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TIMOTHY MOORE – Intervista al cantautore italo-inglese

TIMOTHY MOORE – Intervista al cantautore italo-inglese

Ph. VirginiaBettoja TimothyMoore 5M8A2055

Quella che segue è una sintesi della bella chiacchierata che ho fatto con Timothy Moore, artista italo-inglese che dopo una lunga gavetta è giunto al suo primo album solista.

Ciao Timothy, innanzitutto benvenuto su Tuttorock e complimenti per l’album “Where Dreams Are Made”, uscito il 14 ottobre sulle piattaforme digitali su etichetta Ourtime/Believe,  ascoltando questo disco, c’è la sensazione di essere davanti ad una grande produzione di un artista già confermato, invece è il tuo primo lavoro. Usciranno le copie fisiche dell’album?

Ciao Marco! Grazie, avere il disco in mano è una cosa che mi piace molto, anche la musicassetta o il vinile. Poi c’è il libretto, diventa un oggetto fisico da custodire negli anni. Ho come l’impressione che le cose digitali possano finire nel dimenticatoio, i cellulari o un computer hanno una vita corta, invece un oggetto fisico come un cd o una musicassetta prima o poi ti ritrova anche se lo nascondi da qualche parte. Sicuramente faremo uscire il vinile, non so quando ma è una cosa che vorrei fare.

Com’è nata l’idea di fare un album solista?

Vengo da una storia musicale abbastanza lunga in diversi paesi, ho vissuto a lungo in Spagna, a Barcellona, dove mi sono fatto le ossa e dove ero leader di una band di nome Mood, avevamo un disco col quale abbiamo fatto 8 tour in giro per il mondo tra cui Canada e Brasile. Questo è il mio primo disco da solista ma di esperienza ne ho parecchia.

Tu hai origini inglesi, vero?

Sì, mia madre è inglese e mio padre italiano, ho molti più parenti in Inghilterra che qua. Sono cresciuto principalmente in Italia ma ci sono stati lunghi periodi in cui ho vissuto a Londra e comunque andavo là 4 mesi ogni anno in cui frequentavo anche la scuola. Poi ho vissuto 13 anni a Barcellona, un pò in Svizzera, ora vivo nel Nord dell’Italia ma continuo ad andare spessissimo in Inghilterra dove dopo un pò che non vado mi manca.

Il titolo dell’album significa “dove nascono i sogni”. Quali sono i tuoi sogni?

I miei sogni? Beh, devo dirti la verità, ho avuto sempre solamente un grande sogno che è quello di vivere di musica. Il mio primo obiettivo non è la fama ma è l’effettiva possibilità di vivere di musica, purtroppo viviamo in un mondo in cui se non guadagni non vivi. Il mio sogno si sta avverando, sono veramente felice. Poi oh, se viene un pò di fama ben venga ma non è il mio primo obiettivo.

Come nasce una canzone di Timothy Moore?

Io sono un autore e compositore, mi baso molto sull’istinto, non mi metto lì a dire “ora mi siedo e scrivo una ballad o un pezzo cattivo”. È come se le canzoni arrivassero attraverso la chitarra o il piano, come se fossero già scritte nell’universo e giungessero a me. Appena ho quest’istinto prendo la chitarra o il piano e lavoro sul brano, ho imparato a non forzare il processo creativo anche perchè quando l’ho fatto non è mai uscito niente di buono, ci sono periodi anche che durano un mese in cui non mi viene in mente niente.

Ho notato una grandissima professionalità sia nella produzione del disco sia nei due video usciti finora, “5 in the Morning” e “Lost at Sea”.

Vorrei che il mio standard fosse alto, per fare una cosa di qualità ci sono tanti modi. Ho avuto la fortuna di lavorare con due produttori diversi su questo disco, uno è Francesco Arpino che è colui che ha prodotto la maggior parte delle canzoni inclusa “5 in the Morning”, ragazzo bravissimo, ha lavorato a Londra e in giro per il mondo, ora è tornato a Roma. Invece su “Lost at Sea” e “Broken”, il brano più particolare del disco, il produttore è stato Michele Tadini, musicista di musica classica moderna e produttore di musica elettronica che lavora all’estero. Ho lavorato quindi con due persone molto internazionali e molto preparate sul mio background musicale ma con la conoscenza del mondo moderno, sono contentissimo, sulla qualità del disco non ho nulla da dire, poi, i gusti sono gusti, può piacere o no. Nei video abbiamo cercato di fare la stessa cosa, per cui abbiamo fatto dei videoclip che raccontano la storia in modo elegante, infatti sono entrambi in bianco e nero, con un’estetica simile tra loro. È un’epoca questa in cui vanno di moda cose con contenuti poco artistici quindi abbiamo voluto distinguerci.

Le tue sonorità rimandano alla scena britpop degli anni ’90 e sei riuscito a rendere attuali quei suoni. È quello il tuo genere musicale preferito?

Sicuramente gli anni ’90 sono il mio periodo musicale preferito, riguardo al britpop, è una cultura che mi ha preso da subito, essendo io per metà inglese mi ci sono rivisto subito. Ogni volta che mi trovavo lontano dall’Inghilterra e sentivo il britpop mi tornava in mente l’altra casa mia, Londra. Degli anni ’90 mi piace tutto, dal grunge all’hip hop, penso sia stato un decennio di alta qualità musicale ed artistica che un pò si è persa ma in questo periodo stiamo apprezzando molto quelle cose. Abbiamo visto nascere e morire due generi in quegli anni, il grunge e il britpop ma hanno influenzato tutto ciò che è venuto dopo. Io comunque non voglio copiare il britpop, mi viene naturale scrivere in un certo modo che ricorda quel genere, i miei gruppi preferiti, Blur, Supergrass, Pulp, che erano i miei diamanti, appartengono a quel tipo di musica.

La sera dell’uscita dell’album l’hai suonato quasi totalmente in diretta Instagram, i social sono la nuova frontiera della promozione musicale? Hai in programma un tour?

Ci saranno delle date sicuramente ma visto che non avevamo programmato un concerto in concomitanza con l’uscita del disco abbiamo organizzato questa cosa completamente nuova per me. Fare un concerto davanti ad un telefono è una cosa strana, la cosa più bella della musica è lo scambio di energia tra artista e pubblico, è stata dura, difficile da mantenere ma divertente anche se non vedi niente e non senti applausi. Può essere che ogni due settimane diventi un appuntamento fisso.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Non smetto mai di scrivere, ho già tantissime canzoni nuove non ancora prodotte, penso di andare avanti come solista, è la prima volta che mi trovo senza una band quindi stiamo cercando di capire cosa fare, se prendere musicisti che possono variare o creare una band fissa. L’obiettivo è fare tanti live, con un gruppo o da solo, non importa, mettetemi su un palco e sarò sempre contento.

Per finire, grazie del tempo che ci hai dedicato, vuoi salutare e dire qualcosa ai lettori di Tuttorock?

Grazie a te Marco! Grazie a tutti voi lettori virtuali, fate molto bene a leggere, continuate a farlo, fatemi sapere cosa ne pensate del mio disco, commentate, palesatevi.

MARCO PRITONI