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TOMMASO VARISCO – Intervista al cantautore che presenta “Six String Eps”

TOMMASO VARISCO – Intervista al cantautore che presenta “Six String Eps”

In occasione del suo progetto più recente e ambizioso, iniziato nell’autunno del 2024, che sta portando alla pubblicazione di 6 EP, e si concluderà nell’inverno del 2026, in cui riunisce per la prima volta brani inediti che coprono un lasso di tempo di 25 anni, ho avuto il piacere di intervistare Tommaso Varisco, cantautore di Chioggia, una piccola isola situata a sud di Venezia. Le sue, come lui stesso ama definirle, sono “Canzoni dalla Laguna” che, muovendosi da acque basse e scure, cercano di raggiungere quanti più spiriti affini possibile.

Ciao Tommaso e benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questi tuoi EP che stanno uscendo, com’è nata questa idea?

Ciao Marco e grazie per questo spazio. In effetti uscire con 6 Ep con cadenza trimestrale è insolito e apparentemente molto laborioso. Tuttavia These Gloves aveva assorbito a tal punto tutte le mie energie che, sebbene ne avessi scritto il seguito parallelamente alla sua pubblicazione, ho preferito dedicarmi ad altro. Queste sei uscite mi avrebbero permesso di sperimentare generi diversi, collaborare con musicisti di tutto il mondo, raccontare 25 anni di scrittura, giocare nel vero senso della parola con la musica e, non ultimo, di lavorare con Marco Degli Esposti che ammiravo molto.

In che modo il produttore Marco Degli Esposti è coinvolto in questo progetto?

Marco mi conosceva perché era stato ad un mio live e di lui me ne aveva parlato benissimo Lorenzo Mazzilli. Fra noi c’è stato un discreto corteggiamento che dai social si è poi spostato nel suo studio di registrazione. Mi sono ritrovato in un ambiente intimo e rilassato, immerso nella quiete della campagna. Marco come produttore ha una esperienza molto ricca e variegata, avendo collaborato e prodotto moltissimi artisti. Inoltre, il suo essere un validissimo polistrumentista, ha concretizzato l’idea di libertà che resta primaria in questo progetto. Con Stella Burns abbiamo parlato spesso del ruolo fondamentale che ricoprono i produttori nella realizzazione degli album che amiamo e con Marco penso di avere trovato la persona giusta per i miei lavori presenti e futuri.

All’interno dei brani ci sono molti ospiti, puoi citarli e dirci cosa ti lega a loro?

Sono davvero felice di elencarli tutti in quanto il tempo dedicatomi da ognuno è stato prezioso. La timbrica scura e fascinosa della finlandese Tin Sky, con cui già avevo duettato in These Gloves, ha impreziosito una medley acustica che vede Song Of Joy flirtare con The Funeral Of Hearts degli HIM (la canzone preferita dalla mia bambina). Grazie a Tin Sky ho conosciuto O’man, produttore, polistrumentista e musicista molto attivo nella scena live finlandese che ha arrangiato e prodotto Cormac McCarthy (l’improvvisazione di Swanz Andriolo e Stella Burns che si ascolta in coda a Children Song). Jorge Yacoman, dal Cile, canta in Behind Your Line. Gli ho scritto su Instagram subito dopo averlo casualmente ascoltato su Spotify grazie al tanto bistrattato algoritmo. Jorge è un regista, romanziere e autore di tutto rispetto con all’attivo ben quattro dischi sotto lo pseudonimo di Facula. In Behind Your Line sono presenti il cigarbox di Matteo Finizio e il contrabbasso di Alessandro Arcuri. Entrambi gli strumenti hanno il pregio di trasmettere il giusto pathos ad un brano che parla esplicitamente di guerra e morte. Con Matteo abbiamo diviso una data in cui, alla fine dei rispettivi set, ci siamo uniti in una versione molto free di Coffee, un pezzo dal mio primo disco. È nata subito una bella amicizia e gli ho chiesto di arrangiare con la chitarra acustica anche il brano Two Solitudes dal Summer Ep. Alessandro Arcuri, con cui ho il piacere di collaborare da più di dieci anni, suona anche il basso in Memories To Remember regalando al pezzo quella spensieratezza, rara nelle mie produzioni, che cercavo. Ad arricchire ulteriormente quest’ultimo brano ci ha pensato Antonio Dalé, amico di Marco, che però non ho avuto il piacere di conoscere di persona. Sua l’idea di una batteria bossa e danzereccia in un brano nel quale, lo ammetto, avevo le idee confuse. Francesco Sicchieri, amico e collaboratore longevo di Marco suona invece la batteria in tutti gli altri brani. Lui e Marco formano una squadra rodata; tra l’altro in questi mesi sono in tour con Elli de Mon. Il modo in cui si è inserito in un brano apparentemente semplice come la ballata Stay In My Bed rappresenta uno dei momenti più alti del Six String Ep. Il mio concittadino Marco Chiereghin, invece, suona le percussioni in Two Solitudes e Sea For A Girl, due fra i brani più solari dell’intero progetto. La voce in Sea For A Girl è di Valentina Mazzaretto. L’avevo sentita duettare in un singolo natalizio dell’amico Matt Waldon e posso ben dire che nel suo genere non teme rivali. La sua voce, di una bellezza cristallina, e il ritmo infuso ai brani da Marco accendono d’estate il Summer Ep. Andrea Verrastro, chitarrista degli Alpaca, amico e collaboratore di Marco invitato durante le ultime sessions, ha intriso di magia i brani: Fragile Girl e Summer, e ha fatto i cori su Two Solitudes. La tedesca Nadine Haberl è stata davvero una bella sorpresa. L’avevo vista live a Chioggia, dove risiedo, assieme al grande folk singer irlandese Mark Geary. Le abbiamo passato una versione praticamente finita di To Move On perché ci cantasse semplicemente sopra e invece ci siamo ritrovati fra le mani un pezzo nuovo, minuziosamente arrangiato con piano, basso e splendide armonie vocali. Credo sia il momento più intenso dell’intero lavoro e spero vivamente ci siano altre occasioni per collaborare. Una menzione a parte la merita uno dei miei più cari amici e una delle persone a cui voglio più bene, Emilio. Ci conosciamo da quando avevamo 16 anni, abbiamo trascorso tantissime serate assieme ad ascoltare e fare musica. In varie sessions succedutesi nel corso degli anni fa abbiamo registrato una ventina di pezzi che un po’ alla volta sto recuperando; fra questi potete ascoltare Behind Your Line e Nest, entrambi presenti nel War Ep. Mi rimangono da citare gli amici Stella Burns e Luca Swanz Andriolo, ormai onnipresenti nelle mie produzioni e sempre prodighi di buoni consigli. Lascio per ultimo Lorenzo Mazzilli, ma solo per un motivo speciale che ricordo sempre. Se ho ripreso a suonare lo devo a lui e al suo esordio discografico “The Weak” (a nome The Giant Undertow). Un album meraviglioso grazie al quale ho capito che avevo ancora voglia di fare qualcosa di bello. Il ritorno della musica nella mia vita rimarrà sempre il regalo più grande che abbia ricevuto.

Le copertine da chi sono state realizzate?

