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RADIO DAYS – Il batterista Paco Orsi presenta “Rave On!”, il nuovo disco …

RADIO DAYS – Il batterista Paco Orsi presenta “Rave On!”, il nuovo disco …

In occasione dell’uscita del nuovo disco “Rave On”, prevista per venerdì 21 maggio, ho avuto il piacere di intervistare Paco Orsi, batterista del trio power pop milanese Radio Days che, dal 2007, propone un’esplosiva miscela sonora tra melodie beatlesiane ed energia punk ’77. “Rave On!” è un tributo al rock’n’roll, un viaggio mirabolante sul Rollercoaster anni ‘50 di Buddy Holly, chiaramente omaggiato nel titolo. Viaggia a tutta velocità sulle onde Jingle Jangle della British Invasion e sbarca in territori Punk-Rock anni ‘70. Non mancano alcuni ospiti internazionali tra cui Paul Collins dei Nerves e dei Beat, Kurt Baker, Morten Henriksen degli Yum Yums, Jorgen Westman degli Psychotic Youth e i nostrani Luca “Il Metius” Mattioli degli STP e Stolen Cars e Riccardo “Il Mera” Montagna dei Retarded.

Ciao Paco, benvenuto su Tuttorock, come stai?

Ciao Marco! Abbastanza bene grazie. Ieri ho spostato dei mobili a casa di mio padre quindi ho la schiena a pezzi. Non sono stato concepito per il lavoro manuale.

Parliamo un po’ di questo vostro nuovo disco, “Rave On”, quando avete scritto i brani?

Nel 2019 abbiamo deciso di interrompere l’attività live per concentrarci sulla scrittura dei brani che avrebbero composto il nuovo disco. Il progetto era di andare in studio nei primi mesi del 2020, fare uscire l’album in primavera e passare il resto dell’anno in tour. Ecco, come ben sai, il resto dell’anno lo abbiamo passato in casa, chi a cantare dai balconi, chi a mettere su chili.

Come nasce solitamente un brano dei Radio Days?

Di solito è il nostro leader indiscusso Dario Persi a portare in saletta lo spunto per un brano. Ci fa ascoltare la struttura di base della canzone e tutti insieme iniziamo ad arrangiarla con estrema cura e certosina perizia. Poi la riascoltiamo e capiamo che era meglio prima. A quel punto stappiamo una birra.

Con tutte le restrizioni che ci sono state dovute alla pandemia, come vi siete mossi per registrare i brani?

La pandemia ci ha colti con le braghe calate proprio mentre ci trovavamo in studio di registrazione. Fortunatamente il Casemate Studio è di proprietà del nostro fonico/produttore/amico Marco Matti, quindi abbiamo potuto lasciare in standby la produzione del disco per qualche mese. Dopo un primo periodo di sconforto generale ci siamo dati una svegliata e siamo riusciti a concludere le registrazioni del disco avvalendoci della possibilità di mixare l’album da remoto. È stato un anno assurdo, pieno di paure e tanta sofferenza. Lavorare su “Rave On!” e avere la testa impegnata nell’obiettivo di far uscire la migliore versione possibile del disco è stata una delle cose che mi ha aiutato a superare momenti davvero tosti.

Per chi non vi conosce, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di formare i Radio Days?

Ci siamo formati all’inizio degli anni 2000. Io e Dario suonavamo nei Retarded, una band punk rock dedita al culto dei Ramones, mentre il Bare suonava sempre con Dario in una local band pop punk stile Look Out! Records. Abbiamo sempre amato il cosiddetto “pop side of rock ‘n’ roll”, l’idea di mixare le incredibili armonie vocali dei Beatles ai riff del glam e del rock anni 70 ma senza rinunciare a quell’urgenza tipica del punk. Ecco, non so se ci siamo riusciti, ma sicuramente con i Radio Days abbiamo finalmente deciso di provarci. Dopo 4 album, svariati singoli e centinaia di concerti in tutto il mondo siamo ancora qui. Il che in effetti dimostra solo che siamo de coccio… ma personalmente anche dopo tanti anni non riesco ad immaginare niente di più figo ed esaltante che ritrovarsi su un furgone pronti a partire per un tour.

