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THE LAST SOUND REVELATION – Intervista alla progressive metal band romana

THE LAST SOUND REVELATION – Intervista alla progressive metal band romana

I The Last Sound Revelation sono un quartetto progressive metal romano e nel loro sound variopinto oltre al metal e al progressive c’è l’hard rock e il blues e altre sfumature. Scrivono e suonano musica completamente strumentale, preferendo esprimersi in note più che in parole. Ho avuto il piacere di intervistarli e di seguito il resoconto dell’intervista.

Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock. Un breve storia dei The Last Sound Revelation, da dove nasce l’idea di formare la band?
Francesco: Il progetto nasce nel 2005 da una mia idea e del bassista Niccoló con l’intenzione di comporre brani strumentali e gettare le basi per quello che oggi chiamiamo The Last Sound Revelation. Io e Niccoló (basso) proveniamo da un background Metal, Tiziano (batteria) dall’Hard Rock e Valerio (chitarra) dal Progressive Metal. Il progetto punta a stimolare in chi lo ascolta un’esperienza emozionale che richiama immagini e stati d’animo interiori cercando di conquistare anche chi questo genere di solito non lo segue e contemporaneamente, ad offrire un prodotto che sia il più originale e diverso possibile.

Il significato del nome? Perché The Last Sound Revelation?
Tiziano: Qui si parla di suono come strumento rivelatore di sensazioni ed emozioni e come linguaggio alternativo alle immagini o al testo. Legata a questa visione d’insieme vi è poi la musica che, partendo da una ideazione libera da qualsiasi schema, si lega visceralmente alle sensazioni e alle emozioni del momento per poi imbrigliarle e rievocarle sottoforma di immagini o flashback di un mondo onirico in cui esse si mescolano creando, appunto, la rivelazione dell’ultimo suono.

Perché l’idea di comporre musica totalmente strumentale?
Tiziano: Tutti noi abbiamo avuto un passato in formazioni “standard”, sia cover che inedite. Quello che ci ha accomunato e spinto ad iniziare e proseguire su questa strada è stato il bisogno di espressione scevra da schemi o imposizioni. La libertà quindi di comporre musica e di raccontare una storia senza dover essere legati ad un testo. Non solo, è sempre stata nostra intenzione non obbligare l’ascoltatore a seguire il nostro stesso viaggio interiore ma bensì essere semplicemente un “mezzo” con il quale, chi ci ascolta, può viaggiare dove e come vuole. Possiamo dire che il minimo comune denominatore della nostra musica sia la Libertà!

Band e musicisti che hanno influenzato la vostra cultura musicale?
Francesco: Credo di parlare a nome di tutti i componenti della band affermando che di certo il genere che accomuna tutti sia il Classic Rock quindi mi riferisco a band come Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd, etc. A supporto ci sono anche le contaminazioni moderne quindi potrei citare band come Tool, Opeth, Porcupine Tree, Dream Theater, etc. e sul piano strumentale Russian Circles, God Is An Astronaut, Long Distance Calling, etc.

Con una canzone si cerca di dare espressione alle parole, voi usate solo le note, come fate a dare espressione ad ognuna di esse?
Tiziano: Ogni nostro brano è il risultato della somma delle nostre esperienze di vita, strettamente collegate al concept stesso dell’album. Una sorta di pozione magica nella quale ognuno di noi mette un ingrediente, sapientemente dosati e mescolati fanno sì che la magia accada. E’ una questione di alchimia, che tra di noi si è creata fin da subito e che continua ad ardere.

Hard rock, metal, blues e progressive, generi musicali importanti. I generi musicali del vostro sound. Voi come definite il vostro sound?
Tiziano: Poliedrico sicuramente. Possiamo anticipare però che i nuovi brani strizzeranno l’occhio a sonorità più metal e prog. Nonostante i nostri background siano molto diversi, cerchiamo sempre di lavorare fuori dalle rispettive comfort zone, entrando ed interpretando il sound degli altri membri sempre al servizio del risultato finale. Nel mio caso, ad esempio, l’aggiunta del doppio pedale.

ll vostro logo ha un significato particolare, volete spiegarlo?
Tiziano: Il nostro logo esaspera la stilizzazione del nome della band in favore di una simbologia dal sapore arcaico nel momento in cui lettere T, L e R diventano, quasi come geroglifici, ┌,└ e ┌ e universale laddove la S, nella sua forma braille, sottolinea la potenza evocativa della musica.

State scrivendo nuovi brani?
Tiziano: Assolutamente si. Abbiamo già pronto un singolo che uscirà a breve e stiamo perfezionando gli altri brani che comporranno il nuovo album che speriamo di riuscire a pubblicare entro fine 2023.

Ci saranno differenze rispetto alle vostre composizioni passate?
Tiziano: Sono brani più maturi sicuramente, più complessi sia a livello compositivo che di esecuzione. Abbiamo nuovamente alzato l’asticella anche grazie all’ingresso in famiglia di Valerio, l’anno scorso, con il quale abbiamo trovato la nostra “quadra”. La maggior parte dei nuovi brani li avevamo già scritti ma, con l’aggiunta delle sue idee, tutti i pezzi del mosaico sono andati al loro posto. Abbiamo finalmente capito qual è il sound che vogliamo e l’impatto che desideriamo arrivi agli ascoltatori.

Non avete testi ma so che ogni vostro brano ha un significato, quale è il segreto per trasmettere questo significato a chi ascolta la vostra musica?
Niccolò: La musica è un’arte evocativa e sincera, che può essere legata ad un testo o esistere, a prescindere da esso, continuando ugualmente, a rappresentare le emozioni e le idee di chi la crea. Non esiste un vero e proprio segreto per cui avviene il processo di traduzione tra il suono e il significato, sta a noi musicisti dare il meglio nell’ideazione e nell’esecuzione dei pezzi per trasportare l’ascoltatore verso le stesse emozioni che ci hanno guidato nella loro creazione.

Progetti futuri? Oltre ai nuovi brani anche concerti?
Niccolò: La creazione e l’arrangiamento dei pezzi per il nuovo album, che occuperà gran parte dei prossimi mesi, è un processo imprescindibile da cui partiremo per dare il via ad una serie di live in Italia e all’estero tra cui un tour di tre date ancora da definire in Lettonia.

Gli album da portare in un’isola deserta?
Niccolò: Per quello che mi riguarda, uno degli album che sicuramente spererei di avere su di un’isola deserta è “Wish You Were Here” dei Pink Floyd, un classico senza tempo che sa darmi emozioni sempre nuove ad ogni ascolto. Tra gli altri che mi porterei vi sono: “Lateralus” dei Tool, “Orchid” degli Opeth e “Station” dei Russian Circles.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio per entrare nel vostro mondo musicale.
Niccolò: Grazie per questa bella intervista e per averci permesso di far conoscere il nostro gruppo ai vostri lettori! Chiudete gli occhi, aprite la mente, giocate con il pensiero e quando quel garbuglio di suoni e ritmiche distorte che compongono il mondo sembreranno trovare un senso, allora e solo allora, avrete trovato la rivelazione dell’ultimo suono.

FABIO LOFFREDO