MALAVOGLIA – Intervista al cantautore che presenta l’album “Punto”


In occasione dell’uscita del disco d’esordio “Punto”, ho avuto il piacere di intervistare Gianluca Giagnorio, in arte MaLaVoglia, che scrive tanto, dorme poco e canta sempre. È un cantautore e autore per CHIESA & PARTNERS. La sua musica è accompagnata da una domanda ricorrente dei suoi amici: “Gianlu, ma la voglia dove la trovi?”.
Dopo tanta gavetta, live, riconoscimenti e porte in faccia, MaLaVoglia corona finalmente quasi 10 anni di carriera con il suo primo album che si distingue per uno stile musicale unico, che mescola sonorità moderne con influenze più tradizionali, creando un’atmosfera intensa e coinvolgente. Pur guardando al mondo dei grandi cantautori del passato, MaLaVoglia riesce a mantenere una sua identità, senza mai somigliare troppo a nessuno in particolare. Le tracce conducono l’ascoltatore in un viaggio che esplora ironia, provocazioni, intime riflessioni e amore, e ogni parola scritta e cantata dal cantautore appare come un’esperienza vissuta in prima persona.
Ciao e benvenuto su Tuttorock, “Punto” è il tuo primo album, che riscontri stai avendo?
Ciao Marco e grazie dell’invito. Punto è il mio primo album e sono molto felice di averlo finalmente chiuso e pubblicato. Sta avendo bellissime recensioni e mi sta facendo scoprire ancora di più. Sono molto felice perché a questo album devo molto, c’è dentro una prima parte della mia storia. Sono 9 pezzi di me.
Ho apprezzato tutto l’album e, dovessi scegliere un mio brano preferito, ti direi “Punto”. Riascoltandoti, c’è una traccia che ti ha fatto dire: “Questa mi è venuta proprio bene”?
Come direbbe Pino “ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soja” (ride – ndr). A parte gli scherzi ci sono delle tracce alle quali sono più legato. Punto è sicuramente una di queste perché racconta un vissuto importante che ha poi determinato un cambiamento nella mia vita. Mi sono ritrovato a scriverla su un Flixbus che da Parigi mi riportava a Milano con pochi euro in tasca rimastimi. Altre tracce molto importanti sono Johnny fa il miele che è la prima del “nuovo” MaLaVoglia che sentirete e Terra Rossa che racconta il posto dove esistono le mie radici: il Gargano.
Come nasce solitamente un tuo brano e qual è stato, in questo disco, quello che ha richiesto più tempo ed energie da parte tua per la sua realizzazione?
I miei brani solitamente nascono dopo periodi o momenti molto intensi e carichi emotivamente parlando. È bello perché mentre sto vivendo certe cose so già che arriverà poi una canzone a raccontarne le sensazioni e il sapore che mi lasciano dentro. Il brano che più mi ha assorbito è sicuramente CAMOSCIO, un brano molto intenso, denso, pesante. Non è stato facile raccontare la storia di Giacomo e ancora meno facile è cantare dal vivo questa canzone.
La copertina è nata da un’idea tua?
Per la copertina mi sono affidato a Valentina Saccà e ho scelto bene. Le ho chiesto qualche idea che rappresentasse al meglio l’album e ha creato un concept legato a PUNTO. Mi è piaciuta, è una fotografia dell’album. Tante volte mi sono ritrovato su quel divano a pensare in solitudine al mio vissuto, a ciò che “volevo fare da grande”.
Quando e come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Mi sono avvicinato molto presto alla musica perché mio zio a 8 anni mi ha buttato su un palco a cantare Lucio Battisti, ma poi ho iniziato a viverla come qualcosa che davvero mi appartenesse relativamente tardi, a 21 anni quando ho iniziato a scrivere e cantare le mie canzoni.
Ad un certo punto sei andato a vivere a Milano, dalla quale poi, dopo un po’ di tempo, ti sei allontanato, che esperienza è stata per te quella di vivere in una metropoli?
Amo Milano e l’amerò sempre. Mi ha fatto crescere, io così piccolo sono andato a vivere in una metropoli di milioni di persone. Sono cresciuto molto e mi ha permesso di crescere anche a livello artistico perché mi sono confrontato con situazioni artistiche importanti. Poi col tempo, però, è come se avendo trovato la mia identità, di Milano non avessi più bisogno e che anzi la città mi stesse rubando energie. Sentivo il bisogno di vivere più lentamente e godermi l’importanza del tempo nella sua semplicità.
Se dovessi fare un bilancio di cosa ti ha regalato la musica fino ad ora, sarebbe positivo?
Tante volte mi sono sentito senza forze nel seguire questo sogno. Cercare di vivere di musica, oggi, se non fai grandi numeri, è utopico. Però grazie alla musica sono cresciuto come uomo e, comunque, il mio progetto è attivo e vivo. Senza contare che comunque di musica ci vivo perché sono un animatore musicale in una RSA tra le colline dell’Oltrepò ed è un lavoro bellissimo. Praticamente faccio concerti tutti i giorni davanti ad anziani che ti fanno sentire ancora più prezioso, loro sì che hanno idea di quanto il tempo sia prezioso.
C’è un tuo concerto che ricordi particolarmente?
Amo i live, la gente che ti ascolta, ti guarda e cerca di leggersi dentro attraverso le tue parole e le tue storie. È uno scambio di energie incredibile il live. Ho tanti concerti nel mio bagagliaio e molti di questi li ricordo con gioia; mi viene in mente il live in apertura a Vecchioni ma anche i live che faccio in Svizzera, davanti a gente per lo più straniera. È bello vedere quanto all’estero siano predisposti all’ascolto, più che qui in Italia, anche se poi non capiscono le parole in italiano è capitato di vedere persone che ballassero su ALLEVATI A TERRA.
A proposito, hai già pianificato qualche data per la presentazione di questo disco e, se sì, con quale formazione ti presenterai sul palco?
C’è una data 0 e sarà a Milano. La data è l’8 di maggio e probabilmente sarò in duo insieme al mio bassista che ormai mi segue dall’inizio: Francesco Tripi. Per ora non posso dire di più ma non vedo l’ora.
Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà di chiudere questa intervista come preferisci.
Grazie a te e Tutto Rock per lo spazio, perché poi a noi cantautori serve proprio questo: uno spazio. Altrimenti i tanti Lucio Corsi che sono in giro non usciranno mai e non tutti hanno la fortuna di passare da un Sanremo. Mi piace pensare che PUNTO sia uno spazio anche per chi lo ascolterà, uno spazio dove ritrovarsi, riflettere e sorridere.
MARCO PRITONI

Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.