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GIANNI ROJATTI – Intervista su “9222”

GIANNI ROJATTI – Intervista su “9222”

In occasione dell’uscita del suo nuovo disco “9222”, ho intervistato il chitarrista GIANNI ROJATTI.

Ti ricordi il momento in cui la musica è entrata davvero nella tua vita? C’è stato un episodio o un ascolto che ha acceso la scintilla?
Sì, ne ho tre distinti. In un campo estivo, alle medie, forse addirittura con la Parrocchia, in un pomeriggio di pioggia ci misero davanti alla TV a vedere un film: era Mississippi Adventure, la storia di un giovane chitarrista blues che, per salvare un amico, sfida in uno spettacolare duello a colpi di chitarra il Diavolo, interpretato da un giovanissimo e inarrivabile Steve Vai. Rimasi folgorato. Poi, quando ho appoggiato per la prima volta la puntina del giradischi sul vinile di NEVER MIND THE BOLLOCKS dei Sex Pistols… fino ad allora ero certo che dopo il Liceo Classico avrei fatto l’accademia militare, invece quel riff di Les Paul di Steve Jones che apre “Holidays In The Sun” mi ha scombinato i piani. L’ultima: avevo già iniziato a suonare e mi esibivo per la prima volta a un festino nel cortile di amici con il mio improbabile gruppetto. Ero doppiamente felice perché tra il pubblico c’era una ragazza che mi piaceva e volevo impressionare. Invece, arrivarono dei ragazzi più grandi e uno mi chiese se potesse fare un pezzo alla chitarra: fece una spettacolare “Johnny B. Goode”, suonando un assolo di chitarra incredibile con la chitarra dietro la testa, e poi con i denti, sbalordendo tutti – la ragazza che mi piaceva in primis. Lì ho deciso che quello, alle feste, più bravo a suonare la chitarra, dovevo essere io!

Perché proprio la chitarra? È stato amore a prima vista o ci sei arrivato per gradi? Quale è stata la tua prima chitarra?
Ho iniziato a suonare perché amavo il rock. E la chitarra era la voce più rappresentativa, evidente e caratterizzante di quel genere. Non ho mai avuto dubbi: volevo essere un chitarrista elettrico. Ho fatto un anno di gavetta, fondamentale, sulla chitarra acustica regalatami dai miei cugini più grandi. Poi mi sono comprato un’imitazione della Stratocaster della Hondo: super economica, bianca e nera. Me la vendette un ragazzo del quartiere che suonava in una band… non si prese nemmeno la briga di farmela trovare con tutte e sei le corde quando andai a comprarla… gli mancava il MI cantino!

Quali erano i tuoi idoli o punti di riferimento quando hai iniziato a suonare?
Sex Pistols, Clash, U2 ma soprattutto POLICE. Poi sono arrivati i Van Halen, i dischi di Vasco con le chitarre meravigliose di Maurizio Solieri. Ma anche tanta musica italiana: De Gregori, Pino Daniele… Poi l’amore per la chitarra più tecnica è arrivato con dischi decisivi: EAT ‘EM AND SMILE con Steve Vai alla chitarra e i primi due album dei MR. BIG.

Hai avuto un percorso di studi formale oppure sei più autodidatta? Come ti sei formato come musicista?
Sono totalmente autodidatta. Negli anni ho chiesto delle lezioni a dei chitarristi che mi piacevano e che sentivo potessero aiutarmi ad ampliare la mia visione. Ma non credo più di una quindicina di lezioni.

Cosa ti spinge ancora oggi a prendere in mano la chitarra ogni giorno? La passione è cambiata nel tempo?
Non esiste per me niente di più bello, gratificante, stimolante, divertente e sensuale che suonare la chitarra. Ed è una passione che assieme appaga e tormenta, perché vorrei suonare sempre meglio… e allora suono, suono e suono ancora.

