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L’ULTIMODEIMIEICANI – Intervista alla band

L’ULTIMODEIMIEICANI – Intervista alla band

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“Il Rock è morto? Gli faremo un degno funerale” 

Non si sente parlare d’altro: la musica Indie è la moda del momento. Tutti vogliono rappresentarlo, tutti lo amano, tutti lo ascoltano. Ma che cos’è l’Indie veramente? Indie-Pop, Indie-Rock, Indie + qualsiasi altro genere esistente: insomma, “indie” è diventato il nome del nuovo contenitore di musica, principalmente Pop, ma anche di un’attitudine specifica, impersonificata dai cantanti stessi. Vi trovano spazio i nuovi cantautori italiani, specialmente quelli di nicchia ma in procinto di raggiungere il successo. Tutto molto interessante, sì, ma lo spazio per l’indipendenza vera dov’è? Lo spazio per quegli artisti che spingono un ritorno alla dimensione live, alla genuinità dei suoni e alla profondità dei testi esiste ancora? C’è chi, in un contesto come questo, sostiene che generi come il Rock siano ormai morti. Ma l’impressione è quella che quando si parli della morte di un genere sia solamente per annunciarne una rinascita più vigorosa, una rielaborazione sotto nuovi punti di vista e nuove chiavi di lettura. E in questa fase in cui non vi è una vera e propria progressione a livello artistico – specialmente tra i grandi nomi – c’è chi ancora ama pensare di poter salvare il mondo, con la musica. Una piccola – ma importantissima – rinascita del rombo delle chitarre arriva da Genova e prende il nome de L’Ultimodeimieicani. Il suono dell’indipendenza, quella vera, e della voglia di comunicare il proprio vissuto riecheggia tra testi e musica, tra radici che affondano tra i successi dei grandi artisti italiani e lo sguardo puntato verso nuovi orizzonti, verso nuovi incontri sonori. Un gruppo che ha voglia di raccontare e di raccontarsi attraverso la musica e che vuole trovare il proprio spazio in un panorama artistico che, ad oggi, fatica a premiare chi odia etichettarsi. Il Rock un po’ Pop de L’Ultimodeimieicani ha un sound unico, che mischia volutamente diverse sonorità, influenze ma anche interi generi tra di loro, restituendo all’ascoltatore un ventata d’aria fresca. Conosciamoli meglio.
 

Ciao ragazzi! Presentatevi e raccontateci un po’ la vostra storia
“Ciao a tutti, noi siamo L’Ultimodeimieicani, siamo in cinque e veniamo da Genova. Abbiamo cominciato a suonare insieme nel 2014 un po’ per caso, ci siamo trovati bene e con calma abbiamo cominciato a maturare l’idea di registrare un EP con le prime sette canzoni che avevamo realizzato. L’EP è uscito nel 2017 ed è stato ben accolto. Nel frattempo, quasi inconsciamente, avevamo cominciato a lavorare su quello che poi sarebbe diventato il secondo lavoro: “Ti voglio urlare”. Ed è proprio qui che siamo arrivati ora”. 

Perché questo nome?
“Il nome è venuto spontaneo, stavamo cercando qualcosa che ci piacesse e fosse riconoscibile. Poi L’Ultimodeimieicani descrive perfettamente la sensazione che abbiamo provato tutte le volte che ci siamo sentiti soli contro tutti. 

Dove affondano le vostre radici artistiche? A chi vi ispirate?
“Beh sicuramente c’è del cantautorato a livello di scrittura e un’attenzione particolare ad un certo tipo di pop-rock a livello compositivo. Se dovessimo citare dei gruppi che tutti apprezziamo sarebbero sicuramente: Verdena, The Strokes, Phoenix, Mac DeMarco e una buona dose di cantautori italiani, da De André a Battiato fino a Rino Gaetano”.

Venite da Genova, una città che ha sfornato grandi nomi e da sempre patria del cantautorato: quanto di questa città c’è nella vostra musica?
“Sicuramente Genova è parte della nostra musica, perché molto del nostro vissuto è qui. “Ti voglio urlare” parla proprio del nostro vissuto.

Che cosa pensate del panorama artistico-musicale italiano?
“Crediamo che sia stato sottovalutato per tanto tempo: quando frequentavamo il liceo nessuno che volesse sembrare esperto di musica ascoltava qualcosa di italiano, ora le cose sono cambiate e questo è positivo.
Ovviamente non tutto ciò che gira si può considerare davvero di livello e questo bisogna sempre metterlo in conto”.

Ma il Rock è davvero morto?
“Il Rock non è morto finché non gli faremo un degno funerale e probabilmente da quel funerale nascerebbe un nuovo Rock”.

Fate parte di un’etichetta-collettivo indipendente che è Pioggia Rossa Dischi: a dimostrazione del fatto che ce la si può fare anche senza il supporto di grandi nomi: raccontateci di che realtà si tratta
“È un’etichetta indipendente della nostra città di cui facciamo parte in prima persona. Esiste dal 2017 e noi, come parte attiva, ci siamo sempre impegnati molto per creare una solida cultura musicale, creare occasioni e riportare le persone ai live.
Il concetto importante per noi è che chi inizia a collaborare con Pioggia Rossa Dischi prima di tutto diventi parte della famiglia, il resto arriva da sé”.

Che cosa pensate del mercato discografico attuale? Come funzionano davvero le cose?
“La verità è che non ne sappiamo molto e forse è meglio così. Noi facciamo semplicemente la musica che ci piace, continueremo a farla e la faremo finché avremo qualcosa da dire, il resto conta poco”.

Quest’anno avete lanciato un singolo più bello dell’altro: da “Pensione a 20anni”, passando per “Sirene”, “Gelato” fino a “Ciao” e “Cosa vuoi cambiare” l’ultimissima uscita: quali sono i progetti all’orizzonte?
“Il nostro progetto attuale è ovviamente quello di portare il più possibile in giro la nostra musica perché crediamo molto in questo album e abbiamo voglia di condividerlo con chi avrà voglia di ascoltare”.

Quanto è importante riportare in auge le chitarre in un periodo come questo?
“Le chitarre, in verità, non sono mai scomparse, si sono solo defilate un po’. Sicuramente è importante ritrovare un’attitudine, anche una certa esigenza di violenza nella musica che ora non sembra più esserci”.

Presto uscirà “Ti Voglio Urlare”, il vostro secondo album: quali differenze evidenziate rispetto a “In Moto Senza Casco”?
“Ti voglio urlare” è sicuramente un prodotto più maturo sia da un punto di vista di scrittura che da un punto di vista musicale e per questo dobbiamo ringraziare Mattia Cominotto e il Greenfog Studio di Genova. Avevamo l’esigenza di parlare di noi e lo abbiamo fatto con più naturalezza possibile”.

GIOVANNA GHIGLIONE

Band:
Lorenzo Olcese (voce, chitarra)

Pietro Bonuzzi (chitarra)

Stefano Pulcini (chitarra, basso),

Beniamino Parodi (chitarra, basso) 

Rachid Bouchabla – già Ex-Otago – alla batteria

 

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Ascolta L’Ultimodeimieicani su TIMMUSIC

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BIOGRAFIA:

Il progetto musicale nacque nel 2014 tra le mura del Centro Sociale Buridda di Genova, dove, in un continuo scambio culturale, trovarono l’ambiente perfetto per dare forma ai loro progetti, seppur acerbi ed embrionali. In poco tempo i ragazzi trovarono il modo di farsi conoscere tra le vie del capoluogo ligure, un ambiente stimolante ma, al contempo, piuttosto chiuso, dove sgomitare e trovare la propria dimensione non è sempre facile. Nel 2016, dopo un anno di sperimentazioni a livello testuale e sonoro con soli due brani registrati e un crescente seguito ai primi live, il giovane gruppo decise di entrare nuovamente in studio per registrare il primo vero lavoro autoprodotto che prenderà il nome di “In moto senza casco”.

L’EP d’esordio, registrato presso il Greenfog Studio di Mattia Cominotto (già Od Fulmine e Meganoidi), contiene 7 brani semplici e diretti che con sincerità e leggerezza affrontano anche alcune problematiche sociali importanti. Dopo l’uscita del primo lavoro la band si dedicò ad un’intensa attività live che li portò in giro per tutta la regione e per gran parte del Nord-Italia, permettendo loro di concentrarsi appieno sulla promozione della propria musica in un’ottica totalmente live. Il 2019 si è poi aperto con gran entusiasmo e diverse pubblicazioni di qualità: da “Pensione a 20 anni”, fino a “Sirene”, passando per la hit estiva “Gelato”, la malinconica “Ciao” e la conclusiva “Cosa vuoi cambiare”, ultimo singolo uscito il 29 ottobre prima del del nuovo disco “Ti voglio urlare”, previsto nelle prossime settimane.