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Jacopo Ratini – “Non sono più io”

Jacopo Ratini – “Non sono più io”

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Non sono più io”, ho intervistato il cantautore Jacopo Ratini.

– Il tuo nuovo singolo, “Non sono più io”, è una riflessione sull’essere artista, in particolare sulla difficoltà di essere se stessi quando ci si deve proporre ad un pubblico. Come vivi personalmente questa tematica?
Essere se stessi in un mondo artistico sempre più incentrato sull’apparire è una sfida complessa.
Nel mio piccolo cerco di rimanere il più possibile fedele e coerente con i miei valori e, di conseguenza, con le mie scelte artistiche. Il pubblico apprezza la sincerità e l’onestà. E quando si fida di te, musicalmente e umanamente, torna spesso e volentieri ad ascoltare le canzoni che proponi.

– Il protagonista del videoclip è un clown visto da dietro le quinte. Si tratta di una figura contraddittoria, che viene associata sia al divertimento che alla malinconia. Da cosa deriva la scelta di questo personaggio?
La figura del clown mi ha sempre affascinato. Era da tempo che aspettavo il momento giusto per inserirne uno all’interno di un mio videoclip ed il brano “Non sono più io” mi è sembrato perfetto.
Volevo parlare di un artista che tutte le sere va in scena per fare sorridere e divertire il proprio pubblico, e mi sono chiesto: come vive i suoi momenti di malinconia? Come gestisce il rapporto tra arte e vita reale? Quali emozioni nasconde dietro la maschera che indossa? Ero curioso di capire se il pubblico si sarebbe identificato più nella persona sempre sorridente che sta sopra al palco, oppure in quella che si trova nel camerino a fare, anche, i conti con gli alti e i bassi della propria vita quotidiana.

– In linea con i tuoi lavori precedenti, “Non sono più io” è senza dubbio una canzone d’autore, ma presenta delle sonorità molto orecchiabili, più vicine al pop. In questo senso, quali sono i tuoi principali riferimenti musicali?
Sono cresciuto ascoltando da un lato i grandi cantautori italiani, da cui ho imparato l’arte della scrittura in versi e dall’altro respirando le melodie tipiche della musica pop anglosassone; i miei ascolti spaziano da Battisti, Dalla, Rino Gaetano, Tiromancino, Grignani e Vasco, passando per i Beatles, gli Oasis e gli Incubus, fino ad arrivare ai grandi topliner contemporanei come Ed Sheeran, Coldplay, Maroon 5, Bruno Mars e Lady Gaga.

– I tuoi testi sono molto ricercati e il tuo interesse per la letteratura si evince anche dai tuoi progetti collaterali, tra cui la fondazione del Salotto Bukowski, in cui la musica si incontra con la poesia e il teatro. Puoi dirci qualcosa di più riguardo questo argomento?
Il Salotto Bukowski nasce dalla mia grande passione per lo scrittore americano Charles Bukowski, in tempi in cui il suo nome non era conosciuto come oggi. Colleziono i suoi libri dal 2006. Il reading in suo nome è nato quasi per gioco in un piccolo locale di cinquanta persone, a Roma, e ad un certo punto l’ho trasformato in uno spettacolo teatrale in cui le poesie di Bukowski si sono incontrate con un’altra mia grande passione: le canzoni dei cantautori italiani. Da lì in poi sono arrivate esperienze artistiche bellissime ed il Salotto Bukowski è stato ospite di rassegne teatrali e di Festival nazionali come Musicultura e il Caffeina Festival, fino ad approdare alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

– Come scritto nel tuo comunicato stampa, “Non sono più io” è il primo di una serie di singoli che vedranno luce nell’arco dei prossimi mesi. È prevista l’uscita di un album entro la fine del 2023?
Per ora non è previsto alcun album ma solo una serie di singoli che segnano un mio ritorno sulla scena musicale. Ho deciso di “lavorare a singoli” sia per capire la reazione del pubblico a ognuna di queste nuove canzoni, sia per dare il giusto riconoscimento e il giusto tempo di metabolizzazione a ogni brano che, altrimenti (inserito all’interno di un album), rischierebbe di perdersi nel mare magnum discografico odierno.

Emmanuel A. Beccarelli

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