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CRISTINA DONà – LA RISOLUTA RISERVATEZZA DI UN’ARTISTA IN CONTINUA TRASFORMAZ …

CRISTINA DONà – LA RISOLUTA RISERVATEZZA DI UN’ARTISTA IN CONTINUA TRASFORMAZ …

Oggi intervistiamo un’artista che in un uno dei suoi ultimi brani recita “il senso delle cose si racconta con parole silenziose”. Una carriera pluri-ventennale, una voce profonda che ha saputo imporsi nel panorama cantautorale nostrano con eleganza e grazie. Una donna riservata, ma risoluta. Una personalità introspettiva, ma estremamente omunicativa. Un’artista in cui convivono equilibrati “opposti”. Tra collaborazioni, vita privata e “resoconti” sul suo ultimo “Special Tour 2015” in via di conclusione, Cristina Donà ci ha parlato anche dei progetti “Italia Numbers” e “Rock Bazar” nonché molto altro ancora.

Siamo a “Settembre”, titolo omonimo di uno dei tuoi brani più belli (tratto dall’album “La Quinta Stagione” – 2007). Sono passati 8 anni da quel periodo; vuoi raccontarci come sei cambiata in questo lasso di tempo sia dal punto di vista artistico che come donna?
Il 2007, per me, è stato un anno di grande importanza anche e soprattutto da un punto di vista personale, così come gli anni a seguire. In particolare, nel 2009 l’esperienza della maternità mi ha segnata rivoluzionando la mia vita già in costante mutamento. Questo mio vivere in continua trasformazione —logicamente- si ripercuote anche sulla musica. Avendo avuto la fortuna di collaborare con gente che la musica la ama davvero (dato che dovrebbe essere scontato, ma non lo è affatto) sono stata e tutt’ora sono spronata a ricercare sempre nuove strade. Avere accanto una persona come Davide Sapienza (mio marito) alimenta ancor di più la mia sete di conoscenza musicale. Per quanto riguarda il mio percorso artistico, beh, mi auguro che ogni album abbia una vita artistica propria e che possa mantenere una propria “cifra” senza somigliare a quello precedente pur mantenendo delle costanti che mi appartengono.

A proposito di “fil-rouge” che collega il tuo discorso musicale attraverso i vari album, andiamo ancora più indietro, nel 1997, ai tempi di “Senza Disturbare”. Nel testo di questa canzone tratta dal tuo bellissimo cd “Tregua”  hai affrontato il tema delle difficoltà/limitazioni che le donne devono affrontare nel mondo del lavoro. Sono passati praticamente vent’anni da quel momento; hai visto cambiare qualcosa in meglio?
In Italia la figura femminile riscontra ancora dei problemi a livello di accettazione in campo lavorativo. Già il fatto che un’eventuale maternità (ai colloqui spesso si chiede a una donna se ha intenzione di avere figli) comprometta l’assunzione la dice lunga sul sistema in cui viviamo. In realtà, il problema, non è solo il maschilismo bensì la burocrazia che spinge certe aziende a compiere determinate scelte. Per quanto riguarda me e la mia esperienza diretta, l’essere donna credo sia stato addirittura un vantaggio. Pur augurandomi di aver potuto raggiungere alcuni traguardi anche se fossi nata uomo, devo ammettere di non aver avuto alcun problema di sessismo. Guardandomi attorno, però, vi sono moltissimi esempi -anche tra le mie amiche- di subordinazione lavorativa basata sulla discriminazione sessuale.

Arrivando al presente  e tornando al campo strettamente musicale, sappiamo che il 6 settembre parteciperai a Rockkereto 2015 con un live speciale in versione acustica. Rovereto s/S è un paesino della bassa emiliana che sta cercando di rialzarsi -come altre zone limitrofe- dai danni provocati dagli eventi sismici del 29 maggio. Pensi che la musica possa aiutare a renderci più solidali?
Innanzitutto sono molto lieta di partecipare a questo Festival in cui ci sarà grande fermento, come sempre accade nei luoghi in cui è presente una ferita fresca, talvolta ancora aperta.
Tempo fa ebbi occasione di esibirmi anche a Carpi avvertendo il mal contento dei cittadini che lamentavano di non aver ancora potuto risanare i danni del Sisma non per mancanza di fondi, ma per l’impossibilità di sbloccarli, situazione molto frustrante. Rockkereto 2015 sarà indubbiamente una bellissima occasione di “partecipazione”. Per rispondere al tuo quesito, beh, ritengo che musica e arte abbiano avuto da sempre un ruolo fondamentale in questo ambito ed è anche per questo che amo la musica!

