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daNno – Il nuovo singolo “L’antidoto”, i talent show, l’Egit …

daNno – Il nuovo singolo “L’antidoto”, i talent show, l’Egit …

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “L’antidoto”, ho avuto il piacere di intervistare Fernando Cozzolino, in arte daNno. La partecipazione a X Factor Italia gli è valsa l’attenzione dei fratelli Calabrese, produttori di Mengoni, e la possibilità di studiare con il vocal coach Fulvio Tomaino. L’accademia musicale “Music Village Lab” gli ha permesso di affiancarsi e collaborare con coach legati ad importanti case discografiche; da lì la possibilità di calcare i primi palchi. Fernando ha rappresentato l’Italia al Festival della musica italiana in Egitto ed è arrivato alle fasi finali dei casting di X Factor Romania. Il 25 Dicembre 2020 ha rilasciato il suo primo singolo “È troppo bello” che ha superato i 20K stream su Spotify e le 55K visualizzazioni al video ufficiale.

Ciao Fernando, benvenuto su Tuttorock, come stai?

Ciao Marco, grazie! Sto tendenzialmente bene anche se mi manca un po’ la parte live, quella dove hai il feedback nudo e crudo delle persone che ti ascoltano.

Parliamo del tuo nuovo singolo, “L’antidoto”, come sta andando?

Sto avendo sorprendentemente dei riscontri molto positivi, dico sorprendentemente perché la canzone ha una struttura molto particolare, sia a livello ritmico che melodico, è un rischio che abbiamo voluto correre. Il primo singolo, “È troppo bello”, aveva una grossa facilità nel rimanere in testa alle persone, “L’antidoto”, invece, è più particolare, o ti piace tanto da subito oppure hai comunque bisogno di ascoltarlo più volte per immagazzinarlo e farlo tuo. A livello di visualizzazioni su Youtube sta andando benissimo, ancora meglio del primo singolo, calcola che sta realizzando più di mille visualizzazioni al giorno. La particolarità del brano è il testo semplice e chiaro che, insieme ai suoni, suscita però un’altalena di emozioni.

Il brano è stato scritto da Giuseppe Fisicaro, com’è nata questa collaborazione?

Ho conosciuto Giuseppe a un talent show al quale ho partecipato l’estate scorsa, “The Coach”, condotto da Agata Reale. A questo talent partecipavano sia i coach, insegnanti di canto piuttosto che produttori discografici, e i concorrenti. Appena Giuseppe mi ha visto mi ha voluto nella sua squadra e, alla fine del percorso televisivo, abbiamo deciso di collaborare insieme. “L’antidoto” nasce pochi giorni dopo il rientro dal talent, lui mi disse: “Sono stato molto stimolato da te e dalla tua storia, ho scritto questo brano e sarei onorato che tu lo cantassi”. Sono stato io poi ad essere molto onorato di questo, ho preso il brano e gli ho dato un vestito tutto mio, anche perché il brano iniziale aveva uno scheletro un po’ diverso.

L’idea del video di chi è stata?

A me piace curare un po’ tutto a 360 gradi, mi piace dire le mie idee in tutti i modi, un po’ perché sono un perfezionista, un po’ perché sono molto creativo. C’è stato ovviamente l’aiuto di tutto il mio team, di Chiara, di Denise, di chi si occupa della parte scenica e dello storyboard, sono stati bravissimi tutti. All’inizio ne abbiamo parlato insieme, volevo alcuni elementi, volevo questa figura asettica, ho scelto io la modella e, insieme al team, abbiamo centrato l’obiettivo.

Un singolo che ne anticipa altri o è in arrivo un album?

Dovrebbe uscire un terzo singolo nel periodo estivo dove vorrei far vedere un’altra sfaccettatura di daNno, poi potremo iniziare a parlare del mio primo album.

Raccontami un po’ la tua esperienza a X Factor, tu hai partecipato sia all’edizione italiana che a quella rumena, hai trovato grosse differenze tra le due versioni?

La differenza è sicuramente a livello meritocratica. Quello che ho vissuto in Romania è stato molto più reale, in Italia non è tutto oro quel che luccica, il pubblico vede in TV qualcosa che non sempre è attinente alla realtà. Sono state due esperienze molto funzionali, quando ho partecipato alla versione italiana e sono arrivato alla finale dei casting ero molto piccolo, è stato il mio primo approccio alla musica. Mi sono buttato in questa gabbia di leoni quando avevo da poco iniziato a studiare canto, sono arrivato da solo fin lì, poi dopo quell’esperienza ho studiato in un’accademia, mi sono diplomato ed ho collaborato con gli ex produttori di Marco Mengoni. In Romania ero già un po’ più formato, me la sono goduta meglio, ho visto più meritocrazia e pulizia, là chi merita passa senza troppi meccanismi artefatti. È stata una bella esperienza che non è andata a buon fine ma era una morte un po’ annunciata, comunque lì funziona in maniera diversa, i concorrenti vengono scelti dal pubblico, i giudici fanno soltanto passare quelli che potrebbero essere i concorrenti reali poi il pubblico rumeno sceglie due partecipanti per team, io ero svantaggiato perché giocavo fuori casa.

