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RAINTIMES – Intervista a Pierpaolo “Zorro” Monti e a Davide Barbieri

RAINTIMES – Intervista a Pierpaolo “Zorro” Monti e a Davide Barbieri

Uno degli album più belli di AOR e hard rock melodico del 2017 è stato senza ombra di dubbio quello dei Raintimes, band creata da Pierpaolo “Zorro” Monti e da Davide Barbieri. Come singer è stato scelto Michael Shotton, ugola dei Von Groove. Ciò che segue è il resoconto dell’intervista alla band.
 
Ciao ragazzi e benvenuti tra le pagine di Tuttorock.net. Inizierei subito parlando di questo nuova band, i Raintimes, come è nata l’idea?
ZORRO:
Ciao Fabio! Innanzitutto grazie di cuore per la bellissima recensione, per me è un grandissimo piacere avere questa occasione di chiacchierare insieme, essendo in prima persona fan della redazione storica di Metal Shock “fine novanta” di cui anche tu eri uno dei grandi alfieri… motivo in più che rendere questa intervista davvero speciale! Raintimes è un progetto che serbavo in mente da diversi anni, esattamente dal giorno in cui, durante le sessioni di scrittura di Shining Line, diedi vita al pezzo “Forever Gone”: mi resi conto che quel brano non sarebbe stato adatto per lo stile allora scelto per Shining Line, quindi decisi di chiuderlo nel cassetto in attesa di un progetto dedito a sonorità ancora più morbide e classiche… occasione che si è materializzata circa un paio di anni fa con l’idea di istituire i Raintimes.
 
Perché avete scelto di emulare una band come i The Storm?
ZORRO: Guarda, io sono un grandissimo fan dei The Storm ed in particolare del loro secondo capitolo in studio “Eye Of The Storm”, essendo sempre stato affascinato dal loro stile tanto classico quanto unico, una specie di “Journey-version” ancora più ricercata e mirata, capace di dare vita ad una band che per me è stata in grado di distinguersi in mezzo a mille altre. E di fronte a situazioni così artisticamente particolari il mio amore per il rock melodico tende sempre ad esplodere nella sua totalità… motivo per cui ho voluto provare a cimentarmi insieme a Dave e agli altri compagni di band in un’impresa che ad un ascoltatore distratto potrebbe sembrare fattibile, ma che invece è qualcosa di insidioso e particolarmente complicato.
 
Una band conosciuta più che altro solamente tra gli amanti dell’AOR, almeno qui da noi.
ZORRO:
Verissimo, ma è proprio questo uno dei motivi che ha scatenato il mio grande interesse di fronte a questo lavoro. Sono sempre stato anticonformista e “fuori tempo” rispetto a quello che la “nostra” scena tendeva a proporre, facendomi affascinare da sfide sempre differenti e complicate: con Shining Line, misi in piedi un progetto AOR all-star fatto a casa nostra quando in Italia tutti pensavano fosse una follia, con Charming Grace ho voluto proporre il primo album nella storia del genere fatto interamente di duetti vocali, e così via fino ad arrivare al progetto I.F.O.R., una sorta di Hear ‘N Aid italiano nato con la volontà di dimostrare come la scena melodica di casa nostra fosse più unita che mai, pronta a lavorare in maniera compatta per crescere e poter dire la propria all’interno dell’affollato panorama internazionale. Mi piace sempre esplorare nuovi territori e soluzioni.
 
Nel sound dei Raintimes c’è anche molto di Journey e Europe, sei d’accordo?
ZORRO: Assolutamente sì. Per quanto riguarda i Journey i The Storm stessi ne furono fortemente impregnati (visto tra l’altro anche il coinvolgimento dei vari Gregg Rolie, Ross Valory e Steve Smith nella prima “parentesi” della band), quindi diciamo che per noi questa è stata un’influenza pressoché acquisita per dovere di cose. Per quanto concerne gli Europe, invece, le similitudini nascono per tre motivi principali: il primo riguarda il timbro di Michael, che è senza dubbio accostabile a quello del miglior Joey Tempest per stile ed interpretazione. Il secondo semplicemente un forte approccio “Europeo” di fondo nell’approccio ai brani, figlio delle radici di provenienza di ben 5/6 della band, ed ultimo il coinvolgimenti di diverse personalità scandinave sia in scrittura che in esecuzione come Sven Larsson, Niclas Olsson e Daniel Flores, che hanno sicuramente contribuito a dare il loro approccio tipicamente “svedese” al lavoro nella sua totalità.
 
Perché avere scelto Michael Shotton come cantante?
ZORRO: Con Michael c’è un’amicizia di lungo corso, nata ai tempi del suo coinvolgimento come ospite in Shining Line. Durante gli anni abbiamo discusso insieme sulla possibilità di mettere in piedi una band insieme per dar vita ad uno studio album di qualità, e con Raintimes l’occasione si è finalmente presentata, anche perché il suo timbro personale e maggiormente graffiante rispetto a quello di Chalfant rappresentava per noi l’occasione di dare al progetto anche una propria precisa identità e personalità.
 
Cosa ne pensate dei Von Groove?
ZORRO: Li adoro, quando Michael accettò di essere coinvolto in Shining Line per me fu un momento di estasi totale. Tutti ritengono l’omonimo (e meraviglioso) debut dei Von Groove il loro migliore episodio in studio, ma personalmente credo che “Test Of Faith” sia la loro vera e propria perla da questo punto di vista: melodico, ricercato, e anche “chiaroscuro” in alcune parti se vogliamo… Test Of Faith è un lavoro che ritengo una vera e propria gemma nella grande e vasta storia del rock melodico.
 
Avete coinvolto anche due chitarristi come Sven Larsson e Ivan Gonzales, che trovo due chitarristi molto bravi, dal tocco molto professionale in ogni brano.
ZORRO: Ti ringrazio Fabio, Ivàn e Sven sono due musicisti semplicemente eccezionali, che avrebbero un fanbase infinito se avessero fatto parte di formazioni ben più blasonate rispetto a quelle per cui i fan più incalliti li rispettano all’interno della scena rock melodica. Personalmente ritengo che ogni progetto in studio abbia bisogno dei giusti musicisti in relazione al tipo di sound che si vuole andare ad esplorare, perché avere al tuo servizio grandi esecutori non significa automaticamente avere a disposizione quelli adatti per un certo tipo di progetto. E’ esattamente come nei ruoli di una squadra di calcio: in alcuni moduli hai bisogno di figure chiave che possono essere parecchio differenti rispetto ad altri, perché se in un 4-3-3 il gioco si sviluppa nella sua quasi totalità sul lavoro delle ali avanzate, in un 3-5-2 invece è il terzetto centrale di centrocampo a dover fare la differenza, in modo da lavorare in simbiosi con le due punte. Questo è un fattore decisivo anche in relazione al lavoro di produzione di un disco, al fine di evitare una standardizzazione del proprio lavoro dovuto al basso riciclo di componenti che vengono coinvolti per registrare le parti in studio.
 
Oltre ai musicisti appena citati, ci sono anche altri nomi italiani come Andrea Gipponi e ospiti come Alessandro Del Vecchio e Michele Luppi, perché queste scelte?
ZORRO: Andrea, Alessandro e Michele sono tre nomi con cui ho già avuto il piacere e soprattutto l’onore di collaborare in passato all’interno di altri miei progetti in studio. Andrea ha dimostrato un grande feeling in relazione allo stile di rock melodico classico, cosa che ho potuto appurare durante il suo coinvolgimento durante la produzione di Room Experience qualche anno fa. Michele è stato uno dei grandi ospiti che hanno dato il proprio contributo a Charming Grace, e mantiene da molti anni un solito e stretto legame di amicizia con Dave, avendo prodotto anche il primo lavoro in studio dei suoi Wheels Of Fire. La stessa cosa posso dire dal mio punto di vista in relazione ad Alessandro, perché se sono arrivato dove sono oggi uno dei più profondi grazie va proprio rivolto a lui, visto che grazie al suo fondamentale aiuto Shining Line ha potuto vedere la luce quasi un decennio fa. Ovviamente per tutti e tre parliamo di strumentisti di livello top e grandissimi arrangiatori, perfetti per innalzare ulteriormente il livello compositivo e di “confezionamento” di un prodotto come Raintimes.
 
Siete anche produttori dell’album, perché non avete scelto un produttore esterno?
ZORRO: Io e Dave oramai abbiamo formato un team di produzione affiatato da diversi anni, con il quale ci siamo occupati di sia di release “nostre” in senso lato, sia di essere ingaggiati per la produzione di lavori su commissione come Room Experience, che è un progetto in studio nato dai brani composti dall’artista bresciano Gianluca Firmo (anche lui coinvolto come ospite in Raintimes). Avendo oramai maturato una buona esperienza nel campo (anche a seguito delle numerose collaborazioni con molti nomi noti della scena melodica internazionale che ci hanno permesso di crescere dal punto di vista artistico), credo fosse giusto per noi operare in totale autonomia, in modo da accrescere ulteriormente la nostra esperienza con un lavoro di livello costruito tra musicisti di grande qualità.
 
Pierpaolo, per un tastierista come Davide Barbieri è più lineare suonare in una AOR band, ma per un batterista come te, perché hai scelto questo genere musicale e non magari uno come la fusion, dove potresti liberare di più la tua tecnica strumentale?
ZORRO: Guarda Fabio, tendo ad essere sempre sincero ed onesto in tutte le mie risposte, ed anche qui non farò eccezione: innanzitutto mi ritengo uno strumentista giusto ok, parecchio lontano dai livelli richiesti per suonare generi più complicati e provanti. Io sono proprio figlio e fan sfegatato del classico rock melodico della golden era, dei suoi mid-tempos, e “dell’insieme” del brano sempre anteposto al singolo spot esecutivo del musicista fine a sé stesso: prendi i Def Leppard, clamorosi e unici nonostante un Rick Allen a metà servizio a causa del grave incidente accadutogli più di 30 anni fa… ecco, io è di quella grande visione di “insieme” che sono fan.
 
Porterete in tour la musica dei Raintimes?
ZORRO: E’ una domanda ricorrente, la realtà è che per diversi di noi la musica non è l’occupazione principale… quindi il sogno di partire in tour a suonare quando si hanno alle spalle obblighi e doveri rimane appunto solo un sogno. Diverso è il discorso il relazione a situazioni live “spot” come festival ed eventi simili: in quel caso siamo senza dubbio pronti a discutere se qualcuno fosse interessato a proporci un slot per esibirci.
 
Includerete nel setlist anche brani degli Storm?
ZORRO: Sinceramente non ci avevamo mai pensato, ma del resto… perché no? J
 
Cosa mi puoi dire dei testi?
ZORRO: Anche in questo caso, l’amore per quanto intravisto nei dischi dei The Storm l’ha fatta da padrone. Nei nostri testi sono infatti presenti gli stessi temi trattati nei loro due capolavori, quindi storie di vita quotidiana, rapporti interpersonali, sogni e tutto quanto è legato all’aspettativa di vita di ognuno di noi, amore incluso.
 
Oltre agli Storm, quali sono le vostre preferenze musicali?
ZORRO: Per rispondere a questa domanda credo avrei bisogno di un’intera giornata e di almeno quattro o cinque pagine da riempire liberamente, motivo per cui rimando sempre la discussione con amici e fans di fronte ad un drink alla prima occasione possibile. Diciamo comunque che io sono un appassionato fan di tutto quello che gira tra l’AOR più patinato intriso di pop e westcoast, fino ad arrivare all’heavy rock e al metal melodico… nella mia personale collezione a casa ho circa 5000 titoli relativi solo a questi generi musicali.
 
DAVE: Bon Jovi, White Lion, Europe, Richard Marx, Def Leppard e tanti altri.
 
Come batteristi e tastieristi invece? Chi vi ha dato il via per innamorarvi dei vostri strumenti?
ZORRO: Riallacciandomi al discorso effettuato poc’anzi, il mio nome di riferimento è sempre stato uno: Mickey Curry, il drummer di Bryan Adams. Ho sempre adorato la sua semplicità, le sue esecuzioni pulite sempre al servizio dei brani, il suo essere perfettamente calato nella parte, come poi visto anche nel grandissimo “Hey Stoopid” di Alice Cooper che lo ha visto protagonista: per me, il batterista melodic rock perfetto. E se qualcuno ha avuto la fortuna come me di vederlo di recente per l’ennesima volta durante l’ultimo tour italiano di Bryan Adams, beh allora sa sicuramente bene di cosa parlo.
 
DAVE: Il primo tastierista di cui mi sono innamorato è stato Kevin Moore ex Dream Theater. Poi ovviamente non potrei non citare dei miti come Jon Lord e Keith Emerson.
 
Ok, grazie per l’intervista e lascio spazio a voi per chiudere l’intervista, un messaggio a chi leggerà queste righe per entrare nel mondo musicale dei Raintimes.
ZORRO: Grazie a te Fabio, il piacere per me è stato davvero immenso. Ricordo i pomeriggi passati a spolpare Metal Shock nella seconda metà dei Novanta, per me la line-up della redazione di quegli anni è un po’ come la formazione dell’Italia campione del mondo, da ricordare e snocciolare nome dopo nome. In quegli anni avete scritto alcune delle più belle pagine della scena hard ‘n’ heavy nel nostro paese, e questa è una cosa che nessuno, e dico nessuno, potrà mai cancellare o portare via. Con Raintimes, e con i molti altri progetti e band guidati da artisti italiani, negli ultimi anni abbiamo cercato di dare nuova linfa al mondo AOR e rock melodico della nostra penisola, con la volontà di mostrare a tutti che, nonostante la grande disparità di mezzi a disposizione rispetto a quelli di artisti provenienti da altre parti del mondo, anche qui siamo in grado di comporre e “cucinare” materiale di qualità. E questo ovviamente tenendo conto che sarà sempre e comunque il solo pubblico a doverlo stabilire. Un abbraccio!
 
Grazie mille ragazzi, ma i complimenti vanno a voi e al progetto Raintimes.

​FABIO LOFFREDO
 
Raintimes Members:
Michael Shotton: Voce e cori
Ivan Gonzales: Chitarra
Sven Larsson: Chitarra
Davide Barbieri: Tastiere e cori
Andrea Gipponi: Basso e basso fretless
Pierpaolo Monti: Batteria e percussioni
 
 http://www.raintimesaor.com
https://www.facebook.com/raintimesofficial/
http://www.frontiers.it