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FURIO CHIRICO’S THE TRIP – Intervista al batterista Furio Chirico

FURIO CHIRICO’S THE TRIP – Intervista al batterista Furio Chirico

“Nel 2022, cinquanta anni dopo Atlantide, nasce Furio Chirico’s THE TRIP: una nuova formazione, che riprende il percorso della “svolta” del ’72, diretta dal poliedrico batterista Furio Chirico, unico componente rimasto dello storico trio, con l’idea primaria di continuare ad aprire nuove vie attraverso la ricerca, la sperimentazione, senza alcun approccio nostalgico ma al contempo radicato al più genuino tessuto musicale del rock progressivo della band originale”. Queste parole sono tratte dal comunicato stampa ricevuto per l’uscita di “Equinox” e penso sia il modo migliore per iniziare questa intervista con Furio Chirico che ci parla dei Trip di “Atlantide”, dei suoi Trip, del passato, del presente e del futuro, ma senza dilungarmi troppo di seguito l’intervista.

Ciao Furio e benvenuto su Tuttorock, come stai?
Bene grazie!

La prima domanda che ti voglio fare, sempre se ti va di rispondere, è perché una tua personale versione dei Trip e non sei coinvolto nella reunion della band per i 50 anni di “Caronte”?
La reunion di cui tu parli è quella di “Caronte”, con uno degli elementi storici, Pino Sinnone , che però uscì dalla formazione prima del 1972 . La vera reunion avvenne nel 2010 con la partecipazione di Wegg Andersen, Joe Vescovi e io, con la collaborazione di Fabrizio Chiarelli alla chitarra e Angelo Perini al basso, con questa formazione il management organizzò tour in Italia e in Giappone pubblicando due live  importanti “PROG Exhibition ” per la Immaginifica e Live in Tokyo 2011 (Atlantide Remastered) per la Sony Music , alcuni anni dopo purtroppo ci lasciarono prematuramente prima Wegg e poi Joe , proprio in quel periodo con Joe stavamo pensando di progettare una nuova produzione discografica, la continuazione di “Atlantide”, ma non ce ne fu il tempo. Fermammo cosi’ la formazione.

Parlami ora di “Equinox”, come è nata l’idea e come sono nati i vari brani?
“Aequa Nox”, il giorno uguale alla notte, come dicevano i latini. “Equinox” è di fatto la continuazione, l’evoluzione dell’ultimo disco storico dei Trip, “Time Of Change”, la stessa volontà di investigare, sperimentare, contaminare specie per ciò che riguarda la musica, evitando di riproporre stereotipi delle formazioni storiche del Prog, spesso presenti nelle nuove produzioni, i testi invece, in inglese, di fatto si riagganciano alle tematiche di “Atlantide”, che trattavano il difficile rapporto con il potere, che da sempre e il più delle volte, è in netto contrasto ed in continua lotta con il vivere in modo sostenibile, sia dal punto di vista sociale, filosofico, che ambientale. i testi di “Equinox”, pur continuando a parlare degli stessi problemi, lo fa  in modo disincantato, ma poetico e passionale dove anche i ricordi sono qualcosa di vivo nel presente ma anche nel futuro. E’ stato un lavoro lungo, circa 2 anni dove abbiamo provato e selezionato moltissimo materiale compositivo, partendo dall’idea base del compositore poi passato alle personalizzazioni dei vari musicisti e quindi all’arrangiamento finale. Naturalmente alcuni brani hanno un’ impostazione compositiva già molto impostata come nel caso delle di composizioni di Silvestri come “I’m Fury” o la “A Suite For Everyone”, altre hanno invece avuto un processo più collettivo come nella composizione di Lanari “Catch The Dreamin'”, il tutto aveva un solo obbiettivo, realizzare un album concept dove musica e testi raccontassero una storia fatta di capitoli diversi, ma uniti dallo stesso intento, comunicare varianti emozionali come quelle di un temporale , vivere intensamente tutto ciò che avviene prima, durante e dopo: la Vita.

Come hai scelto i musicisti?
Nel 2019 due musicisti, Marco Rostagno e Giuseppe Lanari, mi chiesero di riproporre il progetto della svolta, quello del ’72, sostenendo di poter contare anche sul contributo di Paolo (Silver) Silvestri, un Hammondista, tastierista e compositore di talento. Dai brani che Lanari mi propose mi stupì subito la sua notevole capacità di costruire linee melodiche molto ispirate, ed inoltre pur senza intenzione di imitarlo, anche il suo timbro vocale si avvicinava di  molto a quello di Wegg. Essendo infine anche lui un bassista, mi sembrò che la storia si riprendesse la scena sotto i miei occhi.  Con la formazione al completo ci incontrammo per fissare una specie di esame: suonando brani del repertorio storico, ma soprattutto brani nuovi dove si aggiunsero composizioni di Silver, in particolare delle mini suite e anche brani di Marco, dalla vena più marcatamente rock. Prove, elettrizzanti e intense, oltre alla voglia e alla capacità interpretativa, emergeva soprattutto la grinta. Decisi così’ di riprendere il cammino interrotto nel 2014 , chiamando la nuova formazione “Furio Chirico THE TRIP” , se non altro in rispetto ai due membri e compositori originali JOE e WEGG ormai deceduti , di fatto i THE TRIP non esistono più, possiamo solamente omaggiarli suonando brani storici e proponendo nuove produzioni originali ma in continuità con i migliori intenti di proseguire il cammino Prog intrapreso nel 1972

Hanno contribuito anche loro alla fase di scrittura o è tutta opera tua?
A parte sporadiche mie composizioni nel corso degli anni in diversi progetti musicali, il mio ruolo nelle produzioni live e discografiche, oltre a suonare la batteria e le percussioni, è quello di Produttore Artistico, che ha molteplici compiti, selezionare il materiale compositivo, assemblarlo e arrangiarlo quando è necessario, e questo è avvenuto anche con le composizioni di “Equinox” , ma è stato un compito relativamente facile perchè il mio lavoro con Gius ,Silver e Marco come musicisti, che come compositori,  si è rivelato già da subito molto costruttivo e collaborativo, e quando gli elementi di una band hanno questo approccio, il futuro è ai loro piedi.

Perché il titolo “Equinox”?
Il “Giorno uguale alla notte” (Equinox ) oltre al suo significato scientifico è una metafora ,  Il Buio e la Luce divisi in egual misura.

So che stai preparando qualcosa per i 50 anni di “Atlantide”, puoi anticiparci qualcosa? Se è solo per dei live o uscirà qualcosa?
Per i 50 anni di “Atlandide” e’ innanzitutto prevista l’uscita di un nuovo progetto discografico che vedrà coinvolti praticamente quasi tutti i compositori che hanno militato negli Arti e Mestieri dal 1974 ad oggi e sono molti, la band è sempre stata una fucina, sia come musicisti che come compositori, una formazione aperta a molteplici collaborazioni anche internazionali come Mel Collins  e David Cross dei King Crimson, o come Flavio Boltro, talentuoso trombettista del compianto Michel Petrucciani, sarà un lavoro veramente unico , naturalmente oltre alla mia partecipazione batteristica, sarò anche il produttore artistico a cui si affiancherà anche la collaborazione di Gigi Venegoni, chitarrista e un dei compositori più importanti della formazione storica , di base ci sarà la ormai storica sezione ritmica: Piero Mortara alle tastiere e composizione ,Roberto Puggioni al basso che lo vedrà anche in veste compositiva ed io alla batteria, a noi si aggiungeranno, compositori e musicisti a secondo dei brani. Naturalmente cercheremo di proporre anche la possibilità di organizzare un tour nel 2024 sia in Italia che all’estero.

Quanto è cambiato il rock progressivo dagli anni 70 ad oggi secondo te?
Sai la storia e fatta di corsi e ricorsi quindi nulla e tutto, “nulla” perché’ tutto ciò  di buono che è stato prodotto dai vari generi musicali con il rock come base, dagli anni 50/60 ad oggi, rimane e rimarrà , servirà sempre e comunque da ispirazione, come è avvenuto prima per le musiche popolari di tutto il mondo, la musica classica e  il jazz, e “tutto” perché’ dopo l’avvento della tecnologia digitale la quantità di informazioni , se individualmente ben gestite possono aiutare a crescere  molto piu’ velocemente , ma anche in modo più approfondito , se messo a profitto della propria creatività può dare dei grandi risultati, questo vale anche per il rock progressivo .

C’è qualcosa che apprezzi del progressive di oggi?
“E pur si muove” bisogna cercare, investigare e qualcosa si trova e di molto interessante ,specie tra quei giovanissimi che sanno sfruttare ciò che dicevamo prima , l’unica cosa difficile da ottenere è la capacità di far maturare al meglio le proprie idee dove è necessario scremare, ricercare il meglio dentro di sè , non solo tecnicamente, ma a livello emozionale , forse mancano allo stesso livello le tre componenti base: buon livello tecnico individuale, armonizzazioni non scontate e melodie ispirate. Dobbiamo poi considerare “l’originalita’” che spesso va oltre alle regole dette in precedenza, ma li è tutto scusato perché’ è la novità assoluta che stupisce , ma sono cose rarissime , spesso sono solo delle paraculate, alcune volte molto ben progettate.