Visto che stiamo parlando dell’ambito culturale, so che stai partecipando a uno spettacolo teatrale dal titolo “Italia Numbers”, nato da un’idea di Isabella Ragonese. Che differenza riscontri tra la dimensione live dei concerti e l’atmosfera che si respira invece nel suonare in un teatro?
Il progetto “Italia Numbers” mi sta entusiasmando moltissimo ed Isabella è una persona squisita! Non è facile trovare il tempo per riproporlo ma appena siamo entrambe libere fissiamo una, due o più date. Le dinamiche da affrontare quando si è in teatro per un reading al fianco di una brava attrice sono estremamente differenti rispetto all’ esperienza “live”. Sto imparando a stare sul palco in un altro modo. All’interno delle letture c’è un colloquio di lavoro divertente, presentato sotto forma di videogame. Prima parlavamo della discriminzione sessuale: ebbene, questa lettura fa al caso nostro. E’ la parte più divertente dello spettacolo. Isabella ha scelto testi scritti di Stefano Massini, pluripremiato autore teatrale e di Stefano Cognetti, autori di romanzi, due uomini che si sono calati nei panni della donna per scrivere alcuni frammenti di vita, sia leggeri che di denuncia. Direi un modo interessante e “collaborativo” tra sessi per affrontare la questione della violenza sulle donne, che è poi il focus dello spettacolo. Spettacolo commissionato e voluto fortemente dal Giardino della Memoria di Ustica, l’Associazione dei parenti delle vittime della strage a cui non è ancora stata data una spiegazione ne nomi dei mandanti, come per molti lati oscuri del nostro paese. La partecipazione a questo spettacolo mi sta inoltre consentendo di “allenarmi” in vista di un altro imminente progetto; a Novembre partirà infatti “Rock Bazar”, titolo anche dell’omonimo libro e trasmissione radiofonica di Massimo Cotto che racchiude aneddoti della storia del rock. Canterò cover celeberrime interpretandole a modo mio, come è sempre stato. E’ un’operazione che mi diverte molto. Ad accompagnarmi ci sarà Asso, chitarrista, polistrumentista di Vinicio Capossela e collaboratore tanti altri artisti.

Bene, Cristina, a proposito di collaborazioni, la tua carriera ne ha viste “sfilare” parecchie: da Morgan a Giuliano Sangiorgi, Marlene Kuntz, Irene Grandi e altri. Una delle tue ultime collaborazioni è stata con Arisa, che, come tutti noi sappiamo, oltre ad essere un’eccellente cantante è stata anche giudice del noto programma tv “X-Factor”. Non possiamo quindi non domandarti: cosa ne pensi dei talent show?
Quando mi pongono questa domanda io rispondo sempre: -Il problema non è il talent, ma il fatto che ci sia solo quello-. Seppur personaggi del calibro di Morgan, Elio, Elisa e lo stesso Mika, abbiano indubbiamente argomentazioni interessanti che è piacevole e a volte istruttivo ascoltare, mi chiedo se questo possa bastare per rappresentare la musica di un paese assieme alla coraggiosa esibizione e alle mirabolanti performance dei ragazzi che vi partecipano. Ieri leggevo un’intervista a Pagani, direttore artistico di Cantiere Sanremo. Mauro dice, giustamente, che ha l’ambizione di formare bravi cantautori, autori di canzoni per far fronte a un mondo musicale di bravi, bravissimi interpreti. Ma io mi chiedo: che futuro avranno? Dove potremo sentirli? Faranno solamente la loro apparizione al Festival? E’ questo ciò che realmente non va. Il talent-show ha diritto di esistere, ma dovrebbe convivere con altre realtà che formino le idee e l’esperienza musicale della gente che guarda la tv e ascolta le radio in Italia. La musica italiana dovrebbe avere più spazio soprattutto nelle radio commerciali, che, invece offrono largo spazio alla musica straniera e/o al circuito mainstream dimenticando che esiste tutto un mondo “alternativo” e cantautoriale che meriterebbe più “visibilità” e quindi più ascolto. E non parlo di cose inascoltabili, ma di prodotti pop. I direttori artistici di alcune radio e tv di solito rispondono che “quella musica” alla gente non piace. Ma chi lo decide cosa piace o dovrebbe piacere alla gente?

Tu sei una cantautrice molto prolifica, hai scritto -come abbiamo visto- anche per altri, ma scegli spesso e volentieri di inserire cover nei tuoi live. Ricordo, ad esempio, la meravigliosa esecuzione di “Grace” (Jeff Buckley, ndr). Stavolta, hai messo in scaletta, tra le altre, la canzone “Ma l’amore no” di Bianca d’Aponte. Vuoi parlarci di questa insolita scelta?
Si, te ne parlo molto volentieri! Innanzitutto vorrei dire che la mia anima da interprete è più viva che mai! Io nasco così, cantando le canzoni altrui e ho mantenuto nel tempo questa attitudine. Per quanto riguarda “Ma l’amore no” è un brano di Bianca d’Aponte, una talentuosa cantautrice venuta a mancare circa dodici anni. Malgrado fosse estremamente talentuosa non ha avuto modo di esprimere le sue capacità poichè proprio alla vigilia della firma con una grossa etichetta discografica morì lasciando come eredità la sua nutrita collezione di brani, tutti molto belli e di natura varia. Il padre, persona meravigliosa di rara sensibilità, dopo aver subito questa perdita ha deciso, grazie al supporto di numerosi artisti che l’hanno spinto a farlo, a indire un Premio, il Premio “Bianca d’Aponte” rivolto alle voci femminili ancora senza contratto in Italia. Ogni anno il premio invita una madrina che sceglie e interpreta un brano di Bianca, che poi finisce nella compilation della manifestazione assieme ai brani originali delle 10 finaliste. Ma l’amore no” è un brano di una bellezza disarmante ed ha riscontrato molto successo tra i miei fans. Insieme a “Labbra Blu” è una delle cover più quotate. Può essere che interpreterò live questi brani anche durante il concerto del 6 settembre, che, tra l’altro, è l’ultimo della stagione. Sarò insieme a Saverio Lanza, in duo acustico e sarà, spero un concerto lungo, di certo pieno di musica!

Abbiamo parlato d’amore, questo sentimento che -oggi come oggi- è stato molto bistrattato e sembra sempre più difficile da portare avanti. Tu sei un’autrice passionale, ricordo brani come “Stelle buone” oppure “Ho fame di te” (tratto da “Così Vicini”, tuo ultimo album). Essendoti  sposata e avendo avuto anche una figlia, pensi di aver coronato il tuo sogno d’amore? E per quanto riguarda le donne intorno a te, come vivono questo sentimento?
A mio avviso, l’amore è un percorso di quotidianità. Io non sono cattolica e non credo al concetto di coppia che non deve mai lasciarsi, in maniera forzata. Ho però avuto un esempio molto stabile in famiglia e cerco di ricalcare quel modello che mi appartiene profondamente. Sono -inoltre- una donna sostanzialmente monogama e credo molto nel mio rapporto. Sono consapevole, però, osservando la realtà circostante che non per tutti è così. Siamo circondate da uomini che vogliono rimanere eterni bambini, forse proprio a causa della mancanza di figure di riferimento, quelle che io ho avuto e in cui fermamente ancora credo. “Così vicini” è un album nato anche allo scopo di parlare dei rapporti interpersonali e dell’importanza di coltivarli, di non lasciarli andare. Spesso -oggi- abbiamo la tendenza a non voler superare i momenti di crisi rendendoli permanenti e facendoli coincidere con la fine delle nostre relazioni senza avere la pazienza necessaria per andare avanti e restare uniti. Basterebbe poco e le relazioni avrebbero un corso più lungo e duraturo.

A proposito di “Così Vicini”, citato da te prima, il brano omonimo tratto dall’album recita “ Tutto è possibile se stiamo vicini”. Parlaci di questa canzone e di cosa significa per te l’amicizia.
La parte musicale e melodica del brano è stata scritta da Saverio Lanza, mio quasi coetaneo col quale posso dire di condividere un passato comune e -di conseguenza- una visione della vita abbastanza simile. C’erano alcuni accenni di parole che ho fatto miei scrivendo il testo e lavorando su un cantato che doveva essere così com’è…tra il falsetto e la voce piena. Tornando a Saverio entrambi abbiamo notato come, col passare degli anni, quei legami d’amicizia che prima vedevamo in un certo modo, abbiano assunto una connotazione diversa fino a diventare parte di noi, come qualcosa di radicato e imprescindibile. L’amicizia è stata ed è per noi un valore fondamentale. Senza voler risultare troppo nostalgica aggiungo -inoltre- che la canzone “Così Vicini” per me e Lanza è anche un tributo a Lucio Battisti, nostro amato cantautore nonché simbolo degli anni ’70, quegli che ci hanno segnato profondamente e che forse non torneranno più. Senza voler rimpiangere il passato, desidero sperare che il periodo in cui viviamo ora, così diverso da quegli anni, sia solo la parentesi di un percorso che ci farà approdare a una qualche meta.

Grazie Cristina, chissà se capiterà anche a noi trentenni di oggi di ricordare questi anni che al momento appaiono così cupi, con nostalgia! Una cosa è certe, la tua musica resterà eterna e diverrà simbolo di questa generazione e di noi che abbiamo continuato a credere nelle emozioni e nel valore dell’introspezione. Aspettando di vederti Domenica 6 Settembre al Rockereto Festival, ti salutiamo con affetto! 
E’ Settembre… “è tempo di…imparare a guardare, è tempo di ripulire il pensiero, è tempo di dominare il fuoco, è tempo di…ascoltare davvero”.

DAFNE D’ANGELO

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