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VINTAGE VIOLENCE – La rock band lombarda presenta “Mono”

VINTAGE VIOLENCE – La rock band lombarda presenta “Mono”

In occasione dell’uscita del loro nuovo album “Mono”, prevista per venerdì 19 novembre su etichetta Maninalto! Records, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con Nicolò Caldirola, voce dei Vintage Violence, rock band italiana nata a Lecco nel 2001. Con il primo album in italiano Psicodramma la band vince le selezioni di Arezzo Wave e partecipa al festival nell’estate 2005. Il singolo Cristina viene pubblicato da Rocksound in 35.000 copie allegate alla rivista. Nel 2006 la band raggiunge le finali nazionali di Rock Targato Italia e Sanremo Rock e va in tour con il collettivo milanese Cadaveri a Passeggio. Nel 2007 pubblica l’EP Cinema (Goodfellas) e il DVD del videoclip Le cose cambiano, finalista del concorso nazionale Nickelclip per video indipendenti. Nel 2011 i Vintage Violence pubblicano per Popolar Records Piccoli intrattenimenti musicali: undici pezzi inediti, per un disco stampato anche in vinile e accompagnato da 11 videoclip autoprodotti a costo zero. Inizia un tour lungo tutto il territorio nazionale, che porterà la band a condividere il palco con gruppi quali Il Teatro Degli Orrori, Ministri, Vallanzaska e One Dimensional Man. Nel 2012 la band vince il primo premio assegnato dall’ANPI al brano Il processo di Benito Mussolini come migliore canzone sul tema della lotta di liberazione partigiana e il rilancio dei valori della resistenza. Nel 2014 esce Senza paura delle rovine, con la partecipazione di Enrico Gabrielli (Afterhours) e Karim Qqru (Zen Circus), disco acclamato dalla critica che ne parla come di “un disco da sangue al naso” (Rockit), e ancora “il primo ascolto stordisce, il secondo affascina” (Rockerilla), “non ha cedimenti” (Blowup) e “una delle migliori interpretazioni del rock moderno con cantato italiano” (Rock Garage). Nel 2018 i Vintage Violence registrano il primo album in acustico, Senza barrè, che rivisita i pezzi di Piccoli intrattenimenti musicali e Senza paura delle rovine.

Ciao ragazzi, il prossimo 19 novembre uscirà il vostro nuovo disco “Mono”, a distanza di 7 anni dal precedente “Senza paura delle rovine”, è il vostro modo per celebrare i 20 anni di carriera dei Vintage Violence?

Non solo, ma anche! Prima del covid e della pandemia, scrivere e pubblicare musica poteva essere soprattutto una necessità e una liberazione. Ora la definiremmo quasi come una “urgenza”.

In quali formati uscirà il disco?

Il disco uscirà in CD e poi naturalmente in tutti i formati digitali.

10 brani scritti quando?

Le dieci canzoni di Mono sono nate già da tempo: Capiscimi II, Paura dell’Islam e Piccolo tramonto interiore sono state le prime tre. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato molto sugli arrangiamenti, fino al punto di non ritorno rappresentato dall’entrata in studio di registrazione.

Sono già usciti alcuni singoli, che riscontri avete avuto?

Abbiamo deciso di anticipare l’uscita del nostro primo singolo (Piccolo tramonto interiore) durante un live estivo a fine agosto, e questo ha stimolato una maggior attenzione nel pubblico verso il percorso di uscita del disco. Anche i rimandi ricevuti con l’uscita del secondo singolo Zoloft sono stati confortanti e ci aiutano a mantenere alta la barra fino all’uscita del disco e del “singolo più video” annesso per il brano Astronauta.

In “Zoloft” troviamo la partecipazione di Nicola Manzan, fondatore dei Bologna Violenta, come siete arrivati a collaborare con lui?

In modo abbastanza “classico”, quantomeno per il nostro ambito: abbiamo conosciuto Nicola alcuni anni fa condividendo il palco per un festival ad Avellino, e negli anni siamo rimasti in contatto; alla fine gli abbiamo chiesto di essere ospite sul nostro nuovo disco con i suoi archi.

Brani che parlano di problemi sociali, politici, esistenziali, come nascono solitamente, da un riff, da un testo, da una tematica o dipende dai casi?

Abitualmente partiamo sempre dai testi che scrive Rocco (“Complimenti per i testi”, come diciamo appunto in Zoloft) e da un paio di riff base per le strofe e i ritornelli. Sono i riff che si adattano al testo e alla mia voce. Le nostre canzoni non cercano solamente di raccontare o descrivere la realtà, ma soprattutto di scolpirla (vedasi “Dicono di noi” cit. Majakovski).

In pieno lockdown molti dicevano “Ne usciremo migliori”. Non ne siamo ancora usciti, anzi, oramai è un tutti contro tutti che interessa sempre più territori. La colpa principale è dei media e dei social secondo voi?

Forse è vero il contrario: la responsabilità appartiene alle persone che, in determinate modalità, accedono ai media e utilizzano i social. Pare ormai assodato che i social rappresentino un contenitore dove travasare una rabbia e un’angoscia esistenziale che ha radici lontane, ma che il cosiddetto post-capitalismo sta decisamente esasperando.

Avete già pianificato qualche data live?

Stiamo programmando le date che seguiranno quella di presentazione del disco (prevista per sabato 27 novembre al Legend Club di Milano), consapevoli delle difficoltà e delle limitazioni che la pandemia ha imposto e sta ancora imponendo sia ai musicisti che ai gestori dei club. Stiamo valutando anche la possibilità di spostarci all’estero per dei minitour.

Per il prossimo album dovremo attendere altri 7 anni?

Ti rispondo con “Anche il frutto più maturo vuole stare sul suo ramo”: questa è un’auto-citazione da La chiave, il pezzo che chiude il disco.

Grazie mille per il vostro tempo, volete aggiungere qualcosa per chiudere quest’intervista?

Grazie a te, Marco! Speriamo di incontrarci di persona a un nostro concerto cosicché tu possa giudicare la nostra dimensione live, per noi aspetto imprescindibile del fare musica.

MARCO PRITONI