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I CORVI – Intervista al “Ragazzo di strada” Claudio Benassi

I CORVI – Intervista al “Ragazzo di strada” Claudio Benassi

I Corvi tornano in concerto con 50 anni di successiAL Monte Brullo Winter presso l’Hotel Cavallino di Faenza, prima del live abbiamo intervistato la band:

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La nascita della band è data nel 1965 con il boom l’anno seguente, come è successo il tutto?
I Corvi nascono con il Rapallo Davoli, fu un evento importantissimo, tipo il Cantagiro, tantissimi gruppi, si parla di 250-300 band, e noi arrivammo secondi. Avemmo la fortuna che in finale fosse presente il Direttore Artistico dell’Ariston, Alfredo Rossi, che alla fine della manifestazione viene da noi e ci dice: “Corvi! Io vi voglio”. Noi eravamo a pezzi, avevamo dormito all’addiaccio, mangiato poco, Rossi non perde tempo, prende fuori il portafoglio, ci mostra £ 500.000! Pensa che noi eravamo partiti con £ 1.500 e avevamo dovuto scegliere tra comprare i panini o le sigarette, optando poi per queste ultime essendo accaniti fumatori. Accettiamo, firmiamo il contratto prendendo i soldi come anticipo, Rossi ci carica sul suo macchinone e ci porta a Milano, da lì inizia questa straordinaria avventura dei Corvi.
 
Che oggi prosegue alla grande malgrado tanti avvenimenti, cambi di nome e di formazione.
Tantissime cose, ci fu il Cantagiro ad esempio, poi tantissimi altri eventi ed esperienze, ci vorrebbe tantissimo tempo per raccontare tutto.
 
Sul palco del MEI nel 2014 avete spaccato di brutto.
Merito di questi ragazzi che ho con me, mi hanno dato una carica, una voglia di continuare, altro che facce da vecchi rammolliti. Noi oggi portiamo in giro il nostro repertorio storico riproposto in chiave moderna, non stravolgendole, ma con suoni nuovi ed attuali.
 
Quali furono i vostri primi ascolti in quell’epoca senza internet?
Soprattutto Radio Lussemburgo, che per noi era l’anteprima della discografia internazionale, tu pensa che in Italia negli anni ’60 arrivavano con il contagocce, non c’era materiale nuovo da ascoltare. Un pezzo che aveva successo in Inghilterra qui arrivava dopo 6 mesi; Radio Lussemburgo ti dava la possibilità di ascoltare questo sound nuovo, noi ne siamo rimasti affascinati e l’abbiamo fatto nostro. Deep Purple, Led Zeppelin, Beatles, anticipatori di quello che è stato il grande rock degli anni ’70 e che è stato il clou della musica internazionale.
 
Insomma, ti possiamo inserire in quel gruppo di grandissimi artisti che viene comunemente definito “I dinosauri del rock”, non in senso dispregiativo ovviamente, ma con grandissimo rispetto.
Certamente sì, questa è la grande voglia di suonare che ci tiene in vita.
 
Riascoltando i vostri pezzi storici si sentono tante influenze e generi diversi, oltre al rock troviamo brani psichedelici o folk-rock in stile CSN.
Ci sono stati tanti periodi ed in ognuno si porta avanti un discorso diverso, abbiamo portato il beat ed il rock andando a suonare in chiesa. Poi la Curia prese il parroco che ci fece suonare e lo spedì in qualche remoto posto di montagna (risate), non so che fine abbia fatto. Bambolina è un pezzo che ancora piace, Luce fece innamorare tantissimi ragazzini allora, Bang Bang era un pezzo di avanguardia. Anche su questo fummo gli anticipatori della psichedelia, un brano che registrammo per primi, ma la casa discografica fece uscire, per scelta, per ultimi, perché era troppo avanti.
 
Che tempi erano gli anni ‘60? Il ’68? Il rock era portatore di innovazione e libertà
Verissimo, una rivoluzione sociale e politica, c’era questa aria di cambiamento che soffiava fortissimo.
 
Il rock ha ancora quella spinta?
Personalmente ritengo di no, secondo me il rock è finito negli anni ’80. Non c’è più niente di nuovo oggi, malgrado questo rispetto tutte le idee nuove che vengono avanti.
 
Il mondo musicale è cambiato tantissimo, siamo passati dal vinile e la musicassetta allo streaming, trovo i vostri pezzi su Spotify.
Se vuoi continuare a suonare devi prendere atto del cambiamento ed adeguarti, è chiaro che è necessario seguire questa strada. Oggi il mondo musicale va avanti velocissimo, cantanti che vendono tanto il primo anno che si fanno conoscere poi spariscono, certamente sono cambiate anche le possibilità, una volta c’era solo un canale televisivo, ora hai i social, puoi usare Facebook e tante altre strade per promuoverti.
 
Oggi porti avanti la band con questo nuovo progetto, come ti senti?
Io mi sento benissimo, sto meravigliosamente con questi ragazzi, quando gli ho presentato il progetto hanno accettato con entusiasmo, poi senti direttamente da loro.
 
Per finire, oggi ascolti qualcosa che ti colpisce o ti piace in maniera particolare?
Non sono un grande ascoltatore, io mi limito ad ascoltare la musica de I Corvi e con l’esperienza di oggi riscopro suoni e cose nuove che poi ripropongo alla band, rompendogli pure le scatole.
 
Progetti futuri?
Stiamo programmando un tour di cui ancora non voglio svelare nulla, ma è in fase di definizione con tante date anche al centro ed al sud, uscendo quindi dal nord dove ci siamo concentrati negli ultimi anni. Avendo perso molti contatti ora ci stiamo riorganizzando in maniera autonoma.
 
Ma un nuovo disco non è all’orizzonte per caso?
Ci stiamo lavorando, e molto probabilmente uscirà qualcosa entro l’anno.
 
Passiamo alla band, Mirko Rivara, il tastierista, come sei finito ne I Corvi?
Grazie a Lorenzo che era in contatto con Claudio ci siamo ritrovati una sera a bere una birra, essendo io di Parma conosci la band per obbligo cittadino. Iniziando da questo ho scoperto tutto un mondo che mi era sconosciuto, racchiuso tra il 1965 e gli anni ’70; un insieme di idee tuttora attuali ed interessanti. Dal 2014 abbiamo fatto tutto un percorso che comprende il riascolto e la trasformazione di quegli anni aggiungendoci le nostre esperienze, come tutto l’indie che ho ascoltato negli ultimi 15 anni. Claudio è più schematico rispetto le nostre proposte, ma alla fine arriviamo a condividere una soluzione unica ed il risultato è decisamente molto, ma molto interessante.
 
Giuseppe Tavone, basso, raccontaci la tua storia.
A Faenza io non c’ero, la line-up era composta da sei elementi e non da cinque, con una doppia chitarra ed un sound più aggressivo. Tornati a cinque e con il mio ingresso abbiamo dovuto riconsiderare come proporre quegli anni ’60, io ritengo I Corvi il primo vero gruppo underground, erano veramente una cosa a parte nel panorama musicale dell’epoca.
 
La tecnologia di oggi è molto diversa da quella degli anni ’60, vi aiuta? La usate?
Sicuramente, sarebbe anche difficile oggi voler riprodurre i suoni di allora con gli strumenti di allora, quindi la tecnologia ben venga (con moderazione, interviene Claudio, risate). A mio parere personale mi verrebbe voglia di stravolgerli I Corvi, ma comunque stiamo rinfrescando tutto il sound.
 
Pietro Amoretti, la chitarra della band, racconta la tua storia.
Sono entrato nel 2014 coinvolto da Lorenzo, avevo appena finito un’esperienza per il cinema che mi aveva portato a Cannes, avevo scritto delle colonne sonore per dei cortometraggi in concorso. Lorenzo mi ha presentato il progetto e visto quanto era interessante mi sono subito aggregato con le mie esperienze da rockettaro. Ho collaborato agli arrangiamenti della band, come se non avessero mai smesso di suonare, quindi seguendo la loro filosofia principale. Il debutto fu proprio al MEI e da lì siamo andati avanti.
 
Anche i testi delle canzoni era validissimi.
Da Califano a Mogol, hanno avuto degli autori eccezionali. Sul suono stiamo lavorando con le nuove tecnologie, dosandole nella maniera giusta per non snaturare il tema musicale, ma su questo abbiamo Claudio che è molto attento su questo versante.
 
Lorenzo Cavazzini, la ‘voce’ de I Corvi.
Claudio mi propose questo progetto visto che già ci conoscevamo, fece un poco come Alfredo Rossi quando volle I Corvi, mi disse “Lorenzo ti voglio! Voglio tenere in vita la band e continuare l’avventura!”. Con le conoscenze che avevo abbiamo messo assieme la band e da lì è partito tutto. Grazie anche a Facebook abbiamo ritrovato vecchi contatti e fatto rinascere il mito de I Corvi, tramite serate, magari poche, ma ben organizzate con una situazione giusta.
 
MAURIZIO DONINI

 
Band:
Claudio Benassi: batteria – voce – Unico membro originale attivo
Lorenzo Cavazzini: voce
Pietro Amoretti: chitarre elettriche – acustiche – programmazioni – cori – arrangiamenti
Mirko Rivara: tastiere – synth – programmazioni – cori
Giuseppe Tavone: basso – cori
 
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https://www.tuttorock.net/concerti/i-corvi-monte-brullo-winter-2019-live-hotel-cavallino-faenza-26-1-2019