante e che si mette nei panni di chi volendo traslare il concetto di malattia come un impedimento o una sofferenza e di chi è costretto, come un po’ tutti, a fare i conti con la sofferenza o con situazioni che non si riescono a cambiare e che si spera che qualcuno possa venire a salvarlo in una dimensione dove non ci siano pensieri singoli, mancanze di prospettive, ma dove bensì torna di nuovo il tema della speranza di un’altra realtà che possa portare luce e qui volevo anche aggiungere che questo album porta con sé l’idea del filo conduttore di concetto, sicuramente i due temi, i due aspetti, i due concetti portanti sono l’amore e la bellezza, che sono poi i temi che nomino nel brano “Bellezza” di cui sono anche autrice del testo e dove alla fine dico “ma che non sia proprio l’amore e la bellezza le cose che possono risolvere tutto”, ovviamente due concetti da intendere come in senso molto profondo e in questo modo ti parlo anche di bellezza e c’è quindi questo filo conduttore che poi porta con se anche l’idea della meraviglia, la possibilità di meravigliarsi ancora e di avere uno sguardo pulito di un fanciullino e mi vengono in mente Pascoli e Pisolini, Montale e in realtà è anche il mio carattere, ogni volta che dico le cose, neanche sforzandomi troppo, con un aspetto molto ingenuo e anche molto legato alla meraviglia e all’entusiasmo, quella cosa che hanno i bambini la mattina di Natale ed è una cosa che dico proprio nel testo di “Bellezza” ed è quello uno degli aspetti veramente fondanti della mia vita e del lavoro musicale. Rimane poi “Itaca”, è una rappresentazione metaforica del viaggio che allude senza neanche troppi veli all’Odissea ed è un brano che mi emoziona molto e ha delle parti pianistiche importanti e anche un testo importante e mette in luce quello che è il mio lato più sensuale e più carnale. Sicuramente in tutte queste sette schegge, di queste pozioni magiche, all’interno di ognuna appare il mio carattere che è fortemente dicotomico, molto lunare, molto legato all’universo, a tutto ciò che è etereo, ma contemporaneamente fatto anche molto di unghie e terra, ecco io ho queste due componenti molto forti nel carattere e credo siano presenti in tutti i brani ed è anche l’orizzonte degli eventi che ci catapulta nello spazio, verso l’attrazione del buco nero e parlo proprio di questa mia volontà di staccarmi da questi miei desideri, da queste passioni, dalle idee e ritrovarmi immersa tra le stelle per poi ritornare giù con quegli acuti e con quegli excursus tonali molto importanti su quattro ottave che rimandano sempre dalla Terra al cielo l’ascoltatore.

Hai detto che questa è solo una piccola parte dei brani che hai scritto, quindi presumo che nel 2021 stai già pensando di tornare con un nuovo album
Guarda io come carattere sono molto passionale e molto estrema, quindi non mi sto ponendo questa domanda perché voglio godermi fino all’ultima goccia le emozioni di questo momento e quando le avrò vissute tutte ma proprio tutte, allora mi farò questa domanda e avrò cura di darti questa risposta.

Ok, allora appuntamento alla prossima intervista!! Musicalmente è molto vario, elettronica, psichedelia, progressive, rock, pop, sono tutte le sfaccettature dei tuoi gusti musicali?
Questi brani sono nati al pianoforte ma proprio con queste idee nella mia testa ed è per questo che sono molto grata a mio zio Gianni e allo Zoo Do Berlino, perché hanno realmente esaltato, tradotto e ancora di più sottolineato quelle cose che una cantautrice può immaginare ma non riesce fino in fondo a trasmettere. Il prog c’è perché è nel mio DNA, il sentire i controtempi come qualcosa di naturale, io spesso i 4/4 li sento innaturali, ma non lo faccio per manierismo, sono cresciuta in un contesto dove i 5/8 sono la normalità e la scrittura nasce così e anche piuttosto storta, anzi ci siamo posti un po’ un obiettivo diverso, quello di tradurre queste scritture sotto una forma che è quella di una canzone con dei tempi che sono quelli di una canzone. La scelta delle frequenze e della scaletta stessa è nata con la cura di portare l’ascoltatore dalle tonalità alle frequenze ben precise e non a caso si passa dall’elettronica al rock, a delle citazioni anni 70 con il suono di un Hammond, il tutto è stato studiato con grande cura ed è stato un lavoro lungo.

