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FRANCESCO BELLUCCI – Intervista al cantautore emiliano

FRANCESCO BELLUCCI – Intervista al cantautore emiliano

foto francescobellucci 4

In occasione dell’uscita del suo secondo album, “Situazioni sconvenienti”, ho intervistato Francesco Bellucci, talentuoso cantautore emiliano classe 1989.  

Ciao Francesco, benvenuto su Tuttorock, innanzitutto come ti va la vita?

Ciao Marco! Grazie, felice di esserci. Molto bene, sto facendo tutto quello che ho sempre voluto fare e mi sento la persona che ho sempre voluto essere. Mi godo il presente… sto vivendo il sogno!

Parliamo un po’ di questo nuovo album, “Situazioni sconvenienti”, quando hai iniziato a scrivere i brani che lo compongono?

Io ed Eric Ombelli (il mio socio) abbiamo iniziato a scrivere l’album nell’estate del 2018. Stavamo vivendo entrambi un momento molto infelice, ognuno con i suoi perchè. Io soffrivo molto per come stava andando la mia vita, ero frustrato, triste e arrabbiato. Eric aveva i suoi motivi, ma non posso di certo parlarne io… In sostanza ce l’avevamo col mondo! Buttavo giù qualche idea, la guardavamo insieme, se non meritava si andava oltre. Abbiamo cercato di produrre un disco più solare… Non ci siamo riusciti… Meglio così, in quello che abbiamo fatto non ci sono bugie! “Situazioni sconvenienti” parla di un periodo della “nostra” vita! Non è un album facile. Non cerca consenso, ma è vero. E’ un disco di canzoni oneste!

E il titolo dell’album come ti è venuto?

Ogni canzone è il racconto di qualcosa di più o meno spiacevole che mi è successo personalmente… Ho scritto dell’incomunicabilità tra me e i miei genitori e ne ho approfittato per portarvi a vedere certe menzogne della società in cui viviamo con “Stanotte uccido mio padre”. Ho raccontato il dolore e la rabbia che ho provato quando una cara amica ha scelto di fermarsi lungo la strada in “Qualcuno ti pensa ancora”. La frustrazione della speranza; confidiamo sempre nel futuro per poi venire spesso delusi, ma “Domani andrà meglio”. Mi sono svestito del mio orgoglio raccontando il senso di immobilità e di “Vuoto” che ci colpisce davanti a certe situazioni. Le delusioni soffocanti; dell’amore, del sentirsi traditi da un amico (che tanto amico non era), delle troppe aspettative mal riposte verso qualcosa o qualcuno. Ho urlato la rabbia di quando ti svegli e vedi che il mondo non è tutto rose e fiori come hai sempre pensato… Le ferite che ti fanno venir voglia di lavare via tutto con “20 litri di benzina”! Non c’era titolo più giusto di “Situazioni sconvenienti”!

Un album non proprio Politically Correct, rispecchia il tuo modo di vedere la realtà?

Rispecchia il mio modo di vedere le cose, certo, ma la mia visione del mondo non è solo questa! Per un periodo ho visto la realtà in questo modo e l’ho raccontata. Ora sono lontano da quelle situazioni, le porterò sempre con me, sotto forma di consapevolezze, ma ora sono diverso e vedo la vita molto diversamente da quando ho scritto queste canzoni!

Mi piace molto tutto il disco ma il brano “Domani andrà meglio” secondo me ha quel qualcosa in più, è quel cosiddetto pezzo da pelledoca, com’è nata quella canzone?

“Domani andrà meglio” è la prima che abbiamo finito! Avevo scritto il testo e lo avevo buttato giù col pianoforte. Si sentiva già che era una canzone che poteva regalarci molto. Eric stava lavorando come musicista sulle navi da crociera e abbiamo lavorato al pezzo a distanza. Siamo molto legati a “Domani andrà meglio”, forse proprio perchè con quella canzone ci siamo accorti che stavamo vivendo male entrambi ed è stato il primo passo verso una “rinascita”!

E del singolo dal titolo forte, “Stanotte uccido mio padre”, con il finale dedicato ai perbenisti, cosa mi racconti?

E’ nata per scherzo, avevo litigato con mio padre (a cui sono molto legato) e mi son sfogato buttando giù i primi versi, archiviata nel cassetto della cose che non vedranno mai la luce! Per caso, dopo mesi, mi è ricapitata davanti, eravamo in studio Io, Eric e Davide Guerri (il mio fonico). Apro il file e metto in play. Non ricordavo nemmeno cosa fosse! Ci siamo guardati tutti e tre negli occhi e ci siamo resi conto che era una canzone forte! Abbiamo posticipato la sessione di quel giorno, mi sono messo subito al lavorare sul testo e la penna andava più veloce della testa! L’ho scritta di getto. Ho approfittato della prima strofa per portare ascoltatore dentro le miserie della nostra società! Alla fine me la prendo con i perbenisti perchè li trovo ridicoli. Il perbenismo non esiste. Siamo tutti ugualmente colpevoli e peccatori, abbiamo tutti brutti pensieri e commettiamo tutti brutte azioni. Chi finge che non sia vero mente. Trovo molto più costruttivo e utile guardare in faccia la verità, senza paura e senza vergogna, se mi accetti, mi accetti con i miei pregi e con i miei difetti… posso garantirti che lavorerò su me stesso tutta la vita per migliorarmi, ma per farlo devo accettarmi e anche tu devi farlo! Ho raccontato una storia come se ne sentono troppe, lo fanno in continuazione tutti i media, perchè non dovrebbe farlo un artista? L’arte serve anche questo. Se mi critichi per il contenuto di questa canzone, stai mentendo a te stesso, non hai capito nulla.

