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Intervista agli esplosivi Bomba Molotov

Intervista agli esplosivi Bomba Molotov

In occasione dell’uscita dell’album omonimo abbiamo intervistato i Bomba Molotov, alle prese con una riflessione intimistica sul tumulto dei nostri tempi

Bomba Molotov, cosa vi ha spinto a chiamarvi come un ordigno incendiario a corto raggio?
Quando abbiamo creato il gruppo al liceo, il nome non pretendeva alcun riferimento politico, non era stato scelto per sottolineare una particolare ideologia o indole sovversiva, né tantomeno per rivendicare intenti di rivolta sociale o ribellione contro il sistema, ma solo perché suonava bene ed evocava l’esplosività e l’ infiammabilità propri del rock che volevamo proporre.

Sapevate che la sopracitata Bomba Molotov (che per inciso è la più famosa arma antimezzo artigianale), prende ironicamente il nome da un politico sovietico, tale Vjačeslav Michajlovič Molotov?
All’ epoca non ci siamo posti la questione etimologica, eravamo solo quattro ragazzi ribelli che volevano soltanto fare casino! In seguito ci siamo documentati. Effettivamente il nome vero e proprio venne dato dai finlandesi nel ’39 durante la Guerra d’Inverno. L’allora ministro degli Esteri sovietico, Vjačeslav Michajlovič Molotov, cercò di convincere i russi che il loro esercito non stesse bombardando la Finlandia, ma soltanto lanciando aiuti umanitari, con l’obiettivo di «liberare» il paese. I finlandesi soprannominarono scherzosamente questi aiuti « i cestini da picnic di Molotov » e decisero di ricambiare la cortesia lanciando centinaia di migliaia di « cocktail di Molotov » contro i sovietici, motivo per cui ancora oggi in inglese le molotov sono conosciute anche come « Molotov cocktail ». Il nome Molotov non sta quindi a indicare l’ideatore della bomba bensì il bersaglio!

Questo tipo di armi piuttosto rudimentali, che possono essere fabbricate praticamente da chiunque e funzionano in maniera molto semplice, hanno trovato largo impiego nelle azioni di guerriglia e anche durante l’attuale guerra in Ucraina, la popolazione ne sta facendo uso, tanto che l’attuale ministro della Difesa, Rustem Umjerov, ha fatto predisporre un comunicato su come fabbricarle e in che modo lanciarle perché siano più efficaci. Come vi sentite a condividere un nome tanto “pesante”, in un periodo storico come questo?
Citiamo la triste questione Ucraina in “C’è chi balla”, il secondo brano dell’album. Non ci sentiamo per nulla a disagio, anzi, col tempo abbiamo capito che il nome del nostro gruppo è più di una semplice metafora del sound che produciamo. Pensiamo che sia primordiale ribellarsi contro il sistema, se quest’ultimo ci opprime e cerca di impoverirci economicamente e intellettualmente privandoci della nostra libertà. Combattere pertanto è necessario: anche con armi rudimentali, violente e romantiche, come una molotov, se serve.

Mi sembrate degli istigatori. Possiamo dire che forse state attraversando una tardiva fase (punk) di ribellione, che state vivendo la vostra “seconda adolescenza” artistica?
A noi piace provocare. Colpire col nostro muro sonoro e sorprendere il pubblico con le nostre performance. Piuttosto di una seconda adolescenza artistica, vorremmo definirla un fuoco perpetuo che ci spinge da sempre: una spinta a rovesciare l’ordine prestabilito delle cose. Non c’è solo ribellione nel disco, ci sono introspezione, esistenzialismo, amore, sofferenza, ossessione, misticismo, psicosi, onirismo…

Oltre al punk, però, date fondo a un bel bagaglio di conoscenze nell’ ambito del blues psichedelico, quali sono le vostre ispirazioni?
Abbiamo pescato fondamentalmente nel rock e nella psichedelia degli anni ’70 e sicuramente nel garage degli anni ’90. Ma siamo vicini ai gruppi contemporanei che vanno oltre al rock per creare atmosfere più complesse.
Per citare alcuni gruppi: Pink Floyd, Led Zeppelin, The Doors, King Crimson e ancora Rage Against The machine, Beck, Sepultura, King Gizzard And The Lizard Wizard, Queens Of The Stone Age e infine Nick Cave…

I vostri brani offrono spunto per una ricerca di significato e aprono la via ad un percorso quasi ascetico. “Un rituale sonoro che oscilla tra il caos e l’armonia”. Sicuramente tematiche vaste e complesse che meritano un approfondimento. Da dove scaturiscono queste profonde riflessioni?
Dal nostro inconscio e dal processo creativo spesso guidato dall’ improvvisazione e la sperimentazione. Diamo molta importanza alla ricerca del suono, lavorando con strumenti diversi per ottenere sonorità avvolgenti e nuove atmosfere.
Spesso gli strumenti condizionano la poetica delle parole e viceversa, talvolta la voce orchestra e influenza la musica.
È un processo ciclico, un moto continuo a volte armonioso a volte dissonante.
Le riflessioni partono dal cantato: durante le sessioni in sala prove il cantante lascia che i suoi pensieri vaghino liberi e incoscienti.
Raramente i testi vengono scritti ma sono inventati sul momento e maturano ascolto dopo ascolto e prova dopo prova.
Lo definiamo un flusso di pensieri per sedute psicologiche o, se preferite, un flusso di ossessioni per sedute psichiatriche!