“9222” è un titolo enigmatico: ci racconti cosa significa e da dove nasce?
Preserviamo l’enigma.

In che momento del tuo percorso musicale hai sentito l’esigenza di scrivere questo EP? C’è stato un evento scatenante?
Proprio attorno al 2022 la mia vita musicale è stata stravolta da un bellissimo terremoto. Sono entrato nei DANG! – una band di cui ero il più grande fan – e ci siamo trovati da subito chiamati da Steve Vai, in tour con lui. Poi, sono entrato nella band di Stewart Copeland, nel suo progetto POLICE DERANGED FOR ORCHESTRA… e iniziavo a lavorare come conduttore su Radiofreccia, esperienza che mi permetteva di essere bombardato da tanta musica nuova o che potevo riscoprire con un’intensità e profondità differenti. Tutte queste cose hanno scatenato la mia creatività!

Quali sono state le influenze principali – musicali, personali o culturali – che hanno dato forma a “9222”?
Forse proprio le cose che ti ho appena nominato: il crossover tra metal e synth pop dei DANG!, assieme alla musica new wave e reggae dei Police, filtrata attraverso l’approccio sinfonico e orchestrale di Stewart Copeland. Come se, attraverso delle parti di chitarra matta e disinibita, fondessi questi due mondi. 

C’è un brano dell’EP che senti particolarmente vicino o che rappresenta al meglio lo spirito del disco? Perché?
Direi “Carmine Perché Piangi” … è stata la prima cosa che ho scritto. Uscita di getto, mentre cazzeggiavo con un distorsore indomabile che mi aveva suggerito Marco Scipione (sassofonista dei DANG!) … con quella ho scritto il riff di quello che doveva essere un pezzo punk un po’ miserabile, malinconico. Poi, avevo da poco comprato un altro distorsore fuzz totalmente folle, lo SWARM… tu suoni una cosa e lui si imbizzarrisce e ce ne sovrappone altre, deliranti… e mi sono inventato questo assolo disperato… sopra le righe. In un paio d’ore il brano era fatto. E quelle chitarre sono finite nel mix finale. 

Hai dichiarato in passato di amare la sperimentazione: quanto spazio c’è per l’improvvisazione in questo lavoro?
Mi piace sempre bilanciare una parte della scrittura, registrazione e produzione di un brano tra sezioni definite e studiate minuziosamente e altre più estemporanee, frutto del guizzo del momento. Si valorizzano a vicenda.

Il suono di “9222” è molto curato, stratificato ma anche diretto. Come hai lavorato alla produzione? Hai avuto collaboratori?
Questo lavoro è stato fatto a quattro mani con Daniel Fasano, batterista e produttore dei DANG!. Daniel ha arrangiato, riletto e ottimizzato gran parte delle cose che gli ho mandato. Oltre a, naturalmente, scrivere e suonare delle parti di batteria meravigliose. Daniel è un batterista rock genuino, bravissimo ma con una sensibilità pop eccezionale: passa dalle cose metal estreme a Tommaso Paradiso, i Santi Francesi, Salmo… nessuno avrebbe potuto capire e valorizzare meglio l’eclettismo della mia musica.

Hai utilizzato strumenti o tecniche nuove rispetto ai tuoi lavori precedenti?
Ho registrato davvero in pochissimo tempo questo EP. In poco più di due mesi è stato scritto, arrangiato, registrato, mixato… Forse questa velocità di azione, questo pragmatismo, sono stati la vera novità. Di solito sono eterno a fare le mie cose… Per i nerd appassionati di strumentazione, posso dirti che ho usato solo 4 chitarre: una Gibson Les Paul del 1991 e tre Ibanez: una Headless, una RG rosa fucsia e la Talmann che utilizzo anche con i DANG!. Una vecchia testata Fender, il Kemper e montagne, distese, praterie di pedali ed effetti. 

Quanto è importante per te il bilanciamento tra virtuosismo tecnico e comunicazione emotiva nel suono della chitarra? Vengo dal concerto dei Satchvai, e mi appare evidente come non sia sempre solo sufficiente essere dei velocissimi shredder, ma si debba anche “comunicare emozioni”, cosa ne pensi?
Quando si scrive e si suona la propria musica, credo che non si abbia nessun dovere se non quello che questa ci rispecchi e ci racconti in maniera autentica. Comunichi emozioni quando quello che suoni è ciò che ti sgorga dal cuore, quello che desideri più ogni altra cosa raccontare. Che siano i virtuosismi di un ventenne shred e metallaro che si consuma tra Paganini e Progressive, o le poesie sussurrate all’acustica di un 40enne cantautore folk alcolizzato messo alla porta dalla vita, quello che a me emoziona è che sento che stanno raccontando sé stessi. Francamente, quando sento il disco di qualche shredder che si sente in dovere di mettere una ballad per farti sentire che ha anche il cuore, il feeling oltre i chops… beh, lo trovo stucchevole.

Il disco ha un concept o un filo narrativo? O preferisci lasciare che ogni ascoltatore trovi il proprio significato?
Adoro quando ti cuci addosso una canzone, lasciando che diventi la colonna sonora di qualcosa di speciale che stai vivendo. Vorrei che fosse così anche per le mie e chi le ascolta.

“9222” è più un lavoro introspettivo o uno sguardo sul mondo esterno?
Uno sguardo sul mondo esterno filtrato attraverso un’introspezione animata dall’entusiasmo per tanta musica nuova e bellissima che stavo scoprendo e suonando.

Hai scelto un formato particolare per la pubblicazione dell’EP (digitale, vinile, fisico)? Che rapporto hai con i diversi formati?
L’EP sarà disponibile naturalmente in digitale e anche su CD. Io adoro ascoltare la musica in vinile… magari, tra un po’, se l’EP andrà bene, ne farò qualche copia così, aggiungendo magari un paio di bonus track… 

Com’è stata finora la risposta del pubblico? Hai ricevuto reazioni che ti hanno colpito o sorpreso?
Già ricevere un’intervista minuziosa e approfondita come la tua è un ottimo segnale di partenza.

Questo EP rappresenta un punto di arrivo o un nuovo inizio per te?
Se decidi di fare della musica, dell’arte, del suonare la chitarra la tua vita, non possono esserci punti di arrivo.

Hai già in mente altri progetti collegati a “9222”? Magari video, live, collaborazioni? Da abbonato, leggo spesso i tuoi articoli tecnici su Classic Rock, il giornalismo è un’altra delle tue passioni?
Mi aspetta un’estate di concerti con Stewart Copeland e poi curerò la direzione musicale e suonerò la chitarra in un bellissimo festival in Svizzera, CITY OF GUITARS. Con l’autunno inizieremo il nuovo disco dei DANG! Direttamente legato a 9222, vorrei realizzare dei video… Sì, adoro scrivere articoli musicali. Ne faccio moltissimi sul sito di Radiofreccia. 

Che consiglio daresti oggi a un giovane chitarrista che ascolta “9222” e sogna di trovare una voce personale come la tua?
Tre consigli:
Suona più di quanto potresti mai immaginare di riuscire a fare. Immolati alla chitarra!
Diventa il tuo insegnante: nessuno meglio di te può capire che cosa nel profondo desideri essere e suonare e, di conseguenza, consigliarti e indirizzarti.
Alimenta la tua arte e ispirazione: leggi, guarda film, vai a teatro, viaggia, frequenta persone colte, vivi più storie, avventure e relazioni possibili.
Ama la buona tavola, il vino. La chitarra serve 
per raccontarci e raccontare storie. Se la nostra vita è piatta, banale, omologata, lo saranno anche le cose che suoniamo.

MAURIZIO DONINI

Band:
Gianni Rojatti

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