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Intervista al batterista Roberto Gualdi (PFM, Vecchioni, Dalla, Jannacci e molti altri), a …

Intervista al batterista Roberto Gualdi (PFM, Vecchioni, Dalla, Jannacci e molti altri), a …

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Ph. Giovanni Mitolo

Roberto Gualdi
intervista
a cura di Elena Arzani

Fiore all’occhiello della musica italiana ed ambasciatore di qualità nel mondo, l’artista ligure, Roberto Gualdi, è molto attivo sia sul fronte della partecipazione a live e tournée internazionali, sia nell’ambito della docenza.

Tra le sue collaborazioni più celebri, spiccano X-Factor e la Zelig Orchestra, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, PFM, Dolcenera, Guido Block, Sebo Xotta, Cesareo, Ricky Portera, Glenn Hughes, Stef Burns, Colin Edwin, Tony Martin, Lorenzo Feliciati, Marco Sfogli, e la lista è davvero molto molto lunga…

In occasione del recente mini-tour in UK della Premiata Forneria Marconi, a pochi mesi di distanza dalla vittoria del prestigioso premio inglese di “​International Band of the Year”, Roberto Gualdi ha gentilmente risposto ad alcune domande per i lettori di Tuttorock, qui a seguire l’intervista a cura di Elena Arzani:

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Ph. Orazio Truglio

EA – La tua carriera si divide tra insegnamento e grandi palchi mondiali, da più di 2 anni sei in tournée con l’inarrestabile PFM. Quale delle due situazioni ti appassiona maggiormente?

RG – Diciamo che sono più di 20 anni che non mi fermo… Sono due cose diverse ed in questo momento della mia vita, amo molto i concerti, ma un po’ meno spostarmi. Mentre l’insegnamento è come se mi permettesse di andare maggiormente in profondità nella relazione tra essere umani. Hai a che fare con dei ragazzi giovani ed in qualche modo hai la responsabilità e l’opportunità di essere utile al prossimo in modo concreto. Ai concerti invece suoni e ci sono 100.000 o 10.000 persone che sono felici per un paio d’ore. Con gli allievi si instaura un certo tipo di rapporto, puoi aiutarli a mettere ordine nel caos della nostra contemporaneità ed a vivere in un certo modo. L’insegnamento, tra l’altro, mi permette di imparare a mia volta, quindi nei prossimi anni per una serie di cose, ci sarà sicuramente un fade in/fade out tra l’attività di insegnante e quella dei live. Sono fortunato, perché suono in tournée con realtà che hanno una storia, ed arricchiscono il mio percorso, gli danno un senso, ma Vecchioni e la PFM ad un certo punto si fermeranno ed io mi dedicherò a progetti come i Twinscapes con Lorenzo e Colin, al trio di Sfogli e qualcosa che ancora non conosco ma a cui arriverò. Quindi nei prossimi anni vorrei consolidare il discorso insegnamento e mettere a fuoco tutti i progetti di interesse artistico-musicale, fa parte della crescita. Per quanto riguarda la didattica, a parte la grammatica, mi piace molto il discorso legato alla pedagogia, capire ciò che si lega all’uomo, al suo cervello, perché la nozione fine a se stessa la trovi ovunque. Ricordi il maestro di Karate Kid (ride)? la battuta del “Sú il pennello, giú il pennello” funziona anche per il movimento del rullante!!!

EA – Tu hai suonato con alcuni dei più grandi musicisti: PFM, Dalla, Jannacci, Vecchioni e molti altri. Come hai fatto, nonostante un portfolio così importante, a rimanere quel genere di persona, che anche nell’ambiente è famosa per l’aspetto umano e genuino?
RG – Ma io non la vedrei in questi termini, ho messo i giorni in fila, succede che qualcuno ti da una palla da giocare e tu giochi meglio che puoi, perché è un’opportunità, ed è importante non farlo solo per segnare goal e finire capo cannoniere, ma per affinare occhi ed orecchie e capire come giocare per il bene collettivo. Sembra un cliché, ma in realtà non lo è. Una volta hanno domandato ad Omar Hakim: “come hai fatto a suonare con molti artisti, passando dal genere di Madonna ai Dire Straits, Sting a Bowie, ecc.?” e lui ha risposto: “basta arrenderti alla musica, non opporre resistenza. Surrender to the music. Non mettere il tuo ego tra te e la musica”. E se tu incontrassi Steve Gadd, che ha cambiato la storia della musica, e suonato nei dischi più importanti che l’hanno scritta, conosceresti una persona veramente umile e tranquilla. Gli piace suonare la batteria e lo fa meglio che può, è molto attento a tutto ciò che succede intorno e fa in modo che suoni meglio, così tutto gira. Credo comunque che il fatto di avere equilibrio nella vita reale sia importante, perché alla fine scendi dal palco e le medaglie le metti nel cassetto.

