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Intervista a Ricky Dal Pane, voce e chitarra della band Witchwood

Intervista a Ricky Dal Pane, voce e chitarra della band Witchwood

In occasione dell’uscita del terzo album “Before The Winter” dei Witchwood abbiamo intervistato Ricky Dal Pane, voce e chitarra della band.

Ciao Ricky e bentornato su Tuttorock! Perchè in effetti non è la prima volta che ci incrociamo e ci tenevo molto ad intervistarvi! Buon anno e… Siamo al vostro terzo capitolo in musica come vi sentite?

Sì, siamo arrivati al nostro terzo capitolo e…non potevamo arrivarci in un momento peggiore direi vista la situazione disastrosa in cui ci troviamo. Proviamo però a vivere  la cosa con serenità nonostante le enormi problematiche che derivano dall’avere un nuovo album fuori e all’impossibilità di poterlo promuovere  adeguatamente. Sicuramente però tutto l’incredibile affetto che stiamo ricevendo da parte dei fan e le bellissime recensioni che sta raccogliendo il nuovo lavoro ci aiutano a mantenerci attivi e propositivi.

Due precedenti album godibilissimi, “Litanies from the Woods” e “Handul of Stars”, che hanno amato sia gli addetti ai lavori che i fan, e ora ecco “Before the Winter”! Cosa è cambiato, o meglio, c’è stata una evoluzione in questo nuovo lavoro?

Sì, sono convinto che il nuovo album abbia portato la nostra musica ad un altro livello. Non so se si può parlare di evoluzione vera e propria quanto di essere arrivati a forgiare un sound che ci appartiene totalmente, più vario ma comunque personale,  e di cui andiamo estremamente fieri. Sicuramente l’approccio in fase di lavorazione  è stato differente. Il nuovo lavoro contiene ancora tutte le caratteristiche tipiche del nostro sound, anche se più definite che in passato, ma con l’aggiunta di sonorità che non avevamo mai affrontato prima. Abbiamo cercato di rendere le nostre composizioni più snelle e meno prolisse concentrandoci sulla loro resa generale  e mettendo ogni singolo strumento al servizio del brano ma senza rinunciare alla ricercatezza di certe soluzioni. Volevamo creare una raccolta di canzoni ognuna con una personalità forte e che fosse in grado di colpire e rimanere agganciata all’ascoltatore. Per fare questo abbiamo scartato ogni cosa che ci sembrava superflua per il brano anche se voleva dire rinunciare magari al classico solo di chitarra o ad un arrangiamento sofisticato: non volevamo riempitivi di nessun genere e posso affermare che il risultato finale ci appaga e soddisfa totalmente.

Come avete lavorato ai testi e alle musiche stavolta dove vi siete rifugiati a scrivere? Qual è stata la genesi dell’album?

Sicuramente è stato un lavoro lungo e svolto in più fasi. Solitamente i brani vengono scritti da me, spesso sulla chitarra acustica, anche se non seguo sempre lo stesso modus operandi. A volte parto da una melodia che continuo a cantarmi  continuamente nella mente o da un riff su cui poi costruisco tutto il resto. Altre volte anche se più raramente seguo il procedimento inverso cioè parto dal testo per sviluppare il brano come è stato nel caso di “Slow Colours Of Shade” in cui la musica si adatta alle atmosfere del  racconto. Quando la struttura è a grandi linee definita lavoriamo poi tutti insieme sugli arrangiamenti e sulla resa finale del pezzo. I testi invece per me sono una specie di tormento: lavoro molto per cercare di trasformare le immagini che ho in mente e le mie sensazioni in liriche che siano orecchiabili ma possibilmente anche ricercate. Il testo di un brano, semplice o complesso che sia, per me è una parte importantissima, spesso trascurata dai più anche se in realtà è forse l’aspetto su cui lavoro maggiormente e con più fatica… Penso a brani come “Mother” o “Slow Colours Of Shade” per esempio, che raccontano un’unica storia ricca di significati e metafore di cui vado estremamente fiero. Per quel che riguarda le location invece la nostra vecchissima (in tutti i sensi) sala prove e saltuariamente il nostro rifugio sperduto nei boschi sull’Appennino sono stati gli scenari che hanno visto crescere il nuovo lavoro.