Nel caso specifico di questi Ep sono tutte foto d’archivio, alcune recenti altre meno, comunque tutti scatti che ho realizzato personalmente. Cerco sempre di capire che tipo di copertina può descrivere meglio l’immaginario dei brani racchiusi in ogni mio album. È un processo tutt’altro che semplice e a volte può succedere che, a registrazioni ultimate, io non abbia ancora ben chiara quale sarà la cover finale. Il passo successivo è chiedere un parere agli amici e scegliere il font… cosa tutt’altro che semplice, te lo assicuro. In questi ultimi passaggi posso contare su Michele Beltramini, un caro amico grafico che non si nega mai quando ho bisogno di lui. Unica eccezione la copertina di Spaceboy, The Autumn EP. Qui mi sono rivolto per la prima volta all’intelligenza artificiale. Ho cercato di narrare, con quei colori così accesi all’imbrunire, il sogno di un bambino pronto a volare con il suo razzo nello spazio. L’idea mi è venuta da Explorers, il film di Joe Dante con i giovanissimi Ethan Hawke e River Phoenix. La cover del War Ep è una vecchia foto pensata per un album mai uscito dedicato al tema del fallimento familiare. Le due candele nel Longing For Peace Ep sono uno scatto natalizio con telefonino che mi ha sempre donato un senso di pace, una piccola pausa dalla frenesia quotidiana. Altre foto con telefonino sono i fiori dello Spring Ep che ben richiamano il senso di rinascita e apertura, e la foto del mio mare nel Summer Ep. L’immagine del Winter Ep è un’altra zona della stessa spiaggia qui coperta dalla neve, evento raro dalle mie parti. È una foto di 20 anni fa.

La guerra, l’amore, l’accettazione di qualcuno diverso da noi, temi importanti che dimostrano come la musica possa essere ancora uno strumento molto potente, sei d’accordo con me?

Assolutamente sì. Questa serie di Ep ha uno scopo preciso e per nulla nascosto. È una riflessione che parte probabilmente da un mio personale fallimento e da questo trae forza. “We are all alone” cantava Layne Staley nei Mad Season e da questa follia con l’aiuto di altri spiriti affini possiamo almeno cercare di uscirne, fortificando i nostri rapporti. Avere rispetto per noi stessi, verso il prossimo e la natura, non sono tematiche che possono aspettare. Che mondo sto lasciando ai miei figli? È una domanda angosciante perché non c’è una “fiducia sociale”. Forse per paura di essere derisi non ci esponiamo e non giochiamo un ruolo attivo in questa rinascita. Io provo a dirlo con la musica. In questo lungo viaggio mi è capitato di conoscere una ragazza affetta da ADHD, bambini a cui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger e, non ultime, tantissime solitudini virtuali presenti nei nostri canali social. Figure solo apparentemente più deboli e ai margini, in realtà capaci di vivere e amare in maniera più intensa e sincera. Tutto questo è confluito nel concept e ha abbracciato canzoni vecchie e nuove in un arco temporale di 25 anni. Ho capito che la mia scrittura ha sempre avuto un unico denominatore, guardando al futuro ripartendo dal presente. La musica è politica e può guidare al cambiamento, oggi più necessario che mai. Dobbiamo vivere in maniera meno egoistica e superficiale, dobbiamo giocare un ruolo politicamente attivo e lasciare un segno del nostro passaggio per il bene comune, rifiutando senza timore la competizione e ripudiando egoismo e narcisismi nazionali di stampo nazifascista.

A proposito di musica, quando e come ti sei avvicinato ad essa?

Ricordo fin da piccolino a casa tanta musica classica di cui era appassionato mio padre e che io ascoltavo passivamente. Poi a dieci anni dall’alto del cielo arrivano gli Europe con The Final Countdown, e da lì ho capito che mi sarebbe piaciuto, un giorno, scrivere canzoni così belle. Apprezzavo molto anche il loro look: capelli lunghi, orecchini, braghe in pelle. Il rock mi ispirava questo gran senso di libertà per cui di giorno potevi essere uno studente qualunque e la sera ti trasformavi in questo supereroe di cui tutti erano innamorati. Per farla breve: d’improvviso la musica era diventata la cosa più importante della mia vita e non sono più riuscito a levarmela di dosso. I miei gusti sono cambiati, o si sono affinati, solo al Liceo, soprattutto grazie a Ginger Baker dei Cream che avevo visto in un vecchio programma televisivo su TMC (Telemontecarlo).

Sei legato a grandi band e artisti del passato come The Doors, Neil Young, Bob Dylan, Blind Melon, Nirvana tanto per citarne alcuni, oggi c’è qualcuno che ti ha particolarmente colpito?

Idles e Big Thief sono sicuramente le mie due band preferite. Di loro ho quasi tutti i dischi. Adoro anche Adrianne Lenker (dei Big Thief) in veste solista. Sempre grazie al sopracitato Spotify mi sono innamorato della musica di Sophie Jamieson che ritengo la più grande autrice vivente. Attraverso amici e social ho scoperto: Damien Jurado, Sivert Hoyem e Natalie Bergman.  Quest’ultima l’ascoltavo in cuffia d’estate ed ero estasiato dalla sua voce. Purtroppo, quando mi accorsi che il suo canto era rivolto esclusivamente a Dio, l’ho sentita banale, mi sono sentito escluso e non sono più riuscito ad apprezzarla. Tornando alla Finlandia consiglio vivamente Hulda Huima (il brano Serenadi) e Lau Nau. Quest’ultima è autrice di colonne sonore per il cinema e di album a proprio nome.  È l’artista che ho ascoltato più volentieri negli ultimi anni. Stravedo per due canzoni in particolare: Poseidon e Nukahtamislaulu. Sempre dalla Finlandia non va poi scordata Mirel Wagner di cui si sono però perse le tracce dopo il secondo disco uscito nel 2014.  Recentemente, inoltre, mi sono avvicinato ad artisti che in passato ho avuto modo di ascoltare pochissimo o che, addirittura, non conoscevo: Bonnie Prince Billy, Thomas Feiner e Phil Elverum soprattutto.  Mia figlia invece di nove anni mi ha fatto riscoprire Iggy Pop. Abbiamo ascoltato alla nausea I Want To Go To The Beach. Anche gli Him (e Ville Valo nella sua lingua madre con i The Agents) si sono rivelati una bella sorpresa. Un conto è conoscere qualche singolo, altra cosa è addentrarsi con bramosia nell’intera discografia di un artista. Arrivo in ritardo pure con l’ultimo Leonard Cohen, amato grazie a Terhi che mi aveva fatto conoscere il brano Nevermind. Non ultima, ovviamente, tutta la produzione degli amici con cui collaboro.

La Finlandia, un Paese che citi spesso e al quale sei molto legato, cosa rappresenta per te?

La Finlandia ha rappresentato una rinascita artistica e affettiva. Ascoltare These Gloves (composto fra Helsinki e la mia isoletta di Chioggia) significa leggere le pagine del mio diario e ritrovarsi all’interno di questo film. È stata un’esperienza unica e magica interrotta sentimentalmente per soli motivi familiari. Tuttavia continuo a tornarci e ogni volta sento di appartenere a quei luoghi. L’anno scorso sono volato a Rovaniemi con i miei figli per conoscere Babbo Natale e vorrei, quando saranno più grandi, che valutassero l’idea di completare lì i loro studi. Adoro il cinema di Kaurismaki, di cui penso di aver visto tutti i film. Soprattutto “L’uomo senza passato” dove, nel finale, la grandissima Annikki Tahti interpreta Monrepos’n. Consiglio anche la lettura del romanzo L’urlo della terra di Timo Mukka. In Finlandia sono riuscito a presentare le mie nuove canzoni. L’aprile scorso ho tenuto tre concerti fra Turku e Helsinki. A giugno sarò invece ad Imatra per altri due live dove mi aspettano Tin Sky e O’man. Il mio These Gloves è stato ben recensito ed è risultato, in un piccolo blog, il miglior album estero del 2024. Ho ricevuto apprezzamento da parte di alcuni artisti locali e da Radio Rock Helsinki che spero possa, un giorno, trasmettere le mie canzoni.

C’è un tuo concerto che ti è rimasto particolarmente nel cuore?

