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SISTA RACCONTA I LIMITI DEL NOSTRO TEMPO NEL SINGOLO “SOSPESI”

SISTA RACCONTA I LIMITI DEL NOSTRO TEMPO NEL SINGOLO “SOSPESI”

Abbiamo incontrato Sista, nome d’arte di Silvia Gollini, cantautrice e musicista che ci racconta del nuovo singolo “Sospesi” e dei limiti del tempo sospeso, in questa fase difficile della nostra vita e per l’arte tutta.
Il nuovo progetto artistico non intende mettere in luce solo le difficoltà derivanti dalla pandemia, dai vari lockdown e dall’emergenza sanitaria ma illustrare anche, con profondità, il momento che stiamo vivendo attraverso un flusso di pensieri, con una intensa e profonda riflessione su tutto quello che si potrebbe cambiare o che c’è da cambiare. “Rallentare” – dunque –  “diventa la cosa più semplice da pensare ma la più difficile da farsi”.
Il brano è accompagnato da un bellissimo videoclip per la regia di Marco Gollini che vede protagonista la stessa artista “imprigionata” metaforicamente da corde che la trattengono, così come i pensieri: cercare di sciogliere quei nodi con la “vita che rinasce” una volta liberi dai nostri legami, lacci, interiori.  Barriere, quelle che incontriamo per tutta la vita e che ogni giorno vanno a toccare le nostre libertà. Una sottile e intensa metafora della difficoltà del nostro vivere quotidiano ma anche la speranza di una libertà assoluta e di un futuro diverso. “Sospesi” fotografa esattamente il nostro tempo, immortalando le sfide, le contraddizioni e il vivere dei nostri giorni. Sista è un’artista versatile e brillante: autrice, cantautrice, musicista, 25 anni di esperienza sui palchi e collaborazioni importanti che spaziano dal teatro alla televisione passando per la raffinata canzone d’autore italiana. Nulla apre gli occhi della memoria come un testo profondo e intenso.

Sei molto attiva in campo internazionale, la tua nuova canzone rappresenta il tuo debutto in italiano?
Sì, è stata una deviazione del progetto Sista, nato fra Londra e Italia con i primi singoli “ Time4” e “Wednesday freedom”, la pandemia mi ha trattenuto in Italia, dove vivo e lavoro come autrice ma era previsto di tornare a Londra per tre mesi per finire il progetto.

Parliamo del tuo singolo “Sospesi”: come nasce, qual è la tua esigenza creativa?
Sospesi nasce nei prime mesi di Lockdown , questo fermarci tutti contemporaneamente ha scatenato una riflessione profonda sul modo in cui viviamo , e soprattutto sul guardare le cose da un altro punto di vista , questa canzone è un incentivo a riflettere su “dove stiamo andando” e propone di cambiare qualcosa come “imparare a rallentare” ridando valore alle piccole cose che ci perdiamo a causa del nostro modo di vivere frenetico.

Quanta libertà e quanta legge di mercato c’è in quello che scrivi o che scrive un artista, oggi?
Finora la legge di mercato non ha intaccato la mia libertà di scrittura e spero fortemente che la pressione delle nuove regole discografiche non crei “dubbi” su ciò  che “dovrebbe” essere il prossimo singolo: credimi non è facile a volte mantenere la calma, ma credo che essere indipendenti ti svincoli da calcoli su streaming,  like e views che secondo la mia opinione non dovrebbero avere voce in capitolo.

L’indipendenza si paga, anche nell’arte e nella musica?
Certamente. Da sempre. Sicuramente seguendo l’istinto potresti non essere mainstream ma la bellezza di viaggiare da soli è non dover rendere conto a nessuno. Fantastico !

Come cambiare la cultura musicale, nel nostro Paese? E perché è così difficile fare cultura, in Italia?
Bella domanda. La cultura musicale va prima cambiata nelle scuole e nelle accademie, che dovrebbero aprire la mente a tutti gli stili dal jazz , al blues , folk, musica tradizionale e popolare, secondo la mia opininione. E’ difficile in Italia perché un Paese che non riconosce la musica come una professione , non la tutela , non la regolamenta , e non la considera nemmeno in caso di pandemia, diffonde e conferma la credenza ancora diffusa che il musicista , a meno che non lavori in tv o in tournee’ non esiste o potrebbe non meritare rispetto.

Raccontaci il tuo percorso artistico: come nasce la tua passione per la musica e come diventa un mestiere, una professione?
La mia passione è nata il mio stesso giorno alla stessa ora. Sono salita sul palco a 16 anni e ho continuato per 25 anni, tantissimi live come solista acid jazz, soul funk (da qui il mio nome) in Italia e all’estero fino a tournee’ italiane come corista e tv, teatro, autrice in Italia.

E’ diverso il fare musica, fuori dai confini nazionali?

Sì, c’è sicuramente un approccio meno diffidente alla musica inedita , curiosità e scambio musicale attraverso jam session , open mic , dove tutti i giorni si può ascoltare o suonare la propria musica; la trovo una forma di libertà espressiva di grande valore che regala all’artista la possibilità di esprimersi e condividere con le persone. Questo non vuol dire che sia facile, il livello è alto (Londra, New York) ma non puoi far altro che evolvere.

Un tuo pensiero sul Festival di Sanremo 2021, mai come quest’anno sono tantissime le polemiche, in ogni dove e in ogni sfumatura: resterà negli annali come Festival-Covid?
Credo che quest’anno ci siano in ballo grossissime responsabilità politiche, sociali. Per quelle musicali mi auguro con tutto il cuore che dopo un anno così terribile , che siano almeno belle canzoni , sarebbe veramente una cattiveria !

A volte nella musica si possono trovare le risposte che cerchiamo? Un tuo pensiero sui luoghi di cultura chiusi, in piena (ancora) emergenza sanitaria.
La musica per chi la scrive è a volte un diario intimo e una via di salvezza , e spesso risponde alle nostre domande o ne crea altre a cui non volevi rispondere.
Sui luoghi di cultura chiusi non posso che rispondere con perplessità , comprendo l’emergenza ma sembrano esserci contraddizioni , Sanremo compreso…Mi auguro solamente che dopo questo periodo di assenza, saremo mancati cosi tanto che l’interesse per la Cultura ritrovi nuovo rispetto e la giusta considerazione. Amen.

Alessandra Paparelli