Sei un batterista, quali sono i batteristi che ti hanno influenzato e anche le migliori band per te?
Come ti ho già accennato prima sono troppo curioso e affamato culturalmente per avere dei miti o delle linee guida, ci sono tantissimi musicisti tra cui anche dei batteristi che mi hanno trasmesso la voglia di suonare , di studiare ,di creare, alcuni sono compositori e/o musicisti classici come  Ciaikovskij, Bela Bartok, altri nel jazz come  Keith Jarrett, Miles Davis. e nel rock, Beatles, Frank Zappa, i batteristi sono troppi, un paio però sono stati determinanti, Buddy Rich e Jack De Johnette.

Che consiglio daresti ad un giovane batterista?
Io dirigo anche una scuola di musica, l’Accademia Musica Moderna di Torino, e vedo tanti nuovi talenti emergere , però sappiamo che la crescita esponenziale della popolazione mondiale fa si che vi è moltissima competizione ed è molto complicato emergere, le nuove generazioni devono imparare a gestire molto bene la loro proposta sia come prestazione personale che come gestione di progetti collettivi, le band.

Il futuro di Furio Chirico sarà con i tuoi Trip, con gi Arti e Mestieri o come solista?
Tutte e tre le cose, la cucina mi piace varia, piena di tradizioni ma anche di contaminazioni e innovazioni, il mondo musicale è pieno di sfumature, di colori, di emozioni che non possono essere indirizzate in una sola strada , è vero che il Progressive Rock dei Furio Chirico’s THE TRIP e il Jazz Rock deli Arti&Mestieri contengono moltissime delle cose citate , ma è sempre bene tenere uno sguardo a 360 gradi , quindi considerare anche produzioni soliste.

Che ricordo hai di Joe Vescovi?
Per me sono esistiti due Joe Vescovi  uno prima del 1972, fatto d’incontri casuali di quando Joe giovanissimo entrò a far parte  dei Trip, spesso in locali musicali che gestiva un mio zio a Torino e poi quando mi chiese nel 1972 di entrare a far parte della band per la svolta nettamente Progressive di” Atlantide”, di fatto una versione in trio dove Joe e Wegg volevano un batterista poliedrico e grintoso, stilisticamente in linea con le nuove e preparate generazioni di batteristi del periodo, con Joe ci accomunava la voglia di scoprire e sperimentare in campo musicale ma anche filosofico, qualche volta anche rischiando di non essere capiti (subito) come nel caso dell’album “Time Of Change”, ispirato ma complesso  e più adatto ad un pubblico preparato, anche se con il tempo fu molto apprezzato, si lavorava molto bene insieme, due capricorno tenaci e “lavoratori “, con Wegg invece oltre alla musica mi accomunava la passione per la storia, ma soprattutto la politica vista con gli occhi di due “rivoluzionari” un po’ disincantati , ma ancora passionali .

Molti giovani si avvicinano al prog e scoprono il fascino del vinile, pensi che sia solo una cosa (preferisco non chiamarla moda) passeggera? Tu cosa ne pensi?
Io spero di no anche se qualche dubbio ce l’ho , è anche vero che l’LP è un oggetto molto affascinante dal punto di vista estetico, come i libri , non mi è mai capitato di pensare che se stai leggendo un libro in versione cartacea, magari molto ben rilegato, lo stesso libro letto in digitale sembra meno valido, meno importante, parlo di sensazioni naturalmente, e poi c’è l’ascolto che effettivamente risulta un pò diverso , meglio o peggio dipende dall’ascoltatore, comunque anche questo è un motivo, per acquistarlo.

Grazie Furio e lascio chiudere a te l’intervista, un messaggio a chi leggerà ad avventurarsi nella storia di “Equinox”.
Ti dico con la massima sincerità che “Equinox” è uno dei lavori più belli della mia vita, frutto di un grande lavoro ma anche d’incontri magici che poche volte nella vita di un musicista capitano.

FABIO LOFFREDO

Band:
Furio Chirico: Batteria
Paolo Silver Silvestri: Organo Hammond, synth, tastiere e cori
Giuseppe Gius Lanari: Basso e voce
Marco Rostagno Chitarra e cori

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