Davide Mancini: una preghiera “punk” in ricordo di un amico


In occasione dell’uscita del singolo “Preghiera Punk” abbiamo intervistato il cantautore Davide Mancini
Ciao Davide e benvenuto tra le pagine virtuali di Tuttorock. Di recente hai pubblicato un singolo: “Preghiera Punk”, per ricordare il tuo amico Paolo Salandini, ex membro della tour band di Luciano Ligabue, scomparso a Gennaio. Cosa ti porti dentro del vostro legame?
Grazie per lo spazio concessomi, Paolo è stato un amico, credeva nella mia idea di musica ed insieme abbiamo condiviso bei momenti. Grondava esistenza da ogni poro, mi manca il suo stare al mondo.
In che modo la presenza di Paolo ha influenzato la tua vita e la tua musica?
Paolo era per me sia Falstaff che Don Chisciotte, in questo siamo sempre stati sullo stesso sentiero. La mia musica è invece influenzata da tutto quello che osservo e percepisco, a volte anche da persone estranee al mio sentire.
Alla produzione tecnica vediamo spiccare il nome di Massimo Spinosa, uno dei bassisti più talentuosi della scena italiana. Com’è stato lavorare con lui e in che modo ha contribuito a questo pezzo?
Massimo è costruito e composto di note, la musica vive totalmente in lui. E’ Mauro Pagani che me lo fece conoscere, gliene sarò grato per sempre. La sua sola presenza contribuisce a migliorare un brano-
Il titolo del tuo brano colpisce subito l’attenzione: da un lato troviamo il punk che è un genere notoriamente anarchico, nato per schierarsi contro le autorità imposte. Dall’altro una “preghiera”, forte riferimento alla spiritualità e di conseguenza anche alla Chiesa, che intesa come istituzione, è uno degli esempi più emblematici di potere organizzato, ovvero un vero e proprio Stato con gerarchie, dogmi e confini. Tuttavia il tuo brano unisce i due termini in una sorta di ossimoro. Credi in una forma di spiritualità ribelle?
Si, la preghiera, quando autentica, è una vera forma di ribellione. Agisce alla ricerca di giustizia e di compassione, non insegue mai potere e ricchezza. Oggi questo è rivoluzionario.
Quando hai buttato giù questo brano avevi impressa nella mente un’immagine o un ricordo in particolare? Mi spiego meglio, quando ascolto “Preghiera Punk” e mi concentro unicamente sul suono, sulla musica, mi viene subito in mente una spiaggia selvaggia, piena di vento e libertà, ma anche di tanto sole. Non penso che sia un brano affatto triste, per essere commemorativo! Ti ritrovi in questa immagine?
Certo, grazie per questa bella immagine, l’idea era proprio quella di evitare la prevedibilità di un suono duro e triste, mi fa piacere che qualcuno abbia colto questa duplice anima della canzone.
Parli di “illusi ed esclusi”, ma sognare un mondo migliore è davvero un’attività fallimentare? O, al contrario, è proprio ciò che ci mantiene vivi?
A mio avviso il sogno utopista deve essere un carburante ed uno scopo ineludibile, ma bisogna sapere che vivendo in questa maniera il prezzo da pagare può essere molto alto.
Stabilito che “Preghiera Punk” è un brano chiaramente antisistemico, ritieni che la musica oggi possa essere ancora un buon mezzo per fare la resistenza?
Oggi no, non penso che esista uno spazio di visibilità per poter comunicare certe opinioni dissenzienti. Se si cerca il successo bisogna essere combacianti con le idee dominanti o comunque non urtare i manovratori del vagone.
Dove potremo incontrarti a breve?
Dal vivo aspetto di vedere cosa si prospetta per l’estate, penso che sia la mia dimensione più autentica. Posso suonare acustico in duo in piccoli club (realtà che adoro) o esibirmi con la band. Vedremo.
Un’ultima domanda: i punk esistono ancora?
Nella musica sì, pieno di band ed artisti di grande levatura. Giovanni Lindo Ferretti, per me un genio. I Gang, per me una band eccezionale, ma potrei andare avanti con altri numerosi riferimenti. Nella società direi invece di no, la libertà non pare né indispensabile né una meta da voler raggiungere.
SUSANNA ZANDONÁ

Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal