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LORIS AL RAIMONDI – Intervista su PASSING THROUGH EMOTIONS

LORIS AL RAIMONDI – Intervista su PASSING THROUGH EMOTIONS

In occasione dell’uscita del suo nuovo album PASSING THROUGH EMOTIONS ho intervistato LORIS AL RAIMONDI.

Produttore e musicista Hip-Hop, Loris Raimondi nasce a Lucerna da genitori italiani il 2 luglio 1973. Affascinato dal Jazz sin da bambino, le sue produzioni mescolano sapientemente il genere principe della musica afroamericana con l’Hip-Hop, il Soul, l’R&B e il Funk, donandogli uno stile inconfondibile. La sua carriera nel mondo della musica comincia ufficialmente all’inizio del 2000, quando inizia a produrre prima per rapper svizzeri e poi anche per rapper internazionali. A partire da quegli anni fino ad oggi produce tantissime tracce per artisti vari sotto il suo pseudonimo “AL R”. Dopo una profonda riflessione sulla sua vita, nel 2020 inizia a comporre nuova musica e a lavorare sul progetto “Passing Through Emotions”. Attualmente lavora come produttore per il mercato americano assieme a Fabrizio Sotti, chitarrista, compositore e produttore che ha suonato e prodotto per Whitney Houston, Jennifer Lopez, Tupac, Zucchero, Shaggy, Mondo Marcio, Clementino e tanti altri, conosciuto proprio in occasione della registrazione dell’album.

Buongiorno Loris, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock. Inizierei con il chiederti quali artisti hai ascoltato per primi nella tua vita, che ti hanno fatto amare la musica.
Ciao Maurizio, grazie a voi di Tuttorock… let’s rock quest’intervista! Sicuramente tanti artisti dell’era musicale degli anni ‘80. I miei preferiti erano i Talk Talk, stravedevo per Mark Hollis. Amavo anche Sade, Level 42, Bronski Beat ecc. Però ascoltavo ed ero anche un grande fan di Eros Ramazzotti. Fine anni ‘80 mi innamorai della musica jazz, fusion e amavo Toots Thielemans, Jaco Pastorius e i Weather Report, Mike Stern, Pat Metheny, ecc. Naturalmente sono anche un appassionato e collezionista di Pino Daniele. Pino è a mio parere uno dei musicisti più importanti della storia musicale italiana, Pino Daniele è la musica! 

Nel tuo mondo musicale appare il rap in primo piano, ma si legge anche funk e rnb, senza dimenticare il jazz che pregna il nuovo disco. Dove ti poni come istinto e preferenza?
Musicalmente penso di essere un mix di quello che ho ingerito negli anni. Finora ho sempre creato la mia musica, senza pensare al genere musicale che stavo suonando. L’istinto però mi fa partire sempre con una mentalità hip-hop, ovvero il campionamento di suoni incastrati poi in un beat. Dipende molto dal mood che ho quando sono in studio. Mi piace suonare delle melodie a volte mediterranee, sperimentare progressioni jazz oppure creare atmosfere romantiche rnb. Tutto questo quando creo la “mia” di musica. Altrimenti quando creo musica per altri artisti, mi attengo al genere musicale richiesto anche se aggiungo sempre e comunque il mio stile. 

Un disco potente e intriso di bei sentimenti direi, leggendo la presentazione viene da pensare che sia il frutto di quanto passato in questi due anni. Quale è stata la spinta creativa?
Questo è un disco che rispecchia tutta la mia vita finora. Tutto quello che ho vissuto, le mie esperienze fatte, le emozioni incise sul mio cuore. Come un tatuaggio che porti sulla tua pelle per sempre. Gioie, dolori, sentimenti che fanno di te la persona che sei ora. L’album esce ora così pieno di sentimenti ed emozioni, perché io ora sento di comunicare questo. La mia necessità di fare questo album ha molto a che vedere con una crisi di mezza età. Non nascondo che tutto questo è nato nel guardarsi dentro, guardare nel passato e domandarsi del futuro. È un passare attraverso le emozioni. 

