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RENO BRANDONI – Intervista su “COME UNA STELLA”

RENO BRANDONI – Intervista su “COME UNA STELLA”

Come una stella” (Curci Young / Fingerpicking.net), il nuovo libro per ragazzi di RENO BRANDONI con le illustrazioni di Chiara Di Vivona accompagnato dall’audiolibro con la voce narrante di Debora Mancini e le musiche originali composte dallo stesso Reno Brandoni.

Reno Brandoni negli anni ’80 ha collaborato con i più importanti chitarristi dell’epoca come Stefan Grossman, John Renbourn, Duck Baker, Dave Van Ronk. Nel 2000 ha fondato il sito web Fingerpicking.net, con cui ha pubblicato i metodi “Open Tuning Basics” e “Come suonare la chitarra Fingerpicking”, ha curato la collana “Classic” dedicata alla trascrizione dei manuali di chitarra classica in tablatura. È ideatore della serie di chitarre per fingerpicking “Effedot” e ha fondato la rivista specializzata “Chitarra Acustica”. Ha pubblicato i dischi: “Bluesando”, “Zingarom”, “Yelda”, “Anema e corde”, “Indifeso”. Per Edizioni Curci nella collana Curci Young in collaborazione con Fingerpicking ha pubblicato i racconti per ragazzi: “Il re del blues”, “La notte in cui inventarono il rock”, “Una classica serata jazz”, “Filastrocche per sentirsi grandi”, “L’ultimo viaggio di Billie”. Per la collana “Le ruzzole” ha pubblicato “Il ladro di colli” e “Il polpo Pippo”.

Ciao Reno, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock. Come ti sei avvicinato alla musica?
Nella maniera più classica e scontata, trovando la prima chitarra sul divano di casa, avevo circa 9 anni. Scoprii che questo strumento mi dava la possibilità di superare la mia naturale timidezza; passato questo momento dedicato alla socialità, ho iniziato un percorso per diventare professionista. Ho avuto la possibilità di conoscere due fra i più grandi chitarristi del momento, John Renbourn e Stefan Grossman, che mi invitarono ad andare in tour con loro. Pareva un poco la barzelletta, “Ci sono un italiano, un inglese e un americano” (risate). Fu un periodo bellissimo, con grandi palchi a suonare con due icone come loro. 

A quel punto la timidezza l’avevi persa definitivamente, salendo sul palco di fronte a tanta gente.
Sai, se anche non la sconfiggi, devi imparare a gestirla, se vuoi realizzare i tuoi sogni. Questo è anche un argomento del mio ultimo libro, cerco di insegnare ai giovani a credere nei propri sogni, ad affrontare le proprie paure. Quando li vidi suonare a Bologna mai avrei pensato di conoscerli e andare in tour con loro, invece, poi, in un anno e mezzo la mia vita è totalmente cambiata. 

Prima di conoscere Renbourn e Grossman, avevi un guitar hero che ti ha ispirato?
Come dicevo, all’inizio usavo la chitarra per socializzare, ma avevo una particolarità, ero decisamente stonato. Quindi ho scoperto che, dopo averle studiate e imparate tutte, non potevo cantarle. Ho iniziato allora a studiare chitarra classica, mi sono iscritto al Conservatorio, ma il rigore che ho trovato non mi si confaceva, ero più propenso al blues, alla musica contemporanea. Mi fu regalato un disco di Stefan Grossman, dove trovai all’interno le tablature, da lì ho scoperto il fingerpicking. Questo mi permetteva di suonare senza cantare, sulla copertina del disco c’era l’indirizzo di Grossman, io gli scrissi e lui mi rispose subito, raccontandomi che dall’Inghilterra si era spostato in Italia. Dopo una serie di vicissitudini, siamo riusciti a incontrarci e lui a darmi lezioni di chitarra, in seguito siamo diventati amici, ho fatto persino il babysitter ai suoi figli. Renbourn purtroppo non è più tra noi, ma con Grossman continuiamo a sentirci spesso.

Sul fingerpicking hai fondato anche un sito.
Sì, quando ho iniziato io, nel 1975-76, questa tecnica non la suonava nessuno, se non sono stato il primo in Italia, posso dire di essere stato “uno” dei primi a usarla. Dopo un periodo sabbatico mi riavvicinai alla musica, scoprendo che nel frattempo erano nati molti chitarristi bravissimi, almeno dal punto di vista tecnico. 

Nel tuo nuovo libro affronti un tema molto forte e pregnante, il bullismo.
Questo è il terzo libro della collana, ho iniziato con “Il re del blues”, raccontando di Robert Johnson; proseguendo con altri lavori puntati su diversità, razzismo e inclusione. Ho visto i miei colleghi chitarristi diventare degli ‘sparanote micidiali’, tecnici e virtuosi, indirizzando la chitarra in una direzione prettamente tecnica che non mi piace. Volevo ritrovare l’autenticità, le emozioni più vere, e una volta che mi sono trovato in una scuola a suonare davanti a dei ragazzi, ho visto che riuscivo a fare quello che amo davanti a loro, piuttosto che in altri modi. Raccontando la storia di un musicista accompagnandomi con la chitarra, questa strada mi ha conquistato subito e ora mi dedico in particolare alla didattica e a tenere laboratori nelle scuole, anche affrontando temi sociali, come in quest’ultimo libro.

Ho trovato interessante il fatto che il bullo si ravveda, che ci sia una possibilità di redimersi diciamo.
Aggiungerei il fatto che il bullo è qualcuno che è stato a sua volta bullizzato, un’aggressività così forte verso un’altra persona, non è tesa tanto a volere umiliare l’altro, ma a causa di un disagio personale. Ritengo che anche il più cattivo abbia qualcosa di buono dentro di sé. 

Hai avuto dei riscontri con questo libro, ad esempio portandolo nelle scuole?
Sì, di solito io uso un personale famoso come protagonista, in questo caso ho adoperato Lady Gaga, anche lei ha subito prevaricazioni, riuscendo poi a superarle con forza, coraggio e talento. Ma quello che mi ha stupito, è stato che invece di essere interrogato su Lady Gaga, tutti si sono concentrati sul tema, senza occuparsi del personaggio famoso. Probabilmente tutti abbiamo subito delle violenze, più o meno coscientemente. Ho fatto decine di interviste su queste, trovando sempre un interlocutore che si inseriva nel discorso, tutti hanno messo l’accento sull’importanza dell’argomento. 

Ho la sensazione che del bullismo si tendesse a parlarne poco, si subisse, ma non si volesse dire che si era stati vittime.
Bravissimo, è proprio così. Ti faceva sentire uno ‘sfigato’, quasi come si meritasse l’umiliazione. Si tendeva a non raccontarlo per non aggiungere danno al danno. Così come fa anche la ragazzina del mio libro. Questi libri vogliono fare capire che non i ragazzi a essere degli ‘sfigati’, ma è un tema di cui parlarne. Con l’avvento del cyber-bullismo il tutto ha poi preso una dimensione che esce dall’ambiente interessato e viene portato a conoscenza di tutti. 

La scelta di Lady Gaga per il tuo libro a cosa è dovuta?
Io non la consideravo molto, venendo da una musica ‘colta’, blues e jazz, l’avevo sottovalutata. Poi quando l’ho sentita cantare in occasione dell’insediamento del Presidente Biden, sono rimasto veramente scioccato. Non è una cantante pop, ma un’artista straordinaria che mi ha dato l’ispirazione per partire con il mio libro. Ho letto la sua biografia solo in seguito.

Progetti futuri?
Ho un nuovo libro che uscirà a maggio, dedicato, per la prima volta, a un musicista italiano. Dopo avere scritto di tante stelle internazionali, volevo farlo per un italiano. Ho anche l’idea di fare un nuovo disco, non ne registro tanti, perché penso che vadano fatti quando c’è un motivo, ora, dopo 5 anni dall’ultimo, direi che è venuta l’ora, visto che ho già vari pezzi pronti.

MAURIZIO DONINI

Band:
Reno Brandoni

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