Hai sempre citato tuo zio Gianni, ma tuo padre Vittorio ti ha lasciato campo libero? Non ha messo mani sugli arrangiamenti?
Papà è stato il supervisore del progetto, ci ha lasciato lavorare in piena autonomia ma è stato sempre interpellato volutamente da tutti per avere le sue impressioni e devo dire che sono molto felice perché lui mi ha insegnato il valore e il sudore dello studio ed è una persona della quale mi fido ciecamente perché so che se c’è da criticare mi critica e se c’è da lodare mi loda e l’ho visto particolarmente entusiasta e felice sia per la scrittura dei brani, sia per il lavoro di produzione, della parte artistica e degli arrangiamenti, dei mixaggi che hanno richiesto un’ enorme attenzione e una grande esperienza delle persone che ci hanno lavorato e sia del mio cantato e non è una cosa molto comune.

Ora una domanda che in questo periodo che stiamo vivendo faccio un po’ a tutti. Il tuo album esce in un periodo molto difficile per ogni musicista vista l’emergenza covid. Non puoi presentarlo dal vivo, almeno momentaneamente. Oltre all’aiuto dei social che non è da poco, come pensi che possa arrivare alle persone?
Si, questo è vero! Ma queste canzoni, sia per quanto riguarda le estensioni vocali, sia per quanto riguarda la struttura del brano, non mi sono mai chiesta di come sarebbe andata, come ti dicevo prima è proprio il mio carattere, quindi io non ho trovato difficoltà nell’idea di farlo uscire in questo periodo, sono abbastanza malleabile da questo punto di vista e credo che gli ascoltatori che vogliono avere un approfondimento diverso da quello che viene proposto dalla società, penso che possa essere quel qualcosa che possa valere la pena, penso che se una cosa deve arrivare in un modo o nell’altro arriva, sono molto spirituale a questo punto di vista e se arriverà al cuore anche di poche persone che davvero lo sentiranno e potranno provare delle forti emozioni, allora ne sarà veramente valsa la pena e lo dico senza falso buonismo.

Quali sono le tue influenze musicali e se oltre alla musica hai altre passioni.
Le mie influenze musicali sono prima di tutto il Banco Del Mutuo Soccorso, quindi tutta la scrittura di mio padre, questo è innegabile ed è anche uno dei motivi del perché ho voluto chiamare l’album con il mio nome e cognome, Viola che sono io e Nocenzi, il contesto da dove vengo. Poi Tori Amos e Bjork sono altri due punti di riferimento che a 14 anni mi hanno fatto dire, ma si voglio farlo per lavoro, ma farei un torto a tantissimi altro artisti che adoro, artisti vicini alla mia famiglia e che ho avuto il piacere di frequentare e conoscere, quindi tantissimi artisti italiani e internazionali del progressive e della canzone italiana. Le altre passioni che ho sono prima di tutto la filosofia, nello specifico la filosofia del linguaggio e la filosofia teoretica, ho questa grande facilità a capire i testi filosofici dai trattati originali, poi mi piace moltissimo tutto quello che ha a che fare con la spiritualità e poi mi piace lo shopping, sono una donna a tutti gli effetti e mi piace molto anche la comunicazione, quindi proprio la capacità di comunicare in tutti gli ambiti con le persone, poi il cinema, il teatro.

Ok grazie Viola e lascio a te chiudere l’intervista, un invito ad entrare nel tuo mondo musicale e ascoltare “Viola Nocenzi”, il tuo album.
Invito le persone a fermarsi un attimo a vedere questo scorcio di cielo viola perché c’è dentro l’anima di una persona autentica e questa è una cosa che a mio avviso penso possa valerne la pena.

FABIO LOFFREDO

Band:
Viola Nocenzi: Voce e piano midi
Massimiliano Bergo: Batteria, percussioni e drum machine
Roberto Masotti: Percussioni
Gianni Nocenzi: Pianoforte elettrico, pianoforte, sampler e orchestrazione archi
Andrea Pettinelli: Rhodes, Hammond, synths, theremin e mellotron
Diego Pettinelli: Basso, sampler, elettronica e programming

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Viola Nocenzi foto libretto