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PAOLO SIMONI – Intervista al cantautore

PAOLO SIMONI – Intervista al cantautore

In occasione dell’uscita del suo nuovo album “ANIMA” ho intervistato il cantautore ferrarese PAOLO SIMONI.

Ciao Paolo, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock. Hai già una lunga carriera alle spalle, come ti sei avvicinato alla musica?
Tutto è iniziato quando avevo 5 anni, manifestai subito questa mia passione, fu una suora ad accorgersi della mia predisposizione. Da lì ho cominciato a studiare organo, pianoforte, chitarra, impegnandomi tantissimo, frequentando per anni il Conservatorio, jazz a Bologna, in seguito diplomandomi a Ferrara in sassofono e composizione. Durante l’adolescenza ho preso a scrivere canzoni, ascoltando tantissimi cantautori, non solo italiani, ma anche stranieri, da Springsteen a Dylan ed Elton John. Questi tanti anni passati sono passati in sordina rispetto il mondo mainstream, ho preferito mantenermi in un filone che prediligesse il contenuto e il testo. 

In sordina può essere, ma hai lavorato con grandi nomi come la Bertè, Morandi, Dalla con cui hai fatto un pezzo, così come con Vecchioni nell’ultimo disco. Questo poi l’ho trovato molto “dalliano”.
Mi capitò di conoscere Iskra Menarini, da lì a Lucio Dalla il passo fu breve. Ho avuto la fortuna e l’onore di frequentare casa sua e vedere nascere i suoi dischi, mi sono forgiato in sua compagnia. Studiavo e frequentavo Lucio e tutto il suo entourage, facevo ascoltare le canzoni che componevo a Iskra, e occasionalmente a Lucio. Un giorno Dalla mi disse: “Quando hai una canzone particolarmente bella, fammela sentire”. Così gli proposi “Io sono io, tu sei tu”, a lui piacque subito e decise di inciderla assieme. 

Hai saltato tutta la promozione televisiva con i talent che fanno tanto clamore al giorno d’oggi.
Erano i momenti in cui questi programmi esplodevano, da X-Factor ad Amici, ma io ho preferito percorrere una strada alternativa, perseguendo la qualità della canzone, il testo, la musica. Da lì sono venute anche belle soddisfazioni, aprendo i concerti per De Gregori e Ligabue, lavorando con Dalla e Vecchioni, scrivendo per la Bertè e Morandi. 

E tanti premi, dal Lunezia a Musicultura, poi Sanremo Giovani, ce ne è uno che ti rimasto particolarmente caro?
Quest’anno mi hanno assegnato il premio Bindi anche. Potrei ricordare il premio Tenco che avevo appena 22 anni e facevo lo chef, mentre cucinavo suona il telefono e il mio manager mi annunciò questa bellissima sorpresa. In capo a 2 settimane passai dalle padelle ad essere tra Ranieri e Paolo Conte, fu un momento di passaggio. Poi direi proprio premio Umberto Bindi, un artista che avevo sempre adorato e quindi essere insignito del suo nome è qualcosa di veramente speciale per me. Poi tieni conto che vengo da una famiglia di pescatori e cuochi, senza nessun musicista, il che rende tutto questo ancora più sorprendente. 

Bene, veniamo al tuo disco, particolarmente intenso, cosa hai voluto trasmettere come messaggio? Ha a che fare con il periodo che stiamo vivendo?
In realtà è nato prima del covid, questo lo trovo interessante. Le canzoni vivono di vita proprio, hanno un loro tempo slegato anche dal momento. Il mio sogno era quello di realizzare un disco in stile chansonnier francese, dimostrare che le canzoni possono stare in piedi anche da sole, ovvero canto e pianoforte. Oggi si sentono canzoni schiave della tecnologia, io sono voluto tornare alle origini, stile anni ’70, strumentazione al minimo necessario, tutto registrato live come una volta. Il computer è stato usato semplicemente come registratore. 

Non ultima, la feat di Vecchioni su L’anima vuole, come è nata la collaborazione?
Il mio manager contattò quello di Vecchioni, mi recai a Milano con il disco per farglielo sentire. Discutemmo di letteratura per due ore, quasi dimenticandoci delle canzoni. Alla fine gliene feci sentire un paio e lui concluse dicendomi: “Guarda, per ora non ti dico nulla, vieni in tour con me e ne riparleremo”. Così fu, e un giorno mi annunciò: “D’accordo, canto ne L’Anima Vuole”. La cosa bella non è stata solo la sua partecipazione nel brano, ma la frequentazione in tour, i camerini, le prove, le cene assieme.

Disco molto bello indubbiamente, un atto di accusa verso la società?
Vedo una società molto materialistica e consumista che non mi pare molto attraente, almeno rispetto i miei valori. Quello che voglio dire in L’Anima Vuole è: “Cari miei, non è tutto qui!”. In Porno Società critico l’edonismo dei social, i corpi nudi esposti su Instagram, la ricerca spasmodica dei likes. La cosa peggiore è che questo modello sociale lo trasmettiamo alle nuove generazioni, con il risultato che ragazzine di 15 anni si atteggiano come donne di 30. 

Hai in programma un tour?
Non potendo strutturare un tour vero e proprio a causa della situazione, abbiamo alcune date, dei passaggi in radio, poi vedremo se sarà possibile portare il disco nei club, come previsto, il prossimo autunno-inverno. Vari festival cui avrei dovuto partecipare sono stati proprio cancellati. Cercherò di fare alcune date in stile bohemien, io e il pianoforte.

MAURIZIO DONINI 

Band:
Paolo Simoni

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