“Before the Winter” contiene una cover, “Child Star” dei T. Rex, bellissimo brano ed eccellente nella vostra versione. Come mai questa scelta?

Questo brano l’avevamo inciso in passato per un doppio tributo a Bowie/Bolan uscito per la Black Widow Records e ci sembrava adatto da aggiungere come bonus all’edizione in vinile non essendo mai uscito in questo formato. Ho sempre adorato questo brano fin da quando, da ragazzino, comprai un best of dei T-Rex in cui era inclusa ed ho sempre sognato di poterla un giorno interpretare. Il brano è stato completamente stravolto e riarrangiato, sicuramente reso più Witchwood, ma con tutto il rispetto e l’amore che nutriamo per questo grandissimo artista.

I vostri album sanno di “sangue, sudore, lacrime”, di affiatamento, fratellanza e tanta ricchezza di suoni. Come nasce il vostro sound?

 

Sicuramente tante lacrime Ahahah! A parte gli scherzi, siamo amici e suoniamo insieme da una vita con tutti i nostri difetti e pregi e ci conosciamo bene… Questo alla nostra musica giova sicuramente, le conferisce carattere. Sono convinto che sia questo a renderci ben riconoscibili, pur mescolando diversi stili, a volte anche apparentemente lontani, siamo riusciti a creare una nostra personalità. Se ci ascolti sono convinto che puoi riconoscere immediatamente che siamo noi Witchwood, sia che sia un brano folk, uno più blues o una suite hard/prog di 10 minuti. Infatti ci accostano sempre a band differenti e questo a me fa piacere… Vuol dire che tutti provano a categorizzarci ma alla fine senza riuscirvi.


Cover dell’album che naturalmente non delude: chi ha disegnato l’artwork?

L’artwork è opera del nostro caro amico e artista (nonché bassista di Distruzione e Whiskey Ritual) Dimitri Corradini che aveva già curato per noi l’artwork del disco precedente e realizzato il bellissimo video animato di “Handful Of Stars”.

Adoro i suoi lavori, trovo che abbia uno stile unico che si sposa benissimo alla nostra musica valorizzandola.

 

Tra i brani che mi hanno colpita maggiormente  vi è Nasrid in cui troviamo il soprano Natascia Pacci. Come è nata questa collaborazione? Amate l’opera?

Natascia è stata la mia insegnante di canto per un po’ di tempo e quando ho scritto la parte di voce per “Nasrid” ho subito pensato a lei vista la sua incredibile vocalità. Ha registrato anche i cori finali di “Slow Colours Of Shade”. Oltre a Natascia  su questo brano abbiamo come ospite anche il grandissimo Diego Banchero del Segno Del Comando, ospite col suo basso fretless anche su “Crimson Moon”. Sì, a me piace anche l’opera sicuramente, anche se il brano è un nemmeno tanto velato tributo al maestro Ennio Morricone. Era da tempo che volevo realizzarne uno e questa melodia si prestava decisamente allo scopo. Non avremmo mai immaginato che il maestro Morricone sarebbe venuto a mancare di lì a poco e questo ai nostri occhi dona ancora più significato a questo brano.

Questo spazio è tuo, ti lascio la parola se vuoi aggiungere qualche altra curiosità su “Before the Winte” e salutare i  nostri lettori.

Beh direi che ti ho raccontato già praticamente tutto quindi ringraziamo tantissimo te, i lettori e chiunque ci segua e apprezzi la nostra musica. Continuate a seguirci sulle nostre pagine facebook ed instangram e come sempre rock on.

Ciao a tutti!

A cura di Monica Atzei

Grazie di questa chiacchierata e buona musica sempre!

Band:
Riccardo “Ricky” Dal Pane- Vocals, electric and acoustic guitar, mandolin & percussion
Andrea “Andy” Palli- Drums & Percussion
Stefano “Steve”Olivi- Hammond, piano, synth & moog
Luca “Celo” Celotti- Bass
Samuele “Sam” Tesori- Flute, harmonica
Antonino “Woody” Stella: guitar