Il concerto che ricordo più volentieri si è svolto allo String Music Festival nel giugno del 2022. In quell’occasione era presente anche Terhi. Il disco non era ancora uscito e per la prima volta ha sentito i nuovi pezzi che hanno emozionato entrambi. L’organizzatrice dell’evento, Paola Marchiori, mi ha definito poeta e sento ancora vivo l’entusiasmo e l’abbraccio del pubblico. La stessa estate ho avuto l’opportunità di conoscere e aprire ad un mio idolo, Duke Garwood, con cui sono ancora in contatto. In un altro live (nel quale fra il pubblico era presente Marco Degli Esposti che ancora non conoscevo) ho suonato, su invito di Lorenzo Mazzilli, nel giardino estivo del Banhoff. Era il primo concerto a cui assistevano i miei figli. Erano seduti in prima fila e a volte bisticciavano, oltre ad essere davvero chiassosi negli applausi. Durante i primi tre brani ho dovuto fare il papà per “contenerli”.  Siamo rincasati attraversando la mezzanotte in auto, loro addormentati dietro, fra il 20 e il 21 agosto, giorno del mio compleanno. È il momento più bello che ricordo. Infine non posso non citare i concerti dell’aprile scorso in Finlandia. Seppur esausto per le poche ore di sonno, gli orari impossibili degli aerei, i continui spostamenti in treno e autobus, l’esperienza è stata indimenticabile. Volevo suonare laddove era nato These Gloves e, senza aiuti esterni ma facendo tutto da solo, ci sono riuscito. Sono esperienze che danno valore a tutto l’impegno che ogni artista mette nella propria musica.

Visto il tuo amore anche per la poesia e il cinema, hai mai pensato a dar vita ad un progetto in cui fai incontrare queste due arti con la tua?

Ho sempre considerato il formato del videoclip come il veicolo migliore per propormi. Nella mia visione musica, parole e immagini confluiscono. Mi rendo conto che ascolto e lettura separati permettono di viaggiare senza vincoli e che accompagnare un brano con un video può imbrigliare la fantasia divenendo mero veicolo promozionale, tuttavia è un rischio che mi sento di correre. Il mio amore per il cinema è nato grazie ai primi di film di Hal Hartley che hanno totalmente mutato la mia visione dell’arte in generale. Anche nel cinema di Kaurismaki la musica è fondamentale, tanto da proporre brani suonati per intero piuttosto che spezzoni. Tornando nello specifico alla tua domanda, le canzoni presenti nel mio primo album (All The Seasons Of The Day) sono poesie tradotte in inglese, e avrei voluto, se ne avessi avuto le possibilità, girare un piccolo documentario. I miei progetti futuri includono un album in cui alternare poesie/reading a brani veri e propri scritti in italiano. Anche questa potrebbe essere un’ottima occasione per pensare ad un mini-film. Se poi tu aprissi uno dei miei cassetti ci troveresti la sceneggiatura di un film vero e proprio, chissà, forse un giorno…

A proposito, hai qualche spettacolo in programma prossimamente?

Come anticipato, a giugno torno a suonare in Finlandia. Non sono riuscito ad organizzare altro. Six String Eps ha assorbito per intero questi ultimi otto mesi. Sarà quindi difficile organizzare dei live prima dell’autunno. Mi godrò quindi l’estate assieme ai miei figli.

Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà per chiudere questa intervista come preferisci.

Devo dire che è una delle interviste più ampie che abbia affrontato, e ne sono molto felice. Senza salire su nessun podio posso solo sottolineare che un cambiamento a 360 gradi è necessario. In tutta onestà non vedo futuro. In giro c’è un atteggiamento passivo e remissivo. Questo senso di accettazione e impotenza porta ad attaccare violentemente chi si adopera davvero per il cambiamento. La mia generazione ha fallito ma dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo lasciare questo pianeta senza aver dato il nostro contributo. Ai nostri figli aspetta un compito molto difficile ma mi auguro non impossibile. Ti ringrazio nuovamente Marco per il tempo dedicatomi.

MARCO PRITONI