OMAR PEDRINI – Intervista al cantante dei Timoria
Riguardo i Timoria ci sono da sempre svariate interpretazioni sul significato del nome, cogliamo l’occasione per dire una volte per tutte come stanno le cose?
E’ un vocabolo greco, io, Illorca e il maestro Ghedi siamo stati un poco i fondatori del gruppo, eravamo compagni di classe al liceo, e traducendo una versione di greco avevo trovato questo vocabolo che in italiano ricorda un poco paura, no? Timore, paura, allora andavano molto questi nomi d’arte, Litfiba, Diaframma, che incutevano, esistenzialisti. Però Timoria il vero significato è vendetta, intesa quando c’è la tracotanza degli uomini, quando al liceo tutti ci prendevano per il culo, andavano alle feste, in discoteca, gli scioperi, noi ci chiudevamo in sala prove, e intanto loro si divertivano con le ragazze, con i motorini. Ci prendevano in giro, voi sempre a suonare, chiusi dentro, noi invece andiamo al lago, a ballare, e io intanto pensavo un giorno vedremo, poi sono arrivati a chiederci i biglietti per i concerti.
Siete andati a Sanremo uscendo subito, ma si sa che lì i migliori non vincono mai, in compenso fu istituito appositamente per voi il Premio della Critica e vi fu assegnato.
E’ un cosa di cui sono molto fiero, se pensi che eravamo ragazzini e dal 1991, per l’ingiustizia che avevamo subito, i giornalisti istituirono il Premio della Critica anche per i giovani, mentre fino ad allora esisteva solo per i big. Ogni anno sono felice e la prima cosa che guardo di Sanremo è chi ha vinto questo premio. Allora Bevilacqua scrisse sull Corriere della Sera che avrebbe dato un bacio sulla fronte ad Omar Pedrini per il testo di quella canzone.
Hai lavorato con Gianni Maroccolo.
Ci siamo sentiti oggi perché ieri a Napoli sono venuti dei suoi allievi, e ho consegnato da poco un mio racconto sull’esistenza che sarà inserito nel suo libro in uscita il 25 aprile. Una persona con cui sono rimasto in contatto e a cui esprimo, attraverso la tua intervista, la mia gratitudine per avermi insegnato tanto e avermi fatto diventare uomo e musicista, ero un ragazzino quando mi ha prodotto.
Poi con Ligabue.
Con Ligabue abbiamo collaborato tanto, sono molto dispiaciuto che dopo essere esploso non riesco più a contattarlo perché in mezzo ci sono tante persone e filtri. Sono passati 22 anni da quando andammo in tour, mi spiace avere perso i contatti diretti con lui perché lo volevo al mio festival, ho grande stima per lui e per quello che ha fatto.
Hai suonato a Sonoria con Sepultura, Aerosmith e Whitesnake, grandissimi gruppi e artisti.
Anche con me adesso
Ma tu sei grandissimo
No dai scherzavo, io sono un artigiano della musica, pensa che adesso parto per andare a Londra a suonare con Noel Gallagher e tutto il suo staff. Con i Timoria siamo stati in Francia tante volte con grande successo, quando iniziammo non avrei pensato di raggiungere questi risultati. La Francia è un paese che ama la musica con impegno e i Timoria avevano testi molto impegnati.
Non fai solo musica, ma sei un artista a tutto tondo in tante discipline, hai fatto il direttore artistico al Brescia Music Art. Perfino il Prete Rock.
Sono tutte cose che mi danno la benzina per fare la mia musica, arte, poesia, films, l’anno scorso ho fatto tanti mesi a teatro, indegnamente sono docente alla Cattolica di Milano. Sì il Prete Rock in tv con Fabio De Luigi dove citavo John Lennon nelle mie prediche.
Sei un amante della beat generation, che anche io adoro fra l’altro, da Kerouac a Ginsberg, passando per Burroughs.
Io sono nato nell’estate del ’67, mia madre era una hippie, in quegli anni a San Francisco Ferlinghetti diceva “mettete i fiori nei vostri cannoni”, se penso che oggi Ferlinghetti recita una poesia in un mio disco, mi sembra una cosa impossibile. Colui che ha salvato Kerouac e Ginsberg, che ha pubblicato i libri di questi pazzi della beat generation, che ha fondato la City Lights Books. Erano considerati dei pazzi, dei depravati, degli alcolisti, e grazie alla Fernanda Pivano sono arrivati fino a noi.
A proposito di testi, nel 2004 a Sanremo hai vinto il premio come migliore testo per Lavoro Inutile.
Un premio che è tornato 15 anni dopo il primo.
Poi Tre volte lacrime con i Diaframma.
Io considero i Diaframma uno dei motivi per cui ho iniziato a suonare, andai ad un loro concerto che avevo 14-15 anni, e sentire quei testi, tutti cantavano in inglese a quel tempo, e io allora decisi di cantare in italiano. Mi emozionano i testi dei Diaframma e considero Federico Fiumani il migliore autore di testi in Italia e credo sia un gigante, i suoi testi dovrebbero metterli nelle antologie di poesia.
E di Veronelli cosa mi puoi dire? Gli hai anche dedicato un disco, Pane burro e medicine.
Con Veronelli rischio di commuovermi, è stato il mio papà adottivo, è stato al mio fianco tanti anni, io lo definisco il mio maestro di anarchia. Ho saputo in anteprima dal sindaco di Milano che prima dell’Expo una via di Milano nella zona dove abitava. Lui aveva due figlie femmine, ed in un suo libro scrisse che io ero il figlio maschio che avrebbe voluto avere.
In effetti hai spaziato tra trasmissioni come School of Rock al Gambero Rosso.
Due bellissime trasmissioni.
Fai rock alla grande, ma hai dichiarato di amare il jazz, non per niente hai suonato con Fresu.
Io non sono a quell’altezza, sono un allievo del jazz, per suonarlo ci vuole molto. Comunque anche altri grandi rockers frequentano jazz, pensa a Frank Zappa o Sting ad esempio.
Progetti futuri?
La cosa più importante è il concerto del 27 a Londra, dove suonerò con Noel Gallagher e altri, si sta avvicinando a grandi passi.
La salute come va?
Sto facendo questa serie di 10 concerti, ieri ho fatto il settimo, finisco a Milano, acustici con Marco Grasselli, quel chitarrista mancino che è anche stasera con me. Appena finiscono verrò a Bologna dove mi hanno salvato la vita, c’è il reparto di cardio-chirurgia più importante d’Italia.
Perfetto, allora quando vieni mi avverti che andiamo a cena fuori.
Assolutamente, hai una grande anima e dobbiamo assolutamente conoscerci meglio.
Una grande anima e pochi soldi.
Io mi chiamo Omar Pedrini senza quattrini, scrivilo pure.
Di Spotify e simili cosa pensi?
Non so esattamente cosa pensare, quando è uscita internet ero molto arrabbiato perché per noi è stato un disastro, ma adesso ho capito che il disco è una promozione, adesso è meglio della pirateria che sta sparendo.
Del crowfunding cosa pensi? Musicraiser dell’amico Gulino dei Marta Sui Tubi ad esempio?
Cosa bella ed intelligente, la musica ha bisogno di auto-finanziarsi, Giovanni Gulino è un mio amico, ci si sostiene con i fans ed anche fra artisti, io ho sostenuto un progetto di Davide Ferrario, una persona che dovresti intervistare e che ti piacerebbe sicuramente molto.
MAURIZIO DONINI & FRANCESCA MERCURY
photoset by Andrea Brusa
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Attiva da molti anni nel panorama musicale emiliano, Francesca Mercury si occupa di management e produzione in veste di talent-scout e promoter. È organizzatrice di eventi e ricopre il ruolo di stage manager in festival di importanza nazionale. È direttore artistico di progetti e format musicali e teatrali, molti dei quali sono proposti dall’Associazione Musicale “Avanzi Di Balera”, della quale è presidente. Fa parte del team redazionale di "Tuttorock", per il quale cura la rubrica "Almanacco Mercury", presente anche sulle maggiori piattaforme social e in programmi televisivi e radiofonici. Si occupa di formazione nelle scuole di musica emiliane e porta avanti iniziative dedicate alla storia della musica. Ama i suoi figli, le scarpe, la mortadella e Freddie Mercury.