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DAGMAR’S COLLECTIVE – Intervista alla cantante Dagmar Segbers

DAGMAR’S COLLECTIVE – Intervista alla cantante Dagmar Segbers

In occasione dell’uscita di “Simmetry” (Groove It Records), nuovo album del progetto Dagmar’s Collective, ho avuto il piacere di intervistare Dagmar Segbers, cantante e cantautrice tedesco-olandese con base in Italia, attiva tra jazz, soul, swing e pop. Canta in sei lingue e collabora da oltre 15 anni con Papik, firmando testi per artisti come Simona Bencini, Walter Ricci ed Ely Bruna. Ha pubblicato gli album Different Wor(l)ds (2013), Find a Way (2016), Picking up the Cherries (con i Cherrypickers, 2018), e Me, Myself and I (2025), quest’ultimo un progetto intimo in cui si accompagna al pianoforte.

È ideatrice e autrice di Ladies of Jazz & Swing, progetto teatrale che rende omaggio alle grandi dive del jazz, portato in scena con Michele Fazio e Marco Brioschi. Si è esibita in Germania, Italia, Olanda, Svizzera e Francia, partecipando a festival internazionali e cantando per brand prestigiosi come Porsche, Mercedes-Benz, Ferragamo e Four Seasons.

Ciao Dagmar e benvenuta su Tuttorock, ti faccio i miei complimenti per il nuovo disco “Simmetry”, come sta andando sia a livelli di ascolti che di critica?

Grazie mille! Sono davvero felice dell’accoglienza che “Symmetry” sta ricevendo. È un album molto sentito e personale, quindi sapere che arriva alle persone mi riempie di gioia. Le prime recensioni sono molto positive e anche i feedback del pubblico mi emozionano tanto — soprattutto quando mi scrivono che il disco trasmette serenità, equilibrio e un senso di benessere. Ed è proprio questo il complimento più bello che potessi ricevere.

Come nasce solitamente un brano dei Dagmar’s Collective?

Di solito nasce in modo molto spontaneo, quasi naturale. A volte mi viene in mente una melodia mentre cammino o corro, altre volte parto da un testo o da una sensazione. Poi con Michele Fazio — che non è solo il mio partner musicale (ormai ci conosciamo come fratello e sorella!) — iniziamo a costruire l’atmosfera e a capire dove la musica ci vuole portare.

Con lui e con gli altri musicisti – Emilio Foglio, Massimiliano Laganà e Sandro De Bellis – c’è una grande sintonia. Suoniamo insieme da anni, e questo rende tutto molto naturale. Essendo una band con cinque elementi, è normale e anche giusto che ognuno porti un po’ del proprio mondo: idee, influenze, esperienze. Ed è proprio lì che nasce la magia — quando tutto si fonde in qualcosa di comune che non appartiene più a uno solo, ma a tutti noi.

“Slave to the Rhythm”, come mai hai scelto questo brano di Grace Jones per farne una cover?

Ho sempre ammirato Grace Jones — una donna forte, libera e piena di personalità. Fare una mia versione di “Slave to the Rhythm” è stato un modo per omaggiare il suo coraggio e la sua eleganza fuori dagli schemi. Come nel mio primo album, dove avevo reinterpretato un brano di Joni Mitchell, anche qui ho voluto rendere tributo a un’artista che ha saputo trasformare la musica in una forma d’arte e di libertà.

C’è spazio anche per un brano in lingua francese “La Mer” di Charles Trenet, e di uno in lingua tedesca, “Dieses Kribbeln im Bauch” di Pe Werner, scelti in base a cosa?

“La Mer” è un po’ un richiamo a “C’est si bon”, che avevamo inciso nel nostro primo album Different Wor(L)ds e che aveva avuto molto successo. Volevamo creare un filo di continuità, ma anche dare un colore diverso, più intimo.

“Dieses Kribbeln im Bauch”, invece, è un brano che mi è sempre stato molto a cuore. Ho pensato che fosse bello farlo rivivere, dandogli un nuovo vestito più vicino al nostro suono acustico e contemporaneo.

Dagmar’s Collective, un nome che lascia pensare alla possibilità di entrata in formazione di nuovi elementi, è così?

Il nome “Collective” nasce proprio dall’idea di apertura e collaborazione. Siamo un gruppo molto unito ma non chiuso: credo nella musica come dialogo e mi piace pensare che il progetto possa, nel tempo, accogliere nuove voci, nuove energie, nuove idee. La musica, in fondo, è condivisione.

Quando e come ti sei avvicinata alla musica?

La musica mi ha presa fin da piccola. Ho sempre voluto cantare, era qualcosa che sentivo dentro, come un bisogno naturale. Ho fatto tantissimo per poterlo fare — e tanti sacrifici, che continuo a fare ancora oggi, ma sempre con la stessa passione di allora.

Più cresco, più riesco a inserire nella musica le mie esperienze, le mie emozioni, la mia vita.

E poi, quando ho conosciuto mio padre a 19 anni, ho scoperto che era un grande amante della musica. Da giovane aveva fatto il DJ, e a casa sua mi sono trovata davanti a un migliaio di dischi di jazz, bossa nova, blues, rock e persino musica cubana. È stato come scoprire una parte di me che non sapevo di avere.

Tu canti in sei lingue, qual è quella che consideri più musicale tra queste, quale quella più semplice e quale quella più difficile per esprimere la tua proposta musicale?

Per me la più facile è sicuramente l’inglese, è una lingua che si adatta a quasi tutto e con cui mi sento molto libera.

La più difficile? Direi l’italiano — almeno quando canto in Italia! 😄 Qui capite tutti i miei errori, quindi un po’ di pressione c’è!

Il tedesco invece è diventato una scoperta: non avevo mai cantato nella mia lingua madre prima d’ora, e paradossalmente ho dovuto arrivare in Italia per farlo.

Il francese è sensuale, elegante, quasi cinematografico; il portoghese brasiliano ha una musicalità meravigliosa e lo spagnolo mi viene naturale, è una lingua che conosco bene e che trovo molto espressiva.

C’è un tuo concerto che ricordi particolarmente?

Sì, sicuramente i due concerti che abbiamo fatto l’anno scorso in Germania: uno al World Music Festival e l’altro in un jazz club nella città di Oldenburg.

Sono stati momenti davvero speciali, accolti con grande calore dal pubblico. È stato emozionante sentire come la nostra musica, anche a distanza di chilometri, riesca a creare connessioni profonde e sincere — senza bisogno di parole, solo attraverso il suono e l’atmosfera.

A proposito di concerti, hai qualche data in programma?

Sì! Il 30 novembre presenteremo il nuovo album al Bonaventura Music Club di Buccinasco (Milano).

Stiamo anche preparando un live speciale, molto intimo, che sarà trasmesso in diretta sui social.

Alcuni dei nostri fan potranno essere con noi fisicamente in sala, per vivere da vicino questa esperienza unica.

Tra breve spiegheremo come partecipare — sarà un modo per condividere con chi ci segue l’energia più autentica di Symmetry e la magia del suonare insieme.

Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà per chiudere questa intervista come preferisci.

Grazie a voi per l’ascolto e per la sensibilità con cui avete accolto la nostra musica.

Mi ha fatto particolarmente piacere rispondere a questa intervista perché in questo momento mi trovo in Giappone — un Paese che amo e che in qualche modo rispecchia molto lo spirito di Symmetry: equilibrio, bellezza, armonia.

Camminando per le strade di Tokyo o guardando un tramonto a Kyoto, ritrovo le stesse sensazioni che ho provato registrando questo disco: il desiderio di connessione, di autenticità e di silenzio pieno di significato.

MARCO PRITONI