Disco Nucleare: i bagliori radioattivi sulla Superluna di Drone Kong


Nikki e la Superluna di Drone Kong ci invitano a danzare nell’apocalisse: un inno rock alla bellezza che resiste (anche mentre tutto brucia).
Ciao Fabrizio e benvenuto tra le pagine virtuali di Tuttorock! Il nome che hai scelto per il tuo progetto, ovvero “La Superluna di Drone Kong”, sembra uscito da un fumetto underground degli anni ottanta: noi sappiamo che Drone Kong è un’etichetta discografica, ma perchè hai scelto proprio una superluna ad illuminarla?
Grazie a voi per ospitarmi! Quando ho ricominciato a realizzare canzoni da pubblicare (intorno al 2018) suonavo in casa di notte, con un multi effetto per chitarra e voce e mi ero fatto un preset che si chiamava Drone Kong.
Il drone nella musica è la nota che rimane fissa mentre le altre si muovono, poi ho scoperto che Kong nel Buddismo è uno stato di pace, simile al Nirvana per dirla in maniera semplice.
La musica nuova nasceva sempre di notte con la luna e alla fine La Superluna di Drone Kong mi sembrava davvero il nome di una raccolta di fumetti anni ‘80, che sicuramente fa parte del mio DNA.
Poi nella realtà dei fatti la band viene sempre chiamata semplicemente la Superluna così ho chiamato la mia piccola etichetta Drone Kong per rimanere in tema.
Com’è fatta la tua luna? Che volume, massa e gravità presenta? Ha i crateri? O è liscia come una pesca?
É una Superluna tropicale, con vallate, picchi, crateri e anche il mare ma ha comunque il suo lato oscuro.
Porti avanti due percorsi paralleli: da una parte c’è il tuo impegno come speaker, voce iconica di Summer Camp su Radio Deejay, dall’altra porti avanti il tuo percorso come musicista con La Superluna. Come convivono queste due anime?
Per me sono due facce della stessa medaglia, io credo che anche le parole siano musica, in radio ho Dj Aladyn che mette le basi e io cerco di entrarci con la voce, ci sono l’intenzione, il groove, le pause e l’intensità come nella musica, o almeno a me piace pensare che sia così.
D’altronde anche quando sento il rumore di un treno ci sento dentro un batterista.
Non farei la radio in questa maniera se non fossi un musicista e probabilmente anche l’aver fatto radio per così tanto influenza il modo in cui faccio musica.
E’ difficile essere un musicista, oggi?
Beh se lo vuoi fare come unico lavoro sí! Però imparare a suonare è molto più facile ora che ci sono un miliardo di tutorial e gli strumenti in proporzione costano molto meno di una volta.
La sostenibilità della rock band è però praticamente inesistente. Nella maggior parte dei casi il cachet copre al massimo le spese. Secondo me ci vorrebbe una legge che obblighi i locali a pagare una tassa su ogni canzone suonata in streaming o in generale dal dj e delle agevolazioni per far suonare i gruppi, della serie: se metto nel locale la hit del momento dal computer mi costa di più che chiamare una band. Sentiremmo musica sempre diversa e ci sarebbe più umanità nei nostri locali.
Qual è la cosa che ti tiene acceso, ti fa alzare dal letto con la voglia di creare, nonostante tutto?
Ho i miei momenti di down ma fondamentalmente sono un entusiasta, cerco di realizzarmi e avvicinarmi a quello che sono veramente con piccoli passi ogni giorno. Voglio entrare nel mondo, imparare a conoscerlo, incontrare nuove persone e stare bene con quelle che conosco già, poi ovviamente anche un film o un disco che mi tocca nel profondo finisce per darmi speranza e voglia di andare avanti.
Ammetto anche che l’affetto di chi mi segue e incontro in giro o virtualmente è davvero un carburante incredibile.
Ti definirei musicalmente ‘trasformista’. Nel 2023 esci con “Nosferatu” che ha un sound cupo e ipnotico, poi passi ad un approccio “di pancia”, molto più diretto con il garage dell’ EP Boost (2024), dedichi quindi una cover western-tarantiniana alla fortunata “You Spin Me Round” dei Dead Or Alive ed infine passi allo spiazzante romanticismo apocalittico del singolo (uscito lo scorso 28 aprile), “Disco Nucleare”. Ogni tuo brano sembra raccontare un mondo sonoro diverso… me lo racconti?
Sí secondo me però sono tutte sfumature di un mondo che musicalmente può definirsi rock, anche se in senso lato. Sono tutte canzoni con basso batteria, chitarre e voce che é la mia ricetta preferita.
Durante i concerti cerco di costruire un onda con le canzoni che sale e scende in maniera armoniosa, anche perché negli anni ho ascoltato veramente di tutto e cerco di convogliare quello che mi piace nella musica che faccio.
“Disco Nucleare” è incentrato su un mondo al collasso, tra cambiamento climatico e disastri – neanche a dirlo – nucleari. Tuttavia sulla copertina, proprio sotto al fungo causato dall’esplosione, spunta una “mirror ball” ovvero una sfera a specchi da discoteca. Un invito a “danzare dolcemente contro la fine”, in una pista da ballo che sta bruciando. Possiamo interpretare quest’immagine come una filosofia di vita?
Stiamo vivendo un epoca di conflitti enormi e di grande crisi sotto ogni punto di vista e in molte persone può prevalere un senso di angoscia e inutilità.
