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Sherwood Festival: lo storico evento padovano dall’anima sempre più green

Sherwood Festival: lo storico evento padovano dall’anima sempre più green

Continua il nostro viaggio nel mondo dei grandi festival italiani, che dopo due anni complicati provano a riallacciare le fila con la propria storia.

Oggi ci occupiamo di una realtà ormai consolidata da oltre trent’anni: lo Sherwood Festival.
Abbiamo parlato con il suo direttore artistico
Alex Favaretto per farci raccontare l’edizione 2022 e non solo.

Ecco l’intervista:

Ciao Alex, parlaci del festival: come nasce?

Lo Sherwood nasce a Padova all’inizio degli anni ‘90. Inizialmente vede come protagoniste diverse location della città, fino a quando nel 2000 approda nel parcheggio nord dello stadio Euganeo. Location diventata ormai fissa da allora. Il festival è costruito dall’unione tra gruppi sociali del nord-est e varie associazioni, per trasformare un parcheggio vuoto in una città dentro la città. Da più di venti anni infatti quell’area per un mese diventa uno spazio di socialità dove convivono sport, cultura e concerti. Rendendo questo festival indipendente una realtà quasi unica nel suo genere.

Parliamo dell’edizione che è ormai alle porte. Com’è strutturata?

Quest’anno dopo lo stop del 2020, e l’edizione un po’ più “locale” dello scorso anno, il festival torna ad avere un respiro internazionale. Dal 15 Giugno al 16 Luglio ci sarà l’edizione 2022 che ha come claim “Il richiamo della foresta”. Per ritrovarci lì sotto il palco come da tradizione, a vivere insieme i concerti e fare nuove amicizie. Nel pieno spirito dello Sherwood.
Gli ospiti sono tanti. Da quelli internazionali come Offspring, Anti Flag e Skunk Anansie agli italiani Caparezza, Gemitaiz, Subsonica e Frah Quintale. Per citarne qualcuno. Sul sito e sui nostri social si può trovare il calendario completo.

Com’è stato per chi è dentro al festival vivere i due anni di pandemia?

Non è stato un periodo facile. Dopo tanti anni di lavoro e impegno fermarsi così all’improvviso è stato un duro colpo, e questo per quanto riguarda il 2020. L’anno scorso invece siamo riusciti a farlo seppur in forma ridotta, e ciò ci ha dato una boccata d’ossigeno non solo economicamente. Perché il festival è un pilastro dell’estate padovana, un momento di aggregazione incredibile. E quindi quest’anno siamo ancora più felici che si possa ripartire a pieno regime.

So che il festival sta diventando sempre più green.
Puoi raccontarci questa lodevolissima iniziativa?

Dal 2019 lo Sherwood ha intrapreso questa campagna che si chiama: “Sherwood Changes for Climate Justice”. Nel primo anno di  attività, collaborando con una startup chiamata One Nature, siamo riusciti a dimezzare l’impatto carbonico che il festival produce. E questo grazie ad azioni ben specifiche. Innanzitutto la raccolta differenziata, maggiormente implementata durante gli eventi, e la scelta di virare sempre più su materiali biodegradabili, eliminando quasi completamente la plastica. Ma anche scegliendo un fornitore di energia etica, e sensibilizzando il pubblico a raggiungere il festival in bici o tramite le navette gratuite che avevamo messo a disposizione.
Oltre a questo abbiamo piantato 100 alberi nella città di Padova. Quest’anno continuiamo il progetto con una visione a lungo termine. Ossia entro 10 anni arrivare a produrre più ossigeno che anidride carbonica grazie al festival. Nell’immediato abbiamo altri alberi da piantare sia in Italia che in altre parti del mondo, e speriamo che il nostro pubblico ci aiuti a farlo. 

Grazie Alex, è stato un piacere fare questa chiacchierata!

Grazie a te per lo spazio dedicato allo Sherwood!

A cura di Francesco Vaccaro