Con la vostra musica attraversate più di 20 anni di rock’n’roll, dagli anni ‘50 agli anni ’70, ma c’è qualche artista o band di oggi che vi piace particolarmente?

Stavo per risponderti: “Certo! Ci piacciono un sacco di band contemporanee! I Weezer, i Teenage Fanclub, i Cotton Mother…” e poi ho realizzato che sono tutte band con almeno 30 anni di carriera alle spalle. È come se, negli anni 70, uno avesse risposto che adora Louis Armostrong e Ella Fitzgerald. Non c’è niente da fare, siamo decisamente anacronistici. In ogni caso la scena power pop mondiale brulica di band semi sconosciute ai più che sanno regalare gioiellini tra il britpop e il jingle-jangle sound. Sto pensando ad esempio agli Speedways, ai Cry! o ai Brother Kite. Nel mainstream invece ho recentemente apprezzato i decisamente tamarri ma divertenti Struts e i mitici gemelli glam Lemon Twigs.

Siete soddisfatti di come sono andate fino ad ora le cose per voi nel mondo della musica o avete un sogno che ancora non è stato realizzato?

Ho recentemente superato i 40 e grazie alla musica ho visitato posti che probabilmente non avrei mai raggiunto, ho conosciuto centinaia di persone sparse per il mondo con cui ho instaurato un legame d’amicizia profonda e ho avuto il privilegio di assaggiare ogni tipo di cibo, dalle prelibatezze del Giappone al disgustoso junk-food olandese. Ho dormito su pavimenti del cesso e in hotel a 4 stelle, mi sono emozionato per panorami mozzafiato e ho bestemmiato sul bordo dell’autostrada aspettando che il carro attrezzi venisse a recuperare il nostro furgone in panne. Mi sono sentito una rock star mentre firmavo autografi dall’altra parte del mondo e mi sono sentito un coglione a suonare in un locale deserto dopo 20 anni di “carriera”. Alcune cose sarebbero potute andare meglio? Certo. E anche di molto. Ma se potessi tornare indietro probabilmente non cambierei niente, perché tra cadute e successi è stato un viaggio fantastico. E la cosa che mi rende orgoglioso e che ancora mi fa emozionare è sapere che l’avventura non è finita: a settembre si rimonta sul furgone e ci si rimette in viaggio.

Dei tanti concerti che avete fatto in Europa ce n’è uno in particolare che vi è rimasto nel cuore?

Sicuramente la nostra prima partecipazione al Purple Weekend, uno dei più importanti festival europei specializzato in mod e sixties. Quella è stata un’esperienza indimenticabile. Un altro momento esaltante è stato un concerto a Madrid (credo nel 2014) i cui facemmo il nostro primo sold-out: noi clamorosamente in forma nonostante gli acciacchi da tour, e pubblico preso inspiegabilmente bene. La dimensione live per noi è davvero fondamentale e la nostra filosofia è quella di suonare ogni show come se fosse l’ultimo. Cosa aspettarsi ad un nostro concerto? Energia, palloncini, coriandoli, luci colorate, varani, sudore, delfini, ruote del rock ‘n’ roll, attacchi cardiaci, gabbiani.

A proposito di musica dal vivo, come vi state muovendo?

Abbiamo in programma un festival power pop a Londra, il “Pump It Up” per il 25 settembre, sarà anche l’occasione per presentare “Rave On!” dal vivo. Con noi ci saranno altre grandi band come Yum Yums e Speedways. L’intenzione è quella di cercare di tornare a suonare in Italia in autunno non appena ci saranno le condizioni per poterlo fare. Sicuramente torneremo in Spagna nella primavera del 2022 e in Giappone nel 2023!

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?

Grazie a te! Voglio solo ricordare che “Rave On!” uscirà il 21 Maggio 2021 in tutto il mondo per una sconcertante quantità di etichette. In vinile per la tedesca Screaming Apple, mentre della versione CD se ne occuperanno Ammonia Records e Rock Indiana (Europa), Sounds Rad! (USA), Wizzard In Vinyl (Giappone). Ciao a tutti e ci vediamo sotto il palco!

MARCO PRITONI