Intervista ai Romito: “Verimmo che succere”


In occasione della release di “Verimmo che succere” abbiamo intervistato la band partenopea Romito
Abbiamo sentito dire che ad aprile rilascerete un album dal titolo vivace e metro vario: “Post Tarantella”. Perchè avete scelto proprio questa tipologia di danza popolare e soprattutto, avete reinterpretato questo genere musicale in una produzione moderna?
Dalle nostre parti in realtà la tarantella non è solo un genere musicale, ma è anche il modo in cui chiamiamo un episodio o un fatto spiacevole, diciamo controverso. “Post Tarantella” arriva dal fatto che effettivamente il disco contiene nove storie che raccontano appunto l’attraversamento di una difficoltà – e quindi di una tarantella. In più, ci piace intendere il nome come qualcosa che abbia un che di da manifesto musicale o artistico: a Napoli oggi c’è anche altro oltre la tarantella.
La tarantella è una danza tradizionale molto radicata nella cultura napoletana, che ha ricevuto una codificazione “colta” e differisce da tutte le altre versioni che esistono nel meridione d’Italia. Come ne descrivereste l’importanza nella musica e nella storia di Napoli?
Sai che in realtà non ne sappiamo un granché? Siamo ragazzi degli anni ’90, nel nostro disco, oltre alla lingua napoletana, ci sono molte più contaminazioni britanniche e americane di quegli anni che non della musica popolare del sud Italia.
Il vostro singolo “Verimmo che succere” contiene un richiamo a un detto popolare napoletano: “chi chiagne fotte a chi rire” ovvero “chi piange, frega chi ride”, che sottintende che quelle persone che per indole o per strategia si piangono addosso e si dimostrano sempre lamentose e sofferenti, in realtà, stiano meglio di coloro che sorridono e non riversano i propri problemi addosso ad altri. Ma è proprio così?
Secondo il detto, sì… invece secondo noi è proprio l’opposto! L’ironia sana può salvarti la vita e far star meglio anche chi ti circonda.
Tutto nel vostro brano, compreso il videoclip, traspare una certa leggerezza ed ironia. Quanto è importante per voi trasmettere un messaggio di questo tipo durante un momento storico “delicato” come quello che stiamo vivendo?
È fondamentale: oggi accedi a internet e ai social anche già solo attraverso lo smartphone e ti trovi catapultato in un mare di tragedie che probabilmente il tuo cervello non riesce nemmeno a gestire.
Essere ironici o leggeri non vuol dire sottovalutare i problemi della vita, vuol dire dare sempre una possibilità alla speranza. E speranza, tolleranza e ironia possono fare miracoli.
Il brano è caratterizzato da un ritmo c.d ‘uptempo’ piuttosto scanzonato. Come avete scelto questa direzione musicale?
Abbiamo affidato per la prima volta la direzione artistica a Carlo, uno dei due chitarristi della band. È stata una scelta non immediata ma alla fine naturale per riappropriarci di un sound che sentissimo realmente nostro.
Quali influenze (o contaminazioni) si nascondono dietro al sound di “Verimmo Che Succere”?
Questo brano in particolare si rifà ai riff scanzonati del rock anni ‘90 mischiato ai tormentoni pop degli anni ’80, tutto condito con un sound fresco e contemporaneo.
Ascoltandovi ho la percezione che nei vostri brani fondiate in parti eque tradizione ed innovazione: è difficile conciliare le due parti?
A Napoli no, la contaminazione artistica musicale qui è la normalità da un po’ di tempo a questa parte!
Il 31 gennaio presenterete il vostro album in un evento speciale al Teatro Trianon di Napoli. Ci saranno delle sorprese o collaborazioni particolari?
Ci saranno un po’ di ospiti del panorama indipendente Napoletano come PeppOh, Frè e Federica Ottombrino, ragazzi per i quali nutriamo tanta stima sul piano musicale e su quello umano.
Grazie per il vostro tempo. Vi auguro in bocca al lupo per la promozione del vostro singolo, nell’attesa dell’ album “Post Tarantella”!
Grazie a te e a presto!
SUSANNA ZANDONÀ

Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal