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GRETA ZUCCOLI – CON “OGNI COSA SA DI TE” – FINALISTA AMASANREMO

GRETA ZUCCOLI – CON “OGNI COSA SA DI TE” – FINALISTA AMASANREMO

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Intervista a Greta Zuccoli, talentuosa cantante, voce sublime, artista napoletana con già un lunga e bella carriera alle spalle, tra i 10 finalisti di Sanremo Giovani nella serata del prossimo 17 dicembre. Durante la serata verranno assegnati i 6 posti in palio per la sezione “Nuove Proposte” del Festival e verranno anche svelati i 20 big di Sanremo 2021. Per Greta, così come per tutti i giovani artisti, sarà il momento di tirare fuori grinta, musica e voce, insomma le armi migliori e tentare il grande salto verso Sanremo 2021 che per ora, Covid permettendo, resta fissato da martedì 2 a sabato 6 marzo: prima con la finalissima di Sanremo Giovani del 17 dicembre prossimo, dal Teatro del Casinò, in prima serata e in diretta su Rai 1, e successivamente al Teatro Ariston, nella categoria “Nuove proposte” del Festival 2021.  Abbiamo raggiunto Greta Zuccoli per parlare del prossimo obiettivo, della sua carriera e del suo percorso artistico, della sua passione per la musica diventata una professione, delle importanti collaborazioni e i live estivi.

Greta, sei arrivata tra i dieci finalisti di AmaSanremo con “Ogni Cosa sa di te”, un brano di cui sei autrice e compositrice. Qual è l’idea di questo brano e cosa racconta?
La scoperta di se stessi come conquista ed il senso di sorpresa nel provare a superarsi, a tendere oltre i propri conflitti, forse, soprattutto grazie ad essi.
La rivoluzione è tutta in quella tensione, alla maniera degli alberi , che “infiniti” si allungano in direzione della luce, specchio dell’altro.
La canzone è un racconto d’amore nel momento in cui la rivelazione di sé conduce all’altro come prima non potevamo percepirlo e gli spazi vuoti diventano risorsa da riempire di altezze infinite.

Sei un grande talento e hai una vocalità sublime: chi si è accorto per primo di te?
Grazie mille…
C’è voluto del tempo perché mi accorgessi io per prima di quanto questa fosse la mia vera passione. Quando mi sono avvicinata alla musica ho avuto la fortuna di confrontarmi sin da subito con musicisti bravissimi e provenienti da differenti ambiti artistici e culturali. Questo mi ha consentito di allargare tanto i miei orizzonti musicali e presto ho iniziato a scrivere.
Pochi mesi dopo il rilascio del mio primo EP, nel maggio 2017 ho incontrato Damien Rice. Mi ha scoperta quasi per caso. Dal nostro incontro è nata una splendida amicizia e collaborazione artistica, che ci ha visti duettare per la prima volta all’Olympia di Parigi nel dicembre del 2017 e l’anno seguente nel suo tour estivo in barca a vela “Wood Water Wind Tour”.
Damien è da sempre una delle mie più grandi influenze. E’ un artista straordinario ed una persona veramente speciale. L’ultima volta che ho avuto la gioia di condividere il palco con lui è stato a settembre del 2019, in occasione del “Sounds from a Safe Harbour”, un festival incredibile curato tra gli altri da Bryce e Aaron Dessner dei The National.