Tu hai rappresentato l’Italia al Festival della musica italiana in Egitto, com’è stata accolta la tua proposta musicale là?

Lì è stato veramente bello. È stata un’esperienza suggestiva, ero a Il Cairo e cantavo davanti a panorami pazzeschi, davanti alle piramidi. Mi ha colpito molto l’adorazione del pubblico egiziano verso tutto quello che è il mondo italiano, a cominciare dalla lingua. Molti di loro studiano la lingua italiana volutamente e apprezzano moltissimo l’arte e la musica italiana. Quando sono andato lì ho portato un repertorio internazionale perché pensavo si annoiassero ascoltando solo canzoni in italiano, invece mi hanno chiesto: “perché non hai cantato più canzoni in italiano?”. È stata davvero un’esperienza indimenticabile.

Due domande per chi non ti conosce, quando hai deciso di fare il cantante e perché hai scelto il nome d’arte daNno con la prima N maiuscola?

Sin da piccolo ricordo che avevo questa passione per l’arte in generale, facevo le prove in camera cantando sulle note di Anastacia, creavo il mio spettacolino, spostavo i mobili nel salone e obbligavo la mia famiglia a guardarmi, loro erano il mio pubblico e io ero il performer. Poi, crescendo, ho accantonato questa cosa, in casa mia non si respirava molta arte, la mia è una famiglia più pratica, di quelle che pensano più allo studio e al lavoro che sono sì cose importanti ma io aspiravo ad altro. A 20 anni mi sono detto che dovevo fare questo, era un’esigenza, e ho iniziato a fare esplodere il tutto. Il nome daNno sembra figo, da bello e maledetto, ma c’è dietro un mistero che comunque voglio svelarti. È nato da una scena con la mia produzione, stavo cercando questo nome d’arte perché avevamo deciso di iniziare un progetto artistico nuovo con quello che poi è diventato il mio produttore. Gli dissi: “scusa, però, con il nome Fernando Cozzolino, che sembra un nome da impiegato delle Poste, non andiamo da nessuna parte, ci vuole un nome nuovo”. Ad un certo punto, una ragazza della produzione inizia a prendere un foglio di carta che ancora possiedo e inizia a giocare con le lettere del mio nome, dopo una quarantina di minuti mi dice: “Eccolo, ce l’ho, il tuo nome sarà daNno”, che è l’anagramma del diminutivo del mio nome, Nando. Mi è piaciuto da subito, era un nome d’impatto e abbiamo deciso di utilizzarlo.

Che musica ascolti solitamente?

Spazio molto tra i generi, tendenzialmente mi innamoro più dei pezzi che dei cantanti. Posso passare da Elisa ai Muse, dagli Imagine Dragons a Noemi, da Amy Winehouse ad altri. Ci sono voci particolari che anche se cantassero le istruzioni della carta igienica mi innamorerei comunque. Ci sono generi che non ascolto, ad esempio la trap, io cerco di fare una battaglia per le origini del pop. Tutti ormai fanno trap e si sentono cantanti e musicisti, e questo è un po’ uno schiaffo a chi fa musica da tanto, a chi ha fatto sacrifici, a chi ha studiato. Sai, il rap aveva quella sorta di ribellione, andava a dire comunque qualcosa di anticonformista, la trap invece alla fine che cosa mi sta dicendo?

Una domanda che faccio a tutti, soprattutto ai giovani, qual è il tuo sogno artistico più grande?

Sin da quando ho iniziato a cantare a me sarebbe sempre piaciuto far parte di un gruppo vocale, in stile Pentatonix, mai dire mai che farò un’esibizione con un gruppo vocale famoso. Questo è il mio piccolo sogno, quello più grande è fare sempre meglio, arrivare a certi livelli, afferrare delle cose che già in passato ho accarezzato, realizzarmi a livello artistico e comunicativo. A me piace essere un performer a 360 gradi, che cura quello che dice, il modo in cui lo dice, a cominciare dall’outfit. Voglio andare sul palco e fare vedere come sono io non solo come cantante.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Grazie a te! Penso di aver parlato anche troppo (ride – ndr). Voglio ringraziare tutto il team della mia produzione, The Web Engine, perché hanno creduto e investito in me e stanno continuando a farlo. Speriamo di fare sempre meglio, ci stiamo lavorando.

MARCO PRITONI