ENZO GENTILE – Intervista su Ludovico Einaudi la musica le origini l’enigma
DA VENERDÌ 19 SETTEMBRE IN LIBRERIA E NEGLI STORE DIGITALI
LUDOVICO EINAUDI – La musica, le origini, l’enigma
IL PRIMO LIBRO DEDICATO A UNO DEI MUSICISTI ITALIANI PIÙ NOTI E APPREZZATI A LIVELLO MONDIALE
SCRITTO DA ENZO GENTILE ed edito da CLUSTER-A
Con la prefazione della musicista e arpista CECILIA CHAILLY la postfazione dell’architetto di fama internazionale STEFANO BOERI e quasi 50 testimonianze inedite e ricordi di musicisti, registi, coreografi, sceneggiatori e artisti che hanno lavorato con il compositore
Enzo, com’è nata l’idea di dedicare un libro a Ludovico Einaudi? Un giornalista rock, hendrixiano, che si occupa anche di musica classica, in questo caso.
Io mi occupo di musica da cinquant’anni e ovviamente in questo periodo mi sono occupato un po’ di tutte le musiche, non solamente del rock, nel senso che scrivo su quotidiani, settimanali, giornali in genere, libri, radio, mostre, oltre l’insegnamento all’università. Gettando uno sguardo più ampio, più largo, che non sia solamente quello di un genere, ma in questo caso c’è un elemento in più. Io, Ludovico Einaudi, lo conosco personalmente da più di quarant’anni e ci siamo frequentati anche per motivi non professionali, io ero al suo matrimonio, abbiamo viaggiato. Un paio di volte in Africa per insieme a altri, altre persone, altri amici. Quindi, quando ho capito che questo è un fenomeno internazionale molto, molto ampio e che non esistono testi su di lui, non ci sono libri, ma neanche studi critici. Insomma, non c’è nulla se non qualche articolo, qualche intervista, peraltro non molte, perché lui non ne fa tante di queste cose. Allora ho creduto che fosse opportuno fare un’indagine giornalistica per raccontare anche la sua carriera recente, quella che è di grande successo, ma soprattutto andare a capire, a fotografare, a documentare quello che è stato il suo periodo di inizio, le sue radici anche familiari, ma soprattutto musicali. Cioè, come nasce il suo successo, da dove arriva? Cosa faceva prima di girare il mondo con i concerti e con i dischi? Ecco, questa è una strada che ho perseguito per incrociare i miei ricordi. Molti articoli stampa che abbiamo recuperato con le testimonianze di una cinquantina di persone. Che hanno collaborato con lui, hanno studiato con lui al Conservatorio, hanno fatto musica da ragazzi quando erano a Torino negli anni 70, o hanno lavorato nella discografia quando ha cominciato ad affacciarsi sulla scena. Ecco, questo mosaico di queste testimonianze è una ricostruzione della sua storia. Diciamo, sono un po’ la spina dorsale e il senso del libro.
Sì, perché il fatto che Einaudi all’inizio ha fatto anche del rock. Insomma, viene un pochino da quel mondo lì, prima di diventare un musicista fra virgolette classico. Ecco, forse quel retro, quell’inizio lì si è un po’ anche riflesso nella sua musica.
Sì, sicuramente le sue radici sono addirittura da chitarrista. Lui comincia suonando la chitarra a Torino, è un appassionato di Hendrix e del blues, poi passa alle tastiere nel suo primo gruppo, Venegoni e CO.; di cui poi riporto le i ricordi, ma sono anche le copertine. C’è anche tutta la storia delle prime registrazioni e con quel gruppo ha ascoltato molto Miles Davis, i Weather Report, quindi il Jazz Rock. E poi c’è anche qualche punta di progressive. Questa è la Torino di fine anni 70, poi passerà in Conservatorio facendo studi più classici ma facendo anche l’assistente a Luciano Berio. Quindi ci sono anche in questo caso esperienze molto diverse e dunque, il suo percorso di studi di formazione comprende molti elementi. Che poi si allargano ancora ulteriormente, perché ci sarà la musica per balletto delle opere e poi più avanti scoprirà l’Africa, la Taranta, l’elettronica, insomma. Per arrivare a una sintesi, che poi è quella sorta di minimalismo, qualcuno dice New Age, insomma, l’etichetta poi sfugge ovviamente a ogni precisione, che è la musica di Einaudi che ascoltiamo, diciamo negli ultimi 25 anni, anche in molte colonne sonore.
Ci sono un sacco di curiosità in questo libro, accrescono l’interesse per questo libro qui, perché si va a scoprire cose che magari non sono così conosciute di lui. Ecco, enigma forse è anche questo, possiamo anche tradurre in questo. Perché penso che pochi sappiano che era un chitarrista rock all’inizio.
Che cosa ha fatto prima del grande successo? E soprattutto, perché ha avuto così tanto successo? Ecco, io mi sono chiesto quali potessero essere le ragioni. E questo non è un libro agiografico, cioè non è il libro di un fan club, è un libro di un giornalista che si occupa di musica, che conosce bene l’artista, conosce bene l’ambiente. in cui è cresciuto, conosce la famiglia, gli ascolti che faceva da ragazzo e quindi cerca di mettere a fuoco uno studio che possa essere utile anche agli appassionati, che magari conoscono solo alcuni aspetti. Molte di queste cose che ho scritto, che appunto sono tutte documentate, non compaiono nemmeno nella sua biografia ufficiale, cioè sul suo sito, su Wikipedia, su Internet, molte di queste cose non ci sono perché lui non aveva interesse a rivelarle, a portarle alla luce. Ma non c’è niente di male, è semplicemente, dal mio punto di vista, la possibilità di allargare lo sguardo e di entrare un po’ nell’argomento, con qualche dettaglio e qualche conoscenza in più.