Anche “20 lt di benzina” non è da meno…

Anche questa è uno scherzo! Avevamo appena chiuso il disco, stavamo cazzeggiando in studio e ci è venuta voglia di fare un po’ di musica come quando eravamo ragazzini… Chitarra, ampli e giù di plettrate. Mentre suonavamo è uscito il riff del brano, ci ha entusiasmato fin da subito e ci ho scritto il pezzo! La cosa interessante del brano è che in realtà è molto più profonda di quanto non traspiri ai primi ascolti. È uno sfogo a voce alta, urlato e brutale, ma lo è solo in superficie. Il senso (che probabilmente non sono stato bravo a trasmettere col testo e l’interpretazione) era che ogni qualvolta facciamo del male agli altri finiamo inevitabilmente col fare del male a noi stessi! Chiudo ogni strofa distruggendo qualcosa di mio, per me molto caro!

Quando scrivi una canzone, solitamente, parti prima da un testo o da una melodia?

Melodia e parole sono due aspetti della stessa “entità” e nascono contemporaneamente. A volte capita di partire da una musica già fatta e finita, ma mai dal testo! La musica (come ha sempre sostenuto Mogol) parla… Un bravo autore è quello che riesce a tradurre in parole quella che la musica sto già raccontando! Io ci provo. Presente!

Parlami un po’ della tua formazione musicale.

Mi sono avvicinato alla musica da molto piccolo. Mio padre mi faceva ascoltare i suoi vinili (praticamente tutti i cantautori italiani) e io rimanevo imbambolato per ore con le cuffie in testa! Le prime lezioni che presi furono di pianoforte, avevo 6 anni! Piano piano mi sono legato sempre più profondamente al linguaggio della musica e alle medie, insieme ad Eric e ad altri amici, fondai il primo gruppo. Suonavamo in garage (il perfetto stereotipo della rock band piena di sogni)! La mia formazione è stata quella, abbiamo suonato per anni tra quelle mura e approfittavamo di qualsiasi occasione per farlo! All’epoca, poi, non era come adesso (mi sento vecchio a scrivere queste parole), c’erano molti più spazi per confrontarsi live con un pubblico. Ci esibivamo molto spesso in tutta la provincia di Modena, feste di paese, sagre… Tutto quello che si poteva (e i genitori a scarrozzarci in giro)! A 15 anni avevamo già aperto un concerto di Irene Grandi a Zocca, la prima vera esperienza di cosa significasse fare i musicisti di professione!

Chi sono gli artisti che più ammiri sia del passato che del presente? Fammene indovinare due, Gaetano Curreri e Vasco Rossi.

I cantautori, tutti! Loro sono il mio modello! Il mio sogno è quello di riuscire a portare avanti quel discorso, lasciato lì da loro, un modo di descrivere il mondo che adesso sembra non interessare più a nessuno. Combatto per portare avanti quell’attitudine a fare le canzoni così, forse non sono all’altezza e forse fallirò, ma ci avrò provato. Avrò tentato facendo il meglio che potevo fare con quello che avevo a disposizione. I due che hai scritto li hai indovinati!

Curiosando su Youtube ho visto un tuo incontro con Red Ronnie, mi parli un po’ di quell’esperienza? L’hai più sentito poi?

Sì, fu un bell’incontro! Andai a Bologna a fargli sentire il primo disco “Siamo vivi” all’interno di una manifestazione diretta da lui stesso e intitolata FiatMusic. Il mio lavoro gli piacque e mi invitò, poi, a cantare a Torino durante la serata finale della manifestazione! Fu un bellissimo concerto, ho bellissimi ricordi di quella sera!

Qual è il tuo più grande sogno musicale?

Di sogni ne ho tanti, ma sicuramente quello che sento più profondamente è quello (come scrivevo qualche riga fa) di portare avanti, in qualche modo, la grande eredità dei grandi cantautori italiani. Oggi la musica è cambiata, non c’è stato il ricambio generazionale. Mi ripeto… non so se ne sono all’altezza, ma voglio provarci e sono disposto a lottare per questo!

Nonostante il periodo di incertezza globale, hai qualche concerto in vista?

Purtroppo in questo momento no, ma poche settimane fa, lo scorso 4 settembre, ho cantato all’arena del mare di Salerno durante il recupero del primo maggio (posticipato a causa del covid). Concerto meraviglioso, io ed i miei musicisti avevamo voglia di suonare e ci siamo sfogati su quel palco. Per fortuna l’organizzazione ci ha permesso di registrare tutta la mia esibizione, è talmente bella che ho deciso di pubblicare il mio primo album dal vivo!

Prima di chiudere, un tuo personale pensiero sul perchè al giorno d’oggi ha molta fortuna un tipo di musica dai contenuti superficiali mentre i cantautori come te e molti altri faticano ad emergere.

Non ne ho la più pallida idea, ma il mondo è una ruota… Tutto gira, e la cose cambiano, tornerà! Torneremo ad ascoltare belle canzoni e mi auguro di scrivere almeno qualcuna di quelle canzoni!

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa a coloro che hanno letto l’intervista fin qui e invogliarli ad ascoltare “Situazioni sconvenienti”?

Grazie a te Marco! L’unica cosa che mi sento di dire e grazie per aver letto questa intervista e se ascolterete l’album non fermatevi al primo ascolto. In fondo sono solo canzoni, ma, come le persone, hanno bisogno di essere capite, ascoltare significa ascoltare!

MARCO PRITONI