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PIERO PELÙ – Intervista a cura di Elena Arzani

PIERO PELÙ – Intervista a cura di Elena Arzani

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In occasione della terza edizione di Milano Music Week ho avuto il piacere di intervistare Piero Pelù. Martedì 19 Novembre 2019, presso gli spazi dell’associazione Rob de Mat, durante il consolidato appuntamento “MMW Incontra”, l’artista racconterà il proprio percorso artistico al pubblico intervenuto. A questo si aggiungerà una tappa del “Benvenuto al mondo tour” che vedrà Piero Pelù esibirsi sul palco dell’Alcatraz.

Durante la tua carriera hai sperimentato, creando un tuo linguaggio, divenendo “El Diablo” un’icona del nostro tempo, un professionista rivoluzionario e di riferimento nella cultura della musica italiana contemporanea. Molte delle tue canzoni potrebbero – a buon titolo – diventare inni nazionali. Immagino non sia stato sempre facile proporre un nuovo modello alla fine degli anni ’70, come ci sei riuscito e quali problemi hai dovuto affrontare? A quale brano sei più legato e perché?

Beh, diciamo che la mia personalità – uso “personalità” perché non mi piace parlare di “personaggio”, in quanto i personaggi sono a teatro – è la somma di tantissime esperienze che ho accumulato da quando ero bambino, ragazzo, adolescente e poi mano a mano sempre più adulto.

La figura del diablo –  ci tengo a sottolinearlo – è sempre stata un accostamento ironico e non certo di parte. Per chi è laico non può esistere né un dio nè il suo opposto. Noi invece purtroppo conosciamo benissimo i valori del bene e del male messi sulla terra dagli esseri umani. Ecco, questa figura allora sì, in qualche modo mi si addice.

Per qualche fanatico religioso addirittura sono anche diventato una sorta di simbolo del satanismo e ogni volta che tutto questo riaffiora mi faccio grandi risate alla faccia della ottusità delle persone. Ciò che conta alla fine è riuscire a trasmettere un messaggio positivo: Picnic all’inferno è un singolo in cui riaffiora appunto l’inferno, ma in un ossimoro col picnic, che si considera una scampagnata piacevole tra amici e parenti. Quindi unire una cosa piacevole con un’altra iconograficamente negativa fa parte della mia scrittura. L’inferno è quello che noi stessi umani, in quanto avvoltoi – così come dico nella canzone – ci stiamo creando, consumando, sprecando energie, inquinando, rilasciando tantissime rifiuti nell’ambiente che poi entrano nella nostra catena alimentare che noi stessi mangiamo. Ecco, questi sono argomenti importanti di cui parlare al di là dei pregiudizi e delle superficialità.

Chamatemi pure diablo, ma sono un diablo verde!

A Maggio dello scorso anno si è svolta a Napoli l’iniziativa “Santi di Periferia, l’impossibile non esiste”, un progetto innovativo, da te ideato, che ha coinvolto 11 ragazzi, di cui sei provenienti dall’area penale e 5 dall’Istituto tecnico Galiani. Ti va di parlarcene?

Assolutamente sì. “Santi di Periferia” è un progetto che mi auguro possa avere un seguito al di là della mia presenza sul territorio napoletano e magari anche nel resto d’Italia. È un progetto che tende a far conoscere a ragazzi che purtroppo sono cresciuti in ambiti di forte disagio sociale, umano, personale e familiare che l’impossibile non esiste, cioè che si può pensare di poter avere una vita che rientra nella legalità conducendo una vita normale come fa la maggioranza delle persone, facendo un lavoro onesto e cercando di mettere in  piedi una famiglia normale etc… Bene, questo progetto, che si è poi realizzato nella scrittura di una canzone insieme ai ragazzi, è stato per me una sfida pazzesca: durante i primi incontri mi rendevo conto che comunicare con loro era estremamente difficile, poi ho trovato la chiave giusta che è stata quella di condividere con loro più cose possibili e da lì la cosa è cresciuta. Mi auguro che il comune di Napoli con Alessandra Clemente, bravissima assessora alle politiche giovanili, riesca a portarlo avanti. In bocca al lupo ragazzi, ci rivediamo presto, anche in tour magari!

Nel 2005 hai vinto il Premio Future Film Festival 2005 per il video del suo singolo “Nel mio mondo”, per la migliore opera videomusicale realizzata con le nuove tecnologie creative. Come è cambiata la fruizione della musica oggigiorno e qual è, a tuo avviso, l’attuale stato di quella italiana, soprattutto se paragonata al resto del mondo?

