TAVO – Intervista a Francesco Taverna su “Theia”

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In occasione dell’uscita del suo nuovo Ep “THEIA” ho intervistato TAVO alias di Francesco Taverna.

Ciao Francesco, piacere di averti sulle pagine di TuttoRock, vuoi iniziare a raccontarci come ti sei avvicinato alla musica? I tuoi primi ascolti e come ti hanno portato alla decisione di intraprendere la carriera di cantante?
Ciao! Il piacere è mio. Ho iniziato a suonare esattamente 15 anni fa. In casa, fin da piccolo, c’è sempre stata una chitarra. Apparteneva al fratello di mia madre, mio zio. Lui faceva l’animatore turistico alle Seychelles. Dopo la sua scomparsa nell’oceano, per salvare un turista che stava annegando, la sua chitarra è una tra le poche cose che sono rimaste. In casa passavano i dischi dei cantautori italiani. Il mio avvicinamento alla musica è stato quasi involontario. A sedici anni ho pensato che avrei voluto fare questo mestiere. Mi sono messo a studiare chitarra, ho suonato in vari gruppi solo come chitarrista. In uno in particolare ho fatto una grande gavetta quasi 400 concerti in sei anni. Dopo il diploma ho studiato al conservatorio chitarra jazz e contemporaneamente intrapreso la carriera solista grazie al supporto di Noize Hills Records, la mia attuale etichetta. Ed ora eccomi qua! 

Ci vuoi raccontare del premio Soundreef che hai vinto come Miglior Performance Live e Roster? Quanta importanza ha per te il palco dal vivo?
In realtà sono due cose distinte. Soundreef mi ha intervistato ed inserito nel suo roster. Credo apprezzassero il progetto. Mentre Il premio miglior performance live mi fu consegnato al Tendenze Festival. Il palco dal vivo per me è tutto. Sono maniacale in sala prove. A volte credo di farmi odiare dagli altri ragazzi che suonano con me (Lorenzo e Daniele). Ma rompo le scatole per una buona causa. Uno spettacolo dal vivo è un’esperienza a 360° perciò nulla può essere lasciato al caso e tutto va studiato. Almeno, questa è la mia idea. Suonare è la parte che più amo di questo mestiere anzi, forse l’unica che amo davvero. Il palco è il luogo in cui si può affermare o distruggere la propria credibilità. 

Dopo un album full lenght ora abbiamo questo nuovo EP, Theia, cosa ci puoi dire riguardo questo nuovo lavoro? Mi ha colpito particolarmente “L’astronauta e l’indiano” per la sua atmosfera e “Sott’odio” che lascia il cantautorato per scatenarsi, pare quasi un brano ska.
Theia fu il gigantesco pianeta che collidendo con la Terra scagliò i detriti in orbita. Questi, per la legge di attrazione gravitazionale si riunirono fino a formare la Luna. È bello scoprire che la luna, il satellite che ci sembra così extraterrestre, è in realtà composto della stessa materia della Terra. È una costola strappata alla terra. Un punto chiave per comprendere l’EP è come da una catastrofe del cosmo, sia nata l’unica possibilità che aveva la vita di esistere. Infatti, senza la Luna, non ci sarebbe nulla su questo pianeta. Ho usato queste metafore sull’universo per raccontare alcuni momenti della mia vita colmi di errori e disastri, senza i quali però non ci sarebbero mai state molte cose belle. “L’astronauta e l’indiano” erano due giocattoli che avevo da piccolo. Ho messo questa traccia in apertura perché li ho immaginati come un “Virgilio” dantesco mentre mi accompagnavano in questo viaggio surreale, onirico. Un viaggio dentro me stesso. Sott’odio invece rappresenta la parte meno “scura” dell’EP insieme a Gange. Si può dire che l’EP segue un flusso notte – giorno – notte. Chiudendo con appunto la traccia “Notte”. 

Cosa vuoi trasmettere con le tue canzoni, i tuoi testi?
Attraverso le mie canzoni, in particolare in Theia descrivo volti, paesaggi e situazioni solo ed esclusivamente. Attraverso immagini e sentimenti. Non utilizzo mai descrizioni materiali. Cerco sempre di lasciare all’interno dei miei testi uno spazio nel quale l’ascoltatore possa immaginare i protagonisti del racconto. Per me, i libri, le storie e le canzoni belle. Seppur fitte di dettagli. Lasciano sempre questo spazio d’immaginazione. Io, nel limite delle mie capacità, provo a farlo. 

L’ispirazione per scrivere le tue canzoni dove nasce?
Buona parte dei miei testi è autobiografica o comunque racconta di storie o persone che fanno parte della mia vita. Perciò sarò banale, ma una qualsiasi delle mie giornate può potenzialmente essere la mia più grande ispirazione. 

Progetti futuri?
Moltissimi. Dopotutto sono ancora al primissimo gradino di una lunga scalinata. Quest’anno sarei dovuto partire con il secondo tour. Per il primo anno avevo una vera produzione alle spalle per quanto riguarda i live, con tecnici audio e luci molto in gamba. Alcuni lavorano anche con noti artisti, tra cui Ermal Meta, Cristicchi, ecc. Ma ahimè si è congelato tutto quanto. Spero si possa riprendere al più presto perché aspiro a suonare tanto! É la parte che più amo di questo mestiere/atto di fede (visti i tempi). A fine anno è comunque in programma il disco completo. Ma non posso ancora anticipare nulla. 

Ascolti interessanti che ti piacciono al momento?
In questo preciso momento sto ascoltando molto Motta ed i Peach Pit. Ma sugli ascolti tendo a variare molto di giorno in giorno. Ascolto ogni genere o artista se mi piace.

MAURIZIO DONINI 

Band:
Tavo – voce

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