Sei giovane ma hai già una carriera alle spalle e importanti collaborazioni, ricordiamole:
Gli incontri più importanti del mio percorso umano ed artistico nella musica, sono stati con Damien Rice e con Antonio Diodato. In poco tempo sono diventati due grandissimi riferimenti per me, ognuno per un motivo diverso. Grazie ad Antonio mi sono avvicinata alla scrittura in italiano.
Questi due incontri speciali hanno in comune la spontaneità e la magia nel riconoscersi simili. Oltre ad una grande dose di casualità, di destini che ad un certo punto si sono intrecciati.
Un’altra collaborazione molto importante per me è quella con Amnesty International, di cui sono da sempre grandissima sostenitrice. Il progetto di cui sono parte si chiama Eleanor’s Dream, ed è dedicato alla grandissima figura di Eleanor Roosevelt. Il primo concerto si è tenuto proprio all’Olympia di Parigi al quale ho partecipato insieme a Damien Rice, organizzato in occasione dell’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Da allora collaboro attivamente come cantante a diversi progetti di Amnesty International in giro per l’Europa.
La mia prima collaborazione nel cinema è nata insieme al regista Guido Lombardi, già vincitore del Leone d’oro del futuro per il film “Là-bas”. Ho avuto il piacere di partecipare al suo ultimo film, “Il Ladro di Giorni” con Riccardo Scamarcio, cantando dal vivo la canzone “Un’altra vita o ieri” in una scena del film in cui figuro insieme ai protagonisti. La mia voce ritorna nel brano “Stolen Days” che accompagna i titoli di coda del film. È stata un’esperienza molto interessante.

Sei stata corista di Diodato nel tour estivo “Concerti di un’altra estate”. Raccontaci un aneddoto su di lui e quello che ti ha trasmesso il tour, anche per sostenere la musica e i suoi lavoratori. Piccoli concerti sotto i 1000 posti: 
Credo che questi concerti abbiano assunto una valenza ancora più speciale in un momento delicato come quello che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo. In occasione del suo tour estivo Diodato ha deciso di girare l’Italia con la sua band e addirittura di ampliarla, coinvolgendo me ed altri musicisti straordinari come il violinista Rodrigo D’Erasmo ed il sassofonista Beppe Scardino.
Sicuramente questo tour ha rappresentato un messaggio forte per la ripresa dei concerti dopo il lockdown. Antonio è molto attivo ed impegnato da diverso tempo a sostegno dei lavoratori dello spettacolo. Ho imparato veramente tanto da lui, tra un palco e l’altro. Soprattutto credo che il pubblico avesse bisogno di questa luce, di questa gioia.
Prendere parte a questo tour è stata per me un’emozione grandissima. Ogni location a suo modo speciale. A partire dalle prime tappe che si sono tenute all’Auditorium Parco della Musica, appena intitolato ad Ennio Morricone, alle ultime esibizioni al Castello Sforzesco di Milano, passando per i meravigliosi anfiteatri di Tindari e Taormina, a Grottaglie, ai Laghi di Fusine…
Posso dire che conoscendo meglio Antonio ho riscontrato una grandissima attenzione al dettaglio. Una band fortemente equilibrata che ha guidato con grande energia, avventura per avventura. Ci sono molti aneddoti e ricordi bellissimi che ho di questo tour. Mi viene in mente il primo giorno di prove con la band. Non conoscevo personalmente nessuno dei musicisti presenti. Mi sono ritrovata in un nucleo praticamente già formato e molto affiatato. Ero un po’ tesa ed Antonio lo ha percepito immediatamente, cercando di mettermi da subito a mio agio. Appena arrivato in sala prove mi ha infatti accolta con un grandissimo e rassicurante sorriso. Dopo le prove abbiamo avuto modo di conoscerci e confrontarci un po’ meglio su come avremmo affrontato le successive prove per i concerti. È stato molto divertente perché ha iniziato facendomi un sacco di complimenti, dicendomi cose bellissime. Poi mi ha detto: “Ma queste cose già le sai. Man mano ti dirò il resto che dobbiamo migliorare!” Siamo scoppiati a ridere entrambi. È stata la mia prima collaborazione con Antonio e la sua squadra meravigliosa, di cui mi sono sentita subito parte.
Ogni tour rappresenta un’esperienza sempre diversa. Partecipare al tour di Antonio lo è stato particolarmente, perché non avevo mai rivestito in precedenza il ruolo di corista. Le sue canzoni sono ricche di cori, veri e propri arrangiamenti costituiti da intrecci di voci che diventano uno strumento. È stata un’esperienza molto formativa per me.

I tuoi singoli “Darwin” e “Swinging in the town” sono stati scelti dalla Rai per i tg e la trasmissione Kilimangiaro, è una bellissima soddisfazione nel tuo percorso artistico:
Sono entrambi singoli estratti dal mio primo Ep con la band Greta & The Wheels, con i quali ho iniziato il mio percorso artistico e mi sono avvicinata alla scrittura in lingua inglese.
È stata un’emozione grandissima ascoltare per la prima volta le mie canzoni in tv. Soprattutto perché fino a quel momento le sentivo legate soltanto alle mie storie. Sapere e vedere che in qualche modo queste canzoni potessero viaggiare e diventare le storie di tante altre persone, è stata una gioia fortissima che solo la musica può regalare.

Raccontaci le tue emozioni nel cammino verso la finale di AmaSanremo:
È davvero un’emozione grandissima. Portare una mia canzone su un palco così importante come quello del Casinò di Sanremo è un sogno. Sono davvero felice di quello che sto vivendo e di aver avuto la possibilità di incontrare tantissimi musicisti che condividono con me questo bellissimo percorso. È un’occasione di confronto e condivisione importante. La vera sfida è con me stessa.
Tutto quello che sento di star vivendo è un privilegio, soprattutto in un momento come questo in cui il mondo dell’arte sta soffrendo davvero troppo. Arrivare su quel palco con un brano scritto da me e suonarlo dal vivo con la band che ci accompagnerà sarà un’emozione fortissima. Voglio godermi questo viaggio fino in fondo. Incrociamo le dita!

Come è iniziata la tua passione per la musica, diventata un lavoro? Quando hai cominciato?
Ho scoperto di avere questa passione a 13 anni e ho deciso di approfondirla prendendo lezioni di canto. Ci è voluto un po’ prima di trovare il coraggio di esprimermi con la musica. Sono una persona timida e molto riservata. Ma sentivo una necessità più forte di me e delle mie paure.
Allora frequentavo il dipartimento di musica d’insieme in una scuola di musica dove ho conosciuto i musicisti di Greta & The Wheels. Abbiamo messo su la nostra band da soli, iniziando a suonare un po’ in giro. Crescendo insieme a loro, ho imparato tante cose e continuo ad impararne ogni giorno, grazie al confronto con tanti musicisti.
Le esperienze di tour con Damien Rice mi hanno cambiato la vita. Damien mi ha aperto una finestra su quello che sentivo essere un modo più grande di me. Ho imparato tanto condividendo il palco con lui, ma anche osservandolo in scena, in punta di piedi nei backstage dei teatri più belli d’Europa. Salire su quei palchi insieme a lui mi ha fatto capire che quando senti di appartenere ad un mondo, che per me è quello della musica, niente è troppo grande o piccolo. In quei momenti ho capito che avrei voluto farne il mio lavoro e da allora non ho avuto più dubbi.

Qual è la tua esigenza narrativa e a che ora esce la tua creatività, durante la giornata? Scrivi e componi di notte, di giorno?

Non ho un orario preciso, anzi mi piace lasciarmi ispirare anche dal contesto che ho attorno, assorbirne i colori, le sonorità e riportarle in musica. Non sono una persona particolarmente notturna, ma ultimamente sto scrivendo tanto di notte. Ogni cosa sa di te per esempio è nata di notte.
Scrivere è un’esigenza espressiva per me molto importante. Essere sincera nella scrittura è una cosa fondamentale per me. Ho il bisogno di trasmettere una verità in quello che scrivo, nella maniera più sincera possibile. È quasi un’ossessione per me. Vorrei arrivare al mio pubblico per quello che sono. Ci sto lavorando. Con la scrittura in italiano è più difficile, perchè mi sento molto più esposta rispetto alla lingua inglese. Sto ricercando nelle mie radici la mia natura più sincera ed in questo momento sento l’esigenza di aprirmi completamente, senza paure né filtri. Spero di riuscirci.

Quanto studio, quanta fatica occorrono per questa professione?
Ho capito presto che la musica è una cosa seria e come tale va trattata. Dopo il liceo ho fatto una scelta importante. Studiavo già musica, ma da quando mi sono iscritta al Conservatorio la mia percezione su quel mondo è cambiata di molto. Ho imparato il senso della disciplina, il sacrificio costante per lo studio, l’amore che muove tutte queste cose e ti fa diventare giorno per giorno più consapevole. Il mondo del lavoro è totalmente diverso, ma il mio percorso accademico mi è servito tantissimo, mi ha dato la concretezza e la praticità, il desiderio di conoscere sempre più, la curiosità di ricercare cose nuove.
Sono accadute cose meravigliose nel mio percorso artistico. Luci che mi hanno in qualche modo illuminato la strada. Ho sempre avuto la prontezza di saper cogliere quei momenti magici e le nuove esperienze che la vita mi ha riservato, buttandomici a capofitto anche quando non mi sentivo pienamente pronta. Questo è stato possibile soltanto perché sento che quello è il mio vero posto e sul palco non ho mai paura.

Un tuo punto di riferimento musicale, un artista italiano e uno internazionale che ami?
Da un punto di vista internazionale sono da sempre molto legata alla musica folk. Damien Rice è da sempre una mia grandissima influenza, direi la più importante. Il genere trip-hop è sicuramente un gran riferimento per me. La scoperta di gruppi musicali come Massive Attack, Portishead ha totalmente cambiato la mia percezione della musica. Un vero e proprio viaggio nei suoni e nei colori. La reale dimensione in cui vorrei che la mia musica abitasse
Sono una grande amante del cantautorato classico italiano. Mi ispiro ai giganti della nostra tradizione, come Endrigo, Tenco, Dalla, De André. Ho ritrovato le mie radici in quel tipo di espressione.
È un periodo in cui sto sperimentando molto e cercando di far confluire tutto quello che ho imparato ed amato finora nella mia musica.

Un tuo pensiero sulla crisi della musica, dello spettacolo e cultura in generale, i luoghi di cultura chiusi per primi. Perché la cultura fatica tanto nel nostro Paese e non è considerata bene primario e lavoro?
Sono molto triste per il difficile momento che sta attraversando ormai da tempo il settore artistico e dello spettacolo nel nostro Paese. La questione è molto delicata e sembra quasi paradossale dal momento che l’Italia vanta un patrimonio artistico-culturale immenso che dovrebbe rappresentare un punto di forza per la nazione ed una opportunità lavorativa importante. Le fragilità dell’intero sistema emerse con forza durante il lockdown, hanno reso evidente la necessità di una totale riforma del settore dell’arte e dello spettacolo che parta dal riconoscimento della cultura e dell’arte come bene primario per giungere ad una effettiva tutela legislativa e previdenziale dell’intero settore, con adeguati stanziamenti di fondi economici che devono essere adottati nelle sedi governative, così come avviene in altri paesi d’Europa. Sarà necessario adottare misure efficaci che riconoscano valore primario all’arte in generale ed all’intero settore dello spettacolo per dare risposte adeguate alla questione.
La cultura di un paese si esprime anche e soprattutto attraverso l’arte, che è patrimonio comune di un popolo e quale bene primario deve essere riconosciuta, tutelata e valorizzata.

Ultima domanda, prima di ringraziarti: che rapporto hai con i social?
Ho un rapporto piuttosto equilibrato con i social. Li uso quasi esclusivamente per lavoro. Oggi se non hai una pagina Facebook o Instagram sembri non esistere come artista. La prima domanda che ti viene fatta dopo un concerto è “dove possiamo ascoltare la tua musica? Dove posso trovare le tue cose?”. Ed è chiaro che devi essere su Spotify o Youtube. Credo che i social siano un mezzo di comunicazione molto efficace. Ma non riesco a vederne solo i lati positivi. Siamo ormai continuamente stimolati da immagini e contenuti di ogni genere. In questo senso è molto facile perdere il focus su noi stessi e spostarlo altrove. A volte su queste piattaforme si creano occasioni di confronto sano, altre volte meno. Tutto questo può essere molto dispersivo e nocivo.
Non credo che userei i social così di frequente se non facessi questo lavoro.

Alessandra Paparelli