Sulla copertina del vostro album fa capolino un personaggio antropomorfo e peloso che si aggira con fare piuttosto inquietante nei pressi di una pompa di benzina, una via di mezzo tra Chewbecca di Star Wars e il cugino Itt della famiglia Addams. Questa figura enigmatica e senza volto ha qualcosa a che vedere con il vostro primo brano, “Cane Sciolto”?
È una delle creature che abitano il vinile, che è formato all’ interno da dieci tavole con altrettante creature affascinanti e perturbanti al tempo stesso, una per canzone.
Sono state create dall’ artista americano @fingerless_mouth_food che lavora con l’AI.
L’incontro tra la malizia creativa di un’artista e l’innocenza incosciente e binaria di un computer ci ha intrigato da subito.
Abbiamo un processo creativo che ci accomuna: creiamo musica con metodo e coscienza, ma ci abbandoniamo completamente negli abissi dell’incoscienza, oceano ben più vasto, pericoloso e ammaliante.
Queste creature antropomorfe sono ritratte nel loro intimo e vivono nel nostro mondo naturalmente, convivendo con gli umani. Ci piace pensare che un giorno il mondo sarà così…

Cosa significa essere un “Cane Sciolto”? Vi piace rivedervi in questo termine?
“Cane sciolto” è quello che dovremmo essere. Una belva sempre pronta a palpitare curiosa, a scuotere il proprio pensiero per farlo progredire.
È un inno contro il conformismo, i preconcetti, la chiusura mentale e il nichilismo. Perché se non ti batte il cuore alla ne muori dentro.
Ci rivediamo pienamente in questo concetto.

C’è anche un altro brano che mi incuriosisce, si tratta di “Sabbia” che è ispirato al romanzo “Amnesia Moon” di Jonathan Lethem. In che modo il mondo distopico del libro ha influenzato la scrittura della canzone e la sua atmosfera musicale?
Sabbia è un pezzo mistico. Un mantra blues come l’ha denito in studio di registrazione Flavio Ferri, il nostro produttore.
Il brano riprende alcune atmosfere distopiche di Amnesia Moon: uno scenario post apocalittico, l’umanità in via di estinzione, il ricordo decadente di un mondo che non c’è più.
Ma fa riferimento a tanti altri romanzi di anticipazione e al libro “Il regno” di Emmanuel Carrère, un tentativo molto originale e colorito di interpretare i quattro vangeli e la storia di Cristo.

Portare in musica il contenuto di un libro ha un sapore vintage targato “-ANTA”. Vi piace l’idea?
Francamente non ci siamo mai posti questa domanda. Raccontiamo storie, spaccati di vita, sensazioni e esperienze raccontate con musica e parole. Pensiamo che in arte tutto sia lecito e che la libertà di espressione e metodo sia la prima regola per andare aldilà delle regole. Non siamo molto interessati alle etichette, ma se vogliamo denirlo un processo “-ANTA”, dal sapore vintage che “-ANTA” sia!

L’album sarà disponibile anche in vinile a partire da Marzo. Che valore ha per voi pubblicare il formato fisico in un’epoca sempre più digitale?
Per noi è prezioso. Quando Woodworm, la nostra etichetta, ci ha proposto di uscire in vinile a tiratura limitata, che all’ interno contenesse 10 tavole con disegni originali a tiratura limitata, abbiamo immediatamente detto di sì.
Il calore, la profondità e la concretezza del suono di vinile ci è parso molto vicino al mondo in cui abbiamo registrato il disco, come si faceva negli anni ’70, in presa diretta. A noi dopo i concerti piace incontrare il pubblico e scambiare
emozioni. Firmare un vinile – se il pubblico non ce lo chiede lo proponiamo noi! – è una soddisfazione impagabile. Comunque per chi non vorrà il vinile, il disco uscirà in contemporanea su Spotify.

Quale ritenete che sia il pubblico ideale per i “Bomba Molotov”?
Anche se siamo tutti e quattro dei vecchietti debuttanti del 1977, abbiamo visto al primo concerto del tour 2025 all’ Arcibellezza ragazze e ragazzi di 20 anni sfogarsi sui nostri pezzi ma anche 30enni, 40enni e 50enni apprezzare la forza del sound e il colore dei testi.
Sicuramente un pubblico a cui piace il rock alternativo, che ha voglia di energia, a cui piacciono le menti disturbate e le storie senza lieto fine.

Quando potremo vedervi in giro per fare casino?
Abbiamo appena iniziato il tour. E vi aspettiamo per spaccare tutto!

14 Marzo – Afterlife, Perugia
15 Marzo – RCCB INIT, Roma
21 Marzo – Big Lebowski, Novara – con gli Skiantos
22 Marzo – Spazio Webo, Pesaro
23 Marzo – Zu, Parma
27 Marzo – Combo, Firenze – con Skiantos e Le Cose Importanti
(Date in aggiornamento)

Grazie per il vostro tempo e in bocca al lupo (o al cane) per la promozione di Bomba Molotov!
Grazie a voi per l’intervista e per le domande pertinenti!

SUSANNA ZANDONÁ

Band:
Andrea Baldini (voce e chitarra)
Giorgio Ragaglini (chitarra)
Paolo Bramanti (basso)
Gerardo Bordini (batteria)

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