Sono il primo a sprofondare in down, ma allo stesso tempo secondo me bisogna realizzare che restare in catalessi sul divano non aiuta né noi stessi né i nostri simili. Quindi credo si debba mantenere l’entusiasmo che abbiamo per ciò che amiamo non per superficialità ma proprio perché è il massimo che abbiamo.
Hai presente quando un passaggio di una canzone ti fa venire i brividi?
Ecco quella è una cosa che nessun miliardario può comprare, ma qualcosa che succede quando manteniamo le nostre antenne e il nostro cuore accesi
Altra tematica chiave del singolo è il forte contrasto tra l’alienazione digitale e il desiderio di connessioni autentiche. Quale pensi sia il ruolo della musica nell’aiutare le persone a riscoprire questi legami in un’epoca così iperconnessa?
Fondamentale! Io sono un generazione X atipico, a me la rete piace e mi piace quando per esempio scopro un artista nuovo su Tik Tok (tipo Ecca Vandal, che ho conosciuto cosí) però niente batte andare ad un concerto da solo e scoprire che nel club ci sono tante persone come te.
Mantenere un equilibrio tra vita pubblica e privata può divenire sempre più complicato in una società che richiede agli artisti una presenza digitale sempre più costante, sia in termini di numeri che di performance. Cosa ne pensi di questo fenomeno?
Sí certo, è cambiato il modo di distribuire la musica, io compravo un vinile con tre mesi di paghetta e lo ascoltavo 10 volte al giorno, oggi esce un singolo ogni minuto. Però c’è anche chi come Calcutta fa un post su Instagram all’anno e poi riempie i palazzetti, quindi non saprei… la mia impressione è che tutta questa digitalizzazione stia portando molte persone a desiderare un po’ più di umanità. Vedi per esempio il successo di Lucio Corsi.
Pensi che la visibilità online possa davvero rappresentare il valore di un’artista, o piuttosto che sia solo un riflesso superficiale della sua carriera?
Dipende da come lo si fa, a me piace vedere qualche retroscena della vita dei miei eroi, la dimensione social dovrebbe essere qualcosa da aggiungere alla musica, registrata e live, non un sostituto.
Nel singolo dici testuali parole: “guardo il cellulare ancora prima del sole e del caffè”. Mi chiedo se offline tu abbia dei rituali o delle abitudini che ti permettano di rimanere mentalmente presente e di non soccombere all’ overload digitale, oppure se la tua sia una sorta di dichiarazione assolutista?
A me piace resistere alle notifiche almeno fino a dopo la colazione, per quello se lo faccio che sono ancora a letto vuol dire che sono in down.
Mi piace andare in giro a piedi o in bici, al cinema e ai concerti, insomma sono anch’io sempre col cellulare in tasca ma se riesco a tenerlo lí per un po’ lo reputo sempre un successo.
Poni inoltre l’accento sull’inserimento di un elemento insolito ed imprevedibile: una c.d “blue note” ovvero una nota di secondo grado tipica della scala blues che talora viene suonata anche in contesti più jazz e che generalmente attribuisce alla composizione un suono “sospeso” o dal carattere dissonante, asserendo – a region veduta – che nel contesto musicale italiano tradizionalmente non viene adottata. Ti definisci un innovatore? Ti piace, insomma, sperimentare nuove strutture o soluzioni differenti dal convenzionale?
No no non credo di essere un innovatore, però sono cresciuto con musica prevalentemente anglosassone o di artisti italiani a cui piace. Nel blues nel soul, rock, reggae, jazz é pieno di blue notes, ma anche nella musica di Bennato per esempio. É difficile spiegarlo scrivendo ma la blue note è una nota che sta a metà tra due, quindi ogni cantante la fa diversa, é come una tonalità di grigio, non è tutta bianca ma neanche tutta nera.
Infatti l’autotune se gli canti una blue note non sa che cosa fare.
Nel lavoro di arrangiamento del singolo c’è qualcosa che ricorda il Celentano più visionario: ritmi rock’n’roll, archi malinconici, una voce narrativa e temi profondi mascherati da ballate. Un gusto retrò che sembra uscito da un film di Antonioni o da un juke-box anni ’60. Il tuo è un omaggio consapevole oppure si tratta di un’atmosfera che nasce spontaneamente dal tuo modo di fare musica?
Questo è un bellissimo complimento, ti ringrazio! Ecco Celentano per esempio è un campione di blue note oltre che avere un timbro inconfondibile e un intonazione pazzesca.
Reppava quando non c’era ancora il rap e parlava di crisi climatica 50 anni fa. Tornando alla spontaneità credo sia così, alla fine ascolti musica per una vita, la metabolizzi e poi butti fuori la tua.
A fine 2025 è previsto il terzo album della Superluna. Cosa dobbiamo aspettarci?
Sarà in linea con le ultime canzoni, anche se ce ne sono un paio che spiazzeranno un po’. Un lato più solare rock’n’roll e uno più dark e tetro.
Un’ultima domanda: cosa calma la tristezza a Fabrizio ‘Nikki’ Lavoro?
A volte mentre cammino in città sento quello che dicono i bambini ai loro genitori o ai loro amici e mi viene spesso da ridere in maniera un po’ commossa anche se fino a un attimo prima ero a terra.
Ti ringrazio per il tuo tempo e ti auguro in bocca al lupo per la promozione di “Disco Nucleare”
Grazie a te, é stato un piacere!
SUSANNA ZANDONÁ
Autori/Compositori: Fabrizio Lavoro
Produttore: Nikki
Label: Drone Kong/La Tempesta Dischi

Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal