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GIACOMO CALABRIA – Intervista sull’uscita del suo nuovo album “Face the …

GIACOMO CALABRIA – Intervista sull’uscita del suo nuovo album “Face the …

Siamo con Giacomo Calabria, nel camerino del Locomotiv, prima del live. Questa sera ci presenterà ufficialmente il suo nuovo album, Face The Odds.
 
Iniziamo con una serie di domande che faccio a tutti: come nasci musicalmente, quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?
G. Io ho cominciato all’età di otto anni, per puro caso, quando ho acquistato una cassetta degli Europe. Ero con mio padre, e vidi in una bancarella quella cassetta, la cui copertina mi folgorò. Quindi chiesi a mio padre di comprarmela. Era “The Final Countdown”. Quindi, sono partito a otto  anni ad ascoltare quel disco. Due anni dopo ho iniziato a suonare la chitarra classica, e l’anno successivo sono arrivati i Queen. Subito dopo i Queen è arrivato Pino Daniele. Ma quello che per noi napoletani era “il vero” Pino Daniele, cioè dagli esordi, sulla fine dei  Settanta, fino ai primi anni Novanta.  Poi però da lì ad un  anno è arrivato anche lo studio della batteria.
 
Quindi la batteria non è stato il tuo primo strumento..
G. No, ho iniziato verso i quattordici anni. Proprio grazie ai Queen a e Pino Daniele ! Pensa che il primo pezzo che ho imparato a suonare con la batteria è stato “Under Pressure”!
 
Eh beh ! Ovviamente io non posso che approvare ! (ridono) . Senti..  Che aspirazioni avevi? Cosa sognavi? A cosa pensavi, da ragazzino, mentre imparavi a suonare?
G.  Intanto io sapevo già che quello strumento mi avrebbe accompagnato per tutta la vita. In qualche modo lo sentivo. Era “vero amore”.
 
Questa è una definizione davvero bella. Quindi, tu hai iniziato un tuo percorso, hai suonato come tanti in varie situazioni musicali, hai fatto molte cose, e sei arrivato ad oggi. Con questo albuChe presenterai stasera per la prima volta. Con un bel po’ di emozione, credo!!  Intanto ti chiedo la spiegazione del titolo, “Face The Odds”, e poi come nasce, da cosa nasce, e quanto c’è di biografico… o meglio,  di autobiografico..
G. Il disco intanto è autobiografico, perchè rappresenta comunque la mia storia personale dell’ultimo anno e mezzo.  Ma ha anche un aspetto biografico, perchè le esperienze che ho vissuto io appartengono a tanti. Nel bene e nel male.  Quindi l’ho scritto in seguito a queste mie sensazioni, parlando delle ansie,  delle paure, delle perdite. Ma anche di momenti di gioia. Delle parentesi di gioia che si riescono a trovare durante un periodo brutto. Anche se durante questi  momenti sereni, capita che facciano  capolino gli scheletri. I ricordi brutti, negativi.  Quindi : Face the Odds ! Affronta le eventualità, affronta le probabilità! Sii pronto a ricevere di tutto dalla vita, le cose belle e le cose brutte.. Ecco. Questo è il senso.
 
Sono temi davvero importanti, a mio avviso. Definisci il  “genere musicale” del tuo album..
G. Sicuramente Progressive. Siccome ho sempre ascoltato tantissima musica, a 360 gradi, il mio background per fortuna è molto vasto. Ho frequentato tanti amici musicisti, con ascolti diversi.. C’era chi ascoltava il Jazz, chi ascoltava il Blues, chi il Rock, o chi il Metal. E questo ha influenzato indubbiamente la mia produzione. Il disco infatti suona Metal, suona Trash metal, suona Jazz, suona Latin, suona Hard Rock, suona Fusion… insomma.. è un lavoro molto eterogeneo. Non mi sono dato dei confini, dei limiti musicali.
 
Io infatti l’ho ascoltato, e come ti ho già detto, si sente che nasce da ascolti molto maturi e diversificati. E sembra scritto da una persona che di anni ne ha settanta, non da un ragazzo. E questo per me è basilare. Perchè tante volte i musicisti si approcciano al mondo della musica, alla composizione stessa, senza avere comunque ascolti di un certo tipo, che ovviamente ci aprono la mente e gli orizzonti.  E questo album denota davvero una maturità artistica incredibile. Ma questa tipologia di lavoro, così eterogeneo, anche dal punto di vista delle persone che ci hanno lavorato, suppongo abbia  portato però ad avere  non poche difficoltà.  Raccontaci un po’ come si è svolto il tutto, la lavorazione, chi sono  gli artisti che vi hanno partecipato, e chi è questo losco individuo (ridono) che è qui con noi ..
G.  La lavorazione è iniziata “ufficialmente” il 4 Settembre del 2014 . Anche se l’idea era in cantiere già da un po’, ma non avevo ancora iniziato a svilupparla per via dei troppi impegni. Non appena è arrivato un periodo nel quale gli impegni hanno iniziato a diminuire, ho deciso di mantenere gli impegni comunque abbastanza radi e di buttarmi in questa nuova avventura. Quindi ho deciso, senza nemmeno pensarci troppo, di realizzare una sorta di “collettivo musicale”, per quest’ album, nel quale, a parte me, vi sono 21 musicisti. Questo perchè volevo ottenere diverse interpretazioni, attitudini, volevo interplay. Proprio per le caratteristiche così eterogenee del disco. Per ottenere una resa migliore. E infatti, non si ritrova la stessa formazione in nessuno degli undici brani. Ogni brano suona diverso dagli altri, in questo modo.
 
E secondo me questa è una scelta vincente. Ovvio, può dare origine ad una serie di problematiche, soprattutto credo logistiche.. ma alla fine paga.
G. Sì, forse l’aspetto logistico è stato il più problematico. Poi per fortuna, siamo un’epoca in cui la tecnologia  aiuta, dandoci la possibilità di lavorare con alcuni di loro attraverso i mezzi telematici.  Anche se, ovviamente, non è come quando ci si ritrova tutti in sala prove, soprattutto quando apporti modifiche alla varie parti dei brani..
 
Vero, però a quanto pare l’operazione è riuscita !
G. Sì.. è stata una bella sfida. Che rifarei  però altre trenta volte ! Ho imparato tanto dai musicisti coi quali ho lavorato… E a loro ho lasciato anche qualcosa di me..
 
C’è stato sicuramente interscambio. Anche perchè da quello che vedo dalla lista dei nomi, sono tutte persone che hanno fatto esperienze diverse, hanno musicalità diverse, aspetti artistici diversi… Parliamo di Diego…
G.  Il signor Diego Quarantotto, qui con noi, è in pratica, come amo definirlo, “il braccio destro del GC Project”. E’ la persona che assieme a me si è buttata nella baraonda di questa avventura. Questo perchè in fase di pre-produzione gli ho chiesto un aiuto per “mettere giù gli accordi”, come si suol dire, di quello che registravo io, di quello che io  suonavo con la chitarra acustica.  Poi, man mano che registravo le parti di voce, andavo da Diego e inserivamo le batterie, poi lui registrava i bassi e le chitarre, e alla fine ho visto che Diego ci si era appassionato! Cominciava a prenderci gusto. Abbiamo passato circa cinque mesi a fare pre-produzione, quindi passando delle notti fino alle tre davanti ad un Mac, perchè comunque lui voleva fare le cose precise e fatte bene da subito, anche se eravamo in fase di pre- produzione. Qundi abbiamo finito a Marzo, e ad Aprile abbiamo fatto le batterie in studio, da Roberto Priori..
 
Che è sempre una garanzia..
G. Sì, con lui non sbagli…   e poi i vari musicisti hanno iniziato a lavorare ai pezzi. E sempre il signor Diego Quarantotto si è fatto carico del compito di montare tutti i singoli file che arrivavano dai ragazzi, quindi ad esempio quello di basso, quello di chitarra , la tastiera, eccetera. Lui li allineava, li montava, li “metteva insieme”. E se devo dirti la verità, se non ci fosse stato lui, questo lavoro non sarebbe uscito. O sarebbe uscito tra quattro anni.
 
Diego, cosa ti ha appassionato di questo progetto. Perchè ti ci sei buttato così a capofitto?
D. Beh, mi è piaciuto molto l’approccio che Giacomo ha verso la musica. A parte che lo conoscevo già, come batterista, avendoci anche suonato insieme. E poi perchè è  un musicista a 360 gradi, come si diceva prima.  La cosa mi ha “preso molto”, perchè la complessità del progetto rappresentava anche per me una sorta di sfida.  E più procedevamo con i lavori, e più mi ci appassionavo. Mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo, insomma ! Poi ovviamente , l’aspetto della sfida. Perchè quando mi ha chiesto di registrare parti di basso da inserire nel disco, e vedendo che i pezzi scelti da lui erano assolutamente al di fuori del mio “background musicale”, all’inizio ero molto titubante, perchè non mi vedevo proprio la persona adatta a suonarli. Ma poi la cosa mi ha appassionato…
 
Perchè tu come impostazione, formazione musicale e repertorio che suoni di solito, in quale genere ti collochi?
D. Indicativamente io sono sul  rock , e comunque ho sempre fatto quello. Anche se ascolto molte più cose,  ho sempre suonato quello. Quindi quando mi ha proposto un pezzo che era quasi Latin, gli ho chiesto: “Ma perchè? Perchè io?”
G. Veramente non ha detto proprio così ! Ha detto “Ma sei scemo?”   (ridono)
 
Questo lo lascio, nell’intervista!
D. Ecco ! Poi in verità, facendolo, mi sono divertito. Mi è piaciuto. E ora sono soddisfatto del risultato.
 
Direi che puoi esserlo! Giacomo, vuoi aggiungere qualcosa o parto con la super domandona finale?
G. Volevo aggiungere, collegandomi a quello che diceva Diego, che  la scelta di questi  musicisti è avvenuta anche perchè ci sono, nella maggior parte di loro, delle grosse  potenzialità  inespresse. Perchè tu li senti sempre in una chiave (rock, metal, pop…) però in qualche modo si capisce che hanno ben altro da dire!
 
Hai tirato fuori delle cose in loro, davvero belle. Li hai decontestualizzati un attimo. E questa cosa è fantastica!
G. Uno degli obiettivi era anche questo, e cioè far conoscere dei professionisti al di fuori della loro sfera solita. C’è anche gente nell’album che non ha aveva mai avuto a che fare con un 7/8. Eppure c’è riuscita benissimo ! E’ stata una bella soddisfazione. Per tutti ! Vai con la super domandona!
 
Che io faccio sempre a tutti! Cosa vuoi fare da grande? Cosa vuole fare Giacomo Calabria da grande?
G. La risposta è semplicissima : continuare a suonare la batteria! Sono convinto che la musica sia una sorta di malattia autoimmune. Tuttora che ce l’hai, non te ne liberi più.  E io sono malato di musica. E continuerò. In quali contesti, sarà la vita a dirlo. Ma continuerò. Assolutamente.
 
Definizione meravigliosa. Grazie ragazzi.
G. Grazie a te, a e Tuttorock
 
FRANCESCA MERCURY
 
G.C. PROJECT – Giacomo Calabria
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