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DIEGO MORENO – Intervista all’autore di “Bella chao”, la hit de &# …

DIEGO MORENO – Intervista all’autore di “Bella chao”, la hit de &# …

Diego Moreno cover BELLA CHAO b

In occasione dell’uscita dell’uscita del video di “BELLA CHAO” ho intervistato l’autore e cantante DIEGO MORENO.

Diego Moreno è conosciuto al pubblico per aver dato vita ad un linguaggio musicale originale e coinvolgente che unisce il ritmo latino del Sud America alla magia della musica napoletana, caratteristica emersa soprattutto nel discoTango Scugnizzo(2008) che si è aggiudicato nel 2014 il Premio Masaniello e nel 2020 il Premio Nicolardi. Nel corso della sua carriera ha realizzato numerosi progetti musicali ma anche letterali come “La voce del Tango. Il mio Don Carlos Gardel” (edito oggi in Italia da Stampa Alternativa), un libro/CD sulla vita del più grande cantante di tango di tutti i tempi Carlos Gardel.  Parallelamente alla carriera da solista, Diego Moreno ha collaborato per diversi anni con Fred Bongusto curando gli arrangiamenti di più di 30 dei suoi brani, e ha partecipato alla realizzazione del progetto “Poeta Massimo”, poesie di Massimo Troisi musicate da Enzo Decaro. Nel 2018 ha pubblicato il progetto “Che Bella Idea! Canzoni di BuOngustO”, un viaggio nella melodia italiana d’eccellenza, parte dell’opera di Fred Bongusto, composto da brani che hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo italiano, e non solo, che vanta tra gli ospiti Peppino Di Capri, Fabio Concato, Enzo Gragnaniello, Paolo Fresu, Maria Nazionale, Valentina Stella e Antonio Onorato. Nel 2019 Diego Moreno ha girato l’Italia in tour interpretando come baritono i ruoli di Porteño Gorriòn con sueño, Ladròn Antiguo Mayor e El Payador nell’opera di Astor Piazzolla “Maria De Buenos Aires” insieme a Michele Placido, Alina Di Polito e Vincenzo Bocciarielli.

 

Ciao Diego, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock, vuoi cominciare a raccontare ai lettori come ti sei avvicinato alla musica, i tuoi primi ascolti? Fra l’altro tu sei argentino quindi hai anche un background diverso forse.
Direi che per la media dei musicisti ho cominciato tardi, a casa mia si ascoltava sempre la musica, ma la mia prima chitarra l’ho imbracciata a 17 anni. Come dicevi io sono argentino, di Mar del Plata, sull’Atlantico. I miei primi ascolti sono stati rock nacional, in particolare un gruppo argentino che ti invito ad ascoltare anche se sono rimasti solo in due della formazione originale, Vox Dei. Fra le altre cose hanno fatto un concept album, La Biblia, ispirato alla Bibbia, ma in una maniera rock molto bella. Luis Bacalov ha poi voluto riprendere questa idea quando ha arrangiato Contaminazione del Rovescio della Medaglia. Altro gruppo molto importante per noi argentini sono i Soda Stereo del compianto Gustavo Cerati, che purtroppo è venuto a mancare troppo presto, ma è riuscito a influenzare tutti i più grandi artisti e compositori che sono venuti dopo di lui.

Tu ti senti quindi di estrazione rock?
Assolutamente sì, avendo iniziato a suonare la chitarra da auto-didatta, appena ho messo assieme i primi tre accordi in maniera rock. Ma proprio perché non sapevo suonare altre canzoni, ho dovuto cominciare da subito a creare canzoni mie e con il senno di poi mi trovo a festeggiare ora 30 anni di musica. Poi fra i miei preferiti possiamo sicuramente mettere gruppi come i Beatles e i Deep Purple; i Queen di cui ho a casa ancora un disco, arrivato non so come, A day at the races. Ma fondamentalmente dobbiamo citare il tango, a iniziare dal fatto che mio padre è presidente della Società Ammiratori di Carlos Gardel; il nostro mito assoluto, quando vogliamo dire di una persona che è il numero uno, diciamo che è il nostro Carlos Gardel. Diego Maradona è il nostro Carlos Gardel del calcio per esempio. Ma il rock è sempre stato un filo narrante, a Mar del Plata sono venuti sia i Queen che i The Police, nel 1980, con una platea di pochi paganti [incredibile].

Poi dall’Argentina sei venuto qui in Italia, a Napoli.
Sono oramai 28 anni, per la precisione il primo posto è stata la Sicilia, sono arrivato a Roma con l’aereo e ho preso subito un treno per l’isola. Arrivai ad Acireale, o meglio mi fermai nella piccola frazione di Scillichenti, posto splendido e ricordo il pane condito buonissimo che facevano.

 Leggendo la tua biografia vedo che sei un artista a 360°, non solo musicista, ma anche scrittore.
Come ti dicevo che mio padre è un fanatico di Carlos Gardel, quando arrivai qui nel 2005, sentii per radio un direttore di telegiornale parlare di tango, ma con varie inesattezze. Lì pensai che io avrei potuto scrivere un libro su Gardel, e in quel momento incontrai Antonio Onorato, grandissimo chitarrista jazz napoletano. Lui mi invitò ad entrare in una collana letteraria “Note inedite”, dove c’erano opere sue, di Joe Amoruso, Franco Cerri e tanti altri. Io scrissi un libro su Gardel che entrò nella collana ed ebbe un successo straordinario, vendendo oltre 1.500 copie, e io nemmeno sono uno scrittore. Ma facendo così ho colmato le lacune biografiche di un grande autore come Gardel che firmò anche con la Paramount Pictures lavorando in 10 films negli anni ’30. Conobbi in seguito Paolo Fresu che trovò molto interessante questo libro e lo portò ai suoi editori; da questo fatto è nata una seconda edizione e in seguito anche una lingua spagnola che portammo in fiere di libri all’estero, dalla Spagna al Messico, a Guadalajara.

