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SAMUEL – dal GOA BOA Festival al Firenze Rocks

SAMUEL – dal GOA BOA Festival al Firenze Rocks

Samuel, ecco il tuo primo disco.
Il codice della bellezza è il mio primo disco solista che è uscito il 24 febbraio per Sony Music e che racchiude tutto il mio mondo musicale perché rappresenta l’incontro di elettronica e canzone pop.Quest’esperienza da solista è nata dall’esigenza di mettermi alla prova e di voler assumere la responsabilità di un progetto tutta sulle mie spalle, per capire fino a che punto potessi spingere i miei limiti. L’album parla d’amore e delle sue varie fasi e sfaccettature, come l’abitudine e la noia, che arrivano dopo la prima esplosione iniziale. Ho scelto come titolo Il codice della bellezza, innanzitutto, perché la bellezza è un concetto che si abbina all’amore in quanto è la prima arma che usiamo per farci amare, la bellezza che intendo si riferisce però piuttosto ad un equilibrio interiore da raggiungere per poter essere amati. Ho guardato quindi alla bellezza non come concetto solamente estetico, ma come una scrittura interiore fatta di eleganza, sensibilità, ironia che rende belli gli esseri umani. Già molti anni fa avevo avuto l’idea del ‘codice’, in quinta elementare avevo deciso di costruirmi un alfabeto mio, un codice appunto, con il quale avevo deciso di affrontare gli studi che stavo facendo e con cui, in pratica, volere decifrare la realtà.  
 
Un successo di audience e critica a Sanremo.
Dopo la pubblicazione dei primi due singoli estratti, La Risposta e Rabbia sono arrivato al Festival di Sanremo con il brano Vedrai. La proposta gareggiare al Festival è arrivata inaspettatamente e io l’ho colta al volo, era troppa la voglia e la curiosità di tornare su quel palco dopo 17 anni. Il pezzo che ho portato parla di speranza e della capacità di riuscire a superare i momenti più difficili grazie alla persona che ci sta vicino. Nel momento in cui ho deciso di partecipare al Festival, mi è tornato in mente un ricordo di quando ero piccolo, avevo 6-7 anni, e già scrivevo le prime canzoni. La prima la portai a mia mamma per fargliela ascoltare, e lei mi disse “È bella, ma se vuoi scrivere le canzoni devi guardare il festival di Sanremo, perché lì ci sono tutte le canzoni”. Ho passato davvero passato tutta l’infanzia seduto con un taccuino e una biro a segnare tutte le frasi più belle che sentivo nelle canzoni.

Molto bello il tuo nuovo singolo, come è nato?
L’ultimo singolo estratto è La statua della mia libertà, brano scritto insieme a Jovanotti e prodotto da Michele Canova. È una canzone che profuma d’estate col ritmo in levare, ma testo e video riflettono sul tema dei migranti. Il brano è nato a New York, siamo partiti da questo ritmo colorato e allegro che arriva dal sud del mondo e che ti fa venire in mente le vacanze, poi, quando sono tornato in Italia, ho cambiato prospettiva. La cronaca mi ha fatto riflettere su quelle storie drammatiche e quegli spostamenti umani verso il benessere di cui l’Italia è spettatore passivo, ponte geografico. Io e Lorenzo abbiamo scritto insieme altri quattro brani dell’album. Quando ho deciso di intraprendere questa esperienza solista, nella mia testa ero ancora il cantante di una band e Lorenzo mi ha aiutato molto a superare questo scoglio dandomi diversi consigli.
 
Ora parti con tour che ti vedrà in venue importanti come il Goa Boa Festival a Genova ed il Firenze Rocks con Eddie Vedder.
L’11 maggio scorso è partito da Torino con due date sold out il mio primo tour da solista che prende il nome dal disco di inediti e ho scelto di iniziare questa avventura proprio dalla mia città perché il debutto mi portava un po’ di ansie e preoccupazioni che ho cercato di alleviare debuttando da un posto che conosco e che amo. Questa partenza mi ha caricato di energie che mi sto portando dietro per affrontare al meglio i concerti. Per la prima volta, poi, ho dovuto pensare a uno spettacolo da solo ed è stata una bella sfida. Nel mio modo di vedere la musica comunque c’è sempre l’idea di band, così sul palco con me ci sono due amici, che suonano in due band di Torino: Tozzo dei Linea 77 e Ale Bavo dei LNRipley. Insieme a loro sono riuscito a ricostruire un impatto sonoro decisamente diverso per far suonare al meglio il mio disco nei concerti. I live sono da sempre il momento più importante per me. Il luogo in cui i miei brani rinascono e arrivano ad una profondità maggiore, perché arricchiti dell’energia del pubblico. Sono davvero fiero che il mio tour estivo farà parte delle line up dei festival più importanti d’Italia, non vedo l’ora di presentare il mio disco a chi verrà ad ascoltarmi. Mi piacciono molto queste realtà perché sono un modo per ascoltare buona musica e conoscere nuovi artisti. Da musicista e da amante della musica in generale, un festival è un’esperienza molto interessante e fondamentale per ascoltare belle novità.

Come prepari i tuoi live?
La scenografia dei miei concerti parte da un’idea molto cinematografica, volevo che il live fosse la colonna sonora di una storia, mi piaceva l’idea che gli spettatori vedessero un mondo raccontato dalle parole del disco. Così abbiamo messo sullo sfondo un enorme schermo che si sviluppa lungo tutto il palco e su cui vengono proiettati dei video che andranno a raccontare con le immagini Il codice della bellezza brano per brano. In scaletta oltre i 14 brani del disco, proporrò ai fan alcune esperienze mie come autore per altri artisti (Un grande sole, per Giuliano Palma, e Costa poco per Stylophonic) e uno spazio acustico con le canzoni che ho scritto per i Subsonica e che mi hanno dato scintille personali, non necessariamente le più famose, penso a Momenti di noia e Dormi. 

Ed i Subsonica come stanno?
A proposito dei Subsonica, mi piace sempre dire che non ci siamo lasciati ma ci stiamo amabilmente tradendo. Ci siamo presi una pausa che ci voleva. Dopo vent’anni avevamo tutti bisogno di ritrovare noi stessi e nuovi stimoli per il futuro. Quando lavori in gruppo, è possibile che la creatività sia maggiormente ‘stimolata’, perché sei continuamente portato al confronto con gli altri membri; d’altra parte, però, per far quadrare un pezzo ognuno deve togliere inevitabilmente qualcosa di sé. Credo che questa disgregazione possa essere un modo anche per far crescere la band, dandole la possibilità di maturare: allontanarsi per ritrovarsi. Stiamo crescendo tutti, ognuno per conto proprio, e ognuno è felice del successo degli altri. Presto ci ritroveremo per fare qualcosa insieme e quando sarà il momento, saremo più pronti di prima proprio perché ognuno di noi porterà al servizio di tutto il gruppo le esperienze che ha vissuto come solista in questo ultimo periodo.
 
MAURIZIO DONINI

Credits: si ringrazia Fleisch Agency per la gentilissima collaborazione.

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