Il titolo mutuato dalle splendide opere di Jon Van Zyle è anche un richiamo alla natura?
Io, abitando in un villaggio svizzero dove al centro del paese c’è un grande parco con orsi e lupi, vivo la natura tutti i giorni. Per un artista che vuole riflettere e trovare delle ispirazioni o guardarsi dentro, questo è un luogo ideale. La natura ci regala molto e noi dobbiamo imparare a rispettarla e curarla. Per le nuove generazioni ma anche per tutti noi intossicati dai cellulari, sarà fondamentale in futuro iniziare ad apprezzare quello che ci offre la natura. La natura ti riporta alle origini, ti azzera. Basta fare una camminata in un bosco e ascoltare l’ambiente e capisci quanto sia importante per la tua anima. 

Tanti grandi musicisti hanno suonato dentro, conobbi e intervistai il mitico Mike Stern e l’ho ammirato con il grande Tom Kennedy. Come hai composto la band? Vedo che hai dato molta importanza alla combo anche come seme creativo.
Mi sono divertito molto mettere assieme tutti questi grandi musicisti. Come un allenatore di calcio che prepara la squadra da schierare. In base all’emozione che andava trasmessa in ogni singolo brano, ho scelto la band. Decidere di far suonare Nir Felder con Tom Kennedy, Mike Stern con Alfredo Paixao o Ettore Carucci, Massimo Biolcati con Fabrizio Sotti, non è da tutti i giorni. Avere una leggenda come Mike Stern nel mio album è stato un sogno che si è avverato. Da ragazzino ho consumato i suoi cd e mai avrei potuto immaginare in futuro di fare musica assieme a lui. Si è rivelato una persona umile, generosa e con un grande cuore. Tom Kennedy l’avevo visto “live” nel 2017 a Zurigo con Mike Stern e sono rimasto letteralmente a bocca aperta. È un fuoriclasse assoluto, con una tecnica e padronanza del basso pazzesca. Sono davvero molto orgoglioso di tutti i musicisti che hanno suonato e apprezzato il mio progetto. 

Interpreti anche le parti vocali, e con profitto direi, il canto rientra nelle tue righe e passioni? Ahimè mi piacerebbe molto cantare di più, ma le mie corde vocali non lo permettono. Dopo delle registrazioni di solito ho la voce rauca, con un abbassamento notevole. Per i brani dell’album però, sono riuscito a gestirla bene, avendo anche molto tempo a disposizione. Riproverò comunque in altri brani!

Se dovessi scegliere una traccia particolare nella tracklist?
Questo album mi rappresenta in ogni singolo brano, provo delle emozioni ogni volta che lo riascolto e sono contento di averlo sigillato così. Se ti devo dire una traccia, allora ti dico “The Last Moment In Your Arms”. Per me rappresenta un desiderio, perché se penso al mio ultimo momento dove vorrei essere quando uscirò da questo pianeta, è tra le braccia della persona che amo. Siamo riusciti assieme a Nir Felder, Alfredo Paixao e Kevin Field a creare quella vibe che volevo trasmettere. Avevo chiesto a Nir Felder di aggiungere un extra porzione di sentimento, proprio per creare quella atmosfera di amore eterno. Mi sento molto fortunato ad aver ricevuto da parte di tutti i musicisti quello che desideravo. Senza di loro non sarebbe stato possibile creare “Passing Through Emotions”. 

Progetti futuri? E’ ipotizzabile un tour dal vivo?
Ho già iniziato un nuovo progetto personale, perché sto provando gusto a sfidare grandi artisti jazz-contemporary facendoli suonare su basi hip-hop. Li voglio stanare, farli uscire fuori dal loro ambiente, oramai sta diventando una challenge! Chico Pinheiro è il prossimo, ha già ricevuto del materiale e vedremo cosa riusciremo a creare. Attualmente sto anche lavorando con Fabrizio Sotti a produzioni per il mercato americano. Mi trovo molto bene con lui, perché siamo molto simili. Entrambi amiamo il jazz e l’hip-hop. Sto imparando molto da lui a muovermi nel mondo musicale americano. Il mio obiettivo è di farmi notare anche in America come beatmaker e produttore italiano. Per quanto riguarda la situazione dei live o di un tour, in Italia avrei già pensato ad esibirmi con Alfredo Paixao e Ettore Carucci assieme alla mia drum machine. Per ora non ho nessuna proposta seria, dovesse arrivarmi saremo pronti a dire let’s rock it!  Grazie mille Maurizio per le domande e la bella intervista.

MAURIZIO DONINI

Band:
Loris Al Raimondi

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