Beh, sicuramente è un musicista che comunque è un poco riservato delle sue cose, non è di quelli che tutti i giorni stanno su Internet a postare, a dire, a fare, ma c’ha una sua dose di riservatezza. Non è che forse abbia avuto più successo all’estero che in Italia? C’è questa impressione, come tanti altri musicisti che all’estero hanno riscosso più successo e sono famosissimi.
Ma in Italia non va in televisione. Questa è l’unica ragione per cui diciamo magari il suo nome, ma non tutti lo seguono, vedendo poi i numeri che fa nei concerti e soprattutto l’uso che c’è delle sue musiche. Perché magari talvolta uno non lo sa, ma sotto un documentario, sotto un servizio televisivo, in una palestra dove si fa yoga, nelle RSA, dove si fa danza terapia, ci sono un sacco di usi, di utilizzi che la sua musica ha visto anche qui in Italia. Per ultimo, nella Camera ardente di Giorgio Armani c’era la musica di Ludovico Einaudi. Questo magari non si sa, però poi se uno ha l’orecchio allenato se ne accorge. Ecco, questo è uno dei motivi che io cerco di spiegare. Ovviamente di Giorgio Armani non l’ho potuto scrivere perché il libro è uscito in quei giorni. Però insomma, è un’altra notizia in più, è uno dei motivi per cui l’ascolto della sua musica arriva a molte persone, magari senza che ci sia scritto sotto il nome. Questo è un altro motivo, un moltiplicatore degli ascolti e della conoscenza di Ludovico.
Sì, di fatto lui è anche impegnato sui temi civili e ambientali.
E beh, non sono cose che lui ha chiesto. Sì, solo sul fronte ambientale. Lui spesso ha, diciamo, espresso una sensibilità. Che poi la musica ha accompagnato questo sicuramente.
Però ci sono dei puristi che un po’ lo criticano, perché poi c’è sempre chi deve dire la sua per il fatto che non sia proprio classico, proprio per quello che abbiamo detto fino adesso, che sia la sua musica sia un po’ pop come contaminata, che per me invece è un bene, ma per altri II grandi puristi melomani trovano questo magari meno dal loro punto di vista.
Io alcuni giudizi li restituisco, sicuramente nel campo della musica classica Ludovico Einaudi non viene visto con molto favore, né come compositore né come pianista. Lui peraltro parte da quel mondo. Quindi, diciamo che certo se ne allontana e diventa meno interessato a quel compartimento; ma i risultati e i numeri sono dalla sua parte. Non so se questa sarà musica che rimarrà nella storia, questo non lo so, ma nella cronaca di oggi c’è sicuramente.
Sì, ma io poi ho degli amici direttori d’orchestra che hanno portato i Pink Floyd con orchestre, cori, orchestre classiche. Quindi sono commistioni che queste contaminazioni sono bellissime. Secondo me non bisogna chiudersi in un recinto, per cui chi è metal, solo metal, chi è Hendrix, solo Hendrix, chi è classica, solo classica. La musica poi è il suo bello, anche essere aperta. A tutto, ecco. E oltretutto il libro, visto che ha messo anche gli interventi di Cecilia Celì e Stefano Boeri.
Sono persone che lo hanno frequentato fin da ragazzo, ci hanno lavorato insieme o sono cresciuti insieme, quindi sicuramente c’è una contiguità anche da questo punto di vista personale, oltre che artistico, che mi sembrava utile riprendere in modo che la conoscenza dell’artista sia su più fronti.
Poi è andato anche a prendere altre 50 testimonianze di quindi ha fatto un lavoro immane. Sarà stato anche molto faticoso.
Insomma, tutti dovrebbero andare un po’ alle fonti, no? A cercare che cosa succede intorno a un certo argomento, a un certo tema. Sapere un po’ di cose.
Se dovessi indicare un brano particolare che possa identificare Einaudi e dire chi non lo conosce “Senti questo brano qui e così scoprirai Ludovico Einaudi”, quale potrebbe essere?
Secondo me tutto parte da un album che è quello del 96, che è diciamo un po’ la sua porta d’ingresso della musica che conta, che si chiama “Le onde”, un disco per solo pianoforte, peraltro registrato in proprio. Poi c’è tutta la storia che nel libro ricostruisco. Non il pubblico, o meglio, la casa discografica non lo voleva, però a un certo punto ottengono da lui la consegna dei nastri e lo pubblicano. E da lì c’è inizia una storia molto fortunata, molto felice, che sicuramente poi prosegue. Anche nel cinema, però tutta la sua storia, secondo me, appunto, comincia con “Le onde”, che è la l’intuizione più felice che ha e ovviamente poi lo porta alle altre grandi soddisfazioni. Ma il centro di questa sua carriera secondo me arriva da lì.
MAURIZIO DONINI
Enzo Gentile, nato a Milano nel 1955, è un giornalista professionista, hendrixiano da sempre, si occupa di musica e musiche da più fronti ed è uno dei critici musicali italiani più noti e apprezzati. Ha collaborato a un centinaio di testate, tra quotidiani e periodici, firmato una trentina tra libri, cataloghi e saggi, organizzato mostre e convegni, curato la direzione artistica di diversi festival, da “Suoni e Visioni” a “Naturalmente pianoforte”, operato per radio e televisioni. È docente all’Università Cattolica, dove tiene il corso di Storia della musica Pop-Rock nel Master in Comunicazione Musicale. Tra gli artisti a cui si è dedicato, oltre a Hendrix e i Beatles, anche Fabrizio De André (2018) ed Enzo Jannacci (2023) di cui ha pubblicato le biografie critiche.
www.instagram.com/enzogentile116
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.