EA – Quanto pesa l’eredità di De André sul lavoro della PFM a distanza di 20 anni dalla morte?
RG – È il ventennale della morte, ma sono ben 40 gli anni dal disco, che fecero insieme. Sicuramente la PFM ha mostrato a De André un modo di “giocare” in senso nobile, di creare con gli arrangiamenti, con i suoni, di non accontentarsi della parola, della melodia, infatti da quel momento in poi la sua musica è cambiata ed è cambiata anche la vita della PFM. È stato un disco che ha modificato la situazione in essere, da una parte c’erano i cantautori con la chitarra, dall’altra parte i gruppi, loro hanno quindi mostrato una terza via, avviando l’inizio di nuove collaborazioni, mostrando come si potesse unificare il tutto. La PFM è molto conosciuta all’estero per i primi dischi, in Italia la collaborazione con De André gli ha dato una popolarità maggiore. Al momento siamo in tour nella penisola per 40 date, 6 delle quali a Milano, e quasi tutte sold-out, riproponiamo l’album di De André, che è sicuramente rimasto importante.

EA – Avete vinto recentemente il Progressive Music Awards 2018…
RG – Si, quello invece è un premio che riguarda i dischi recenti, la nuova line up ed il tour che abbiamo fatto, non è un premio alla carriera, quindi fa particolarmente piacere.

EA – Un aneddoto, un ricordo particolare, della tua collaborazione con Lucio Dalla?
RG – Ho un ricordo molto bello di Dalla, legato alla lavorazione dell’album “Luna Matana”, che abbiamo realizzato alle Tremiti, dove lui aveva lo studio. Io ero stato ricoverato in ospedale, avevo iniziato a lavorare con lui a Dicembre, il ricovero era avvenuto in Marzo, sembrava si trattasse di una cosa grave, mentre si era poi risolto tutto in modo semplice. Ma al tempo, la situazione non era chiara. Si trattava dello stesso problema che ha avuto Cassano. Lucio conosceva il primario, telefonava per informarsi, voleva sapere come stavo. Sono stato ospite a casa sua a Luglio per un mese, mentre si registrava il disco, e si parlava molto, era bello trascorrere il tempo a cena, bere un caffè, era una persona di un’intelligenza, creatività e cultura immensa. Leggeva ed ascoltava moltissimo, guardava film e visitava musei, non amava l’ostentazione culturale.

EA – Sei un musicista poliedrico, collabori a moltissimi progetti diversi, ma la domanda è: che musica ascolta Roberto Gualdi?
RG – Di tutto, ascolto Rock, Prog, Jazz, Classica, tanta musica senza batteria.

EA – Qual è stato il primo pezzo da cui sei partito?
RG – Sono partito dai 45 giri di mia madre degli anni ’60, quando ero bambino, poi i Kiss a 14 anni, Seconds Out dei Genesis, The Wall. Questi ultimi due sono i dischi che ho ascoltato di più nella mia vita, a volte torno a casa in auto e riascolto tutto The Wall, un po’ come se ascoltassi l’Aida!
Mi piace tutto e noto che, quando ricevo una proposta artistica, in un certo senso riesco, proprio per questo trascorso di ascolti variegati, ad adattare “l’hard disk” del cervello.
Quando affronti nuovi progetti hai due opzioni: “andare contro” o “adattarti” musicalmente. Però è fondamentale conoscere le regole del genere. Mi ricordo, una volta ero in studio con Dalla, dovevo suonare un pezzo funk e lui mi disse: “devi sfunkizzarlo”. Ecco, il termine “sfunkizzarlo” mi fece molto ridere. Studio molto, insegno, ma sul palco esce l’approccio spontaneo da “cantina”.

Elena Arzani

Photo Gallery a cura di Elena Arzani – Images are copyrighted.


Autore

Elena Arzani Ha intervistato alcuni dei nomi più importanti della scena musicale e non, tra cui Tina Turner, Giorgio Armani, Doug Aldrich, Joey Tempest, Giovanni Allevi, Harry Waters,  Stef Burns e molti altri. Masters di Laurea in Arts è Docente Universitaria presso il Central St. Martin’s di Londra (UAL University of the Arts, London). Esercita internazionalmente come Art director, Fotografa ed Editor. 


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