RAANKO MONETI – Intervista all’artista che si muove tra rap e metal

In occasione dell’uscita dell’album di debutto “47”, ho avuto il piacere di intervistare Raanko Moneti, un progetto misterioso dietro al quale si cela un’entità, un artista che si definisce uno dei tanti “Nessuno”. Quelli che (r)esistono per strada e non esistono per l’ufficio delle imposte o per l’anagrafe bancaria. Un progetto artistico che unisce il rap e il metal. Se il tappeto sonoro del disco si sviluppa tra sonorità nu-metal e crossover, le liriche in italiano, inglese, spagnolo e francese, spaziano dalle barre rappate al recitato teatrale, passando per il cantato unito a melodiosi cori di voci femminili. Distorsioni trash hardcore abbracciano ritmiche serrate, dove chitarre sature si alternano ad arpeggi e chitarre acustiche. Un’atmosfera melodica si evolve poi in ruvide suite dalle sonorità potenti, che lasciano spazio anche alle ballate e a qualche intermezzo electro.

Ciao e benvenuto su Tuttorock, ho apprezzato molto questo tuo primo album, “47”, che riscontri stai avendo? 

Grazie, fa piacere sapere che sia “arrivato” alle tue orecchie. Riscontri ottimi con un velo oscuro che li ricopre: la mia storia non è facile da digerire e c’è chi è intimorit*, chi dispiaciut*, chi disorientat*. Soprattutto nei messaggi privati non sanno come rivolgersi ma la cosa bella è che chi scrive ha davvero ascoltato, sottolineando parole, concetti, episodi delle canzoni.

La tua proposta musicale è un interessantissimo mix tra rap, metal, teatro, ti sei ispirato a qualche artista in particolare?

Di sicuro gli ascolti influiscono nel percorso di chi vuole andare oltre la superficialità e considera la musica come un canale artistico di espressione. Oxmo Puccino, Psy4 de la Rime (i primi album), Canaille, ma anche Superbus, i P.O.D., Rage Against The Machine, Linkin Park, Limp Bizkit sono ciò che musicalmente ho respirato. Il resto lo hanno fatto I libri e la strada.

Un tuo brano nasce da un tema, da una parola, da un’improvvisazione in sala prove o ognuno di esso ha una propria singolare storia?

Ogni brano rappresenta me e ciò che mi circonda, i miei pareri, ciò che osservo, che apprezzo e che disprezzo. Se leggi la tracklist avrai una frase di Jo Nesbo, il mio scrittore preferito di noir, sono partito da lì caratterizzando il tema di ogni testo, e abbinando le strumentali che erano già pronte da tempo.

Canti in italiano, inglese, spagnolo e francese, in futuro utilizzerai altre lingue?

Parlo sei lingue, per ciò che ho fatto e per quanto ho viaggiato non potevo permettermi di non imparare la lingua del paese in cui posavo i piedi. Il Suomi (finlandese) è il più duro, e non canterei in quella lingua, magari un ritornello in arabo, tornando alle origini.

Quando e come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ascoltando da sempre tanto, più che parlare mi è sempre piaciuto scrivere sui miei quaderni. Un Laboratorio Rap alla Belle de Mai fu la chiave per provare a mettermi in gioco, a Marseille è impossibile rimanere impassibile alla musica.

Com’è nato il tuo nome d’arte?

Me lo ha dato un amico, usando il verlaine e scambiando l’ultima sillaba con la prima: Raanko per Ancora (la doppia A e la K per la parte di vita che ho vissuto a Helsinki, dove non pensavo di poter mai arrivare), Moneti per Timone. Ho sempre portato al collo una collana con ancora e timone.

Chi è Raanko Moneti quando si toglie la maschera?

Uno che aveva scelto la “cattiva” strada come dicono i perbenisti, e che c’ha rimesso la vita, a 25 anni.

Hai qualche spettacolo in programma e, se sì, con quale formazione ti presenterai sul palco?

Per ora stanno girando le proiezioni in anteprima del film ispirato al mio album “47”, la prima è stata a Benevento per Halloween, la prossima a Milano al Cinema Anteo il 13 novembre. Da febbraio 2025 apparirò in versione live, con la band, batteria-basso-chitarra-consolle. E voce.

Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà per chiudere questa intervista come preferisci.

Dedico questi riscontri e ogni parola spesa a chi come me non ha avuto la possibilità di esprimersi come poteva in vita, causa pregiudizi, menefreghismo, dietrologia.  Siamo tutti Raanko Moneti.

MARCO PRITONI