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MILANO MUSIC WEEK – Il curatore Luca De Gennaro intervistato da Elena Arzani

MILANO MUSIC WEEK – Il curatore Luca De Gennaro intervistato da Elena Arzani

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Elena Arzani ha intervistato Luca De Gennaro, curatore della terza edizione di Milano Music Week, in programma dal 18 al 24 Novembre 2019, e Vice Presidente Talent & Music di Viacom International Media Networks.

Come nasce l’idea di creare Milano Music Week e quali finalità si prepone di raggiungere?

Milano Music Week nasce dall’idea di riconoscere a Milano il ruolo di capitale musicale d’ Italia. E’ la città dove si sviluppa tutta l’industria musicale e che ospita più eventi di musica, sia nazionali che internazionali. Il primo esperimento di settimana tematica musicale venne realizzato nel 2015 in occasione dello spettacolo degli MTV EMA a Milano nell’anno dell’Expo. Il format internazionale “MTV Music Week”, che viene replicato annualmente nelle città europee che ospitano gi MTV EMA, aveva funzionato molto bene disseminando la città di eventi musicali, e da quell’idea embrionale abbiamo sviluppato con il Comune di Milano il concept di Milano Music Week. La finalità dell’evento è quella di accendere un faro per una settimana sulle attività di una città che vive di musica tutto l’anno ed è ormai diventata un polo di produzione artistico culturale riconosciuto anche a livello internazionale.

Quali saranno gli ambiti della filiera musicale coinvolti in questa nuova e terza edizione di MMW?

I promotori di MMW sono le istituzioni che rappresentano le aree principali della filiera musicale: Autori e Editori (SIAE), organizzatori di eventi musicali (Assomusica), case discografiche (FIMI) e artisti (NuovoIMAIE), naturalmente tutti questi ambiti saranno ampiamente protagonisti della MMW, ai quali aggiungerei il fondamentale mondo degli esercenti: club, locali, teatri, circoli, luoghi dive si fa musica.

Come viene ascoltata la musica oggigiorno e qual è l’attuale stato di quella italiana, soprattutto se paragonata al resto del mondo?

La musica oggi viene ascoltata principalmente dai telefoni e grazie ai servizi di streaming, oppure in macchina attraverso la radio. A parte una sempre più ristretta schiera di appassionati di Alta Fedeltà, la consuetudine dell’ascolto religioso, concentrato, attento e con un impianto stereo è sparita.

La presentazione di questa nuova edizione di MMW è avvenuta presso l’aeroporto di Malpensa; momento durante il quale la cantante Levante si è esibita in una inedita performance. La scelta di un luogo di scambio internazionale rispecchia il desiderio di proporsi ad un bacino di utenti non solo italiano? Saranno presenti proposte culturali allestite da Nazioni straniere? E se sì, di quali Stati?

Lo stato della musica italiana oggi dal punto di vista dei freddi numeri, riferiti soprattutto a streaming e eventi dal vivo, è buono. Anche la discografia mi sembra stia godendo i primi frutti di un doveroso cambiamento in corso da una decina di anni che sta portando buoni risultati anche grazie ad una nuova generazione di artisti di successo, nati dai territori underground i rap e indie e diventati le popstar di oggi.

La scelta di presentare MMW a Malpensa è andata proprio in questa direzione. Identificare Milano come luogo di scambio culturale, di convivenza artistica e di profilo internazionale. Un luogo dove si arriva e da dove si parte con un bagaglio di conoscenza in più. Questa edizione di MMW nasce proprio nel segno della internazionalità. Sono presenti artisti da tutti i continenti e ci saranno momenti molto particolari, come una serata dedicata al pop cinese. Linechek, che è il grande evento professionale della Milano Music Week, propone quest’anno un particolare focus sul Canada con diversi artisti e rappresentanti dell’industria culturale canadese che verranno in quei giorni a Milano.

Siamo passati dall’acquistare Vinili, cassette e CD musicali, allo streaming e download, all’ascolto del suo racconto in programmi televisivi dedicati, ai Talent come The Voice od X-Factor, mostre e film al cinema. Possiamo considerare la MMW un nuovo format di comunicazione per fruire e brandizzare la musica ed i suoi contenuti?

MMW è un format di comunicazione che vuole raccontare la musica in tutte le sue fasi, dalla creazione alla produzione alla diffusione all’esecuzione dal vivo. Musica come lavoro e confronto, come industria e come divertimento. Se una persona che deve o vuole saperne di più su qualsiasi ambito musicale viene a Milano in quei giorni avrà tutte le possibilità di disegnarsi un proprio calendario di eventi ai quali partecipare e ne uscirà pochi giorni dopo con molte più conoscenze su questo mondo.

Sembrano trascorsi secoli da quando l’iconica immagine della mucca sulla copertina di “Atom heart mother” dei Pink Floyd rivoluzionò l’industria musicale. Negli ultimi anni, grafica degli album ed elemento visivo hanno subito una profonda mutazione, trasformandosi talvolta in un video o sparendo quasi completamente, come vede il ruolo del designer all’interno della musica contemporanea?

Designer, grafici, videomaker, fotografi, artisti visuali sono più che mai parte integrante del processo di comunicazione musicale, proprio perchè l’immagine della musica non passa più solo dalle grandi copertine dei vinili ma deve venire declinata su tutte le piattaforme in maniera capillare, proprio perchè oggi la parte visuale della musica è inscindible da quella sonora.

Può la musica, a suo parere, farsi strumento di condivisione di valori etici e morali all’interno della nostra cultura? Cosa le ha trasmesso nella sua vita e come mai ha scelto di lavorare in questo settore?

Questa domanda sulla musica come strumento di condivisione di valori culturali mi fa venire in mente quando il Sindaco di Austin, in Texas, in chiusura della conferenza internazionale SXSW ha dichiarato che la presenza in città di artisti musicali di tutto il mondo conferma il potere della musica come veicolo fondamentale per lo sviluppo della diplomazia mondiale. Sono d’accordissimo con lui e Milano Music Week va proprio in questa direzione.

Ho scelto di lavorare nella musica perchè era la mia grande passione fin da bambino, ma soprattutto perchè la mia generazione, nata artisticamente con l’inizio della radiofonia privata in Italia, ha avuto la possibilità di vedere trasformare in maniera naturale il proprio passatempo in lavoro. Dai vent’anni in poi ho continuato a fare quello che facevo prima per divertimento, ma è diventato un mestiere. Ecco perchè ancora oggi, dopo più di quaranta anni di professione in ambito musicale, affronto il lavoro con l’entusiasmo di un adolescente e cerco di trasferire questo approccio ai miei allievi dell’Università Cattolica.

ELENA ARZANI

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