 Per non essere uno scrittore ti sei dato comunque da fare, perché oltre il libro su Gardel hai anche partecipato a quello sulle poesie di Troisi.
Lì sono stato tirato dentro da Enzo Decaro che mi ha onorato della sua amicizia e mi ha portato dentro questa edizione. Ho curato tutta la produzione; si tratta di un progetto musicale edito con la Warner. Mi spiace non avere potuto conoscere di persona Massimo, ma ho tutti suoi manoscritti e mi sento come se lo avessi conosciuto, d’altronde come mi hanno insegnato Vinicius e Fred Bongusto, “La vita è l’arte dell’incontro”.

Hai portato il discorso su un grande della musica italiana come Fred Bongusto, con cui hai lavorato tantissimo.
Lui era uno che camminava assieme ai padri della bossa nova, basti ricordare la sua Malaga fatta da João Gilberto. Fu lui a scegliere me, non saprei neanche dirti perché, diventammo da subito grandi amici, lavorando con lui senza nel contempo tralasciare i miei progetti personali.

Altro progetto che hai prodotto, è il tour dello scorso anno con il lavoro su Astor Piazzolla.
Eccome! Feci qualche anno fa alcuni suoi brani in Argentina, in particolare “Balada para un loco”. In seguito grazie al maestro Mauro Navarra venni introdotto a fare la parte di baritono in questa opera drammatica, molto dark, scritta da Astor Piazzolla con le liriche di Horacio Ferrer incentrata sulla figura di Maria de Buenos Aires. Un’esperienza molto impegnativa, ma molto soddisfacente ed emozionante, condividere il palco con attori come Michele Placido, Vincenzo Bocciarelli, Alina D’Ippolito.

Ma parliamo di quello che è il leit motiv del momento, “La casa di carta”, in questa serie di Netflix che è diventata la seconda serie più vista al mondo, tu sei l’autore della colonna sonora portante, “Bella Chao”.
Ah ah, qui dobbiamo rifare la storia, risalendo a 15 anni fa quando scrissi questa versione, gli autori di “La casa de papel” penso neanche lo sapessero. Per l’appunto in tutto questo tempo non ho mai utilizzato questa canzone, io stavo curando un progetto di canzoni latino-americane dedicate alle rivoluzioni, quindi parliamo di canzoni come “Hasta siempre comandante”, autori come Violeta Parra, Victor Jara, Intilimani. In quel contesto ho fatto cantare qualcosa come una ventina di artisti, lì mi è venuta un’ispirazione e ho voluto mettere mano su questo brano che non mi era stato chiesto dal produttore dell’album, Roy Tarrant. Quando ho consegnato il master ha visto che c’era questa canzone che non c’entrava, ma l’ha ascoltata e gli è piaciuta, quindi è rimasta lì. Nel tempo “Bella chao” ha iniziato a girare nel web in modo totalmente anarchico, in modo libero e piratato, veniva presa e associata a foto diverse, spammata da tutti, e spesso erroneamente associata a Manu Chao per assonanza (un video di questo tipo ha sommato 15 milioni di visualizzazioni), facendo peraltro oltre quaranta milioni di visualizzazioni. Ora abbiamo voluto sistemare la cosa in maniera ‘ufficiale’, ho ricevuto personalmente la telefonata di Hector Saavedra, il direttore publishing di Televisa Mexico tre anni fa, che mi confermava il grande interesse di tanti artisti come Tom Waits, che poi ne ha fatto una versione sua.

Adesso sei uscito ufficialmente con “Bella chao” come tuo singolo che anticipa l’album che arriverà.
Esatto, si tratterà di un disco con nove canzoni in italiano, la produzione artistica è curata da Salvio Vassallo che ha fatto progetti elettronici molto belli tra cui “Il tesoro di San Gennaro”. I testi in italiani sono scritti assieme ad un’artista napoletana molto brava, Gaia Cipollaro, e dentro troverete anche del rock. Di questi tempi fare un album è una cosa epocale, è stato molto impegnativo e mi sento molto fortunato, mi sono impegnato tanto e direi che questo disco sarà la mia tesi di laurea in italiano, la produzione esecutiva ancora una volta l’ha fatta il mio Amico Roy Tarrant, al quale va il mio ringraziamento. 

Quando uscirà questo nuovo disco? Come strumentazione cosa hai usato?
La previsione è per l’autunno 2020, quando spero di poterlo portare anche in tour. Fra l’altro userò un poco di meno la mia chitarra [una chitarra artigianale Argentina, la Alpujarra] con le corde in nylon per passare alle metalliche, proprio per dare un tono più rock al tutto … nel mio set ho suonato anche la Yamaha Silent che ha usato anche Brian May, e come effetti i soliti cry-baby e wah-wah. Ora ho avuto un regalo meraviglioso, la Eko Marco Polo, che ha sonorità molto interessanti.

MAURIZIO DONINI