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RICCARDO PASINI – Intervista al produttore musicale e tecnico del suono

RICCARDO PASINI – Intervista al produttore musicale e tecnico del suono

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Ho intervistato Riccardo Pasini, produttore e tecnico del suono con un curriculum di tutto rispetto, nonchè contitolare dello Studio 73 di Ravenna (studio di registrazione, mixaggio e mastering professionale con due sale prova). Ne è venuta fuori un’interessante chiacchierata che fa capire l’importanza di chi lavora dietro le quinte del mondo musicale e nella quale sono presenti molti consigli per i giovani che vogliono intraprendere una carriera nella produzione della musica.

Ciao Riccardo, benvenuto sulle pagine di Tuttorock, innanzitutto ti chiedo come sta andando la ripartenza dopo il lockdown.

Ciao Marco, è un grande piacere fare due chiacchiere con te! La ripartenza è un po’ a singhiozzo: molti ragazzi durante il lockdown sono stati privati dell’accesso alle loro sale prova e di conseguenza la loro preparazione per un eventuale ingresso in sala d’incisione è rimasta un po’ indietro. Ma sono fiducioso che con calma le cose torneranno alla tanto sospirata normalità.

Parlami un po’ del progetto Desert Session Home Edition nato in periodo di quarantena.

Sai che in realtà è nato quasi per caso? Mi ero ripromesso di finire almeno uno dei vari dischi solisti che ho a mezzo ma suonare da soli a me non piace granchè. Così ho fatto un post su Facebook giusto per sapere se, eventualmente, l’idea di comporre qualche pezzo insieme, in remoto, potesse interessare a qualcuno. Beh: è piaciuta un sacco!!! Così abbiamo creato il nostro gruppo e abbiamo iniziato a registrare e a scambiarci le idee. Tempo un mese e avevamo già il disco fatto e finito! La dedizione, la carica e la voglia di creare qualcosa insieme da parte di ogni singolo musicista coinvolto è stata meravigliosa. Credo che sarà qualcosa che ci porteremo dentro per sempre e ci farà ricordare il lockdown come un momento non del tutto brutto. Tra l’altro ho saputo che da questa esperienza stanno nascendo diverse collaborazioni tra i musicisti coinvolti e questo mi rende molto felice!

Tu sei un affermato tecnico del suono e produttore musicale, hai seguito un percorso di studio o sei autodidatta?

Eh, io ho iniziato nel 1994. All’epoca non era facile per uno come me, figlio di camionista, accedere a certe scuole dai costi proibitivi. Così mi sono arrangiato e ho iniziato il mio percorso di apprendimento cercando di collezionare informazioni e insegnamenti da tutto quello che mi capitava sotto mano. Ricordo ancora quando mi prestarono la videocassetta di “One year and a half with Metallica”: il documentario della registrazione del Black album!!! Ci credi che me la sono guardata e studiata fotogramma per fotogramma? Ero l’incubo di tutti i fonici che mi capitavano a tiro, per esempio quando conobbi un ragazzo che aveva lavorato con Steve Albini, da sempre il mio idolo. L’ho tenuto sveglio fino alle 5 di mattina a suon di domande! Poi è arrivato internet e tutto è stato più facile. Il mio raggio d’azione poteva espandersi! Con Steve Albini in persona mi sono sentito spesso, pure con Steven Wilson e Roberto Laghi, il produttore degli Hardcore Superstar. Il loro aiuto è stato fondamentale per la mia crescita. Comunque il mio percorso di studio è ben lungi dall’essere terminato: ogni giorno trovo qualche idea, spunto, video, documentazione per sperimentare, modificare le mie tecniche, evolverle oppure semplicemente giocare!

Ti lascio la libertà di presentare ai lettori la storia e le attività della tua creatura, lo Studio 73 di Ravenna.

Beh non è propriamente la mia creatura: lo Studio73 nasce da un’idea di Federico Tanzi, un mio carissimo amico nonché socio. All’inizio ci lavoravamo insieme, poi Fede ha deciso di dedicarsi, insieme all’altro nostro socio e amico Gianni Gamberini, all’attività live. E’ uno studio molto piccolo in verità anche se di ragazzi ne ha visti tanti in vita sua. Descrivertelo è un’impresa ardua perchè sarebbe come descrivere me stesso e la cosa mi riesce difficile. Al suo interno non troverai miliardi di apparecchiature ma ogni singolo componente è lì per un preciso e determinato lavoro. Anche se siamo in piena era digitale e persino i grandi produttori stanno, piano piano, sostituendo i propri studi analogici con soluzioni digitali (vedi Michael Brauer o Andrew Scheps) io rimango ancora legatissimo al mio mixer, una vecchia console inglese Soundtracs, e al mio amatissimo registratore a bobine Fostex (da tutti chiamato Bob). Senza dimenticare il mio amatissimo parco microfoni! Ecco, se molte mie scelte sono abbastanza standard, la cosa non lo si può dire per la scelta dei microfoni e delle tecniche di microfonazione: non ho mai seguito “regole” o “pre concetti” ma sono sempre andato ad istinto e gusto personale. Tipo, per farti un esempio, microfonare il sedere del batterista. Sembra una cavolata ma dietro al batterista, esattamente all’altezza del suo sedere, l’equilibrio tra cassa e rullante è perfetto e quindi, per una ripresa acustica, è un punto ideale. Una volta, per scherzo, ad un batterista ho sovrainciso delle scoregge, lamentandomi in seguito con lui per le sue flatulenze. C’è cascato!

Hai realizzato questo grande sogno di avere uno studio tutto tuo, hai altri sogni in ambito musicale?

In realtà no, ho suonato in diverse band ma quasi esclusivamente per divertimento. Sin da bambino il mio sogno era registrare e conservo ancora le cassette dei miei primi esperimenti di quando avevo forse neanche 10 anni. Pensa che di solito uno parte come musicista e poi si appassiona alla registrazione. Per me è stato l’opposto, a forza di vedere gente divertirsi a suonare mi sono detto: ma perchè non provo a suonare qualcosa anche io? Infatti ho incominciato tradissimo e rimango tuttora spaventosamente scarso.

Hai collaborato con artisti pop come Jovanotti e Laura Pausini, ma spazi tra vari generi, dal pop appunto al metal, senza dimenticare folk e rock. Ma cosa ascolti solitamente quando non sei al lavoro?

Ok, qua per rispondere servono due fogli protocollo! Scherzo, però non sarà facile rispondere. Molto spesso ascolto musica il cui genere è  inerente alle produzioni che sto seguendo. Ammetto che non ho mai ascoltato musica per rilassarmi o da tenere come sottofondo. La musica per me ha una forza attrattiva enorme e non riesco a non prestarci la massima attenzione, persino se sono in un negozio e sento un pezzo in diffusione smetto di occuparmi degli affari miei e lo seguo attentamente. Finisco per uscire dal negozio senza aver comprato nulla. Ho anche tutta una serie di dischi il cui ascolto mi è vietato in macchina in quanto mi distrarrei troppo e sarebbe rischioso. Insomma, per me la musica è cibo per la mente e quindi, a seconda delle produzioni che seguo, ascolto ciò che mi consigliano le band, per entrare bene nel loro mondo artistico, per curiosità morbosa, per trovare idee e magari nuove tecniche. Oltre a questo adoro la musica, per così dire, di frontiera: dal prog, King Crimson, Area, Tool, Karnivool e Steve Wilson, all’hardcore dei Sick of it All, Helmet o Snapcase, adoro i Fugazi, Frank Zappa e Squarepuscher, Spesso sparo a tutto volume gli Snarky Puppy, i Raconteurs, i Triggerfinger e gli Sleepytime Gorilla Museum. Ho anche un debole per il post rock dei Tortoise e dei Jaga Jazzist e per l’epoca grunge. E tra gli artisti vietati in macchina compaiono anche i Neurosis, Nick Cave e Pj Harvey. Mi fermo sennò qua facciamo notte!

Quali cinque dischi della storia della musica avresti voluto produrre?

A questa domanda è facile rispondere! Mi basta raccontarti un po’ di sogni che ricordo. Anni fa ho sognato d’essere in studio con Ross Robinson e gli At The Drive In e mi spiegava come faceva doppiare al cantante solo poche parole per esaltare la ritmica del cantato in modo che la voce “uscisse” insieme agli accenti di cassa e rullante. Quella notte mi ero addormentato ascoltando Relationship of Command e il mio cervello aveva notato questo particolare. Ho sognato spesso d’essere in studio con i Tool e non so cosa darei per avere la possibilità di missargli anche solo un pezzo. Non accadrà mai. Se avessi una Delorean andrei dritto negli anni 70 a trovare in sala di incisione gli Area, la Pfm e De Andrè. Se fossi abbastanza intraprendente scriverei a Dave Grohl, ai Daughters e ai Ken Mode, ma comunque mi manderebbero a quel paese. Un sogno però l’ho realizzato, e neanche troppo tempo fa: lavorare con Steve Albini! E mi ha pure fatto i complimenti per come ho registrato!

Qual è il disco da te prodotto che più ti ha soddisfatto?

Ce ne sarebbero almeno 50! Non è tanto per la questione tecnica, magari certi mi sono riusciti particolarmente bene, certi, se li potessi riaprire, li farei meglio. E neanche per il successo che hanno ottenuto (ps: lo sapevi che nel 2012 sono stato nominato agli Independent Academy Award di Los Angeles?) La questione è quello che ti lascia un disco: e nel 99% dei casi è dei nuovi amici. E se penso ai dischi che ho fatto non riesco a non pensare ad altro che alle tantissime belle persone che ho avuto la fortuna di conoscere e a cui sono rimasto legato. Mi piacerebbe intraprendere un tour per andarle a trovare tutte, poi dovrei mettermi a dieta per almeno 5 anni!!! Quindi non saprei proprio quale disco mi ha lasciato i ricordi più belli, quasi tutti!

In questi tempi in cui sono sufficienti un computer e un microfono per registrare un brano, c’è ancora qualche ragazzino che viene da te a prenotare una delle sale prova dello Studio 73 per suonare strumenti reali?

In effetti i tempi sono cambiati. Ora va per la maggiore un genere di musica elettronica che per essere creata non necessita più il coinvolgimento di tante persone ma basta un software. In questi ultimi anni ho vissuto un progressivo disinteressamento verso la “musica di squadra” da parte delle nuove generazioni, è come essere passati dal calcio al tennis. Beh, mi immagino un ragazzino che deve scegliere se registrare, magari su una base scaricata, una linea di voce e caricare il risultato su Youtube, magari spendendo qualche spicciolo in pubblicità oppure organizzare le prove settimanali per poi passare giorni di telefonate e email a rimediare un concerto dove magari gli tocca pure portare e pagare il noleggio dell’impianto. Lo capisco: la via più facile è quella preferibile, ma vuoi mettere la soddisfazione? Per fortuna c’è chi ancora non può farne a meno e quindi abbiamo ancora tanti ragazzi che vengono qua sia a provare che a registrare e ti dirò che molti di loro, se tengono duro, avranno molte soddisfazioni in futuro!

Hai qualche consiglio da dare a chi vorrebbe intraprendere una carriera di tecnico del suono o produttore musicale?

Urca se ne ho!!! Per fortuna anche nel mio campo i tempi sono cambiati e se quando ero giovane io per intraprendere la carriera dovevi o lavorare gratis 18 ore al giorno (il mio record è 28 ore di lavoro consecutive, rigorosamente non pagato. Per riuscire a sopravvivere suonavo il basso in playback in un’orchestra di liscio nel weekend) o indebitarti. Ora basta un computer portatile e già hai tutto quello che serve per farsi le ossa. Quindi se volete impratichirvi fatelo senza paura! La conoscenza poi oggigiorno è alla portata di tutti: su internet troverete qualsiasi tipo di documentazione, tutorial, interviste e seminari, perlopiù gratuiti e se non bastasse ci siamo comunque noi, i fonici della vecchia guardia. Potete sempre scriverci, come noi abbiamo scritto ai nostri beniamini quando eravamo giovani (non è vero: anche se ho 47 anni continuo a scrivere ai miei beniamini!)

C’è però una cosa che ci terrei a dirvi: il nostro lavoro è sempre in bilico fra il tecnico e l’artistico. Molte scelte sono dettate da aspetti tecnici comprovati, molte sono una libera interpretazione artistica. Ci tengo a sottolinearlo perchè quando vi troverete a chiedere consigli spesso le risposte che vi daranno, quello che leggerete o quello che vedrete su Youtube saranno sempre differenti e alle volte in contrasto tra di loro (un po’ come cercare la ricetta perfetta per la piadina o il cacio e pepe). E quindi come fare a capire quale tecnica è giusta e quale sbagliata? Nessuna è sbagliata: dovrete sperimentarle tutte e trovare quella che fa per voi. Per farvi un esempio banale: microfonare un ampli da chitarra. Se cercate informazioni a riguardo scoprirete che il 50% dei fonici al mondo vi dirà che esiste un solo microfono: lo Shure sm57 e che sulla metà dei dischi registrati al mondo è stato usato per le chitarre solo quel microfono. Il restante 50% vi dirà che lo Shure sm57 è una zozzeria e ha rovinato il suono di almeno la metà dei dischi registrati al mondo. A chi dare ragione? L’unico modo è provare quel maledetto microfono. Se vi piacerà rientrerete nella prima categoria, sennò sarete della seconda squadra. C’è un escamotage logico o tecnico per rispondere a monte di una prova a tale quesito? No. I fonici funzionano così: le orecchie mandano dati al cervello. Il cervello prende i dati in ingresso, li elabora comparandoli con altri dati che ha in archivio e decide che azioni compiere. Ora: l’udito è un senso secondario, non ne abbiamo un controllo assoluto come sulla vista, quindi le azioni che il nostro cervello ci indicherà (nel caso del 57: comprare delle azioni della Shure o lanciarlo dalla finestra mentre per strada sta passando un Tir con rimorchio) sono del tutto soggettive e variano a seconda delle sensazioni personali, dettate anche dal proprio background. Non stupitevi se un giorno vi piace e l’altro no. Prendetevi tempo e collezionate ascolti: col tempo vi creerete un vostro linguaggio e tutto vi sembrerà più chiaro.

Grazie mille per il tempo che mi hai dedicato, vuoi aggiungere qualcosa e salutare i lettori di Tuttorock?

Grazie a te Marco per la bella chiacchierata e grazie in anticipo a tutti i ragazzi che leggeranno questa intervista, spero di non avervi annoiato! Vi saluto con un piccolo consiglio per i più giovani: non ascoltate musica dagli altoparlanti del telefono! Compratevi un bel paio di cuffie, o magari, visto che adesso costano pochissimo, un impianto stereo! Vi assicuro che non ve ne pentirete! Ciao Marco e un saluto a tutti!

MARCO PRITONI