È una domanda molto complessa. Allora, intanto il linguaggio del video è in generale, almeno qua in Italia, semplificato per esigenze di mercato, che è paurosamente ristretto anche rispetto al 2005 – anno che tu hai nominato – ma ancora di più rispetto alla fine del millennio scorso. Detto questo, ciò che conta sono sempre le idee. Io ho appena realizzato, come regista, il video di Picnic all’inferno che è il mio nuovo singolo. L’ho girato in poche ore a Milano e l’importante è sempre avere ben presente delle idee e la mia era quella di essere un cittadino normale che cammina per le strade di una metropoli italiana – in questo caso Milano – seguito dallo sguardo circolare di un avvoltoio che gira sopra di me. Quell’avvoltoio siamo noi uomini, avvoltoi di noi stessi, dal momento che siamo protagonisti della deriva ambientalista che stiamo vivendo oggi. Siamo in tempo per rimediare e prendere coscienza del fatto che cambiando un po’ le nostre abitudini possiamo migliorare la qualità di vita sul pianeta terra. Facciamolo! E famolo bene ragazzacci!

Piero Pelù per il sociale… Sono innumerevoli i progetti che ti hanno visto coinvolto in prima persona a difesa dei diritti umani, dal concerto contro la mafia “La musica contro il silenzio”, a Sarajevo, Sierra Leone, War Child, il Pavarotti & Friends, Artisti toscani contro la pena di morte, Ucodep per l’ONG… tanti i riconoscimenti al tuo impegno pubblico e carriera. Tra questi, due mi hanno particolarmente colpita: il Premio De Andrè (2016) alla carriera ed Premio Lunezia Menzione Speciale 2014 al libro “Identikit di un ribelle”. Anarchia, Pacifismo e Ribellione. Un “ragazzaccio”, ma non proprio… Come sei riuscito negli anni a conciliare l’identikit del ribelle rock con il tuo ruolo d’angelo che combatte guerre giuste?

È semplice perché il mondo in questi anni si è rovesciato completamente e quindi difendere l’ambiente e i più deboli e farlo con determinazione è una cosa decisamente rivoluzionaria, mentre la massa si sta uniformando purtroppo sempre di più – e qui in Italia esistono anche dei dati ben documentati che l’abbandono scolastico effettivo e virtuale è molto forte rispetto agli altri paesi europei. Aumentando, quindi, ignoranza e indifferenza, aumentano anche la violenza verbale e l’intolleranza nei confronti del debole e del diverso. E allora difendere queste categorie è una cosa estremamente rock! Per qualcuno può essere considerato diabolico, ma io mi sento perfettamente a mio agio in questo ruolo. Personalmente non ho mai inneggiato al satanismo – l’ho detto prima –  e anzi, sono una bomba di energia verde quando sono in tour. Il 19 novembre sarò all’Alcatraz e chi verrà, già lo sa, mentre per chi non lo sa, lo invito a scoprirlo, vedrà un concerto dove l’energia positiva e la festa saranno al centro dell’attenzione.

Durante la nuova edizione di Milano Music Week, racconterai al pubblico aneddoti e curiosità della tua musica e carriera, all’interno degli spazi dell’associazione Rob de Mat. Farai inoltre tappa con il nuovo “Benvenuto al mondo tour” all’Alcatraz martedì 19 novembre. Due momenti molto intensi e diversi tra loro, in cui sentire il calore del tuo pubblico. Come nasce questa tua partecipazione a MMW?

Sono stato invitato e ho accettato molto volentieri, vista anche la concomitanza con il concerto all’Alcatraz. Mi piace partecipare a qualsiasi manifestazione dove ci siano degli argomenti o dei contenuti di cui parlare e su cui confrontarsi. Sarò insieme a Luca De Gennaro, un amico, un bravissimo giornalista nonché un ottimo dj, quindi l’incontro sarà assolutamente ricco di argomenti e invito tutti a partecipare e anche a fare un grandissimo bordellazzo il giorno dopo, ragazzacci! Sempre in forma così, Picnic all’inferno, stiamo rock!

Un’ultima domanda, cosa ne pensi delle vigne coltivate in Toscana con le frequenze di Mozart in filo diffusione?

Mah, io forse sono stato il primo al mondo a creare uno studio di registrazione totalmente green quando avevo la casa e lo studio sulle colline toscane del Chianti. È stato infatti il primo studio al mondo alimentato da pannelli solari – sto parlando di 15 anni fa –  e devo dire che anche gli ulivi e la vigna intorno allo studio producevano uve e olive di altissima qualità totalmente biologiche perché io usavo i cavalli per smuovere il terreno e concimarlo. Non ho mai avuto problemi con la mosca, ad esempio, e questo è stato un mio grande vanto e lo è tuttora. Il connubio tra musica e ambiente è un’ennesima riprova che tutto il nostra sistema terra è regolato dall’armonia: l’armonia della musica, l’armonia tra le note e l’armonia tra gli esseri umani e l’ambiente. All’Alcatraz ci sarà tutta questa armonia concentrata. Ci vediamo là ragazzacci!

ELENA ARZANI